joker 91
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sabato 14 maggio 2011
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capolavoro
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un film magico che tocca le corde dell'anima in moltissime scene attraverso un Colin Firth strabiliante meritevole finalmente del premio oscar come miglior attore,rappresentato con una semplicità disarmante ed proprio per questo memorabile dove vengono fatte comprendere le emozioni interiori di personaggi rappresentati benissimo,rush e la carter sono di supporto alto ed questo lo si sapeva mentre molto bravo è anche hooper nel dirigerlo con una semplicità maestosa. un re balbuziente rappresentato nella tipica classicità inglese cinematografica. Destinato a rimanere con i suoi 4 oscar
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alex41
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mercoledì 3 agosto 2011
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un film leggero e grandioso nello stesso tempo
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Non è un capolavoro a tutto tondo, ma è un bel film gradevole e leggero per chi vuole passare una serata semplice. Ottimi gli attori, il duetto di Colin Firth e Geoffrey Rush è veramente fantastico, ma anche Helena Bonham Carter e Guy Pearce, nei pochi momenti in cui appare, non sono da meno anzi. La regia è buona e non molto "tecnica" come può essere un Brian De Palma o un Sergio Leone, ma molti primi piani e campi lunghi sono ben fatti come per il resto la sceneggiatura, che per me se la combatteva con "The Social Network" di David Fincher. Buono il montaggio e tutto il resto...un bel film che sembra a prima vista un semplice prodotto ma il contenuto è molto toccante e a tratti comico grazie soprattutto alla bravura degli attori.
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Non è un capolavoro a tutto tondo, ma è un bel film gradevole e leggero per chi vuole passare una serata semplice. Ottimi gli attori, il duetto di Colin Firth e Geoffrey Rush è veramente fantastico, ma anche Helena Bonham Carter e Guy Pearce, nei pochi momenti in cui appare, non sono da meno anzi. La regia è buona e non molto "tecnica" come può essere un Brian De Palma o un Sergio Leone, ma molti primi piani e campi lunghi sono ben fatti come per il resto la sceneggiatura, che per me se la combatteva con "The Social Network" di David Fincher. Buono il montaggio e tutto il resto...un bel film che sembra a prima vista un semplice prodotto ma il contenuto è molto toccante e a tratti comico grazie soprattutto alla bravura degli attori. Un film che merita.
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luca scialò
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mercoledì 10 agosto 2011
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vincere la propria battaglia prima della guerra
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Bertie è il figlio secondo genito di Re Giorgio V, che soffre di balbuzia causata da un'infanzia infelice che lo ha reso anche caratterialmente insicuro. Dopo vari vani tentativi, si imbatte nelle cure di Lionel Logue, logopedista di origine australiana. Tra i due non c'è subito intesa, giacché quest'ultimo ha dei metodi poco ortodossi e tratta il Duca di Yorke con fare non certo regali. Nei due sorge una sorta di sfida reciproca, consapevoli che la sfida che li attende è molto importante; resa ancor più delicata dal fatto che, morto il Re e destituito il fratello maggiore per la sua vita privata non proprio esemplare, la carica spetta proprio a Bertie.
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Bertie è il figlio secondo genito di Re Giorgio V, che soffre di balbuzia causata da un'infanzia infelice che lo ha reso anche caratterialmente insicuro. Dopo vari vani tentativi, si imbatte nelle cure di Lionel Logue, logopedista di origine australiana. Tra i due non c'è subito intesa, giacché quest'ultimo ha dei metodi poco ortodossi e tratta il Duca di Yorke con fare non certo regali. Nei due sorge una sorta di sfida reciproca, consapevoli che la sfida che li attende è molto importante; resa ancor più delicata dal fatto che, morto il Re e destituito il fratello maggiore per la sua vita privata non proprio esemplare, la carica spetta proprio a Bertie. Come non bastasse, l'Europa è caduta di nuovo in una Grande guerra e il ruolo del Re è proprio quello di dare serenità e fiducia al popolo. Dunque Bertie deve acquisire fiducia in sé stesso, per vincere la propria battaglia personale prim'anche che la guerra.
