gus da mosca
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domenica 25 maggio 2008
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il mio ultimo sogno, senza ritorno
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C'e' quasi Linch a suggerire gli incubi che girano nella mente di Hopkins, piu' allucinati e per niente morbosi, molto piu' confusi e molto meno sospesi. C'e' persino l'ultimo Tarantino vintage e neo-pop a istigare la verbosa scena "non-sense" nel fast-food, iniaziata nel deserto su di una Corvette che cambia colore e terminata da quel "cut" che butta lo spettatore fuori dal film e lo mescola alla caotica troupe, come in un ritorno istantaneo all' "Effetto notte" di Truffault. Infine c'e' Hopkins, che recita Hopkins, perduto nei pensieri della sua mente, nel momento creativo di uno script. Il film si scompone e ricompone piu' volte, chiedendo allo spettatore lo sforzo di distinguere l'allucinazione dalla narrazione, la trama vera da quella scritta, provata e cancellata.
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C'e' quasi Linch a suggerire gli incubi che girano nella mente di Hopkins, piu' allucinati e per niente morbosi, molto piu' confusi e molto meno sospesi. C'e' persino l'ultimo Tarantino vintage e neo-pop a istigare la verbosa scena "non-sense" nel fast-food, iniaziata nel deserto su di una Corvette che cambia colore e terminata da quel "cut" che butta lo spettatore fuori dal film e lo mescola alla caotica troupe, come in un ritorno istantaneo all' "Effetto notte" di Truffault. Infine c'e' Hopkins, che recita Hopkins, perduto nei pensieri della sua mente, nel momento creativo di uno script. Il film si scompone e ricompone piu' volte, chiedendo allo spettatore lo sforzo di distinguere l'allucinazione dalla narrazione, la trama vera da quella scritta, provata e cancellata. Gli "Ultracorpi" entrano nei personaggi e li rianimano, cambiandoli, e l'ossessiva citazione del "classico" di Siegel, diventa una chiave di lettura, suggerita, per il film di Hopkins. Il film si impossessa di alcune trovate di stile visivo dell'ultimo Tarantino, ma le usa meccanicamente e non le mette al servizio dell'idea. Cosi' accade che l'abuso dell'effetto visivo, dal flash subliminale al colore cangiante, appesantisce la visione e non trasmette, come si vorrebbe, l'idea di una trama neuronale, percorsa a ritroso e disordinatamente. Comunque nonostante questo errore, che sovraccarica il film di contenuti visivi, l'opera e' interessantissima e va valutata rileggendola piu' volte. Definitivamente un passo avanti nell'evoluzione del linguaggio-cinema.
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sinkro
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martedì 28 dicembre 2010
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mamma mia! sono riuscito a guardarlo tutto!
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Uno sceneggiatore viene a discutere e confrontarsi con i personaggi del film che sta scrivendo.
Un ingarbugliamento totale che si slega un poco alla fine.
In pratica il soggetto è bellino (anche se si era già visto) ma la realizzazione è davvero brutta.
All'inizio non si spiega nulla e ci metto tantissimo per non decollare mai.
La fatica che si prova nel guardarlo è incommensurabile.
Il montaggio: tanto bello vedere cambi di scena repentini, sfumatore e tutti quegli effettini lì. Dopo 20 minuti però hai stancato; non puoi andare avanti per un'altra ora e mezza!
In sostanza se si vuol vedere un film "sui generis" allora si consigliano "Effetto notte" (73, Truffaut) o "i protagonisti" (92 Altman).
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Uno sceneggiatore viene a discutere e confrontarsi con i personaggi del film che sta scrivendo.
Un ingarbugliamento totale che si slega un poco alla fine.
In pratica il soggetto è bellino (anche se si era già visto) ma la realizzazione è davvero brutta.
All'inizio non si spiega nulla e ci metto tantissimo per non decollare mai.
La fatica che si prova nel guardarlo è incommensurabile.
Il montaggio: tanto bello vedere cambi di scena repentini, sfumatore e tutti quegli effettini lì. Dopo 20 minuti però hai stancato; non puoi andare avanti per un'altra ora e mezza!
In sostanza se si vuol vedere un film "sui generis" allora si consigliano "Effetto notte" (73, Truffaut) o "i protagonisti" (92 Altman).
Dimenticatevi di Hopkins-regista che fa un film troppo sperimentale e faticoso senza brio e dinamicità.
Non sobbarcatevi inutilmente questa fatica!
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