coaster
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domenica 6 giugno 2010
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angoscia e poca speranza
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Angosciante,e senza speranze..
è questo quello che mi ha dato questo film..
ottima la fotografia cosi spenta,sporca e monocromatica...accentua la senszazione dell'angoscia di un mondo morto.
Il film però si evolve poco, è molto statico e tende a diventare noioso, soprattutto manca sul finale..che risulta altrettanto piatto.
peccato perchè le recitaizoni sono ben fatti,cosi come la fotografia..
ma è un mondo morto da cosa?
catastrofe o guerra? apprezzo anche questa scelta dalla libera interpretazione.
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(di perla85)
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marcello.g
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venerdì 4 giugno 2010
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se questo è un film...
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Diamo per scontato che il lettore conosca la trama del film. Viene facilmente da pensare a “2000: la fine dell’uomo” (No Blade of Grass) , “2022: i sopravvissuti” (Soylent Green). Poi, “1975: occhi bianchi sul pianeta Terra” (The Omega Man) . Ma siamo negli anni ’70 e quindi saltiamo nel 2000 con “Io sono Leggenda” (I’m Legend). Dunque un film già visto. La differenza, se ci si immedesima nel ruolo del padre, risiede in un terribile senso di angoscia. L’angoscia di non poter proteggere la propria prole. E questa è l’essenza del film. Perché negli altri, c’era comunque la speranza e un obiettivo reale o auspicato da raggiungere. Anche qui c’è un obiettivo: è la costa, il mare (da cui è originata la vita), ma è una costa desolata sebbene riduca alla metà il campo visivo da tenere sotto controllo.
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Diamo per scontato che il lettore conosca la trama del film. Viene facilmente da pensare a “2000: la fine dell’uomo” (No Blade of Grass) , “2022: i sopravvissuti” (Soylent Green). Poi, “1975: occhi bianchi sul pianeta Terra” (The Omega Man) . Ma siamo negli anni ’70 e quindi saltiamo nel 2000 con “Io sono Leggenda” (I’m Legend). Dunque un film già visto. La differenza, se ci si immedesima nel ruolo del padre, risiede in un terribile senso di angoscia. L’angoscia di non poter proteggere la propria prole. E questa è l’essenza del film. Perché negli altri, c’era comunque la speranza e un obiettivo reale o auspicato da raggiungere. Anche qui c’è un obiettivo: è la costa, il mare (da cui è originata la vita), ma è una costa desolata sebbene riduca alla metà il campo visivo da tenere sotto controllo. Così, il mare pur non costituendo una via di salvezza, offre un maggior controllo della sicurezza che però non garantisce la sopravvivenza. L’angoscia continua e con essa il possibile disagio per lo spettatore (il finale lo lascio a chi desidera vedere il film). Negli anni ’50 il pubblico fu impressionato da Godzilla, nel 2000 da Cloverfield. Allora il problema era la radioattività, oggi... qualsiasi cosa (il mostro di origine sconosciuta che non si vede, si intravede) . Così è per The Road: la situazione precipita improvvisamente (e va bene), ma come passano i sette, otto anni dalla nascita del bambino? Con tre persone: madre padre e infante chiuse in casa? Se questo è un film...
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catia p.
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venerdì 4 giugno 2010
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the road – in viaggio verso il futuro
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“Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l’inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo...”
Questo l'incipit letterario di The Road, di Cormac McCarthy, che ben rende, nella sua essenza, anche l'atmosfera di ansia e di gelo di questa trasposizione cinematografica.
Un'ansia e un gelo assolutamente funzionali e coerenti alla durezza della storia narrata, che ci restituiscono con fedeltà toccante la morsa che stringe corpo e anima nell'inverno post-catastrofico fotografato da McCarthy nel suo libro.
Per tutto il film sono inevitabili la tensione e il brivido freddo che ci serpeggiano addosso, lungo la schiena e nella mente, poiché la trama prevede un estenuante viaggio e una continua lotta per la sopravvivenza di un padre ed un figlio alle prese con un'umanità in cui i “buoni” si contano sulla punta delle dita ed i “cattivi” praticano nella realtà il peggiore degli incubi che una società possa attuare.