Tom Hooper è ormai specializzato in storie reali e non made in United Kingdom, e con Il discorso del Re, propone una storia non facile da raccontare. In fondo, anche imbarazzante per la Monarchia stessa. Ma lo fa abilmente, ponendo intensità alle scene, facendo sì che lo spettatore incarni le sofferenze e le ansie del futuro Re d'Inghilterra. Che lo accompagni in questa sfida con sé stesso, contro ogni pronostico e ostilità esterna. Ad aiutarlo in ciò la riuscita interpretazione di Colin Firth, magistrale nel dare anima e corpo alle sofferenze di Bertie. Non gli è da meno Geoffrey Rush, il logopedista che con la sua testardaggine e competenza in materia (non ha titoli ma ha esperienza sul campo, avendo ridato la parola ad ex soldati tornati traumatizzati dal fronte) gli ridarà l'abilità di parlare.
Il film ha vinto diversi premi ed ha ottenuto svariati elogi. Una missione vinta in pieno, tanto quanto quella di Bertie e della Gran Bretagna contro il Nazismo.
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great steven
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mercoledì 3 settembre 2014
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la voce di un re che deve farsi sentire dal popolo
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IL DISCORSO DEL RE (GB/USA, 2011) diretto da TOM HOOPER. Interpretato da COLIN FIRTH – GEOFFREY RUSH – HELENA BONHAM CARTER – GUY PEARCE – TIMOTHY SPALL – MICHAEL GAMBON – DEREK JACOBI – JENNIFER EHLE – ANTHONY ANDREWS – CLAIRE BLOOM – EVE BEST – CALUM GITTINS – ROGER PARROTT – FREYA WILSON – RAMONA MARQUEZ § Dopo la morte del padre Giorgio V (1865 – 1936) e la scandalosa e obbligata abdicazione del fratello Edoardo VIII (1894 – 1972) che sposa la divorziata, borghese americana Wallis Simpson, il duca di York Albert Frederick Windsor detto Bertie sale riluttante al trono col nome di Giorgio VI (1895 – 1952).
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IL DISCORSO DEL RE (GB/USA, 2011) diretto da TOM HOOPER. Interpretato da COLIN FIRTH – GEOFFREY RUSH – HELENA BONHAM CARTER – GUY PEARCE – TIMOTHY SPALL – MICHAEL GAMBON – DEREK JACOBI – JENNIFER EHLE – ANTHONY ANDREWS – CLAIRE BLOOM – EVE BEST – CALUM GITTINS – ROGER PARROTT – FREYA WILSON – RAMONA MARQUEZ § Dopo la morte del padre Giorgio V (1865 – 1936) e la scandalosa e obbligata abdicazione del fratello Edoardo VIII (1894 – 1972) che sposa la divorziata, borghese americana Wallis Simpson, il duca di York Albert Frederick Windsor detto Bertie sale riluttante al trono col nome di Giorgio VI (1895 – 1952). Scritto da David Seidler – che ne aveva già fatto una pièce teatrale – e diretto da un regista televisivo, ne è uscito un film premiatissimo. Spettacolare nella struttura, con ammirevole sottigliezza psicologica nel disegno dei personaggi, è un’opera complessa nei temi, svariante nei toni fra dramma e commedia, fra tenerezza e soprassalti epici, raffinata nell’apparato figurativo, recitata da attori bravissimi con un Firth straordinario. Il suo asso portante è il difficile rapporto e poi l’amicizia tra Bertie/Giorgio VI e Lionel Logue, eccentrico logopedista che lo aiuta a vincere la paura, fonte principale sin dall’infanzia della balbuzie. Per capire il film – e il punto di vista di Seidler e Hooper – conta il dialogo fra il balbettante e suo padre: “Non siamo una famiglia”, gli dice, “ma una ditta”. I Windsor sono da secoli in affari nel ramo della monarchia e intendono restarci. Perciò è indispensabile saper parlare con gli altri, col popolo.
