fra
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lunedì 25 febbraio 2008
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sapete dirmi?
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I 4 oscar dicono già tutto. Piccola curiosità:qualcuno sa dirmi dov'era nascosto esattamente il killer nella stanza in cui lo sceriffo entra quando torna sulla scena del delitto?
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dude
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lunedì 25 febbraio 2008
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testa o croce?
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Questo è il film dell'anno. I fratellini Cohen si sono dimostrati ancora geniali creatori di film di ogni genere. Passano da "Il grande Lebowski" ad "Non è un paese per vecchi" con una disinvoltura sbalorditiva.
Il film è un connubio da oscar, anzi da ben quattro oscar, di thriller-noir-splatter-commedia americana.
Il gioco della moneta del killer è terrificante, nella sua mano c'è scritto il destino di qualsiasi uomo: testa o croce, ricco o povero, vivo o morto...scegli, amico mio.
La violenza si sente pulsare, è viva e aspetta di essere liberata. Non riuscirà però a sconfiggere un sogno che permetterà la salvezza di un uomo.
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giuseppe marino
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lunedì 25 febbraio 2008
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grande ritorno dei coen, in un film orizzontale
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Il 2007 i film migliori se li era tenuti per il 2008. Buono così.
Spesso i film escono in coppia, legati da un tema o da un’idea. Tipo Fight Club e Sesto Senso, Jesse James e Yuma, La Sottile Linea Rossa e Soldato Ryan (che la dicono lunga sulle differenze fra Malick e Spielberg), Bug’s Life e Zeta la Formica, altri duecento nomi a corroborare questa inutile ipotesi, e poi anche Il Petroliere e Non è un Paese per Vecchi. Entrambi sono latamente western ed entrambi nei primi venti minuti lasciano recitare la terra, le rocce, il cielo, con inquadrature in campi lunghissimi e personaggi persi nell’ambiente, schiacciati al suolo. Poi riprendono la dimensione umana, ma Vecchi, al contrario del film di Anderson, prosegue secco come un osso.
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Il 2007 i film migliori se li era tenuti per il 2008. Buono così.
Spesso i film escono in coppia, legati da un tema o da un’idea. Tipo Fight Club e Sesto Senso, Jesse James e Yuma, La Sottile Linea Rossa e Soldato Ryan (che la dicono lunga sulle differenze fra Malick e Spielberg), Bug’s Life e Zeta la Formica, altri duecento nomi a corroborare questa inutile ipotesi, e poi anche Il Petroliere e Non è un Paese per Vecchi. Entrambi sono latamente western ed entrambi nei primi venti minuti lasciano recitare la terra, le rocce, il cielo, con inquadrature in campi lunghissimi e personaggi persi nell’ambiente, schiacciati al suolo. Poi riprendono la dimensione umana, ma Vecchi, al contrario del film di Anderson, prosegue secco come un osso. I Coen, finalmente ritrovati dopo film fra il quasi imbarazzante e l’imbarazzante pieno, tornano dalle parti di Barton Fink, Crocevia della Morte e Fargo, ma con piglio ancora più fondamentalista. Il loro cinema non è mai stato così asciutto: totalmente privo di colonna sonora, No Country conserva i personaggi caratterizzati e gli intrecci complessi, ma lavorando di sottrazione, suggerendo corrispondenze senza deviare dalla linearità della storia principale. Vecchi sta ai Coen come Straight Story sta a Lynch: un’impostazione registica e narrativa ormai consolidata e conosciuta si manifesta non facendosi maniera, ma al contrario mettendo tutto sotto traccia.
Sono film orizzontali.
In No Country Tommy Lee Jones racconta storie e partecipa alla creazione di una storia nuova, storie senza morale e senza una fine, cose che accadono al di là anche della volontà di chi le mette in atto: l’affidarsi ad una monetina, il ritrovare una valigia piena di soldi e doversi adattare ad una situazione che non lascia margini decisionali. E si vive tutto con una sorta di stanchezza e meccanico distacco, distacco massimo se sei il maniaco Bardem, ma anche distacco del vecchio Jones, restio ad entrare in una meccanica che lo sfiorerà soltanto, tenendolo come voce in campo (molto amata dai Coen, tipo il cow-boy di Lebowski o la coppia di vecchi al bar in Mister Hula Hoop).
