everlong
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sabato 29 gennaio 2011
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apocalissi interiore
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Moderna apocalissi, tragica e cinica ma fortemente attuale e realistica. Questo film davvero ben fatto trae spunto da una sorta di olocausto fantascientifico (neanche troppo "fanta" in realtà) per sguainare una feroce critica alle dinamiche economiche, religiose e politiche che regolano, o meglio, manipolano i rapporti e le relazioni tra le persone. Mette in evidenza, in maniera piuttosto efficace, come spesso economia, religione e soprattutto politica facciano leva sulla costruzione del terrore e della paura per poter manipolare meglio i comportamenti e le azioni degli individui, siano essi volti al consumo, al voto, al consenso o alla fede. Da qui si innesca una spirale dell'involuzione che trasforma gli esseri umani in prede facili se indotti ad esercitare i loro istinti più atavici (paura in primis) da qualsivoglia forma di potere.
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Moderna apocalissi, tragica e cinica ma fortemente attuale e realistica. Questo film davvero ben fatto trae spunto da una sorta di olocausto fantascientifico (neanche troppo "fanta" in realtà) per sguainare una feroce critica alle dinamiche economiche, religiose e politiche che regolano, o meglio, manipolano i rapporti e le relazioni tra le persone. Mette in evidenza, in maniera piuttosto efficace, come spesso economia, religione e soprattutto politica facciano leva sulla costruzione del terrore e della paura per poter manipolare meglio i comportamenti e le azioni degli individui, siano essi volti al consumo, al voto, al consenso o alla fede. Da qui si innesca una spirale dell'involuzione che trasforma gli esseri umani in prede facili se indotti ad esercitare i loro istinti più atavici (paura in primis) da qualsivoglia forma di potere. Nel terrore siamo più controllabili, più gestibili e più manipolabili, perché siamo spinti a chiedere che il potere venga esercitato in ogni sua forma per riportare stabilità e tranquillità. La prima paura è proprio quella di cambiare, perché siamo troppo convinti dall'abitudine e dalla manipolazione che lo status quo sia meglio, sia preferibile. Pur di credere questo, siamo capaci di negare l'evidenza, di mentire a noi stessi e di lasciarci abbindolare dalla spiegazione più semplice, più banale ma anche più rassicurante. Nelle società il male non è così individuabile come negli insetti giganti e mostruosi che infestano la città, ma anche questo dettaglio è il film stesso a sottolinearlo, in quanto la bestia si cela nella nebbia: sai che c'è ma non sai dove né quando attaccherà; sai che c'è ma non puoi vederla. La nebbia oscura tutto ciò che non deve essere visto. E' questo che sembra suggerirci questo horror un po' sui generis ma dal grande impatto emotivo, fortemente legato ad una sceneggiatura davvero ben scritta. Nonostante la fragilità dell'animo umano emerga in tutta la sua ineluttabilità, in un percorso a ritroso che giunge fino alla radici dell'odio (quasi automatico è il confronto con i moderni conflitti bellici e sociali che attraversano le nostre società), una luce di speranza permane, seppur nella tragedia, nel cinismo e nella devastazione. Una speranza che però va inseguita fino all'ultimo bagliore, con forza, tenacia e resistenza, senza lasciarsi sopraffare dalle dimensioni del mostro che noi stessi abbiamo creato. Un mostro che ha origine all'interno ma che si manifesta al di fuori e intorno a noi; un mostro subdolo, che punta su ignoranza e pregiudizio e che spesso si nasconde nella "nebbia".
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emiliano83
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mercoledì 12 gennaio 2011
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ottimo horror tra paure finte e paure vere
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A distanza di due anni rivedo con piacere un ottimo film, angosciante e capace di generare tensioni come forse pochissimi altri hanno saputo fare. La chiave del successo di Darabont è a mio avviso quella di combinare egregiamente due tipi di paura e di avvenimenti: i primi sovrannaturali e legati come al solito a qualche esperimento dell’esercito sfuggito al controllo, le seconde invece perfettamente reali e umane. La vicenda è basata sicuramente su qualcosa che sappiamo essere di fantasia: i militari aprono una porta verso mondi sconosciuti e da questi calano in massa su un avvolti dalla nebbia mostri, cavallette volanti con pungiglioni biblici, tentacoli, ragni e chi più ne ha più ne metta.
