mauro.t
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giovedì 4 agosto 2011
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quando si vuole strafare
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Traendo spunti da “Edipo re” e da “La casa degli spiriti”, il film avrebbe il lodevole intento di parlare della guerra che ha insanguinato il Libano tra gli anni ’70 e ‘80. La storia parte dal Canada: i due figli di una signora defunta, nativa del Libano, davanti alla lettura del testamento da parte del notaio, vengono a sapere di avere un fratello e il padre ancora vivo, ai quali la madre ha lasciato dei messaggi. Il ragazzo non ne vuole sapere, ma la ragazza parte per il Libano e si mette a indagare. Ricostruisce così a poco a poco la storia della madre, ripudiata dalla famiglia per esser rimasta incinta da giovane, passata alla lotta armata dei palestinesi (?) dopo aver visto gli orrori dei cristiano-nazionalisti, imprigionata per aver ucciso un importante esponente politico e stuprata in carcere.
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Traendo spunti da “Edipo re” e da “La casa degli spiriti”, il film avrebbe il lodevole intento di parlare della guerra che ha insanguinato il Libano tra gli anni ’70 e ‘80. La storia parte dal Canada: i due figli di una signora defunta, nativa del Libano, davanti alla lettura del testamento da parte del notaio, vengono a sapere di avere un fratello e il padre ancora vivo, ai quali la madre ha lasciato dei messaggi. Il ragazzo non ne vuole sapere, ma la ragazza parte per il Libano e si mette a indagare. Ricostruisce così a poco a poco la storia della madre, ripudiata dalla famiglia per esser rimasta incinta da giovane, passata alla lotta armata dei palestinesi (?) dopo aver visto gli orrori dei cristiano-nazionalisti, imprigionata per aver ucciso un importante esponente politico e stuprata in carcere. Solo alla fine il figlio refrattario partecipa alle ricerche iniziate dalla sorella, e i due fratelli si troveranno di fronte ad una verità agghiacciante. Il film ci riuscirebbe egregiamente a rendere l’orrore, se gli autori non decidessero di curvare la storia in un melodramma dove parecchi aspetti risultano inverosimili, a partire dall’età dei personaggi (quanti anni dovrebbe avere il torturatore del carcere?), per continuare con il passaggio di alcuni protagonisti da una parte all’altra dello schieramento politico, che nel caso del ragazzo cresciuto in orfanotrofio appare gratuito, per finire con l’onniscienza della casta dei notai, i quali riescono a reperire documenti in una realtà dove il buon senso ne suggerirebbe la scarsa plausibilità. Ed è proprio la sensazione di una storia artefatta, in cui appare evidente lo sforzo di colpire le viscere, che toglie valore a un film partito bene. La storia degli affetti avrebbe esaltato uno scenario storico spaventoso, ma purtroppo il film, con le sue forzature nella trama, rischia di lasciare perplessi sulla credibilità, un po’ irritati per un uso allegorico della matematica che c’entra come i cavoli a merenda e con la sensazione di aver tolto qualcosa alla rappresentazione di una delle più terribili guerre civili degli ultimi decenni.
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(di francesco2)
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astromelia
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lunedì 13 giugno 2011
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è veramente accaduto?
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..questo mi chiedo se da qualche parte questa donna è veramente esistita e con questo pensiero ritengo il film uno dei più belli sentiti toccanti.....una pellicola che rimane viva, il giorno dopo averlo visto riandavo alle scene e alla storia, agghiacciante altro non aggiungo, concordo con i commenti lasciato nel forum perfettamente esaustivi,bravi attori e regista.....
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janmaris
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giovedì 9 giugno 2011
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una storia, oltre la storia
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E' il film che mi ha più colpito quest'anno. E' stato detto molto nei commenti del pubblico, aggiungo poco di più (e quel che più mi urge): intanto che è un film con 'Storia', come pochi se ne vedono, forse perfino con 'troppa' storia; poi che è vero che in questa storia ci sono elementi che non 'si tengono', fino a risultare improbabili se non proprio irrealistici.
Ma il punto è questo: a mio avviso è un film in cui la storia trascende la storia, volutamente: l'intento non è tanto di raccontare una storia d'un paese e neanche una storia di persone, quanto di andare oltre esse per toccare dei 'topos' molto più profondi.