Le interpretazioni di questo capolavoro assoluto del cinema storico contemporaneo contribuiscono ad alzare la media già di per sé elevata e struggente: Firth impersona un sovrano roso dall’indecisione e dall’incertezza, che si trascina dietro fin da bambino la soggezione verso il fratello maggiore e il timore di governare quando arriva finalmente il suo turno di ereditare lo scettro e guidare il Paese verso la seconda guerra mondiale, ma col discorso che fa nel sottofinale all’intera nazione si riscatta definitivamente e acquista un ruolo di primo piano nella conduzione del business famigliare che comprende da decenni e decenni il trattamento della dinastia monarchica; G. Rush è un dottore non laureato, appassionato di Shakespeare e pure attore mancato, che esercita la sua professione “abusivamente” fin da quando curava i soldati australiani (suo Paese natale è infatti lo stato più esteso dell’Oceania) rientrati dalla Grande Guerra, e appone i suoi metodi bislacchi ma pur sempre efficaci e utilissimi al suo insolito paziente, aiutandolo non solo a superare i balbettii ma a prendere decisamente coscienza della parte che il destino della Storia gli ha affidato, e della quale, anche grazie agli insegnamenti del medico, capirà di averne avuto il merito completo e pervasivo; H. B. Carter ci regala come sempre un’interpretazione fuori da ogni schema e ordinario, incarnando un’Elizabeth Bowes-Lyon (che morì centoduenne) affezionata al marito, che lo appoggia in tutti i suoi tentativi tutt’altro che penosi di vincere le insicurezze che lo intralcerebbero non poco nel lavoro governativo del quale è stato prudentemente investito dai casi della vita (e della Storia, che ancora una volta ricorre a collegare vite fra loro e a decidere le sorti di personaggi che si muovono in essa come pesci in un acquario che può condurre di nuovo al mare), e offre agli spettatori una duchessa politica, autoironica e saggia che certamente non sarà da dimenticare nel già vario repertorio dei suoi personaggi così femminili da strappare un applauso accorato; G. Pearce è un fratello serio ma al tempo stesso anche canzonatorio nei confronti del protagonista, e rappresenta inoltre un regnante che disdegna il trono perché ama una donna di stirpe non nobile il cui matrimonio con lei gli impedirebbe di prendere in magno il Regno Unito e governarlo come hanno fatto i suoi illustri predecessori, ed è interessante notare l’ardore con cui motteggia il fratello minore, al quale ha però lasciato sul groppone un’immensa responsabilità; T. Spall (lo stesso attore che interpretò Peter Minus/Codaliscia nei film di Harry Potter) è un Winston Churchill serioso, manieristico, imponente e maestoso, non ancora capo del governo nel periodo antebellico (allora c’era ancora Neville Chamberlain), che si distingue per la sua saggezza e il suo senso pratico nell’affrontare il percorso che porta il protagonista a raggiungere l’ampiezza del trono per attirare a sé i favori del popolo e diventare dunque un sovrano amato e rispettato, ma soprattutto forte e impavido, dato i tempi che si prospettano; infine, M. Gambon (l’Albus Silente della saga di Harry Potter, tranne che per le prime due pellicole) è un vecchio re Giorgio V ammalato che sente il dovere di istruire il figlio che sembra più inadeguato a succedergli con amore paterno e devozione quasi idolatrica, pur sapendo che l’altro figlio farà di tutto per intralciare i suoi progetti e specialmente per deluderlo. Le scene migliori: quella iniziale, in cui Bertie non riesce a parlare in pubblico tenendo il foglietto in mano; il primo incontro fra il protagonista e Lionel, in cui Bertie legge l’Amleto con la musica classica nelle orecchie tramite le cuffie; la morte di Giorgio V e le successive disposizioni governative; gli esercizi per sciogliere la lingua, il palato e le tonsille e le parolacce pronunciate a gioioso scopo terapeutico per sconfiggere i timori reverenziali, tutto questo sempre nello studio di Logue; la scena della sedia di legno nell’abbazia di Canterbury e l’incontro con l’arcivescovo Cosmo Lang (D. Jacobi); il discorso conclusivo alla radio e la seguente ovazione del pubblico, interessato e commosso dalle parole del re che ha finalmente ottenuto il suo obiettivo e può, da quel momento in avanti, regnare con padronanza e assennatezza. Molto suggestive le musiche del maestro Alexandre Desplat. Dodici candidature e quattro Oscar: miglior film, migliore attore protagonista, miglior regia e miglior sceneggiatura originale.
