paride86
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mercoledì 26 settembre 2012
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insipido
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Dal celebre romanzo di Oscar Wilde ecco una trasposizione esteticamente gradevole, gotica e sessualmente ardita.
Tuttavia, nonostante il bel ruolo affidato a Colin Firth, più di qualcosa non funziona in questo film: prima di tutto il protagonista, non abbastanza bello e credibile come Dorian Gray; poi c'è da dire che il risultato complessivo è piuttosto insipido e anche noioso a tratti e che la galleria di personaggi comprimari non è ben sviluppata.
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Dal celebre romanzo di Oscar Wilde ecco una trasposizione esteticamente gradevole, gotica e sessualmente ardita.
Tuttavia, nonostante il bel ruolo affidato a Colin Firth, più di qualcosa non funziona in questo film: prima di tutto il protagonista, non abbastanza bello e credibile come Dorian Gray; poi c'è da dire che il risultato complessivo è piuttosto insipido e anche noioso a tratti e che la galleria di personaggi comprimari non è ben sviluppata.
Facilmente dimenticabile.
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midnightmoonlight
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venerdì 25 maggio 2012
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a "gray" horror story
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Oliver Parker ha partorito un film mediocre, fedelissima rappresentazione dell' epoca wildiana. Scenografia troppo pomposa, dialoghi troppo raffinati, che cozzano contro la spudorata e smodata ricerca della sperimentazione sessuale, il film avrebbe avuto bisogno di essere "sporcato" lessicalmente e "ripulito" scenograficamente. Peccato per Colin Firth, che viene penalizzato dal ruolo di Mentore di Dorian, buona la scelta di Ben Barnes per impersonare la bellezza adolescenziale del personaggio di Wilde. Dorian Gray scende all' inferno, attraversando tutte le "prove" enunciate dallo sceneggiatore Christopher Vogler, compiendo una battaglia che alla fine non prevede nessun ritorno con l' elisir.
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Oliver Parker ha partorito un film mediocre, fedelissima rappresentazione dell' epoca wildiana. Scenografia troppo pomposa, dialoghi troppo raffinati, che cozzano contro la spudorata e smodata ricerca della sperimentazione sessuale, il film avrebbe avuto bisogno di essere "sporcato" lessicalmente e "ripulito" scenograficamente. Peccato per Colin Firth, che viene penalizzato dal ruolo di Mentore di Dorian, buona la scelta di Ben Barnes per impersonare la bellezza adolescenziale del personaggio di Wilde. Dorian Gray scende all' inferno, attraversando tutte le "prove" enunciate dallo sceneggiatore Christopher Vogler, compiendo una battaglia che alla fine non prevede nessun ritorno con l' elisir. Dorian paga lo scotto delle sue malefatte terrene, dei vizi che ha voluto alimentare. Una storia didascalica per l'umanità del terzo millennio.
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argan
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domenica 12 febbraio 2012
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dorian grey
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Film magnifico, ottima trasposizione cinematografica de "Il Ritratto Di Dorian Grey" molto bravo Colin Firth, un pò meno bravo Ben Barnes (ma comunque assolutamente credibile), una pellicola che tiene il suo spettatore incollato alla poltrona per tutta la sua durata, un film che difficilmente lascerà insoddisfatto anche il solito popolino abbituato a film d'azione assolutamente banali, film consigliato.... spero che anche altri lo riterranno gradevole, così come lo ritengo io.
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marko morciano
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martedì 7 febbraio 2012
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un dorian in una chiave "erotica" e trasgressiva
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Londra,periodo Vittoriano. Arriva un affascinante e giovane uomo di famiglia nobile. Inizialmente dall'animo sensibile, Dorian viene subito plasmato dal Lord Wotton, un "diavolo tentatore" sposato a Lady Victoria. Il pittore, Basil Hallward, colpito da sentimenti, che la bellezza del giovane provocava, imprigiona la sua immagine su tela bianca. Il giorno dell'inaugurazione del ritratto, l'affascinante e vulnerabile, Dorian, esprime il desiderio di voler "stringere" un patto col diavolo, pretendendo la giovinezza eterna. Dorian plasmato dall'interesse del Lord Wotton, vive la sua vita tra bordelli e teatri, dedicandosi a passioni sfrenate, frequentando quotidianamente la vita tra l'erotismo in ogni sua forma.