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“Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l’inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo...”
Questo l'incipit letterario di The Road, di Cormac McCarthy, che ben rende, nella sua essenza, anche l'atmosfera di ansia e di gelo di questa trasposizione cinematografica.
Un'ansia e un gelo assolutamente funzionali e coerenti alla durezza della storia narrata, che ci restituiscono con fedeltà toccante la morsa che stringe corpo e anima nell'inverno post-catastrofico fotografato da McCarthy nel suo libro.
Per tutto il film sono inevitabili la tensione e il brivido freddo che ci serpeggiano addosso, lungo la schiena e nella mente, poiché la trama prevede un estenuante viaggio e una continua lotta per la sopravvivenza di un padre ed un figlio alle prese con un'umanità in cui i “buoni” si contano sulla punta delle dita ed i “cattivi” praticano nella realtà il peggiore degli incubi che una società possa attuare...
Ma non appena l'orrore si affaccia sulla scena, il regista ci mostra solo quanto basta a farci arpionare il bracciolo della poltrona per qualche istante.
Non gli interessa spingere sull'acceleratore del macabro oltre la soglia del sopportabile (rischio che ha saputo evitare con grande sobrietà e rigore): vuole piuttosto che lo spettatore veda solo quello che gli stessi personaggi vedono e nello stesso lasso di tempo, a volte rapidissimo.
Così la nostra immedesimazione e il nostro coinvolgimento risultano più completi ed è meno offuscata la nostra capacità di intuire che oltre il grigio e la paura c'è dell'altro, qualcosa di molto profondo e radicato nell'intensità di questa storia e dei suoi protagonisti e che merita una visione al cinema.
Per evitare spoiler il più possibile, dirò che il messaggio di speranza di cui molti parlano sta nell'eredità: quello di buono che lasciamo alle generazioni future non va sprecato e anzi viene assorbito più di quanto noi stessi crediamo possibile e addirittura migliorato. Davvero l'allievo supera il maestro e le colpe dei padri non ricadono sui figli, ma anzi trovano riscatto nello sguardo puro di un bambino.
Nota di merito per la bravura del “vecchio” Viggo Mortensen e del giovane Kodi Smit-McPhee...
E nota di demerito per la distribuzione italiana che ha catapultato in piena primavera un film così prettamente invernale. Non lasciate che questo vi scoraggi. Buona visione.
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fabian t.
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giovedì 3 giugno 2010
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pesante, incompleto, deprimente
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L'unica piccola curiosità che mi ha scaturito la triste visione di questo pseudo-film è: chi gliel'ha fatto fare al bravo Viggo Mortensen di impegnarsi così tanto in una recitazione davvero lodevole quando tutto il resto sembra palesemente non funzionare affatto? Ti aspetti infatti che accada qualcosa, ma non accade nulla. Ti immagini che la morbosa violenza abbia un significato ma non c'è, oltre all'irritazione prodotta nello spettatore. Credi che un insegnamento o un messaggio di qualsiasi tipo venga infine fuori, ma non c'è nulla di nulla. Magari, pensi, è un film con risvolti horror? Nemmeno! E allora? Solo e soltanto una lunga e tediosa sequenza di cupo pressapochismo narrativo, senza alcuna struttura o idea, che ti porta a un finale così barbaramente prevedibile e patetico da non crederci.