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luigi chierico
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lunedì 3 agosto 2015
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poter parlare
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Un ottimo film per una triste verità. Storia recente. Personaggi noti ed ancora in vita. Il dramma di un grande uomo alla vigilia di una tragedia dell’umanità. Siamo infatti alle porte di un conflitto internazionale che vede la Gran Bretagna, insieme alla Francia e alla Russia tra le più invise al loquace, logorroico e strillone Adolf Hitler, il fuhrer, odierno Catone il censore ante C. n., che sembra urlare al suo”senato”: “delenda sunt”. Alla corte d’Inghilterra c’è Giorgio V, oramai anziano che si appresta ad abbandonare la vita e a lasciare il trono al figlio maggiore Edward, che prende il nome di re Edoardo VIII, giovane impegnato più a star dietro a gonne e donne che non agli affari di stato, una donna val bene un regno! Questo già costituisce un grave problema, il re deve abdicare in favore del fratello Albert, che tanto ha ridicolizzato ed offeso per la sua balbuzie.
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Un ottimo film per una triste verità. Storia recente. Personaggi noti ed ancora in vita. Il dramma di un grande uomo alla vigilia di una tragedia dell’umanità. Siamo infatti alle porte di un conflitto internazionale che vede la Gran Bretagna, insieme alla Francia e alla Russia tra le più invise al loquace, logorroico e strillone Adolf Hitler, il fuhrer, odierno Catone il censore ante C. n., che sembra urlare al suo”senato”: “delenda sunt”. Alla corte d’Inghilterra c’è Giorgio V, oramai anziano che si appresta ad abbandonare la vita e a lasciare il trono al figlio maggiore Edward, che prende il nome di re Edoardo VIII, giovane impegnato più a star dietro a gonne e donne che non agli affari di stato, una donna val bene un regno! Questo già costituisce un grave problema, il re deve abdicare in favore del fratello Albert, che tanto ha ridicolizzato ed offeso per la sua balbuzie. Siamo nel 1936. Albert è afflitto da questo dramma umano che in un re rasenta la tragedia vera e propria, al suo popolo deluso non osa rivolgersi neanche attraverso la radio, là dove in Germania un ometto, un ex caporale, senza origini, senza titolo e tradizioni fomenta il suo popolo entusiasta alla guerra; guida la folla alla follia!
Colin Firth è stato chiamato a farci partecipare all’angoscia di Albert divenuto Re Giorgio VI. Premio Oscar meritatissimo come miglior attore maschile, fa vivere a tutti gli spettatori le sue ansie, i suoi tentennamenti, la sofferenza di non riuscire a proferir parola, attraverso mille improvvisati tentativi per vincere il suo difetto e poter parlare e discorrere. Lo sostiene la dolce e paziente moglie Elizabeth Bowes-Lyon, molto bene interpretata dalla bella Helena Bonham Carter, con le sue due figlie Elizabeth, attualmente ancora regina d’Inghilterra da oltre 60 anni, e Margaret. Il pubblico partecipa con rispetto alla sofferenza del re, soprattutto perché a mostrarla è Colin Firth. Questa la vicenda tema dell’ ottimo film condotto con tono garbato, rispettoso e solenne dal regista inglese Tom Hooper, altro meritato Oscar. Non è la storia o la vicenda a fare il film, ma gli attori, le inquadrature, le pause e la suspense insieme al dialogo alla musica e soprattutto all’impegno profuso dagli attori. Qui c’è tutto. A guidare ed in incoraggiare l’afflitto re c’è un modesto personaggio: Lionel Logue il cui volto e modi sono offerti da un grandioso Geoffrey Rush. Diciamo che la sua per il re è “La migliore offerta”. Ci fa assistere a momenti di altissima tensione in un rapporto difficile tra suddito e sovrano il cui segreto sta nell’essere capace di affrontare il confronto senza remore, con un dialogo serrato, prepotente, talora ridicolo da proporre al proprio interlocutore che afflitto e sconsolato dirà:“non ce la farò mai, rinuncio”. Non c’è ancora la Guerra, ma c’è lotta tra Lionel e Albert.
