sandro roy
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martedì 8 febbraio 2011
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indubbiamente un gran bel film, ma.........
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Davvero una splendida regia, la sceneggiatura, le scenografie, i costumi e soprattutto la fotografia sono meravigliosi e indiscutibili.
A parte Timothy Spall, che sembra la caricatura di Wiston Churchill anziché la sua incarnazione, le interpretazioni degli attori sono superlative, quella di Greoffey Rush su tutti.
Il catastrofico periodo storico dove è incentrata la vicenda (1925-1939) arricchisce in modo decisivo la pellicola, questa volta però il nostro punto di vista è dalla parte di chi la guerra la fa sulle carte.
Molto rilevanti sono gli accostamenti tra le abilità oratorie di Hitler e quelle totalmente opposte del Duca di York (Colin Firth), che non impediscono tuttavia al protagonista un ruolo fondamentale all’epilogo degli eventi.
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Davvero una splendida regia, la sceneggiatura, le scenografie, i costumi e soprattutto la fotografia sono meravigliosi e indiscutibili.
A parte Timothy Spall, che sembra la caricatura di Wiston Churchill anziché la sua incarnazione, le interpretazioni degli attori sono superlative, quella di Greoffey Rush su tutti.
Il catastrofico periodo storico dove è incentrata la vicenda (1925-1939) arricchisce in modo decisivo la pellicola, questa volta però il nostro punto di vista è dalla parte di chi la guerra la fa sulle carte.
Molto rilevanti sono gli accostamenti tra le abilità oratorie di Hitler e quelle totalmente opposte del Duca di York (Colin Firth), che non impediscono tuttavia al protagonista un ruolo fondamentale all’epilogo degli eventi.
Detto questo, però, non ho nient’altro da aggiungere stranamente, a dimostrazione che questo film non mi ha appagato del tutto. Al termine della proiezione, uno strano senso d’incompletezza e delusione si è impadronito di me. La speranza in un finale degno e avvincente si è dovuta piegare alle scelte, a mio parere discutibili, della regia, quelle di lasciare la conclusione solo ed esclusivamente ai libri di Storia.
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spike
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giovedì 10 febbraio 2011
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ottimo film
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Una storia pressochè sconosciuta e molto interessante. Ottimamente recitata: Colin Firth seriamente candidato all'Oscar insieme a Geoffrey Rush. Buona regia e splendida fotografia. CONSIGLIATO
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linodigianni
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sabato 12 febbraio 2011
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il discorso di berty
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In questo magnifico film di impianto tetatrale, recitato da due ottimi attori, il re e il logopedista
La storia dei grandi avvenimenti viene filtrata da una piccola, determinante questione: l’incapacità a parlare,
attraverso una balbuzie paralizzante di origine nervosa.
Come, attraverso quali passaggi narrativi, condurre il re a pronunciare il suo discorso,
insieme allo spettatore è la scommessa del regista.
Pienamente vinta secondo noi, attraverso una testardaggine che vorremmo rivedere.
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catia p.
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lunedì 14 febbraio 2011
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il discorso del re – da non perdere
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Affrontando i bio-pic si corrono spesso due rischi: ci si può trovare di fronte o ad un film terribilmente barboso, che ripercorre in modo piatto e senza ingegno la vita del personaggio realmente esistito di turno, o ad una pellicola strappalacrime ed enfatica fino alla nausea, dove il suddetto personaggio è eroico e senza macchia a tal punto da farci dubitare che sia davvero umano.
Con Il Discorso Del Re entrambi questi pericoli sono stati scongiurati nel modo più brillante che abbia mai visto.
Già dalla primissima, originale inquadratura di un microfono radiofonico degli anni '30 (anch'esso in qualche modo tra i protagonisti), la semi-sconosciuta storia di re Giorgio Sesto d'Inghilterra ci conquista in modo definitivo.
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Affrontando i bio-pic si corrono spesso due rischi: ci si può trovare di fronte o ad un film terribilmente barboso, che ripercorre in modo piatto e senza ingegno la vita del personaggio realmente esistito di turno, o ad una pellicola strappalacrime ed enfatica fino alla nausea, dove il suddetto personaggio è eroico e senza macchia a tal punto da farci dubitare che sia davvero umano.
Con Il Discorso Del Re entrambi questi pericoli sono stati scongiurati nel modo più brillante che abbia mai visto.
Già dalla primissima, originale inquadratura di un microfono radiofonico degli anni '30 (anch'esso in qualche modo tra i protagonisti), la semi-sconosciuta storia di re Giorgio Sesto d'Inghilterra ci conquista in modo definitivo.