Ottimi tutti gli attori, anche Harrelson che, dopo essersi fatto saltare il culo da solo, senza avvertire nessuno, in Thin Red Line, ripropone la sorpresa.
Gran film, da rivedere.
P.S.: c'è qualcosa di inquietante nel fatto che i film americani continuino a proporre parabole sui loro antimiti fondativi, con ricchezze che nascono dal sangue e schizzati, perfettamente a loro agio nell'anonimo interland, che ammazzano persone come se fossero bovini. La cosa inquietante è che in queste analisi sociali e storiche, trasfigurate nei migliori virtuosismi registici, risultano credibili. Eppure non sembrano coscienti, gli americani, di avere (anche) questa immagine per il resto del mondo. Non so bene cosa significhi. A parte che in Italia, salvo rare eccezioni, cercano più che altro di convincerci che stiamo camminando tre metri sopra il cielo.
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grianti
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lunedì 25 febbraio 2008
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pensavo un capolavoro ma lo sottovalutavo
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lascia senza parole proprio come un'autentica opera d'arte. in tutti i personaggi si ritrovano, di abbagliante evidenza, le capacità dei coen d'indagare profondamente l'amino umano. la misericordia del rude caoboi, la lucidità di chi ha scelto di non avere alternative a sè stesso, le dimissioni d'un polismen vittima del buon senso.. ma anche i ruoli minori, tutti, non c'è una sola nota stonata, il film è un concerto perfetto.
l'eccellenza è appannaggio di pochi. gì
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ok
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lunedì 25 febbraio 2008
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carlo
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lunedì 25 febbraio 2008
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i coen come don siegel?
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Davvero un buon film, come tutti quelli dei fratelli Coen.
L'atmosfera, le situazioni, i personaggi e, per molti versi, la trama mi hanno ricordato il "Charley Varrick" di Don Siegel dove uno strepitoso Walter Matthau, nei panni di un disinfestatore-rapinatore (Last of the Independents) di piccolo calibro, si prendeva abilmente gioco di una temibile organizzazione che gli mette alle calcagna uno spietato Killer (Molly).
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mrblonde84
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lunedì 25 febbraio 2008
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call it, friend-o.
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Ho visto il film prima di conoscere gli oscar che ha vinto.La sensazione che ho avuto è di qualcosa di nuovo seppur marca un genere classico come il western. I fratelli Coen destrutturano il genere capovolgendo ogni clichè. Tutto quello che avete visto in un film western, un thriller, un horror, un giallo psicologico non lo vedrete mai in questo. Il protagonista che ha la presunzione del più classico degli eroi da film in realtà non conclude nientem, lo sheriffo non riesce mai a stare dietro al killer (da quì il titolo "non è un paese per vecchi...uomini di un tempo"), il killer che rappresenta il male immotivato. Quale tema più attuale!? Lo scontro finale, classico di questo genere, non avviene mai; il finale incita lo spettatore meno riflessivo a maledire i soldi spesi e ad imprecare il tempo perso.
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Ho visto il film prima di conoscere gli oscar che ha vinto.La sensazione che ho avuto è di qualcosa di nuovo seppur marca un genere classico come il western. I fratelli Coen destrutturano il genere capovolgendo ogni clichè. Tutto quello che avete visto in un film western, un thriller, un horror, un giallo psicologico non lo vedrete mai in questo. Il protagonista che ha la presunzione del più classico degli eroi da film in realtà non conclude nientem, lo sheriffo non riesce mai a stare dietro al killer (da quì il titolo "non è un paese per vecchi...uomini di un tempo"), il killer che rappresenta il male immotivato. Quale tema più attuale!? Lo scontro finale, classico di questo genere, non avviene mai; il finale incita lo spettatore meno riflessivo a maledire i soldi spesi e ad imprecare il tempo perso. Reinventare un genere come fà Tarantino fà sempre bene al cinema!
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faithjano
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lunedì 25 febbraio 2008
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bruttissimo
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un film spezzetato, dove non c'e un minimo di attesa fra un "incontro" e l'altro dei due protagonisti, dove ci sono solo un sacco di pallottole e di sangue.
un film che assomiglia più ad uno di azione, con l'aggiunta della mancanza di un minimo di profilo caratteriale dei protagonisti (a parte il killer psicopatico).
