laulilla
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domenica 30 gennaio 2011
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che bello quel discorso!
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Questo bellissimo film storico ricostruisce le vicende che, in un drammatico momento per la storia britannica, alla vigilia della seconda guerra mondiale, portarono nel 1936 Alberto, duca di York sul trono britannico, col nome di Giorgio VI. Questo avvenne dopo l'abdicazione del fratello Edoardo VIII, diventato duca di Windsor per sposare Wallis Simpson, l'americana pluridivorziata e molto chiacchierata anche per le simpatie filo-naziste. Il trono, in realtà, non era mai stato nelle ambizioni del giovane Alberto. Egli era cresciuto in una famiglia reale poco affettuosa con lui, considerato quasi malato di mente, sempre schiacciato dalla sicurezza prepotente del fratello maggiore, la cui mancanza di stima e di amicizia probabilmente fu all'origine del blocco psicologico che nelle occasioni ufficiali gli procurava un'ostinata balbuzie.
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Questo bellissimo film storico ricostruisce le vicende che, in un drammatico momento per la storia britannica, alla vigilia della seconda guerra mondiale, portarono nel 1936 Alberto, duca di York sul trono britannico, col nome di Giorgio VI. Questo avvenne dopo l'abdicazione del fratello Edoardo VIII, diventato duca di Windsor per sposare Wallis Simpson, l'americana pluridivorziata e molto chiacchierata anche per le simpatie filo-naziste. Il trono, in realtà, non era mai stato nelle ambizioni del giovane Alberto. Egli era cresciuto in una famiglia reale poco affettuosa con lui, considerato quasi malato di mente, sempre schiacciato dalla sicurezza prepotente del fratello maggiore, la cui mancanza di stima e di amicizia probabilmente fu all'origine del blocco psicologico che nelle occasioni ufficiali gli procurava un'ostinata balbuzie. Forse, proprio in considerazione della scarsa stima di cui godeva in famiglia, nessuno si era opposto al matrimonio d'amore (rarissimo all'epoca nelle corti europee) con la giovane Elizabeth Bowes-Lyon, discendente da famiglia di nobiltà secondaria. La scelta fu davvero felice: Elizabeth gli diede due figliolette di cui egli fu padre affettuoso e tenero, ma soprattutto gli fu vicino e lo aiutò con la sua presenza amorevole e attenta nei momenti più difficili dei suoi impegni pubblici, insistendo per fargli accettare il logopedista, Lionel Logue. Questi, individuando la causa dei suoi guai, non si lasciò intimidire né dagli scatti d'ira o di arroganza, né dalle umiliazioni che il giovane re non gli risparmiava, e cercò di condizionarlo positivamente per fargli superare ansie e paure che gli avevano impedito di avere stima e rispetto di sé. Il discorso che, alla vigilia della guerra contro la Germania (1939) egli pronunciò, senza balbettamenti, ma con grande calore, assistito da Lionel, fu ascoltato con commozione in ogni angolo dell'impero, grazie allo strumento della neonata radio, e sancì il legame d'affetto e di stima che da allora, fino alla sua morte, legherà il re al suo popolo. Il film racconta, in modo estremamente limpido e classico la storia del re che vorrebbe guarire, ma anche la vicenda della sua difficile fiducia verso Lionel, grande deuteragonista. La grande storia del Novecento non si limita a fare da sfondo, ma accompagna in ogni momento del film le scelte di Alberto: è dalla consapevolezza della sinistra minaccia che Hitler costituisce per il suo paese che nasce la ferma volontà del re di accettare la sfida compiendo il suo dovere fino in fondo, anche avvalendosi della radio,cioè del prodotto tecnologico che i dittatori europei aveano cominciato a usare come strumento di manipolazione del consenso, e della quale, nonostante la difficoltà di parola, egli vorrà servirsi, intuendone le enormi potenzialità comunicative. La narrazione, tratteggia con grande cura le ansie collettive del momento e con altrettanta precisione storiografica ci presenta una bellissima ricostruzione della Londra di allora, delle case, delle stanze reali, e di quelle più semplici, grazie a una calda e nitida fotografia. Gli attori sono guidati molto bene e manifestano eccezionali capacità interpretative, dall'ottimo Colin Firth, grande re, ma uomo timido impacciato, all'eccelso Geoffrey Rush, perfetto Lionel, alla bella e sensibile Helena Bonham Carter nella parte di lady Elizabeth, moglie innamorata e preoccupata, ma fiduciosa nelle qualità del marito.
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(di xantoflores)
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reservoir dogs
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domenica 30 gennaio 2011
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regale balbuzie
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Il duca di York, Albert (Firth) ad uno dei suoi primi approcci con il microfono ha modo di percepire e di far percepire, la sua difficoltà a parlare in pubblico a causa della sua persistente balbuzie.
La moglie Lady Lyon (Bonham Carter) preoccupata per il marito afflitto e rinunciatario dopo vari tentativi con logopedisti e dottori, si rivolge ad Lionel Logue (Rush), un logopedista dai modi poco ortodossi.