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Londra,periodo Vittoriano. Arriva un affascinante e giovane uomo di famiglia nobile. Inizialmente dall'animo sensibile, Dorian viene subito plasmato dal Lord Wotton, un "diavolo tentatore" sposato a Lady Victoria. Il pittore, Basil Hallward, colpito da sentimenti, che la bellezza del giovane provocava, imprigiona la sua immagine su tela bianca. Il giorno dell'inaugurazione del ritratto, l'affascinante e vulnerabile, Dorian, esprime il desiderio di voler "stringere" un patto col diavolo, pretendendo la giovinezza eterna. Dorian plasmato dall'interesse del Lord Wotton, vive la sua vita tra bordelli e teatri, dedicandosi a passioni sfrenate, frequentando quotidianamente la vita tra l'erotismo in ogni sua forma. A infangarsi è la sua anima, fissata in vista sul muro della sua casa. Impaurito dal deperimento del ritratto, Dorian, decide di nasconderlo dalla vista del gentil pubblico, che affolla la sua dimora insaziabilmente, riponendolo in soffitta. Il giovane capisce che la sua anima sta marcendo, solo quando incontra la figlia di Wotton, di cui, perdutamente, se ne innamora.
La trasposizione del libro su uno schermo non è mai facile, sopratutto se c'è da prolungare una storia che poi così lunga e contorta forse non è; se poi aggiungiamo il fatto che è un classico della letteratura di Oscar Wilde del 1890, le difficoltà diventano ancora maggiori.
Il regista inglese, Oliver Parker, si è confrontato con un "Dorian decadente, interpretato da Ben Barnes; un Dorian dal carattere vulnerabile e, completamente, plasmato dalla figura demonica del Lord Wotton interpretato da Colin Firth, il quale con la sua personalità è riuscito a fissargli una maschera, modificandone i comportamenti a seconda di questa, cancellando ogni traccia della sua sensibile anima e scandalizzando la borghesia inglese.
Gli effetti, che esprimono il marcire del suo "io" dipinto e eterno, rendono ancora meno credibile la storia, che si dilunga e si disperde troppo su scene forti e violente di sangue e sesso sfrenato e, quasi, ripugnante.
Nel complesso, tra scene, attori, movimenti di camera e cura dei dettagli. Voto: 7.
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tiamaster
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lunedì 21 novembre 2011
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film erotico spacciato per horror.
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Dorian gray,secondo me è un film erotico spacciato per horror,infatti per 50 minuti di film c'è solo ed esclusivamente sesso.A parte qualche salto sulla sedia e qualche scena splatter (e non poco) il film e tutto là.Inutile dire che barnes è un pessimo attore,la sceneggiatura non è curata,così come i personaggi che sembrano solo lo sfondo di un quadro mal dipinto.A questo punto mi domando...perchè fare dorian gray???non si faceva prima a fare un altro film???và bhè tanto è un film che verra dimenticato come tanti altri.
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aldo.scarpitta
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domenica 6 novembre 2011
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il ritratto perduto di dorian gray
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Quello che doveva essere l'obiettivo del libro di Oscar Wilde, con la sua imperterrita ricerca della bellezza, è stato fortemente travisato in quella che è difficile considerare una sua trasposizione cinematografica. Tralasciando le innumerevoli inesattezze sparse per la pellicola (comunque una scelta, dato che la trasposizione è da considerarsi libera), il significato dell'arte e la sua immortalità vengono messe da parte per lasciare spazio ad un Dorian Gray vizioso e fin troppo moderno. La cui presentazione nel film dà poco e niente del carattere, lasciando che siano solo i suoi vizi e i suoi eccessi a descriverlo. L'amore per Sybil Vane è banale, nato da una semplice attrazione fisica e morto solo per pietà e compassione.
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Quello che doveva essere l'obiettivo del libro di Oscar Wilde, con la sua imperterrita ricerca della bellezza, è stato fortemente travisato in quella che è difficile considerare una sua trasposizione cinematografica. Tralasciando le innumerevoli inesattezze sparse per la pellicola (comunque una scelta, dato che la trasposizione è da considerarsi libera), il significato dell'arte e la sua immortalità vengono messe da parte per lasciare spazio ad un Dorian Gray vizioso e fin troppo moderno. La cui presentazione nel film dà poco e niente del carattere, lasciando che siano solo i suoi vizi e i suoi eccessi a descriverlo. L'amore per Sybil Vane è banale, nato da una semplice attrazione fisica e morto solo per pietà e compassione. Il magnetismo che l'arte shakespeariana opera sul protagonista, muore senza gloria in un pub dei sobborghi londinesi. Nemmeno vediamo più il pentimento di Dorian, il cui ritratto viene incendiato da Lord Henry e non per suo volere, che quindi continua fino alla fine a rinnegare il passato e a credersi redento. In generale lo spessore di tutti i personaggi si limita alla loro caratteristica distintiva che li rende parte della storia, rendendoli ritratti, potremmo dire, degli uomini che in realtà sarebbero. Lord Henry diventa solo il suo cinismo, forse alleviato in vecchiaia dall'apprensione per la figlia. Basil diventa la sua debolezza, la sua insicurezza. Sybil è il suo amore incondizionato e Jim Vane è la sua vendetta. Tutto il film poi lascia decisamente poco spazio all'immaginazione: l'amore di Basil per Dorian viene orribilmente palesato, l'ironia che nel libro Lord Henry sfoggia davanti alla perpetua giovinezza del protagonista, diventa nel film fastidio e poi rabbia. Tutta la pellicola è grossolana, eccessivamente vuota. E non aver tenuto conto di quello che era l'obiettivo dello scrittore irlandese, è sicuramente una pecca non trascurabile.