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L'unica piccola curiosità che mi ha scaturito la triste visione di questo pseudo-film è: chi gliel'ha fatto fare al bravo Viggo Mortensen di impegnarsi così tanto in una recitazione davvero lodevole quando tutto il resto sembra palesemente non funzionare affatto? Ti aspetti infatti che accada qualcosa, ma non accade nulla. Ti immagini che la morbosa violenza abbia un significato ma non c'è, oltre all'irritazione prodotta nello spettatore. Credi che un insegnamento o un messaggio di qualsiasi tipo venga infine fuori, ma non c'è nulla di nulla. Magari, pensi, è un film con risvolti horror? Nemmeno! E allora? Solo e soltanto una lunga e tediosa sequenza di cupo pressapochismo narrativo, senza alcuna struttura o idea, che ti porta a un finale così barbaramente prevedibile e patetico da non crederci. Inoltre, il grigiore diffuso in tutto il film è un arcobaleno rispetto all'insopportabile pesantezza della sceneggiatura il cui unico fine, dal primo all'ultimo minuto, è DEPRIMERE in tutte le maniere l'ignaro spettatore. E poi, altra incognita, si parla superficialmente di un dio o di qualcosa del genere ma poi tutto sfuma nel nulla più totale, senza alcun approfondimento. Ma come si fa a fare un film simil-catastrofico con tali premesse e risultati?
Infine, cosa più grave di tutte, almeno dal mio punto di vista, è l'abominevole idea di considerare "The road", la strada appunto, da sempre fonte di ispirazione e vita in tutte le espressioni artistiche del mondo, un elemento negativo da evitare per non soccombere. La strada? Ma per favore!!! Inaccettabile e fuorviante, come minimo. Che vergogna... Il regista dovrebbe 'mangiarsi' da solo, assieme agli sceneggiatori e ai produttori! Film come "Interceptor - Il guerriero della strada", "Lo spaventapasseri" o "L'ultimo uomo sulla terra", solo per citarne alcuni, sono dei veri capolavori confronto al pessimo "The road".
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algernon
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mercoledì 2 giugno 2010
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noioso
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prima di andare ho letto i commenti su mymovies, quasi tutti positivi, tranne un paio che mi hanno lasciato la pulce nell'orecchio (opidum, edward teach). oggi l'ho visto e veramente l'ho trovato piuttosto noioso e banale. i due protagonisti fanno un lungo viaggio e devono cercare cibo e difendersi dai predoni. tutto qua. piuttosto scontato. l'unico spunto interessante e` quello del bambino che si accorge che il padre sta diventando come gli altri, ma è appena un'attimo.
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oscarf
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mercoledì 2 giugno 2010
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ottimi interpreti. un altro grande mortensen
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A prima vista sembrava l'ennesimo film post apocalittico. Magari uscito sulla scia del parzialmente riuscito Codice genesi. L'ambientazione e il contesto (umanità decimata, imbarbarimento, natura distrutta,...) fanno da sfondo ad una vicenda umana e profonda. Il rapporto tra un padre un figlio. La responsabilità dell'uno e l'amore dell'altro. La lenta fine di uno e la crescita dell'altro. Sentimenti e valori che possono tenere in vita, più che un corpo, un'anima "il fuoco". Un film che non può far a meno di commuovere, ma che ti conquista anche per l'angoscia di chi vive nell'incertezza del futuro e nel continuo pericolo.
Certo, se uno dal cinema vuole trovare solo distrazione e una storia facile, dove a "vincere" sono sempre i buoni, allora è meglio che non guardi questo film.
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A prima vista sembrava l'ennesimo film post apocalittico. Magari uscito sulla scia del parzialmente riuscito Codice genesi. L'ambientazione e il contesto (umanità decimata, imbarbarimento, natura distrutta,...) fanno da sfondo ad una vicenda umana e profonda. Il rapporto tra un padre un figlio. La responsabilità dell'uno e l'amore dell'altro. La lenta fine di uno e la crescita dell'altro. Sentimenti e valori che possono tenere in vita, più che un corpo, un'anima "il fuoco". Un film che non può far a meno di commuovere, ma che ti conquista anche per l'angoscia di chi vive nell'incertezza del futuro e nel continuo pericolo.
Certo, se uno dal cinema vuole trovare solo distrazione e una storia facile, dove a "vincere" sono sempre i buoni, allora è meglio che non guardi questo film. Se invece piace vedere una "bella" storia, delle ottime interpretazioni (anche il cameo di Duvall) e lasciare che il cinema esplori anche le zone meno felici della nostra esistenza. Allora buona visione.