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E' il film che mi ha più colpito quest'anno. E' stato detto molto nei commenti del pubblico, aggiungo poco di più (e quel che più mi urge): intanto che è un film con 'Storia', come pochi se ne vedono, forse perfino con 'troppa' storia; poi che è vero che in questa storia ci sono elementi che non 'si tengono', fino a risultare improbabili se non proprio irrealistici.
Ma il punto è questo: a mio avviso è un film in cui la storia trascende la storia, volutamente: l'intento non è tanto di raccontare una storia d'un paese e neanche una storia di persone, quanto di andare oltre esse per toccare dei 'topos' molto più profondi. Non è un caso che il film trae origine da una piece teatrale, e non è un caso che la sensazione che hai, alla fine, è di avere assistito ad un'ultima tardiva postuma 'tragedia' greca' , il cui intento primario non è certamente quello del realismo (per questo dissento parecchio in questo caso dalla critica di MyMovies).
Ti arrivano gli sguardi, soprattutto delle protagoniste femminili (anche quando sono duri, come nell'incontro fra le donne e la figlia) e di certi primi piani; ti arrivano alcuni gesti e la musica (magnifica); soprattutto ti arrivano -più che parole- i sentimenti: di odio, di rabbia, di pietà, di angoscia, d'amore, di paura; risuonano in te e ti interrogano: di certo non li dimenticherai facilmente.
Quando mi sono apprestato a vederlo per la seconda volta (è appeno uscito in DVD), già la prima scena di 'tosatura' del ragazzino con lo sfondo stupendo della canzone dei Radiohead "You and whose army?" (Tu con l'esercito di chi?), con i suoi occhi che ti fissano... Vedetelo, se ne avete modo
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gabriella
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mercoledì 25 maggio 2011
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scioccante nella sua crudezza.
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130 minuti ben spesi per la visione di questo film fortemente drammatico e scioccante nella sua crudezza.Stupendi attori,specie la belga di origini magrebine Lubna Azabal,perfetta nei tratti del volto per questa parte.Capelli corvini,sopracciglia folte,occhi scuri,naso irregolare,sguardo indurito dagli orrori della vita.Come sfondo la guerra in Libano dal 1975 al 1990.Un'occasione per conoscere una storia non così lontana,per conoscere una guerra grondante di orrori come del sangue delle vittime,una guerra che come tutte le guerre ha generato dei mostri(come se quelli già esistenti non fossero sufficienti..).Uno sguardo sui pregiudizi che possono devastare la vita delle persone.
Una figlia che,alla morte della madre,con in tasca una sua foto e con indosso un laccetto appartenutole,compie un percorso a ritroso alla ricerca delle sue origini,alla scoperta di una madre che non "conosceva".
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130 minuti ben spesi per la visione di questo film fortemente drammatico e scioccante nella sua crudezza.Stupendi attori,specie la belga di origini magrebine Lubna Azabal,perfetta nei tratti del volto per questa parte.Capelli corvini,sopracciglia folte,occhi scuri,naso irregolare,sguardo indurito dagli orrori della vita.Come sfondo la guerra in Libano dal 1975 al 1990.Un'occasione per conoscere una storia non così lontana,per conoscere una guerra grondante di orrori come del sangue delle vittime,una guerra che come tutte le guerre ha generato dei mostri(come se quelli già esistenti non fossero sufficienti..).Uno sguardo sui pregiudizi che possono devastare la vita delle persone.
Una figlia che,alla morte della madre,con in tasca una sua foto e con indosso un laccetto appartenutole,compie un percorso a ritroso alla ricerca delle sue origini,alla scoperta di una madre che non "conosceva".Una scoperta agghiacciante in un finale scioccante che non si dimentica facilmente!
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nalipa
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lunedì 23 maggio 2011
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come un'antica tragedia
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greca.
Film da un'adattamento della pièce del canadese Wajdi Mouawad, racconta guerra, terrorismo e genocidio in un crescendo di colpi di scena come in un thriller.
