roy
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giovedì 22 maggio 2008
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singolare e intelligente
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Un film singolare e intelligente, che ho visto in anteprima a Luino (città natale di Sarah Maestri).Bravissime le attrici a mostrarsi sopra le righe per poi declinare nella malinconia, pressoché perfetto nel ruolo Serughetti, grandi presenze di Tinto Brass e Rosalinda Celentano. Una bella prova di scrittura, regia e recitazione, che merita molto.
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salparadise
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giovedì 17 aprile 2008
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lettera aperta a edoardo bacattini
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Sono a tutti gli effetti un produttore e distributore indipendente e, di conseguenza, il primo critico del film, delle scelte di regia e della sceneggiatura. Credo sia però doveroso scindere la questione imprenditoriale e le sue implicazioni empaticamente condivisibili da quella autoriale.
Ringrazio chi ci da atto di aver costruito con poco e niente un prodotto che, al di la delle legittime opinioni, i più giudicano godibile.
Passando al giudizio critico, è evidente che l’approccio debba essere necessariamente molto più ampio.
E’ vero è un film indipendente, fatto con poco, ma, a onor del vero, questo non può e non deve essere un alibi.
“Cosa sarebbe cambiato se avessimo avuto più mezzi?”
Visivamente molto.
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Sono a tutti gli effetti un produttore e distributore indipendente e, di conseguenza, il primo critico del film, delle scelte di regia e della sceneggiatura. Credo sia però doveroso scindere la questione imprenditoriale e le sue implicazioni empaticamente condivisibili da quella autoriale.
Ringrazio chi ci da atto di aver costruito con poco e niente un prodotto che, al di la delle legittime opinioni, i più giudicano godibile.
Passando al giudizio critico, è evidente che l’approccio debba essere necessariamente molto più ampio.
E’ vero è un film indipendente, fatto con poco, ma, a onor del vero, questo non può e non deve essere un alibi.
“Cosa sarebbe cambiato se avessimo avuto più mezzi?”
Visivamente molto. Trovatemi film che con 35 mila euro si muovono all’interno di così tante location? E’ facile fare un film con così poco se si svolge in una stanza. La nostra scommessa e il nostro rischio è stato quello di girare come se i soldi ci fossero. Quindi, nonostante qualche pecca qualitativa, credo la scommessa sia ampiamente vinta.
Personalmente non condivido lo stile di Claudio Serughetti, preferendo l’approccio rigoroso e realistico a quello volutamente estremo del nostro regista, ma non condivido neanche il giudizio di superficialità. Porto un esempio chiarificatore. Uno dei miti di Serughetti è “Borat”, da lui definito un film geniale. Per me è improponibile sia come stile che come sostanza. Penso però che un regista possa, e mi sento di sottoscrivere che è questo il caso, decidere consapevolmente di adottare uno stile macchiettistico, surreale e dissacratorio, senza essere sciatto oppure Kitsch o ancor peggio ridicolo o pretenzioso.
Se paragoniamo le scarpe ritratte nelle polaroid di Andy Warhol a quelle della contadina dipinte da Van Gogh, sarebbe fin troppo semplice definire le prime con gli stessi termini appena usati. Le polaroid di Warhol sono semplicemente (vedere in proposito gli studi di Jameson) diverse, dichiaratamente diverse, così come il mondo che rappresentano. Anche l’approccio di Serughetti è diverso e non per questo riducibile a facili stereotipi declassatori. Si tratta solo di raccontare la superficialità e il vuoto di un mondo, il “valore” del potere e del DIO denaro, in un modo anticonvenzionale attraverso lo stile che proprio quel mondo adotta. Se parli di moda e ti chiami Altman puoi fare un film alla Altman, se ti chiami Serughetti e parli di cinema, di un cinema che oggi, in Italia, è sempre più COLLUSO con la televisione hai tutto il diritto di usare uno stile e dei clichè coerenti.
Serughetti, basti pensare a "POLDERS" (prodotto da ARTE - canale televisivo franco-tedesco) sa essere elegante, poetico e rigoroso ma in questo caso ha scelto consapevolmente una strada opposta, che andava percorsa fino alle estreme conseguenze. Definisce egli stesso la sua una commedia SENSUAL – MILITANTE, con evidente auto ironia. Quanto poi all’omaggio a Pasolini credo di poterlo interpretare come un semplice atto d’amore e penso che in questa logica debba e possa essere giudicato.
Criticare il sistema è sempre visto come un atto coraggioso e conseguentemente pericoloso.
Quello che vedrete nel film, presentato con ironia surreale e sempre molto sopra le righe, vorrebbe essere una critica, lucida e tagliente, ad un mondo che, per assurdo, è ancor più ridicolo, kitsch ed improponibile di come è stato rappresentato
...per esperienza diretta
Gianluca De Maria CO-PRODUTTORE e DISTRIBUTORE
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