Dieci inverni |
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Un film di Valerio Mieli.
Con Isabella Ragonese, Michele Riondino, Liuba Zaizeva, Glen Blackhall, Sergei Zhigunov, Sergey Nikonenko.
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Commedia sentimentale,
durata 99 min.
- Italia, Russia 2009.
- Bolero Film
uscita giovedì 10 dicembre 2009.
MYMONETRO
Dieci inverni
valutazione media:
2,98
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Dove sono i tempi d'una volta, per Giunone!di valerio salviFeedback: 5 |
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domenica 27 dicembre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando ci voleva per fare il mestiere anche un pò di vocazione! Se mi torna alla mente De Andrè un motivo c'è. Ma soprattutto un motivo c'è se mi torna alla mente questa frase, tanto da farne un titolo. Mi ricorda un momento della mia vita in cui credevo che bastasse una buona idea per rendere un prodotto apprezzabile e ben riuscito. Mi ricorda quando credevo che lo stesso De André fosse riuscito perché abile nel farsi venire in mente delle buone idee. Poi scoprii che non era così. Scoprii che il cantautore era solito passare intere giornate (anzi nottate) nel modellarle affinchè fossero funzionali al testo della canzone. Intere nottate passate a cancellare, riscrivere, per un vocabolo, per una virgola messa nel posto sbagliato e che cambiata d'ordine dava un risultato decisamente migliore. Di questa dedizione nel film c'è ben poco. Una sceneggiatura che abbraccia dieci anni e in cui non succede nulla (ce ne voleva per non far succedere nulla in dieci anni!). Una regia che si preoccupa di lavorare solo per se stessa, non spia mai, non inventa, non immagina, non si propone al servizio dell'immagine. In effetti per parlare di caratteristiche tecniche ci vorrebbe tutto un altro prodotto. Quello che sconvolge davvero è la totale assenza di una ricerca artistica, di un emozione vera, di una storia che cerca di crescere attraverso gli eventi (non ce n'è uno nemmeno a pagarlo oro). La scontatezza della successione arriva allo spettatore molto, ma molto, ma molto prima di quello che si vuol far credere e da qui l'inevitabile noia del sapere già tutto. La storia non rischia mai. Mai. E questa forse è la delusione maggiore. Perchè, chi è attento alle problematiche sociali del nostro paese, capisce subito che è un problema decisamente italiano. Tutto passa per carino, simpatico, allegro. E mai per stupendo, tragico, sangue, carne amore e morte. Perchè ormai, è bene che ce lo diciamo dritti in faccia, "Moriamo per delle idee, vabbè ma di morte lenta". Cosa rimane di questo film che ci possa far rifletere in maniera profonda? Forse che lo spettacolo, che l'arte, non serva più a questo? Che ormai serva solo ad intrattenere con storie che non sono poi così lontane da "Uomini e donne"? In conclusione vorrei dire che un film così non va criticato (la mia infatti l'ha preso come spunto per dire dell'altro), ma non va proprio visto. E non mi rivolgo soltanto a chi sta elaborando una sua ricerca artistica in campo cinematografico e in altri, ma anche a chi è in cerca di un emozione vera e che si ricorda di quando l'arte ce la dà davvero. Non vorrei che quelle stesse persone che si sono emozionate davanti a film come "I ponti di Madison County" O "The eternal sunshine of spotless mind", tanto per citare due storie completamente diverse, ma entrambe molto ben riuscite, ora per mancanza d'altro s'accontentassero di ritrovarla in film come "Dieci inverni".
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