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A distanza di due anni rivedo con piacere un ottimo film, angosciante e capace di generare tensioni come forse pochissimi altri hanno saputo fare. La chiave del successo di Darabont è a mio avviso quella di combinare egregiamente due tipi di paura e di avvenimenti: i primi sovrannaturali e legati come al solito a qualche esperimento dell’esercito sfuggito al controllo, le seconde invece perfettamente reali e umane. La vicenda è basata sicuramente su qualcosa che sappiamo essere di fantasia: i militari aprono una porta verso mondi sconosciuti e da questi calano in massa su un avvolti dalla nebbia mostri, cavallette volanti con pungiglioni biblici, tentacoli, ragni e chi più ne ha più ne metta. Alcuni perfetti sconosciuti si trovano quindi intrappolati in un superato impossibilitati ad uscire ed è qui che si esprime la parte migliore. Da questo punto in avanti infatti Darabont inizia a descrivere i meccanismi umani, le nostre reazioni di fronte alla paura. In una scena del film, a chi obbietta che vivono in una società civile il protagonista (bravissimo) ribatte che è così finche hai un’auto del cibo e puoi chiamare il 911. Togli tutte queste certezze e l’uomo tornerà ad essere l’essere primitivo che è stato in passato. Ed è esattamente quello che succede presto all’interno del supermercato con una predicatrice folle che vede in quell’orrore la prova del castigo divino e chiama a raccolta persone normali ma terrorizzate al nome di espiazione e sacrifici umani; c’è chi non è abituato a credere all’irrazionale e anche di fronte all’evidenza continua a credere nel razionale e finisce inevitabilmente male; c’è chi infine cerca di sopravvivere non impazzendo ma la strada è, come intuibile, irta di pericoli.
Insomma questo horror, che è sicuramente raccontato molto bene e che ha alla base una storia più che valida (con finale molto intelligente a metà tra il pessimistico e l’ottimistico), ha il grande merito di distinguersi da una banale opera splatter proprio perché, seppur fantastico, gioca su paure e comportamenti umani e assolutamente reali. Del resto nello Shining di Kubrick il pericolo principale arrivava proprio da chi era più insospettabile e vicino e non da mostri irreali. Come a dire che l’uomo dovrebbe avere paura prima di tutto di se stesso. E in the Mist questo si coglie alla perfezione. Uno dei migliori horror di sempre.
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alien65
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mercoledì 12 gennaio 2011
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elefantiasi darabountiana
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Probabilmente l'aver letto il racconto riduce notevolmente l'impatto del film che, a differenza di altre produzioni sui racconti di King, ha un budget che è un gradino sopra ad altri film-tv. Conoscendo e amando adolescentemente l'autore si accetta di buon grado il ripetersi dei personaggi, delle situazioni, i sentimentalismi American Style ecc.... però non capisco perchè una delle cose migliori del racconto sia stata cambiata radicalmente lasciando allo spettatore una sensazione volutamente sgradevole: il finale. Spiace che sia proprio Darabount, che aveva già felicemente trasposto altri racconti -anche se eccede in "elefantiasi cinematografica"- abbia trasformato un possibile, flebile messaggio di speranza in una concretezza così amara, forse per dare un ultimo ed inutile shock allo spettatore.
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Probabilmente l'aver letto il racconto riduce notevolmente l'impatto del film che, a differenza di altre produzioni sui racconti di King, ha un budget che è un gradino sopra ad altri film-tv. Conoscendo e amando adolescentemente l'autore si accetta di buon grado il ripetersi dei personaggi, delle situazioni, i sentimentalismi American Style ecc.... però non capisco perchè una delle cose migliori del racconto sia stata cambiata radicalmente lasciando allo spettatore una sensazione volutamente sgradevole: il finale. Spiace che sia proprio Darabount, che aveva già felicemente trasposto altri racconti -anche se eccede in "elefantiasi cinematografica"- abbia trasformato un possibile, flebile messaggio di speranza in una concretezza così amara, forse per dare un ultimo ed inutile shock allo spettatore.
La Gay Harden è una convincente Carmody, Jane è fuori parte.
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simone c.
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lunedì 1 novembre 2010
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la paura
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Non ho letto il libro di S. King da cui è tratta la storia che ha ispirato questo film. La prima cosa che ho notato seguendolo è stato osservare come il regista si sia soffermato più sulle reazioni umane davanti a una situazione incredibile.
Infatti le prime reazioni dei protagonisti di questo film ci fanno rendere conto che non poche persone avrebbero in effetti dubitato dell'esistenza di questi "tentacoli".
E' un film che spazia dentro l'animo umano e nelle sue reazioni e come non notare la scena in cui si parla appunto di "civiltà" o di "civilizzazione" che fin tanto è tutto regolare, quotidiano (come la normalità che viviamo in occidente) gli uomini reagiscono permettendosene forse "il lusso".