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pjmix
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domenica 6 novembre 2011
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eh dorian, dorian..
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Penso che Oscar Wilde avrebbe fatto una smorfia di disappunto vedendo questo film: di sicuro non è fedele al romanzo di Wilde, non tanti al livello della storia (che, in fondo, è riportata "abbastanza" bene), quanto a ciò di cui si parla e a come viene detto. Più di metà del film si concentra sulla vita da "pappone" di Dorian Gray, i dialoghi, quelli veramente importanti nel libro, sono tagliati (ridotti ad una semplice frase ad effetto) o addirittura non pervenuti (perchè troppo complessi e articolati per essere proposti in un film che si propone ad un pubblico vasto). Riprendere un film da un libro, soprattutto se di Wilde, è sempre diffiicile; quì, addirittura, viene trasformato in un banale pseudo-horror, ciò che in realtà un horror non è, tralasciando la parte fondamentale del fatto che Dorian non rappresentasse solo se stesso, ma una casta sociale ben più strutturata e radicata, con i suoi valori malsani, esattamente come il suo ritratto.
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Penso che Oscar Wilde avrebbe fatto una smorfia di disappunto vedendo questo film: di sicuro non è fedele al romanzo di Wilde, non tanti al livello della storia (che, in fondo, è riportata "abbastanza" bene), quanto a ciò di cui si parla e a come viene detto. Più di metà del film si concentra sulla vita da "pappone" di Dorian Gray, i dialoghi, quelli veramente importanti nel libro, sono tagliati (ridotti ad una semplice frase ad effetto) o addirittura non pervenuti (perchè troppo complessi e articolati per essere proposti in un film che si propone ad un pubblico vasto). Riprendere un film da un libro, soprattutto se di Wilde, è sempre diffiicile; quì, addirittura, viene trasformato in un banale pseudo-horror, ciò che in realtà un horror non è, tralasciando la parte fondamentale del fatto che Dorian non rappresentasse solo se stesso, ma una casta sociale ben più strutturata e radicata, con i suoi valori malsani, esattamente come il suo ritratto. E' stato banalizzato un libro che è STORIA per la letteratura inglese e non.
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paolo assandri
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martedì 4 ottobre 2011
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ode al genio wildeiano
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Oliver Parker, con Dorian Gray, trasposto con ossequiosa fedeltà, compie il terzo tributo della sua carriera ad Oscar Wilde, misurandosi questa volta con l’unico romanzo dello scrittore irlandese. La vanità, di cui sia lo scrittore sia il regista tessono un sommesso elogio, senza mancare di sottolinearne l'immenso potere annichilente, trova una perfetta icona nel volto di Ben Barnes, naturalmente in bilico tra l’angelico ed il demoniaco.
Il volto di Dorian, immacolato e candido, sconvolge e ispira il pittore Basil Hallward (Ben Chaplin), che decide di immortalarlo in quella che egli stesso considererà la sua opera meglio riuscita. Dorian, parallelamente a Basil, incontra il fedifrago e cinico Lord Henry Wotton, che diverrà grazie alla sua grandiosa personalità, suo amico-mentore e compagno di ribalderie.
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Oliver Parker, con Dorian Gray, trasposto con ossequiosa fedeltà, compie il terzo tributo della sua carriera ad Oscar Wilde, misurandosi questa volta con l’unico romanzo dello scrittore irlandese. La vanità, di cui sia lo scrittore sia il regista tessono un sommesso elogio, senza mancare di sottolinearne l'immenso potere annichilente, trova una perfetta icona nel volto di Ben Barnes, naturalmente in bilico tra l’angelico ed il demoniaco.
