ripagrandeluca
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domenica 27 giugno 2010
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carino e leggero
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carino peccato che si banalizzi nel finale
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dario
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lunedì 21 giugno 2010
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altalenante
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La storia è esile, i personaggi caricaturati, ma l'atmosfera è quella giusta e la musica, eseguita magistralmente, salva tutto. Buona la regia e splendida la fotografia. Non male la recitazione, anche se un po' sopra le righe. Brava la ragazza per intensità espressiva (difficile perchè poco chiaro a cosa sia rivolta).
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fogo89
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giovedì 17 giugno 2010
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un film semplice ma profondo.
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Nonostante non abbia una trama del tutto innovativa, il film è semplice ma profondo, capace di essere una commedia grottesca non invadente, non troppo lenta ma neanche troppo veloce. Discutibile forse, la scelta di far parlare i doppiatori con accento russo, cosa la quale, può dar fastidio o comunque chiedere agli spettatori di adeguarsi.
Buona regia. Ottima interpretazione e scelta del cast.
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g. romagna
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domenica 13 giugno 2010
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il concerto
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Andrei Filipov, grande direttore d'orchestra russo, ha smesso di dirigere dopo che un funzionario brezneviano ha rotto la sua bacchetta durante un'esibizione parigina dichiarandolo "nemico del popolo" in quanto reo di far suonare musicisti ebrei. Dopo circa trent'anni è impiegato come addetto alle pulizie del teatro moscovita in cui dirigeva. Un giorno ruba un fax in cui legge che l'orchestra è stata invitata a suonare a Parigi, proprio in quel teatro in cui fu stroncata la sua carriera. La tentazione è forte, ed Andrei cerca di ricomporre la sua vecchia squadra di epurati. A loro si unisce una giovane e celeberrima violinista, la cui storia si scopre strettamente legata a quella del direttore.
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Andrei Filipov, grande direttore d'orchestra russo, ha smesso di dirigere dopo che un funzionario brezneviano ha rotto la sua bacchetta durante un'esibizione parigina dichiarandolo "nemico del popolo" in quanto reo di far suonare musicisti ebrei. Dopo circa trent'anni è impiegato come addetto alle pulizie del teatro moscovita in cui dirigeva. Un giorno ruba un fax in cui legge che l'orchestra è stata invitata a suonare a Parigi, proprio in quel teatro in cui fu stroncata la sua carriera. La tentazione è forte, ed Andrei cerca di ricomporre la sua vecchia squadra di epurati. A loro si unisce una giovane e celeberrima violinista, la cui storia si scopre strettamente legata a quella del direttore. La via per realizzare un progetto tanto folle è molto difficile, e l'orchestra ricomposta è quanto di più ridicolo e sgangherato si possa immaginare, ma sarà la tenacia a vincere sulle difficoltà, coronando il sogno di Andrei e la sua rivincita, sancita dalle magnifiche note di Tchaikovskij. Spunto narrativo e vicenda di grande lunigmiranza, peccato però che tutto affoghi in dei toni che, ancorchè messi in scena in una commedia, risultano terribilmente e fastidiosamente farseschi. Musiche magnifiche, e la scena del concerto finale riesce a colmare una discreta parte delle lacune che il regista crea per strada, svilendo nella maniera suddetta una storia che avrebbe potuto essere sviluppata in maniera assai più brillante con solo un pizzico in più di serietà. A dir poco irritante il doppiaggio italiano che scimmiotta l'accento russo, scelta a dir poco inqualificabile.
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movie response
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lunedì 7 giugno 2010
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per gli amanti della musica classica
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Il grande direttore Andreï Filipov dell’orchestra del Bolshoi, nella Russia del regime comunista del 1980, durante l’esecuzione del concerto per violino e orchestra op.35 di Tchaikovsky, preparato con dedizione e precisione maniacale, viene clamorosamente interrotto da disposizioni del regime a causa di alcuni componenti ebrei della sua orchestra. Questa umiliazione lo porterà a cercare con frustrazione per 30 anni l’opportunità di poter rieseguire quel concerto, ovvero soddisfare il sogno di una vita. L’occasione gli si presenterà grazie ad un fax inviato alla nuova orchestra del Bolshoi... A quel punto solo la violinista Anne Marie Jacquet sarà la prediletta di Andreï, in grado di sostituire la musicista che 30 anni prima aveva accompagnato Andreï Filipov nella sua “follia”.
