Lola

Due anziane nonne vengono messe a confronto da un caso tragico. Il nipote di Sepa è stato accoltellato e ucciso dal nipote di Puring. Entrambe le donne sono povere e vanno in cerca di denaro. Sepa per poter dare degna sepoltura al nipote e Puring per poter pagare un risarcimento che consenta la liberazione del nipote omicida. La prima somma offerta da Puring a Sepa verrà rifiutata ma poi si giungerà a un accordo. Brillante Mendoza, la cui rapidità produttiva si va avvicinando a quella del Kim Ki Duk di pochi anni fa, procede nella sua ricerca mostrando una tenuta di continuità stilistica che, questa volta si esercita su una tematica in parte divergente. Finora il regista filippino si era distinto come una sorta di cantore desolato dello squallore umano indagato nelle sue pieghe (e piaghe) più oscure e purulente. Con Lola (che in filippino significa nonna) lo squallore non sta più nel mostrare ma nel fare 'sentire' come la società che circonda gli anziani sia nei loro confronti assolutamente indifferente (quando non ostile).
La Manila che Mendoza ci fa percorrere seguendo la ricerca di denaro da parte delle due donne non è quella dei quartieri alti (che vedremo solo in un'inquadratura molto significativa verso la fine) ma quella degli affollati sobborghi che pullulano di un'umanità relegata ai margini. Mendoza riesce a far percepire allo spettatore il dolore che attraversa queste vite ma, ancora una volta, lo fa convinto che la scelta di sovraccaricare la colonna sonora di suoni e rumori incessanti e ad alto volume costituisca una cifra stilistica applicabile sempre ed ovunque. Non è così ed è forse giunto il momento che il regista se ne renda conto. Lola avrebbe tratto un enorme guadagno da qualche pausa sonora che invece non viene caparbiamente concessa. In nome di non si bene cosa. 