Incorniciata nello stretto lasso di tempo di pochi, ma cruciali anni (quelli che porteranno all'ascesa al trono e all'ingresso della Gran Bretagna nella Seconda Guerra Mondiale), la vita di un reale di grande dirittura morale e profonda umanità ci viene mostrata nella sua duplice lotta: contro il peso delle responsabilità e contro la propria “inopportuna” balbuzie.
La regia ci aiuta con le sue angolature stravaganti a renderci partecipi della straordinarietà delle situazioni narrate e realmente accadute.
Senza un solo momento di noia o un singolo tempo morto, la sceneggiatura dosa in modo sapiente dramma e humor inglese espresso ai più alti livelli, tratteggiando sia il contesto storico in modo comprensibile, con accenni mirati e mai ridondanti, che la famiglia reale in maniera credibile, seppur “cinematograficamente”.
E “da voce” alla magistrale interpretazione di Colin Firth nel ruolo del giovane re “Bertie” che vincerà il suo blocco psicologico grazie ad un altro incredibile (ma storico) personaggio, l'australiano Lionel Logue, esperto di difetti del parlato. Col volto dell'istrionico Geoffrey Rush, superlativa spalla, troveremo in lui l'amico eccezionale e impagabile che ognuno di noi vorrebbe avere e che toccò in sorte a colui che, per la prima volta nella storia, annunciò alla radio l'inizio della guerra alla sua Nazione e al mondo intero.
Da non perdere. E da rivedere: in lingua originale.
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ale9191
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martedì 22 febbraio 2011
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quando una balbuzie poteva piegare un popolo
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Dopo aver visto questo film ho pensato subito una cosa: ma perchè non ci ha pensato nessuno di produrre un film come questo prima d'ora? Se uno non conoscesse la storia dell'Inghilterra penserebbe che tutto ciò è stato inventato apposta per produrci un film e proprio per questo mi chiedo come mai si è dovuto aspettare tutto questo tempo per poter portare in sala la storia di Re Giorgio VI e il suo logoterapeuta. L'interpretazine di Colin Firth e Geoffrey Rush sono sicuramente da Oscar e il film in generale merita ogni candidatura che ha ricevuto e ogni premio che ha vinto. Sapere poi che tutto ruota attorno ad avvenimenti realmente accaduti mi soddisfa ancora di più, mi viene da sorridere pensando che le cose potrebbero davvero essere andate in quel modo.
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Dopo aver visto questo film ho pensato subito una cosa: ma perchè non ci ha pensato nessuno di produrre un film come questo prima d'ora? Se uno non conoscesse la storia dell'Inghilterra penserebbe che tutto ciò è stato inventato apposta per produrci un film e proprio per questo mi chiedo come mai si è dovuto aspettare tutto questo tempo per poter portare in sala la storia di Re Giorgio VI e il suo logoterapeuta. L'interpretazine di Colin Firth e Geoffrey Rush sono sicuramente da Oscar e il film in generale merita ogni candidatura che ha ricevuto e ogni premio che ha vinto. Sapere poi che tutto ruota attorno ad avvenimenti realmente accaduti mi soddisfa ancora di più, mi viene da sorridere pensando che le cose potrebbero davvero essere andate in quel modo. Peccato che come nella maggioranza dei casi in Italia non si sia riusciti a far apprezzare la bellezza di questa opera come è successo negli Stati Uniti: le opere storiche interessano solo ad una sparuta elite.
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nicolas bilchi
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giovedì 14 aprile 2011
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il discorso del re.
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"Il discorso del re" è un film complesso, difficile da valutare e commentare. Sicuramente si sta parlando di un'opera dotata di notevole artistico, il giudizio della quale non può che essere ampiamente positivo, merito di una regia scaltra ed efficace e di un Colin Firth straordinario che regge la scena per tutti i 110 minuti di durata della pellicola. Soprattuto all'inizio, Firth si rende protagonista di una prestazione eccelsa, assolutamente perfetta eppure per nulla artificiosa; il vero merito dell'attore, che ha strameritato l'Academy Award, è stato quello di interpretare un ruolo ricchissimo di sfumature e che poteva facilmente portare ad assumera atteggiamenti esagerati e manieristi, con una naturalità veramente ammirevole.