Grazie ad signor Logue; psicologo più che logopedista, il futuro re Giorgio VI riuscirà non solo a risolvere il proprio problema ma anche comprenderne le origini, trovando fiducia in se stesso e pronunciando (come da dovere) la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna contro la Germania nazista che sempre più stava prendendo piede in Europa.
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Il duca di York, Albert (Firth) ad uno dei suoi primi approcci con il microfono ha modo di percepire e di far percepire, la sua difficoltà a parlare in pubblico a causa della sua persistente balbuzie.
La moglie Lady Lyon (Bonham Carter) preoccupata per il marito afflitto e rinunciatario dopo vari tentativi con logopedisti e dottori, si rivolge ad Lionel Logue (Rush), un logopedista dai modi poco ortodossi.
Grazie ad signor Logue; psicologo più che logopedista, il futuro re Giorgio VI riuscirà non solo a risolvere il proprio problema ma anche comprenderne le origini, trovando fiducia in se stesso e pronunciando (come da dovere) la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna contro la Germania nazista che sempre più stava prendendo piede in Europa.
Tom Hooper inserisce nelle inquadrature spesso geometrice, talvolta teatrali (come un opera di Shakespeare), un trio il cui rapporto trascende l'estrazione sociale e la provenienza.
L'utilizzo dell'obbiettivo grandangolare e della ripresa talvolta dal basso ricorda lo stile di Welles, ma mentre il regista di Quarto Potere utilizzava questi espedienti come strumenti di visionarietà e di sovversione qui invece ci mostrano la maestosità e l'ossequiosità che la cinepresa e il fruitore hanno nei confronti della regale situazione.
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hollyver07
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lunedì 31 gennaio 2011
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semplicemente... davvero un bel film!
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Mi adeguo volentieri a coloro che mi hanno preceduto nella recensione, o commento, di questa pellicola. Le 5 stelle sono a mio avviso meritate in quanto il film scorre in maniera convincente dall'inizio sino al termine. Forse non è realmente un capolavoro della cinematografia ma la qualità, in senso generale, mi è parsa davvero elevata e di ben oltre una "spanna" superiore alla media delle pellicole attualmente in circolazione. Di notevole spessore la recitazione di Colin Firth, Geoffrey Rush e degli altri attori impegnati. A mio avviso, è interessante notare che da una storia molto semplice e lineare (tra l'altro vera) sia stato possibile realizzare un film estremamente convicente in termini di recitazione, regìa, fotografia e montaggio.
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Mi adeguo volentieri a coloro che mi hanno preceduto nella recensione, o commento, di questa pellicola. Le 5 stelle sono a mio avviso meritate in quanto il film scorre in maniera convincente dall'inizio sino al termine. Forse non è realmente un capolavoro della cinematografia ma la qualità, in senso generale, mi è parsa davvero elevata e di ben oltre una "spanna" superiore alla media delle pellicole attualmente in circolazione. Di notevole spessore la recitazione di Colin Firth, Geoffrey Rush e degli altri attori impegnati. A mio avviso, è interessante notare che da una storia molto semplice e lineare (tra l'altro vera) sia stato possibile realizzare un film estremamente convicente in termini di recitazione, regìa, fotografia e montaggio. Caldamente consiglliata la visione in madre lingua, soldi e tempo comunque ben spesi.
Saluti a tutti
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orazio z.
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martedì 8 febbraio 2011
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confronto fra re insicuro e suddito indipendente
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La realizzazione visiva del film m'è piaciuta molto, così come le prove attoriali.
Trovo un po' irrealistico il particolare rapporto che s'instaura fra sovrano e suddito logopedista.
L'assorbente attenzione a umori e difficoltà del re lascia secondo me troppo in secondo piano il contesto storico-sociale, e mi pare un peccato.
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ralphscott
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sabato 5 febbraio 2011
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poco da dire:opera linda e diligente
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Interpretazioni da manuale,per un'opera sobria e rigorosa. Una fotografia calda,bei costumi. Quadretto familiare elegiaco
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anna1
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martedì 8 febbraio 2011
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il lato debole del re
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Film garbato, buona scenografia e ottima recitazione., e anche belle musiche. trama debole. bella la figura del reGiorgio VI, che trae la propria forza dalla debolezza della difficoltà di linguaggio e conseguente impotenza nell'attività pubblica: intelligenza e apertura mentale gliconsentiranno di attingere a strumenti anticonvenzionali per vincere le proprie paure, ritrovare fiducia in sè e assumere un ruolo pubblico. bella la storia dell'amicizia con il logopedista, anche se fa molto favola:il re si mette al livello di una persona di rango inferiore, e quest'ultima non viene per nulla intimidita da questo contrasto...
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(di francesco2)
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lukemisonofattotuopadre
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sabato 12 febbraio 2011
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capolavoro
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Questo film è un capolavoro. La regia di Tom Hooper è infatti impeccabile, nuda, essenziale, ma efficacissima per sottolineare il dramma del futuro re inglese, afflitto dalla sua balbuzie, o per esplorare il semplice appartamento del logopedista. Inoltre, Hooper incastra benissimo gli avvenimenti storici con la trama, sottolineando le cicatrici che lasciano nel povero Duca di York, che capisce passo dopo passo come i suoi incubi stiano diventando realtà.