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[+] e' meglio non guardarlo proprio questo film...
(di fabian t.)
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joker_95
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mercoledì 2 giugno 2010
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angosciante
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I un mondo terminale di un America desolata, con alberi che cadono e terremoti frequenti che non spaventano più nemmeno i protagonisti, un padre, di cui non si saprà mai il nome, viaggia con il suo "bambino" per raggiungere la costa. Questo è il tema di THE ROAD. Oltre allo sfondo angosciante, che ti fa capire la drammaticità del film, c'è anche una situazione di sopravvivenza estrema con persone diventate cannibali che per sfamarsi, prendono persone mettendole in cantine buie. Mentre la maggior parte delle persone fa questo, il padre cerca di sfamare il proprio figlio andando dentro case e supermercati abbandonati a cercare un pò di cibo. Questa è anche la storia di un padre che, dopo aver perso la moglie, ha come unico scopo della vita difendere il proprio figlio dalle persone "cattive" che incontrano durante il loro viaggio.
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I un mondo terminale di un America desolata, con alberi che cadono e terremoti frequenti che non spaventano più nemmeno i protagonisti, un padre, di cui non si saprà mai il nome, viaggia con il suo "bambino" per raggiungere la costa. Questo è il tema di THE ROAD. Oltre allo sfondo angosciante, che ti fa capire la drammaticità del film, c'è anche una situazione di sopravvivenza estrema con persone diventate cannibali che per sfamarsi, prendono persone mettendole in cantine buie. Mentre la maggior parte delle persone fa questo, il padre cerca di sfamare il proprio figlio andando dentro case e supermercati abbandonati a cercare un pò di cibo. Questa è anche la storia di un padre che, dopo aver perso la moglie, ha come unico scopo della vita difendere il proprio figlio dalle persone "cattive" che incontrano durante il loro viaggio. The road è un film che ti trasmette per 2 ore un'angoscia che pochi film di oggi riescono a fare. Con dialoghi scarni e una musica d'impatto. Viggo Mortensen è bravissimo nell'interpretazione di un padre che insegna al proprio figlio a cavarsela da solo per quando lui non ci sarà più. Il bambino, a differenza del padre, è l'unico che cerca speranza in nuove amicizie, in un mondo in cui non c'è più da fidarsi di nessuno.
Charlize Theron è la bella madre e moglie andata via di casa, incapace di reggere la situazione, che compare nei sogni e nei ricordi del proprio marito.
Un gran film emozionante, ben diretto e ben interpretato.
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www.cine-amando.blogspot.com
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martedì 1 giugno 2010
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angosciante, apocalittico, simbolico...
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Tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCharty (autore di Non è un Paese per Vecchi): la Terra, sconvolta da un disastro non meglio specificato, è divenuta landa cupa, fredda ed abitata da pochi sopravvissuti, impauriti ed affamati. Un Padre (Viggo Mortensen) e suo Figlio si mettono in cammino verso sud, in cerca del mare: hanno con loro pochi stracci, misere razioni di cibo ed una pistola con due pallottole, per difendersi o per per farla finita qualora dovesse accadere il peggio, che in un mondo abbrutito e senza più civiltà significa cadere nelle mani dei cannibali. Lottano contro il freddo e gli stenti, sono continuamente in pericolo, fanno incontri rischiosi e spiacevoli, ma preseguono senza fermarsi, perchè consapevoli di essere gli ultimi portatori del "fuoco", quel che resta di un'umanità immiserita ed arida.
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Tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCharty (autore di Non è un Paese per Vecchi): la Terra, sconvolta da un disastro non meglio specificato, è divenuta landa cupa, fredda ed abitata da pochi sopravvissuti, impauriti ed affamati. Un Padre (Viggo Mortensen) e suo Figlio si mettono in cammino verso sud, in cerca del mare: hanno con loro pochi stracci, misere razioni di cibo ed una pistola con due pallottole, per difendersi o per per farla finita qualora dovesse accadere il peggio, che in un mondo abbrutito e senza più civiltà significa cadere nelle mani dei cannibali. Lottano contro il freddo e gli stenti, sono continuamente in pericolo, fanno incontri rischiosi e spiacevoli, ma preseguono senza fermarsi, perchè consapevoli di essere gli ultimi portatori del "fuoco", quel che resta di un'umanità immiserita ed arida.