Quando il notaio Lebel legge a Jeanne e Simon il testamento dlela madre Nawal , i gemelli restano stupiti e scioccati davanti alle due buste lasciategli, una destinata al padre che credevano morto e l'altra a un fratello di cui non conoscevano l'esistenza. Jeanne parte per il Medio Oriente per scoprire il passato della sua famiglia e quindi poter esaudire ciò che la madre ha lasciato detto. Ben presto anche il fratello la raggiungerà e scopriranno insieme alcune terribili verità sulla madre e quindi su loro stessi.
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greca.
Film da un'adattamento della pièce del canadese Wajdi Mouawad, racconta guerra, terrorismo e genocidio in un crescendo di colpi di scena come in un thriller.
Quando il notaio Lebel legge a Jeanne e Simon il testamento dlela madre Nawal , i gemelli restano stupiti e scioccati davanti alle due buste lasciategli, una destinata al padre che credevano morto e l'altra a un fratello di cui non conoscevano l'esistenza. Jeanne parte per il Medio Oriente per scoprire il passato della sua famiglia e quindi poter esaudire ciò che la madre ha lasciato detto. Ben presto anche il fratello la raggiungerà e scopriranno insieme alcune terribili verità sulla madre e quindi su loro stessi.
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angelo umana
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lunedì 7 marzo 2011
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la gioventù è un coltello piantato in gola
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Le parole sono di troppo davanti agli orrori di qualsiasi guerra. Una madre, Nawal, di origini palestinesi, muore in Canada e i due figli Jeanne e Simon apprendono dal testamento letto dal notaio - presso cui Nawal aveva lavorato tanti anni taciturna e schiva - le sue ultime volontà, cioé che essi vadano a cercare in Palestina il loro padre e il loro fratello, di cui non avevano mai avuto sentore, recapitando a ciascuno una lettera. Sarà un modo per i ragazzi di conoscere davvero la loro madre, le sue e loro stesse origini misteriose, "quel casino di vita" come lo definisce Simon che d'istinto non vorrebbe esaudire quelle volontà. Scopriranno di un figlio - il loro fratello - avuto nel 1970 da Nawal per una relazione avversata dalla famiglia, del disonore gettato su di lei, del bambino che le viene sottratto subito dopo la nascita, con un segno sul tallone perché un giorno la madre possa ritrovarlo, della madre mandata a studiare all'università dalla nonna per "uscire da questa miseria".
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Le parole sono di troppo davanti agli orrori di qualsiasi guerra. Una madre, Nawal, di origini palestinesi, muore in Canada e i due figli Jeanne e Simon apprendono dal testamento letto dal notaio - presso cui Nawal aveva lavorato tanti anni taciturna e schiva - le sue ultime volontà, cioé che essi vadano a cercare in Palestina il loro padre e il loro fratello, di cui non avevano mai avuto sentore, recapitando a ciascuno una lettera. Sarà un modo per i ragazzi di conoscere davvero la loro madre, le sue e loro stesse origini misteriose, "quel casino di vita" come lo definisce Simon che d'istinto non vorrebbe esaudire quelle volontà. Scopriranno di un figlio - il loro fratello - avuto nel 1970 da Nawal per una relazione avversata dalla famiglia, del disonore gettato su di lei, del bambino che le viene sottratto subito dopo la nascita, con un segno sul tallone perché un giorno la madre possa ritrovarlo, della madre mandata a studiare all'università dalla nonna per "uscire da questa miseria". Allo scoppio della guerra nel 1975 l'università viene chiusa, Nawal parte per il sud a cercare suo figlio, finisce in prigione per avere ucciso il capo dei nazionalisti, resisterà a torture tremende e alle pessime condizioni di vita con la volontà e col canto ("La donna che canta"), tra di esse uno stupro. Da questa violenza terribile le nascono due gemelli, Jeanne e Simon appunto, i figli "canadesi". Nawal non troverà il figlio che cerca, noi lo vediamo - con lo sguardo già duro - tra i bambini di un orfanotrofio che vengono mandati a combattere, diventerà un tiratore scelto, un torturatore tra i più cinici. Anch'egli dopo la guerra sarà fatto fuggire in Canada; la madre ormai anziana, in una piscina, dal segno sul tallone riconoscerà quel giovane come il figlio tanto cercato e come il padre inconsapevole di Jeanne e Simon ("uno più uno può fare uno"). Le due lettere dunque gli saranno consegnate dai due ragazzi, una è indirizzata al mostro e l'altra al figlio. Entrambi i messaggi sembrano rassegnarsi all'amore e raccomandarlo alla famiglia che resta accanto alla sua tomba. E' l'orrore della violenza, cos'altro?, ma le immagini di questo film non si cancellano facilmente.