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Non ho letto il libro di S. King da cui è tratta la storia che ha ispirato questo film. La prima cosa che ho notato seguendolo è stato osservare come il regista si sia soffermato più sulle reazioni umane davanti a una situazione incredibile.
Infatti le prime reazioni dei protagonisti di questo film ci fanno rendere conto che non poche persone avrebbero in effetti dubitato dell'esistenza di questi "tentacoli".
E' un film che spazia dentro l'animo umano e nelle sue reazioni e come non notare la scena in cui si parla appunto di "civiltà" o di "civilizzazione" che fin tanto è tutto regolare, quotidiano (come la normalità che viviamo in occidente) gli uomini reagiscono permettendosene forse "il lusso".
in poche ore (in 48/72 ore) gli uomini impazziscono e diventano barbari uccidendosi tra di loro pur di trovare una spiegazione e una soluzione alla loro paura.
Questo va detto di questo film: esso descrive come la società di oggi in occidente è controllata ovvero tramite la paura.
La paura del terrorismo, la paura dell'immigrato, la paura che nel film è genericamente mostrato in ombre con tentacoli o zampe che si vedono e non si vedono. Come la nebbia....misteriosa che nasconde l'ignoto. Chi ha il coraggio di andare oltre ? ma attenzione: il destino può essere beffardo.
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pomo_
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venerdì 22 ottobre 2010
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peccato per gli effetti speciali.
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In realtà darei tre stelle e mezzo, una trama ben congegnata, di sicuro un budget maggiore avrebbe giovato all'intero film, ma alla fine il messaggio arriva comunque forte e chiaro grazie all'incredibile finale.
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sixy89
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lunedì 11 ottobre 2010
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a dir poco inquietante e geniale
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Finalmente un horror dove è stata data priorità alla trama rispetto alle scene di azione o splatter. L'aspetto psicologico del film è prepotente.
Una nebbia fitta e impenetrabile...urla che escono dalla nebbia..sconosciute e inquietanti ombre che si muovo all'esterno..è l'eterna e umana paura del buio sostanzialmente, quella che da bambii ci perseguitava, la lotta tra quello che la logica ci dice e il terrore che ci impone il nostro istinto di fronte al buio. Restare fermo in trappola o attraversare l'ignoto?
Questo è ciò che lega ogni persona chi più chi meno alla trama.
Il finale è a dir poco sconvolgente e emotivamente devastante.
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Finalmente un horror dove è stata data priorità alla trama rispetto alle scene di azione o splatter. L'aspetto psicologico del film è prepotente.
Una nebbia fitta e impenetrabile...urla che escono dalla nebbia..sconosciute e inquietanti ombre che si muovo all'esterno..è l'eterna e umana paura del buio sostanzialmente, quella che da bambii ci perseguitava, la lotta tra quello che la logica ci dice e il terrore che ci impone il nostro istinto di fronte al buio. Restare fermo in trappola o attraversare l'ignoto?
Questo è ciò che lega ogni persona chi più chi meno alla trama.
Il finale è a dir poco sconvolgente e emotivamente devastante.
Un film che emrita di esser visto.
voto:9
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darksteel
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domenica 12 settembre 2010
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la nebbia del re
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Ho letto il racconto da poco e devo ammettere che il film è girato davvero bene e trasmette la stessa sensazione di paura dell'ignoto che pervade tutto il racconto omonimo...Il finale è diverso, ma anzi per una volta a mio parere supera l'originale, che è lasciato troppo al lettore. Consigliato assolutamente!
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mr. andrew the photographer
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sabato 31 luglio 2010
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nello stile di stephen king
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Il classico finale agro / dolce (molto più agro che dolce) nello stile dell'autore del racconto. Discreti i dialoghi che evidenziano la variegarietà delle reazioni umane al cospetto di fatti destabilizzanti e completamente al di fuori della normalità. Uno spaccato di quanto negli USA può esistere come reazione al materializzarsi degli incubi.
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porchetto
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domenica 25 luglio 2010
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il re dei b-movies?
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Darabont ha fatto una scelta difficilissima prendendo tra le mani prorpio questo racconto. Ciò che bisogna chiedersi alla fine del film è se ci si trova davanti al più eccelso dei B-movies o al solito horror da quattro soldi. Sicuramente Daramont ha voluto lanciare una più di una strizzata d'occhio ai cultori dei low budget horror, con mostri ridicoli, effetti speciali scadenti e scene che sono vere e proprie citazioni. Non si trova facilmente il confine tra il cine-paradosso e il contesto sociale del film e questo diventa un punto debole e allo stesso tempo la chiave della tensione. Proprio perchè da un certo momento in poi non sono più gli orrori della nebbia a disturbare lo spettatore, ma la fauna umana presente all'interno del supermercato.