Infine, gli attori sono fenomenali. Vera punta di diamante è la coppia Colin Firth-Geoffrey Rush, perfetti ed armoniosi nelle battute, anche se solamente con gli sguardi e la mimica facciale relegano la loro interpretazione alla categoria - non importa se le prenderanno o meno - "da Oscar".
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Questo film è un capolavoro. La regia di Tom Hooper è infatti impeccabile, nuda, essenziale, ma efficacissima per sottolineare il dramma del futuro re inglese, afflitto dalla sua balbuzie, o per esplorare il semplice appartamento del logopedista. Inoltre, Hooper incastra benissimo gli avvenimenti storici con la trama, sottolineando le cicatrici che lasciano nel povero Duca di York, che capisce passo dopo passo come i suoi incubi stiano diventando realtà.
Infine, gli attori sono fenomenali. Vera punta di diamante è la coppia Colin Firth-Geoffrey Rush, perfetti ed armoniosi nelle battute, anche se solamente con gli sguardi e la mimica facciale relegano la loro interpretazione alla categoria - non importa se le prenderanno o meno - "da Oscar".
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mr_mojo.risin86
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martedì 1 marzo 2011
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emozioni e humor
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Il discorso del re è il film che ha trionfato all’83esima edizione degli Oscar hollywoodiani, conquistando ben 4 statuette (a fronte di 12 nomination): miglior film, miglior regia (Tom Hooper), miglior attore protagonista (un magistrale Colin Firth) e sceneggiatura originale. La storia narra le vicende accadute nella casa reale inglese alle porte della seconda guerra mondiale, allorquando Eduardo VII (Guy Pearce), succeduto al padre Giorgio V, abdicò in favore del fratello balbuziente Giorgio VI (Colin Firth). Per ovviare a questa suo disturbo del linguaggio, reso ancor più inaccettabile dai comunicati (radio e non) che il re avrebbe dovuto tenere al cospetto dei sudditi, viene affidato, su consiglio della moglie Elisabetta (Helena Bonham Carter), alle cure dell’eccentrico logopedista Lionel Logue (Geoffry Rush, non premiato con un meritatissimo Oscar).
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Il discorso del re è il film che ha trionfato all’83esima edizione degli Oscar hollywoodiani, conquistando ben 4 statuette (a fronte di 12 nomination): miglior film, miglior regia (Tom Hooper), miglior attore protagonista (un magistrale Colin Firth) e sceneggiatura originale. La storia narra le vicende accadute nella casa reale inglese alle porte della seconda guerra mondiale, allorquando Eduardo VII (Guy Pearce), succeduto al padre Giorgio V, abdicò in favore del fratello balbuziente Giorgio VI (Colin Firth). Per ovviare a questa suo disturbo del linguaggio, reso ancor più inaccettabile dai comunicati (radio e non) che il re avrebbe dovuto tenere al cospetto dei sudditi, viene affidato, su consiglio della moglie Elisabetta (Helena Bonham Carter), alle cure dell’eccentrico logopedista Lionel Logue (Geoffry Rush, non premiato con un meritatissimo Oscar). In questa sontuosa confezione cinematografica, in cui la trama rimane fedele ai reali avvenimenti storici, punto nevralgico è proprio il rapporto che si instaura tra Giorgio VI e il suo tutor, dapprima conflittuale e che poi sfocerà in una grande e profonda amicizia. Il film è toccante e commovente, ma è anche in grado di far sorridere grazie a battute tipiche dello ‘stile british’, in gran parte affidate all’istrionico Rush. Da ricordare, tra le altre, la scena d’apertura allo stadio di Wembley, che inquadra perfettamente, da subito, le difficoltà d’espressione del futuro reggente, e la straordinaria potenza dell’emozionante sequenza finale.
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fabio2
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domenica 30 gennaio 2011
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imperdibile
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Quando il cinema diventa storia e la storia entra nel cinema. E' questo il mio primo commento al film visto venerdì sera. Tom Hopper, mi ha riportato al cinema di James Ivory con le sue immagini d'incanto sull' Inghilterra (i parchi gli interni delle grandi dimore) Colin Firth e Geoffrey Rush si muovono come se fossero in teatro, basti guardare le sequenze nello studio del "falso" logopedista
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fabio2
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domenica 30 gennaio 2011
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straordinario
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Uno dei film più belli degli ultimi anni. Attori superlativi. Grande il regista che non dimentica le inquadrature sulla incantevole natura d'Inghilterra. Questo film mi ha riportato al cinema di James Ivory (camera con vista e sul lago dorato). Perfetta anche l'ambientazione scenografica degli interni, tale da rendere lo studio del logopedista quasi un palco teatrale dove Firth e Rush dominano. Firth merita l'oscar anche se Bardem gli darà filo da torcere.
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