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"Il discorso del re" è un film complesso, difficile da valutare e commentare. Sicuramente si sta parlando di un'opera dotata di notevole artistico, il giudizio della quale non può che essere ampiamente positivo, merito di una regia scaltra ed efficace e di un Colin Firth straordinario che regge la scena per tutti i 110 minuti di durata della pellicola. Soprattuto all'inizio, Firth si rende protagonista di una prestazione eccelsa, assolutamente perfetta eppure per nulla artificiosa; il vero merito dell'attore, che ha strameritato l'Academy Award, è stato quello di interpretare un ruolo ricchissimo di sfumature e che poteva facilmente portare ad assumera atteggiamenti esagerati e manieristi, con una naturalità veramente ammirevole. Anche Rush e la Carter forniscono il loro notevole contributo e, pur rimanendo un po' oscurati dal titanismo del protagonista, meritano un riconoscimento per l'ottimo svolgimento del proprio lavoro. Contemporaneamente però, "Il discorso del re" si inceppa in alcuni frangenti, parte molto bene ma non decolla mai; Hooper ha forse compiuto l'errore tradizionale di puntare tutto sulla star di turno, a discapito di tutti gli elementi di contorno che se presi singolarmente possono essere considerati sacrificabili ma che tutti insieme, nell'economia generale del film, contribuiscono in modo determinante alla sua riuscita o lo elevano a rango di capolavoro, cosa che in questo caso, sfortunatamente, non è avvenuta. In realtà non è neanche del tutto corretto attribuire al regista il demerito tradizionale proprio di tantissimi suoi predecessori: a ben guardare, "Il discorso del re" si presenta come opera ben studiata ed ordinata, forse un po' debole sul piano della fluidità narrativa dovuta ai bruschi ed improvvisi cambi di scena e situazione, ma in ogni caso programmata razionalmente con grande diligenza. Perciò il vero tallone d'Achille deve riscontrarsi in un altro punto: Hooper è ben consapevole delle grande potenzialità di Colin Firth e, giustamente, decide di sfruttarlo al massimo; per questo motivo presenta una lunga serie di temi (e conseguenti riflessioni) che il protagonista si trova ad affrontare man mano, in altre parole il regista fornisce al suo personaggio le basi necessarie per esprimersi con la massima libertà in tutta la sua energia. Ma così facendo, non si sofferma su nulla in particolare; anzichè inquadrare da un solo punto di vista la storia, così da fornire una visione univoca della scena e rendere anche più partecipe lo spettatore introducendolo all'interno della riflessione teorica di fondo, Hooper lancia a Firth una carrellata di spunti che però rimangono lì in superficie, senza essere approfonditi e veramente toccati (i problemi personali del re che lo hanno portato alla balbuzie, il dover celare la propria personalità dietro il sistema valoriale proprio della nobiltà regale, il contrasto tra i desideri individuali e le responsibilità istituzionali della propria carica). E' come se alla fine il film non riuscisse mai a progredire, rimane fermo fino al bellissimo discorso finale, uno dei pochissimi nella storia del cinema in cui l'atmosfera prevale sul contenuto, e pare quasi che non ci sia una vera storia a muovere il tutto. Sempre però, teniamone conto, all'interno di una struttura complessiva solida e razionale, supportata e nobilitata dallo straordinario Firth.
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andrea levorato
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venerdì 23 settembre 2011
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il cinema è la settima arte e hooper ce lo ricorda
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Il discorso del re ***
Produzione: Gran Bretagna 2010
Genere: Drammatico, Storico, Commedia
Attori principali: Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce
Regia: Tom Hooper
Trama:
Bertie è afflitto da una forma di balbuzie e in pubblico si riduce sempre ad imbarazzanti scene mute. Nel momento in cui suo padre muore e suo fratello lascia il trono si troverà a fare il re di Gran Bretagna.
Mini recensione:
“The King’s Speech”, diciamolo subito, non è un capolavoro. Ma è uno di quei film capace di ricordarci che il cinema è arte, la settima arte, grazie ad una freschezza unica, potenza visiva e svariate invenzioni registiche.
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Il discorso del re ***
Produzione: Gran Bretagna 2010
Genere: Drammatico, Storico, Commedia
Attori principali: Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce
Regia: Tom Hooper
Trama:
Bertie è afflitto da una forma di balbuzie e in pubblico si riduce sempre ad imbarazzanti scene mute. Nel momento in cui suo padre muore e suo fratello lascia il trono si troverà a fare il re di Gran Bretagna.