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Il grande direttore Andreï Filipov dell’orchestra del Bolshoi, nella Russia del regime comunista del 1980, durante l’esecuzione del concerto per violino e orchestra op.35 di Tchaikovsky, preparato con dedizione e precisione maniacale, viene clamorosamente interrotto da disposizioni del regime a causa di alcuni componenti ebrei della sua orchestra. Questa umiliazione lo porterà a cercare con frustrazione per 30 anni l’opportunità di poter rieseguire quel concerto, ovvero soddisfare il sogno di una vita. L’occasione gli si presenterà grazie ad un fax inviato alla nuova orchestra del Bolshoi... A quel punto solo la violinista Anne Marie Jacquet sarà la prediletta di Andreï, in grado di sostituire la musicista che 30 anni prima aveva accompagnato Andreï Filipov nella sua “follia”.
Film dallo spirito deciso e finemente umoristico, in grado di suscitare emozioni e capace di far riflettere. Caso esemplare la frase che Andreï Filipov rivolge al vecchio dirigente comunista: “Pensaci, cos'è un concerto? Tante persone che si uniscono per un unico obiettivo, trovare l'armonia, questa è la musica, è la musica il vero comunismo!”
Ben evidente la vena ironica e farsesca, tipica di un film francese di questo stampo, a tratti grottesca e un po’ semplicistica dello stereotipo del comunismo e dei luoghi comuni sugli ebrei.
E’ bene tener presente che il film parla di musica, della bellezza armonica di un concerto dallo spirito romantico, e non pretende di essere un documentario storicamente attendibile.
Per gli amanti della musica classica: un film che vale la pena di vedere... e anche di rivedere una seconda volta se possibile, per apprezzarlo al meglio! Finalmente un po' di sana musica classica e un finale emozionante con tanti minuti di puro Tchaikovsky! La pellicola riesce a trasmettere le vibrazioni e le emozioni ispirate dall’ascolto del concerto per violino e orchestra op.35 del grande compositore, esponente del romanticismo russo.
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movie response
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venerdì 4 giugno 2010
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un bel film d'autore!
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Un bel film d'autore!
Finalmente un po' di musica classica come si deve e un finale con 20 minuti di puro Tjaikovsky! Film dallo spirito deciso e finemente umoristico, in certi momenti in grado di suscitare emozioni.
Divertente ironia sullo stereotipo del comunismo e dei luoghi comuni sugli ebrei.
Per gli amanti della musica classica: un film che vale la pena di vedere... e anche di rivedere una seconda volta se possibile, per apprezzarlo al meglio!
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venerdì 4 giugno 2010
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bel film d'autore!
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Un bel film d'autore!
Finalmente un po' di musica classica come si deve e un finale con 20 minuti di puro Tjaikovsky!
Film dallo spirito deciso e finemente umoristico, in certi momenti in grado di suscitare emozioni.
Divertente ironia sullo stereotipo del comunismo e dei luoghi comuni sugli ebrei.
Personaggi ben caratterizzati e dallo spirito coinvolgente.
Per gli amanti della musica classica: un film che vale la pena di vedere... e anche di rivedere una seconda volta se possibile, per apprezzarlo al meglio!
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gabriella
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giovedì 20 maggio 2010
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uno spartito d'eccezione
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Ancora una volta Mihaileanu usa l'arma dell'ironia per raccontare e per sanare le ferite di chi nella vita ha subito umiliazioni e privazioni, ben consapevole che è il mezzo più efficace e sottile per incidere come un bisturi tra le piaghe di una rigida dittatura repressiva quale fu il regime di Breznev.
Andrej Filipov , ex direttore d'orchestra al Bolshoi , ridotto a fare le pulizie nel teatro stesso per non aver voluto cacciare dalla sua orchestra dei musicisti ebrei trent'anni prima, per un fortuito caso del destino, si trova tra le mani un fax d'invito dal theatre Chatelet di Parigi. Deciso a ritrovare l'armonia suprema, spezzata tanti anni prima, si spaccia per l'attuale direttore d'orchestra del teatro russo e dopo non poche traversie riunisce i vecchi amici musicisti con qualche bizzarra aggiunta gitana con l'intento di suonare il concerto della loro vita.
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Ancora una volta Mihaileanu usa l'arma dell'ironia per raccontare e per sanare le ferite di chi nella vita ha subito umiliazioni e privazioni, ben consapevole che è il mezzo più efficace e sottile per incidere come un bisturi tra le piaghe di una rigida dittatura repressiva quale fu il regime di Breznev.