Hillcoat si rivela all'altezza del compito: tradurre in immagini le atmosfere che McCharty ha fissato sulla pagina. Lo fa grazie ad una fotografia perfetta, cinerea e gelida nel ritrarre la desolazione del presente, quanto calda e morbida nell'illuminare i ricordi del passato; a scenografie angosciosamente apocalittiche; ad attori quanto mai credibili, nella loro smunta precarietà; ad un commento musicale elegante e suggestivo. Ma è nella storia che il film ha la sua forza: il mito del viaggio di formazione calato in un mondo in cui il tempo si è fermato e non esiste più futuro, il rapporto fra un padre ed un figlio di intensità quasi religiosa, i dilemmi morali (cos'è il Bene? Chi sono i buoni della Storia e chi i cattivi? Quali valori è ancora possibile trasmettere?) e le diverse scelte di chi si arrende allo scempio dei tempi (la Madre, interpretata da Charlize Theron) e di chi compie un'assunzione di responsabilità estrema, verso un Dio che non si vede ed una civiltà che ha fallito. L'universo di simboli (il fuoco, il bambino, il rifugio, lo scarabeo: solo alcuni fra tanti) si svela nella sua ricchezza senza sillogismi, ma attraverso l'espressività visiva delle immagini. Angosciante, spietato, escatologico, The Road è un film di sconsolata lucidità, ma non rinuncia alla speranza di un'umanità che sappa rinascere dalle proprie ceneri (morali).
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zanamar
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lunedì 31 maggio 2010
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ottimo!
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Ottimo film...fotografia molto ben fatta e favolosi i due protagonisti. Da vedere!
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soldato1978
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lunedì 31 maggio 2010
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favoloso!!!!
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...Chi ha un figlio non può non commuoversi nell'osservare con quanta forza e determinazione questo padre fa di tutto per tenere in vita il proprio figlio in questo mondo ostile e spietato,dove tutto è avverso e niente è come prima...Grande prova di Viggo Mortensen e secondo me sentiremo parlare sempre più spesso di questo ragazzino kodi Smith ottima prova anche la sua...Il film è uscito in america l'anno scorso e la critica pur lodandolo ha messo troppo in evidenza l'aria pessimistica che incombe per tutto il film,che è abbastanza vero però il film è tratto fedelmente(e il regista è riuscito a cogliere perfettamente l'atmosfera del libro cosa non facile) da un famoso libro di Cormac McCarthy che ha vinto per quest'opera un premio pulitzer,per questo e per il fatto che è uscito nelle sale in piena crisi economica il film è stato un flop ai botteghini,in Italia abbiamo dovuto aspettare più di un anno prima che qualche compagnia cinematrografica si decidesse a distribuirlo.
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...Chi ha un figlio non può non commuoversi nell'osservare con quanta forza e determinazione questo padre fa di tutto per tenere in vita il proprio figlio in questo mondo ostile e spietato,dove tutto è avverso e niente è come prima...Grande prova di Viggo Mortensen e secondo me sentiremo parlare sempre più spesso di questo ragazzino kodi Smith ottima prova anche la sua...Il film è uscito in america l'anno scorso e la critica pur lodandolo ha messo troppo in evidenza l'aria pessimistica che incombe per tutto il film,che è abbastanza vero però il film è tratto fedelmente(e il regista è riuscito a cogliere perfettamente l'atmosfera del libro cosa non facile) da un famoso libro di Cormac McCarthy che ha vinto per quest'opera un premio pulitzer,per questo e per il fatto che è uscito nelle sale in piena crisi economica il film è stato un flop ai botteghini,in Italia abbiamo dovuto aspettare più di un anno prima che qualche compagnia cinematrografica si decidesse a distribuirlo...Andate a vederlo è bellissimo!
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