La bellezza del somaro |
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Un film di Sergio Castellitto.
Con Sergio Castellitto, Laura Morante, Enzo Jannacci, Marco Giallini.
continua»
Commedia,
durata 107 min.
- Italia 2010.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 17 dicembre 2010.
MYMONETRO
La bellezza del somaro
valutazione media:
2,28
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Scarsa originalità ma con un pizzico di novitàdi EverlongFeedback: 3730 | altri commenti e recensioni di Everlong |
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venerdì 28 gennaio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Credo che da Castellitto sia doveroso aspettarsi qualcosa di più. Ancora una volta siamo di fronte ad una tematica già molto trattata e discussa in molti film italiani relativamente recenti. Ambiguità e confusione di ruoli, conflitti generazionali, una borghesia sempre più incerta della propria posizione e succube del confronto con il passato. Per dovere di cronaca diciamo, innanzitutto, che il film è ben girato. Si lascia spazio ad una cura formale di alcune scene al di sopra della media. Anche la fotografia è piuttosto buona e ben si adatta, a volte supportando, a volte contrastando, il clima di fondo che si respira nel film. La tematica, si potrà dire senza paura di esser smentiti, è piuttosto ridondante, e questo un po' frena il film, in quanto lo spettatore sin dall'inizio capisce che cosa si trova davanti; più o meno intuisce cosa succederà e forse anche come andrà a finire. Tuttavia, bisogna dargli atto che, nonostante l'inevitabile mancanza di originalità generale (dovuta anche al fatto che spesso sono proprio le commedie ad affrontare queste tematiche), riesce a imporre un pizzico di novità nella trattazione di questi argomenti, soprattutto per quanto riguarda il "conflitto generazionale": non vi sono più posizioni assolute, chiare, inequivocabili ed evidenti, tali da imporre facili immedesimazioni e scontati "parteggiamenti". Castellitto riesce bene a suggerire questa sorta di confusione e di nebbiosità sociale che avvolge la società italiana, dove le generazioni, sebbene lontane anni luce dal punto di vista economico e politico, in fondo si ritrovano accomunate dalla mancanza di certezze, di ideologie in grado di dare senso alla propria vita, al proprio lavoro, alla propria famiglia e al proprio futuro. Né le vecchie generazioni sessantottine né i giovani sembrano essere in grado di convincerci a stare dalla loro parte: le argomentazioni sono povere e traballanti, le richieste banali e sempre uguali ed è per questo che vengono fuori nella loro scarsa efficacia ma forti nel suggerire questo clima di precarietà generale, precarietà che forse è più umana che economica.
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