Andrej Filipov , ex direttore d'orchestra al Bolshoi , ridotto a fare le pulizie nel teatro stesso per non aver voluto cacciare dalla sua orchestra dei musicisti ebrei trent'anni prima, per un fortuito caso del destino, si trova tra le mani un fax d'invito dal theatre Chatelet di Parigi. Deciso a ritrovare l'armonia suprema, spezzata tanti anni prima, si spaccia per l'attuale direttore d'orchestra del teatro russo e dopo non poche traversie riunisce i vecchi amici musicisti con qualche bizzarra aggiunta gitana con l'intento di suonare il concerto della loro vita. Così la sgangherata e improbabile compagnia di artisti si ritrova in una frenetica e moderna Parigi fino all'acclamata esibizione finale.
Il ritmo del film è travolgente, ci si lascia risucchiare dal vortive inarrestabile dove è proibito tirare il freno a mano, che metterebbe in discussione ii susseguirsi di grotteschi e funanbolici avvenimenti, come la falsificazione dei passaporti all'aeroporto, sotto il naso della polizia,o il disertare le prove d'orchestra con giustificazioni assurde e fantasiose, si rimane nel gioco e ci si diverte.
Mihaleanu sceglie una lingua universale come la musica per riunire gli uomini di qualsiasi razza, credo o ideologia appartengano, stemperando e predisponendo anche il più duro e cinico degli animi, liberando il sogno racchiuso in ognuno di noi, dove niente è impossibile. Perchè quando si è stati schiantati dalla vita, è lecito, anzi doveroso sognare in grande, per riscattare la dignità, che è propria di ogni essere umano, è per riscattare la memoria di coloro non possono più raccontare nulla, sepolti in uno dei tanti luoghi di deportazione.
La tensione sonora arriva ai centri nervosi, rilassandoli, è l'antidoto al dolore e si esce dal cinema tra le note del concerto
n. 35 per violino e orchestra di Tchaikoski, sul quale il regista rumeno ha scritto la sua partitura.
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thundercrack
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giovedì 13 maggio 2010
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un "capolavoro"... da perdere!
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no, davvero non capisco l'entusiasmo di critica e pubblico per questo film decisamente mediocre.
portato alla visione da un amico che me lo aveva descritto come un capolavoro ne esco tramortito ed estremamente deluso. un guazzabuglio di cliché e approssimazione come nei peggiori polpettoni hollywoodiani. la struttura narrativa è scontata. i nessi e le chiavi interpretative sono suggerite da una recitazione macchiettistica. i dialoghi sono inverosimili. la trama è melensa e fuori dal tempo. non si capisce (ma ammetto di essermi assopito più volte... ) in che contesto storico dovrebbero essere ambientate le vicende che si narrano: prima dell'89? così parrebbe da alcune trovate pseudo-comiche che vorrebbero mettere alla berlina il bolso, burocratico e vessatorio apparato di regime.
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no, davvero non capisco l'entusiasmo di critica e pubblico per questo film decisamente mediocre.
portato alla visione da un amico che me lo aveva descritto come un capolavoro ne esco tramortito ed estremamente deluso. un guazzabuglio di cliché e approssimazione come nei peggiori polpettoni hollywoodiani. la struttura narrativa è scontata. i nessi e le chiavi interpretative sono suggerite da una recitazione macchiettistica. i dialoghi sono inverosimili. la trama è melensa e fuori dal tempo. non si capisce (ma ammetto di essermi assopito più volte... ) in che contesto storico dovrebbero essere ambientate le vicende che si narrano: prima dell'89? così parrebbe da alcune trovate pseudo-comiche che vorrebbero mettere alla berlina il bolso, burocratico e vessatorio apparato di regime. ma... con internet e i cellulari??? e allora forse si tratta dell'oggi: ma in questo caso l'inverosimiglianza della sceneggiatura sarebbe ancora più evidente. in una sequenza un vecchio e nostalgico burocrate del partito è atteso a parigi da alcuni militanti del PCF che inneggiano a slogan da anni'50 e non stanno nella pelle per l'arrivo di "un vero comunista russo". ma ve lo immaginate??? nemmeno la combricola di peppone! last but not least, il doppiaggio italiano è intollerabile. l'inconcepibile scelta di attribuire a dei russi in russia un accento italo-slavo da cabaret di quart'ordine indispone. a quando un film ambientato in america con gli americani che parlano come heater parisi e dan peterson?
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niccorizzo
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venerdì 7 maggio 2010
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questo è il vero comunismo
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Quanti commenti negativi! E' un ottimo film, ben diretto e soprattutto lascia un bel messaggio...oddio, non nego che ci siano delle sbavature qua e là ( tra queste il doppiaggio), ma sono piccoli dettagli
[+] d'accordissimo
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