Il film sebbene ottimo sotto tanti aspetti,tuttavia non è eccezionale.
Di veramente eccezionale ci sono Colin Firth e Geoffrey Rush.
Ottima la sceneggiatura attraverso dialoghi familiari ed ufficiali, ottima la scenografia con scene ed ambientazione dagli interni di corte a quelli dell’accogliente casa di Lionel, dagli esterni tra le vie di Londra a quelle della gente in attesa di ascoltare se il proprio Re Giorgio VI, in nome di Dio, parlerà. chibar22@libero.it
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renato c.
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sabato 24 ottobre 2015
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bellissimo film sulla storia recente!
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Gran Bretagna! Sei una leggenda, un passato che si è spinto nel presente! E,nonostante chi ti governa è il Primo Ministro e non la Regina, sei rimasta il simbolo della monarchia! Io sono repubblicano, però preferisco una monarchia costituzionale, coma appunto la Gran Bretagna, ad una repubblica con la dittatura! Non sapevo che il re Giorgio VI°, padre dell'attuale regina Elisabetta II°, fosse stato balbuziente, e questo film è un bell'insegnamento di come uno che vuol essere un vero re, faccia qualunque sacrificio per superare il suo handicap! Un re che poi si è trovato in una situazione insolita: succedere al fratello che ha rinunciato alla corona per amore di una donna divorziata due volte! Per chi non ha chiaro questo momento storico, questo film è un ottimo insegnamento! Comunque il pe
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Gran Bretagna! Sei una leggenda, un passato che si è spinto nel presente! E,nonostante chi ti governa è il Primo Ministro e non la Regina, sei rimasta il simbolo della monarchia! Io sono repubblicano, però preferisco una monarchia costituzionale, coma appunto la Gran Bretagna, ad una repubblica con la dittatura! Non sapevo che il re Giorgio VI°, padre dell'attuale regina Elisabetta II°, fosse stato balbuziente, e questo film è un bell'insegnamento di come uno che vuol essere un vero re, faccia qualunque sacrificio per superare il suo handicap! Un re che poi si è trovato in una situazione insolita: succedere al fratello che ha rinunciato alla corona per amore di una donna divorziata due volte! Per chi non ha chiaro questo momento storico, questo film è un ottimo insegnamento! Comunque il personaggio migliore del film è Lionel Logue, stupendamente interpretato da Geoffrey Rush, che si da da fare non solo per il bene del suo re, ma anche per amore della sua patria, specialmente in un momento così difficile come lo scoppio della 2^ guerra mondiale! In simili momenti una nazione ha bisogno di un capo di stato che le dia un senso di sicurezza e di conforto! Ed, a quanto pare, da questo lato Giorgio VI° ci ha saputo fare, è stato molto vicino al suo popolo! Poi quando il primo ministro è diventato Wiston Churchill, il popolo britannico aveva veramente ragione di sentirsi patriota ed ottimista, nonostante la promessa di lacrime e sangue! Alcuni dicono:"Perchè studiare la Storia quando ci sono cose molto più utili da imparare?" La Soria è utilissima per non ripetere gli stessi errori del passato! Aveva ragione il mio insegnante di lettere delle superiori quando diceva:"Se uno che vuol fare il politico non sa la Storia, bisognerebbe proibirgli di fare il politico! E questi films storici, se fedeli alla realtà sono un ottimo insegnamento!
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cirokisskiss
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domenica 30 gennaio 2011
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davvero impeccabile!
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Davvero impeccabile!
Il film riguardo le qualità tecniche è ottimo...ottima regia...splendida fotografia. Credevo fosse stato molto sopravvalutato come film, ma riesce a trasmettere molto bene il messaggio del film strappandoci sorrisi e a farci in qualche modo emozionare, il soggetto d'altronde lo permetteva eccome; Il merito lo si deve sopratutto al cast a dir poco strepitoso, dove su tutti brilla un Geoffrey Rush da standing ovation.