Mini recensione:
“The King’s Speech”, diciamolo subito, non è un capolavoro. Ma è uno di quei film capace di ricordarci che il cinema è arte, la settima arte, grazie ad una freschezza unica, potenza visiva e svariate invenzioni registiche. È un film nuovo (nonostante racconti un fatto storico), ricco di motivi per cui vale la pena vederlo, ma ha un terribile difetto. “Il discorso del re” parte in quarta, e ci avvolge in un turbinio di emozioni unico e straordinario, ma continua a cercare di decollare senza mai riuscirci fino alla fine, perché la magnifica qualità tecnica sopperisce alla semplicità del fatto storico approfondito con fin troppa furbizia e malizia ruffiana. Non vale nulla al confronto di un capolavoro come “The Social Network”, però ha vinto 4 oscar, dei quali attore protagonista e regia sono due sentenze accettabili, ma le altre, film e sceneggiatura, lasciano perplessi. Non regge il confronto neanche con film dimenticati dall’Academy come “Kick-Ass”, “The Runaways”, “Somewhere” o “Let me in (Blood Story)”.
Interpretazioni:
Colin Firth *****
Geoffrey Rush ****1/2
Helena Bonham Carter ***
Guy Pearce ***
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fabio2
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venerdì 28 gennaio 2011
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imperdibile
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Affresco storico perfetto. Scene che talvolta sembravano proiettare il pubblico non in un cinema ma in un teatro (notato la parete ed il sonoro nello studio del logopedista?)Colin Firth magistrale. Geoffrey Rush, una conferma. Biografia essenziale, diretta. Rappresentazione cupa degli ambienti familiari (la cena ne è una dimostrazione). Questo film mi ha riportato al grande cinema di James Ivory (Camera con vista, Quel che resta del giorno)
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julie..
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domenica 30 gennaio 2011
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film di classe! molto bello
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Impeccabile, elegante, delicatamente ironico, a tratti malinconico, si basa su un impianto narrativo solido, e su un terzetto di attori che padroneggiano perfettamente il proprio mestiere e sul protagonista, il re balbuziente Giorgio VI, costretto dagli eventi a combattere una durissima battaglia contro un handicap, con l'aiuto di una premurosa consorte e di un logopedista-psicologo australiano, per superare la sua balbuzie e affrontare le sfide della Storia a cui è chiamato, dovrà prima sconfiggere i suoi fantasmi interiori rappresentati da una ingombrante figura paterna, il complesso di inferiorità nei confronti del fratello, e soprattutto da una scarsissima autostima.
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Impeccabile, elegante, delicatamente ironico, a tratti malinconico, si basa su un impianto narrativo solido, e su un terzetto di attori che padroneggiano perfettamente il proprio mestiere e sul protagonista, il re balbuziente Giorgio VI, costretto dagli eventi a combattere una durissima battaglia contro un handicap, con l'aiuto di una premurosa consorte e di un logopedista-psicologo australiano, per superare la sua balbuzie e affrontare le sfide della Storia a cui è chiamato, dovrà prima sconfiggere i suoi fantasmi interiori rappresentati da una ingombrante figura paterna, il complesso di inferiorità nei confronti del fratello, e soprattutto da una scarsissima autostima.
La vicenda si svolge in uno dei momenti più difficili della storia d'Europa: un momento in cui la propaganda di Hitler minacciava follia collettiva e distruzione, e la guerra era ormai alle porte.
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carlo's dè
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domenica 30 gennaio 2011
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film piacevole e carino ma niente di più
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Non mi dilungo nel narrare la trama dato che è già visibile ovunque ma avrei qualcosa da ridere in merito al fatto che lo si giudichi come un "film perfetto" o "lezione di cinema" o anche .."questo è cinema" ecc & ecc è un film da 6.5 .. gli darei al massimo 3 stelle se non per il fatto che è un film a tratti piacevole e scorrevole nel suo evolversi la regia è assolutamente essenziale non si poteva chiedere di più a Tom Hooper , buona anche l'interpretazione di Colin Firth che comunque non supera quella di Geoffrey Rush sempre all'altezza , ma da qui a una lezione di cinema ce ne passa.
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Non mi dilungo nel narrare la trama dato che è già visibile ovunque ma avrei qualcosa da ridere in merito al fatto che lo si giudichi come un "film perfetto" o "lezione di cinema" o anche .."questo è cinema" ecc & ecc è un film da 6.5 .. gli darei al massimo 3 stelle se non per il fatto che è un film a tratti piacevole e scorrevole nel suo evolversi la regia è assolutamente essenziale non si poteva chiedere di più a Tom Hooper , buona anche l'interpretazione di Colin Firth che comunque non supera quella di Geoffrey Rush sempre all'altezza , ma da qui a una lezione di cinema ce ne passa.
Eccessive 12 nomination agli oscar.
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