Il volto di Dorian, immacolato e candido, sconvolge e ispira il pittore Basil Hallward (Ben Chaplin), che decide di immortalarlo in quella che egli stesso considererà la sua opera meglio riuscita. Dorian, parallelamente a Basil, incontra il fedifrago e cinico Lord Henry Wotton, che diverrà grazie alla sua grandiosa personalità, suo amico-mentore e compagno di ribalderie. Il cinico Wotton gli apre le porte di una vita depravata e corrotta, annullando assieme a lui l'idea stessa di Morale, la prima e più illustre nemica del Bello, secondo un noto precetto wildeiano.
Di fronte al quadro, il giovane, triste della caducità della sua bellezza e geloso dell’eterna sorte della bellezza ritratta pronuncia uno sciocco giuramento, in cui afferma di poter sacrificare ogni cosa, anche l’anima, purché sia il ritratto di Dorian Gray ad invecchiare al suo posto.
Henry (Colin Fith) lo trascinerà nei quartieri più malfamati di una Londra Vittoriana, ben resa dalla scenografia, nella quale, tra oppio ed assenzio, prostitute e barboni, poco a poco l'innocenza di Dorian lascerà posto alla cattiveria, alla bramosia di piacere di gusto feticistico, alla pura vanità. Condurrà alla morte una giovane attrice per un banale capriccio estetico, sconvolgerà la morale aristocratico-vittoriana dei suoi conoscenti con atti e dichiarazioni sconcertanti e perderà la passione per la vita, decadendo gradualmente nelle torbide acque del peccato. Le mostruosità commesse non lasciano tuttavia segni sul suo volto, gli anni trascorsi non gli valgono rughe o cedimenti fisici: la sua bellezza rimane intatta, e, a pagarne le spese è il ritratto di Basil, che invece invecchia, e su cui si riflettono visivamente tutti i ripugnati comportamenti del più famoso "dandy" londinese.
La sceneggiatura si limita a trasportare qualche geniale dialogo del libro nel film e a sviluppare quasi letteralmente la trama senza particolare fantasia, peraltro superflua quando la fonte è uno degli autori più straordinariamente acuti della storia della letteratura. L’inventiva è lasciata piuttosto alla spettacolarizzazione degli effetti speciali (ad esempio la scena finale) e ai movimenti di macchina inconsulti e frenetici nelle scene di delirio psicomotorio del protagonista.
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simona proietti
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mercoledì 20 luglio 2011
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fiacco
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Ebbene, questo film non mi ha convinta. Non lo trovo interessante, ma non so spiegare nemmeno bene il motivo. C'è solo una scena che mi è piaciuta, quella del cimitero, realizzata molto bene. Il resto è noioso, lento. Macchinoso. Che dire, per fortuna la presenza di ottimi attori (Colin Firt su tutti) ha scongiurato il disastro. Senza di loro, il film avrebbe avuto un peso ancora minore. Inoltre le scene girate quasi esclusivamente in interni, danno una sensazione di claustrofobia. Un film troppo basato sui dialoghi, lunghi e scontati. Due stellette per la fiducia….
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ginger snaps
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domenica 12 giugno 2011
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suggestiva versione del romanzo di oscar wild
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sia nelle immagini che nei dialoghi, mi ha evocato molto il libro e con un fascino molto antico anche se con un che di moderno, ha saputo creare la giusta atmosfera per raccontare ciò che lo scrittore lascia come messaggio. Erano state già fatte in passato altre rivisitazioni, ma questa mi sembra davvero la più fedele. Gli attori assolutamente divini, recitano e si muovono come in un film di altri tempi, la fotografia e le ambientazioni sono straordinarie, la trama avvincente, non lascia nessuno spazio all'immaginazione e non ci sono tempi morti. Bella la riflessione del regista e molto attuale anche l'argomento, ci si domanda se fosse possibile per ognuno di noi avere un ritratto per potersi guardare meglio dentro.
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sia nelle immagini che nei dialoghi, mi ha evocato molto il libro e con un fascino molto antico anche se con un che di moderno, ha saputo creare la giusta atmosfera per raccontare ciò che lo scrittore lascia come messaggio. Erano state già fatte in passato altre rivisitazioni, ma questa mi sembra davvero la più fedele. Gli attori assolutamente divini, recitano e si muovono come in un film di altri tempi, la fotografia e le ambientazioni sono straordinarie, la trama avvincente, non lascia nessuno spazio all'immaginazione e non ci sono tempi morti. Bella la riflessione del regista e molto attuale anche l'argomento, ci si domanda se fosse possibile per ognuno di noi avere un ritratto per potersi guardare meglio dentro. Di sicuro effetto ritengo questo film molto interessante. VOTO 10
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