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paolo t.
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lunedì 7 marzo 2011
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i meccanismi universali del teatro tragico
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Un film bellissimo, terribile. La narrazione dell'orrore può proseguire solo per l'inesorabilità di un meccanismo di costruzione preciso, come in una tragedia sofoclea. Siamo nella finzione del teatro: che ci porta, a forza, all'agnizione del reale. Spero che il film (e soprattutto la pièce) sia visto anche nelle zone in cui gli eventi hanno luogo.
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suffy
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domenica 6 marzo 2011
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una nuova speranza
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Ho visto il film "La donna che canta" di Denis Villeneuve (che lo ha tratto da un'opera teatrale di Wajdi Mouawad Le sang des promesses ed adattato per lo schermo)
allo Spaziouno, uno degli ultimi cinema d'essai rimasti a firenze..Ero con due carissimi amici, l'emozione provata è stata intensa, non ricordo da quanto tempo un film non mi 'travolgesse' cosi'.
La musica che accompagna le prime immagini ti stordisce, rapisce, emoziona, ti trascina in un vortice di emozioni di intensità crescente..E' la voce di thom yorke dei Radiohead, il brano si intitola "You and whose army" il cui testo sembra legarsi perfettamente alla tenacia e al coraggio di questa donna minuta davanti a una guerra assurda (come del resto lo sono tutte le guerre.
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Ho visto il film "La donna che canta" di Denis Villeneuve (che lo ha tratto da un'opera teatrale di Wajdi Mouawad Le sang des promesses ed adattato per lo schermo)
allo Spaziouno, uno degli ultimi cinema d'essai rimasti a firenze..Ero con due carissimi amici, l'emozione provata è stata intensa, non ricordo da quanto tempo un film non mi 'travolgesse' cosi'.
La musica che accompagna le prime immagini ti stordisce, rapisce, emoziona, ti trascina in un vortice di emozioni di intensità crescente..E' la voce di thom yorke dei Radiohead, il brano si intitola "You and whose army" il cui testo sembra legarsi perfettamente alla tenacia e al coraggio di questa donna minuta davanti a una guerra assurda (come del resto lo sono tutte le guerre...). L'odio genera l'odio ti dice il film ma poi nel finale capisci che c'è speranza, la catena può essere spezzata... l'odio genera amore, il genere umano in tutta questa sua 'disumanità' può ancora generare amore.
Quale messaggio può essere piu' importante?
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reservoir dogs
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mercoledì 2 marzo 2011
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la protesta nel canto
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I fratelli gemmelli Jeanne (Désormeaux-Poulin) e Simon (Gaudette) alla morte della madre Nawal (Azabal) ricevono dal notaio, ex datore di lavoro della donna, un testamento che parla di un fratello a loro sconosciuto e di un padre creduto morto.
La donna impone ai figli di avere degna sepoltura solo quando i gemelli troveranno i due sconosciuti e avranno consegnato loro una lettera ciascuno. Mentre Simon si rifiuta di accettare le condizioni e le notizie appena ricevute, Jeanne decide di intraprendere un viaggio cognitivo sul proprio passato e su quello della madre.
Attraverso la ricca presenza di flashback la storia si muove principalmente su due binari: quello legato al presente con Jeanne in viaggio alla ricerca del padre e del fratello e quello legato al passato con Nawal, la cui vita sembra intrisa di sangue e dolore come le guerre civili svoltesi in Palestina negli anni Settanta-Ottanta e tuttora in corso.
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I fratelli gemmelli Jeanne (Désormeaux-Poulin) e Simon (Gaudette) alla morte della madre Nawal (Azabal) ricevono dal notaio, ex datore di lavoro della donna, un testamento che parla di un fratello a loro sconosciuto e di un padre creduto morto.