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nancyb
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mercoledì 2 febbraio 2011
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grande film storico
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Bellissimo, incantata da un'opera cosi elegante, cosi storicamente perfetto con degli attori meritatamente candidati all'oscar. Si respira tutta l'atmosfera inglese del tempo!! Colin Firth merita l'oscar,, dopo l'anno scorso credo questa sia la volta buona. Potete immaginare quanto sia dura fare la parte di un balbuziente? Lui ci riesce benissimo!!Ma su lui non avevo dubbi visto la bravura che dimostra aumentare con gli anni (si sono di parte, è il mio atore preferito, però insomma è davvero diventato un grande). Però il personaggio che più mi ha colpita è stato quello di Lionel, Rush incredibilmente bravo!!
Non vedo alcun motivo per criticare la canddatura del film all'oscar, forse alcuni di voi(pochi per fortuna) si lamentano perchè magari non amano molto i film di storia, ma ammettiamo che è perfetto in tutto!!!
Inception è stato un grande film, si, con un grande Di caprio, però cerchiamo di premiare un film di storia una volta tanto, una storia raccontata bene.
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Bellissimo, incantata da un'opera cosi elegante, cosi storicamente perfetto con degli attori meritatamente candidati all'oscar. Si respira tutta l'atmosfera inglese del tempo!! Colin Firth merita l'oscar,, dopo l'anno scorso credo questa sia la volta buona. Potete immaginare quanto sia dura fare la parte di un balbuziente? Lui ci riesce benissimo!!Ma su lui non avevo dubbi visto la bravura che dimostra aumentare con gli anni (si sono di parte, è il mio atore preferito, però insomma è davvero diventato un grande). Però il personaggio che più mi ha colpita è stato quello di Lionel, Rush incredibilmente bravo!!
Non vedo alcun motivo per criticare la canddatura del film all'oscar, forse alcuni di voi(pochi per fortuna) si lamentano perchè magari non amano molto i film di storia, ma ammettiamo che è perfetto in tutto!!!
Inception è stato un grande film, si, con un grande Di caprio, però cerchiamo di premiare un film di storia una volta tanto, una storia raccontata bene. E questo lo dico da laureata in storia e non da fan di Firth!
Vedetelo!
ps peccato che la sala era praticamente vuota, rimango sempre più delusa dal fatto che la cultura, perchè un film del genere è cultura, sia sempre meno amata :(
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[+] mi permetto di concordare.
(di hollyver07)
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zoom e controzoom
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domenica 6 febbraio 2011
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due uomini che hanno saputo incontrarsi
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Più che due mondi, sono due uomini ad incontrarsi. Se non si sapesse che uno dei due è un re, si stenterebbe a dare maggior dignità all'uno piuttosto che all'altro. Tutto il film si calibra su questo equilibrio che poteva essere raggiunto solo in tale contesto, in quanto inglese (e non contemporaneo..). I personaggi di contorno rimangono marginali in questo gioco di equilibrio a volte..smarrito e poi ritrovato. Anche la figura dell'ecclesiastico rimane limitata senza provocare curiositò nello spettatore. I due personaggi, già carichi di spessore nella presenza fisica fatta di compostezza e controllata espressività, trovano la collocazione ideale in una composizione scenica molto ricercata: in campi medi e in angolazioni prospettiche.