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Darabont ha fatto una scelta difficilissima prendendo tra le mani prorpio questo racconto. Ciò che bisogna chiedersi alla fine del film è se ci si trova davanti al più eccelso dei B-movies o al solito horror da quattro soldi. Sicuramente Daramont ha voluto lanciare una più di una strizzata d'occhio ai cultori dei low budget horror, con mostri ridicoli, effetti speciali scadenti e scene che sono vere e proprie citazioni. Non si trova facilmente il confine tra il cine-paradosso e il contesto sociale del film e questo diventa un punto debole e allo stesso tempo la chiave della tensione. Proprio perchè da un certo momento in poi non sono più gli orrori della nebbia a disturbare lo spettatore, ma la fauna umana presente all'interno del supermercato. Ed è questo che fa il film: disturba.
In un ottica pseudo-parodistica si può accettare ghignando la scelta di rivelare la causa della nebbia, dato che in questo modo non si fa altro che aggiungere valore al film. In questo modo tutto il film può diventare una miscela potenissima di ironia che colpisce fuori dallo schermo la pellicola stessa, ma è questa stessa ironia che ci porta soffrire, ma in maniera alienata, le pene dei personaggi. A creare sensazioni di malessere contribuisce anche l'ottimo uso delle inquadrature (che è senza dubbio un pregio, a prescindere dalle intenzioni di Daramont).
Con il finale, in pieno stile "piove sempre sul bagnato", si spezzano tutte le catene col passato del film e della storia dei B-movies. Si apre un nuovo spazio di comunicazione nel quale tutto è da rimettere in discussione e che lascia allo spettatore qualcosa su cui non poter riflettere, costringendolo a lasciare vuoto quello spazio.
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chriss
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lunedì 22 febbraio 2010
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di fronte alla morte...
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Una mattina, dopo la tempesta della nottata precente, una misteriosa nebbia comincia ad avvolgere Bridgton, una cittadina nel Maine. David e suo figlio vanno al supermercato per delle compere. Con loro si aggiunge il vicino di casa, il sig. Norton, con cui David aveva avuto in passato delle discussioni. Anche alcuni militari sono lì, ma tutte le loro licenze verranno presto cancellate. Ormai la nebbia avvolge tutta la città. C' è qualcosa in essa. Dapprima sbucano fuori dei tentacoli. Un ragazzo muore e chi assiste cerca di convincere gli altri. La gente dentro al supermercato inizia ad avere paura. Una grande paura. Una signora, profondamente religiosa, si mette a parlare di Dio, di morte, dell' Apocalissi, spaventando tutti.
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Una mattina, dopo la tempesta della nottata precente, una misteriosa nebbia comincia ad avvolgere Bridgton, una cittadina nel Maine. David e suo figlio vanno al supermercato per delle compere. Con loro si aggiunge il vicino di casa, il sig. Norton, con cui David aveva avuto in passato delle discussioni. Anche alcuni militari sono lì, ma tutte le loro licenze verranno presto cancellate. Ormai la nebbia avvolge tutta la città. C' è qualcosa in essa. Dapprima sbucano fuori dei tentacoli. Un ragazzo muore e chi assiste cerca di convincere gli altri. La gente dentro al supermercato inizia ad avere paura. Una grande paura. Una signora, profondamente religiosa, si mette a parlare di Dio, di morte, dell' Apocalissi, spaventando tutti. E' l' inizio del caos dentro al piccolo supermercato di Bridgton. La gente si divide, nel senso che ha pareri differenti in merito a questa spece di disastro naturale. Ma il fatto è che non si tratta di un disastro naturale... Il sig. Norton prova ad uscire con altre persone, ma l' unica cosa che torna è un corpo a metà legato ad una corda...Chi sta nel supermercato tenterà di sopravvivere all' assalto da parte di mostri venuti da un' altra dimensione. Già, perchè i militari hanno tenuto nascosto il programma " Punta di freccia" che mira ad aprire portali attraverso altre dimensioni. Il finale è un momento di rara drammaticità per un film horror e non ci tengo minimamente a svelarlo. The Mist, di Frank Darabont, è un film horror che colpisce profondamente lo spettatore. Il messaggio di questo film è molto chiaro, potente:tutte le persone, di fronte alla paura della morte, perdono la testa e diventano simili a dei mostri. Proprio come quelli che sono fuori dal supermercato! Per sopravvivere, in situazioni estreme, si è costretti a lottare contro gli altri!The Mist, insomma, ha l' originalità, ma non la pretesa, di mettere a nudo tutte le debolezze degli esseri umani. Consiglio vivamente a tutti di vedere questo interessantissimo film horror del 2007.
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