La donna impone ai figli di avere degna sepoltura solo quando i gemelli troveranno i due sconosciuti e avranno consegnato loro una lettera ciascuno. Mentre Simon si rifiuta di accettare le condizioni e le notizie appena ricevute, Jeanne decide di intraprendere un viaggio cognitivo sul proprio passato e su quello della madre.
Attraverso la ricca presenza di flashback la storia si muove principalmente su due binari: quello legato al presente con Jeanne in viaggio alla ricerca del padre e del fratello e quello legato al passato con Nawal, la cui vita sembra intrisa di sangue e dolore come le guerre civili svoltesi in Palestina negli anni Settanta-Ottanta e tuttora in corso.
Così come in un calcolo matematico si giunge alla soluzione un passo alla volta ed ogni passo compiuto è scandito da una scritta rosso sangue, fino al tragico epilogo che tanto ricorda la tragedia greca del re Edipo.
I volti e gli sguardi di Jeanne, Simon e Nawal irrompono nell'obbiettivo tanto da rendere subordinato il paesaggio libanese, volti che nonostante la differenza d'esperienze di vita finiscono per assomigliarsi e confondersi al termine di questo percorso introspettivo.
Il canto può diventare elemento di protesta in un luogo come la prigione dove le grida sono gli unici suoni percettibili.
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gianmarco.diroma
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lunedì 28 febbraio 2011
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nel mondo della matematica pura
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Nel mondo della matematica pura, lì dove l'intuizione di una donna può veramente essere una guida, lì dove i frutti di una guerra diventano i frutti di uno stupro, lì dove la morte lascia il posto ad un passato tutto da riscoprire, lì dove essere fratelli significa anche essere padri, lì dove essere madri significa anche essere assassine, lì dove essere cristiani significa fare il tifo per i palestinesi arabi, lì dove la prigionia è così crudele da annullare ogni dignità umana, lì dove l'odio è il frutto dell'amore mancato, lì, stretta tra quattro piccole mura, si muove la donna che canta.
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Nel mondo della matematica pura, lì dove l'intuizione di una donna può veramente essere una guida, lì dove i frutti di una guerra diventano i frutti di uno stupro, lì dove la morte lascia il posto ad un passato tutto da riscoprire, lì dove essere fratelli significa anche essere padri, lì dove essere madri significa anche essere assassine, lì dove essere cristiani significa fare il tifo per i palestinesi arabi, lì dove la prigionia è così crudele da annullare ogni dignità umana, lì dove l'odio è il frutto dell'amore mancato, lì, stretta tra quattro piccole mura, si muove la donna che canta. La donna del titolo di questo film di Denis Villeneuve: una storia ai limiti del verosimile, ambientata in una terra dove sono avvenute delle tali atrocità da essere anche queste ai limiti del verosimile. Il mondo della matematica pura è il mondo rappresentato da quella equazione, frutto della morte della propria madre, che due gemelli canadesi si vedono costretti a risolvere. L'intuizione di una donna è quella di Jeanne, la femmina, che per prima si convince a compiere un viaggio nelle pieghe (ma sarebbe meglio chiamarle piaghe) del passato della madre Niwal. I frutti della guerra sono quelli che hanno tenuto lontano per tutta la vita Niwal dal suo primo figlio (perché lei, cristiana, non poteva avere una relazione con un dissidente palestinese). I frutti dell'odio producono i frutti di quello stupro di cui (per una serie di coincidenze) si farà protagonista proprio il figlio di Niwal ai danni di sua madre mentre lei è imprigionata per avere ucciso il capo dei Nazionalisti Cristiani (da qui l'essere una buona cristiana e fare il tifo per i palestinesi a causa delle tante brutture a cui questa "madre coraggio" ha dovuto assistere). Essere madri private del proprio figlio genera un odio tale da diventare assassine. Ed il risultato è una prigionia lunga 15 anni ai limiti della sopportabilità umana. E tra le brutali mura di un carcere si compie quell'orrore perfetto da un punto di vista matematico che dà alla luce i due gemelli protagonisti del film, costretti, per poter mettere su una lapide la parola fine a questa storia, a scoprire chi essi siano, ovvero il frutto della guerra, il frutto di uno stupro, ma allo stesso tempo il frutto di due anime che realmente si amavano da sempre e da sempre si son cercate.
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