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Più che due mondi, sono due uomini ad incontrarsi. Se non si sapesse che uno dei due è un re, si stenterebbe a dare maggior dignità all'uno piuttosto che all'altro. Tutto il film si calibra su questo equilibrio che poteva essere raggiunto solo in tale contesto, in quanto inglese (e non contemporaneo..). I personaggi di contorno rimangono marginali in questo gioco di equilibrio a volte..smarrito e poi ritrovato. Anche la figura dell'ecclesiastico rimane limitata senza provocare curiositò nello spettatore. I due personaggi, già carichi di spessore nella presenza fisica fatta di compostezza e controllata espressività, trovano la collocazione ideale in una composizione scenica molto ricercata: in campi medi e in angolazioni prospettiche. Re e logoterapista, vengono immersi in stanze dove si fondono i pochi, ma ricchi elementi decorativi: la carta da parati, gli abiti stessi di figli e moglie, assumono il cromatismo necessario a provocare questa fusione che anzichè disperdere, concentra l'attenzione sui due personaggi. Solamente alla fine il tono da ocra, diventa di un luminoso grigio, mantenendo l'eleganza calda di sempre. Altra caratteristica interessante è la scentratura del soggetto nel campo e controcampo colloquiale: un'ardita divisione di spazi che pare sottendere il rapporto non diretto tra i due, ma angolato e soprattutto che esclude ogni altro elemento dei tanti possibili. E' come se, nel rapporto tra re e logoterapista, tutto ciò che è presente venisse annullato in un dialogo tra due angoli su di una diagonale. Ardite pure alcune altre scelte di quadro, sempre molto omogeneizzate dalla tonalità scelta. Bellissima la passeggiata nel viale dove una luce filtrata dalla nebbia e il rimando prospettico, richiamano l'effetto cercato della carta da parati degli interni, ma con una maggiore asprezza per la mobilità grafica dovuta alle comparse, effetto drammaticizzato dalle improbabili, ma piacevoli ombre lunghissime e marcatissime mentre il re si allontana. Nulla da eccepire sulle capacità interpretative tranne che per Churchill, eccessivamente abbruttito da una smorfia innaturale. Non appare nulla di negativo degli intrighi dell'ambiente, ma questa pare essere l'intenzione: la capacità di dimenticarsi del proprio "sè" davanti ad una necessità superiore, sia per un re che per un uomo qualunque, corrispondente alla meravigliosa alchimia che si crea se per ambedue non c'è nulla da perdere.
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[+] oscar? meglio un pezzo di legno a questo punto!
(di tommaso battimiello)
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gianpaolo roselli
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martedì 8 febbraio 2011
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bello ma non entusiasma
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“Il Discorso del Re” è uno di quelle produzioni che pur vantando un’eccezionale cura in tanti aspetti presenta alla fine un film discreto, nulla di più. Insomma, ce lo ricorderemo solo per le nomination (e gli eventuali Oscar). Gli attori ci fanno dono di personaggi così vivi da permetterci di coglierli in tutte le loro meravigliose debolezze, le scene interne suggestionano grazie a spazi vuoti ma riempiti da colori delicatamente invernali, il “fumo di Londra” vela la fotografia negli esterni. Bellissime le immagini in cui i due camminano nella nebbia. Ma nonostante tutto ciò non solo non coinvolge ma si riduce alla vicenda di un uomo e delle sue difficoltà. Se da una parte è un uomo calato suo malgrado nella Storia, dall’altra questa Storia è priva di consistenza: Hitler e Stalin sono accennati giusto come due imperi che avanzano, gli uomini di palazzo appaiono candidi e tutti uniti (né un intrigo o una divisione), lo stesso Churchill è ridotto quasi ad un fumetto.
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“Il Discorso del Re” è uno di quelle produzioni che pur vantando un’eccezionale cura in tanti aspetti presenta alla fine un film discreto, nulla di più. Insomma, ce lo ricorderemo solo per le nomination (e gli eventuali Oscar). Gli attori ci fanno dono di personaggi così vivi da permetterci di coglierli in tutte le loro meravigliose debolezze, le scene interne suggestionano grazie a spazi vuoti ma riempiti da colori delicatamente invernali, il “fumo di Londra” vela la fotografia negli esterni. Bellissime le immagini in cui i due camminano nella nebbia. Ma nonostante tutto ciò non solo non coinvolge ma si riduce alla vicenda di un uomo e delle sue difficoltà. Se da una parte è un uomo calato suo malgrado nella Storia, dall’altra questa Storia è priva di consistenza: Hitler e Stalin sono accennati giusto come due imperi che avanzano, gli uomini di palazzo appaiono candidi e tutti uniti (né un intrigo o una divisione), lo stesso Churchill è ridotto quasi ad un fumetto. E’ solo la vicenda personale di un re in lotta con la balbuzia e i traumi. Troppo poco quando si parla di un re. O forse a qualcuno piacerà per questo.
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