La figura dello sceriffo non si capisce se essere così inutile per la storia appositamente o no, in quanto è una via di mezzo fra un racconto introspettivo e un punto di vista sulla storia curato male.
Concludendo, secondo me manca un idea chiara sul come raccontare la storia, risultato un mix fra introspezione e action movie che non porta lode ne ad uno ne all'altro aspetto, per superficialità e scarsa precisione.
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un film spezzetato, dove non c'e un minimo di attesa fra un "incontro" e l'altro dei due protagonisti, dove ci sono solo un sacco di pallottole e di sangue.
un film che assomiglia più ad uno di azione, con l'aggiunta della mancanza di un minimo di profilo caratteriale dei protagonisti (a parte il killer psicopatico).
La figura dello sceriffo non si capisce se essere così inutile per la storia appositamente o no, in quanto è una via di mezzo fra un racconto introspettivo e un punto di vista sulla storia curato male.
Concludendo, secondo me manca un idea chiara sul come raccontare la storia, risultato un mix fra introspezione e action movie che non porta lode ne ad uno ne all'altro aspetto, per superficialità e scarsa precisione.
forse mi aspettavo troppo, una grossa delusione
il fatto che abbia vinto tutte quelle statuette a mio parere è preoccupante, perche non credo proprio che se le sia meritate (soprattutto quella per il miglior film)
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vaudax
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lunedì 25 febbraio 2008
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il male si e' fatto fiume
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IL MALE SI E' FATTO FIUME.IL NOSTRO FRATELLO FIUME, CHE SOLCA LA NOSTRA MADRE TERRA. NON RESTA CHE SEDERSI SULLE SUE SPONDE E VEDERE PASSARE LA VITA CHE SE NE VA.LA NOSTRA SOCIETA' PUO' STARE SOLO A GUARDARE.NON ABBIAMO PIU'IL POTERE SUL NOSTRO TEMPO.
NON C'E' UNA SCENA RIUSCITA MALE. NON UN PERSONAGGIO FUORI POSTO. IL FILM SUONA CON I RUMORI DELLA NATURA E DEGLI SPARI. AL RITMO LENTO DEL FIUME LA MORTE CI ACCOGLIE COME IL MARE.
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lina / mjolanda
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lunedì 25 febbraio 2008
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si fa presto a dire cinema
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Troppo facile rappresentare la morte che ti ossessiona in un mondo disumano. E proprio perchè è così facile, diventa invece difficilissimo trovare modi veri per dirlo. La verità, si sa, è banale, ma da migliaia di anni si cerca un modo per dirla senza farsi dimenticare. Questa era una buona occasione per sussurrare almeno un concetto, un pensiero, anche attraverso l'immagine (tutte cose che Chaplin ci ha già insegnato). E invece ci si vuole far credere che il senso di tutto stia solo nell'orrore dell'inseguimento e delle esecuzioni a massacro. Insufficiente il disincanto di Tommy Lee Jones, insufficiente il tentativo di furbizia del piccolo cow boy tentato dal denaro, inconsistente la sua giovane moglie.
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Troppo facile rappresentare la morte che ti ossessiona in un mondo disumano. E proprio perchè è così facile, diventa invece difficilissimo trovare modi veri per dirlo. La verità, si sa, è banale, ma da migliaia di anni si cerca un modo per dirla senza farsi dimenticare. Questa era una buona occasione per sussurrare almeno un concetto, un pensiero, anche attraverso l'immagine (tutte cose che Chaplin ci ha già insegnato). E invece ci si vuole far credere che il senso di tutto stia solo nell'orrore dell'inseguimento e delle esecuzioni a massacro. Insufficiente il disincanto di Tommy Lee Jones, insufficiente il tentativo di furbizia del piccolo cow boy tentato dal denaro, inconsistente la sua giovane moglie. Pewr lo meno Bardem è davvero grande. Gli auguro che questo Oscar gli porti il grande successo e i soldi che le pellicole precedenti (come dimenticarlo in "Mare dentro"?) non gli hanno garantito.
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[+] vai a vedere muccino
(di centaga)
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[+] senza offesa, ma
(di nagisa)
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[+] non hai compreso il film
(di cris77)
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[+] sottotesto comprensibile solo grazie a bardem
(di madai)
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[+] oh..
(di gustavo quattordicesimo)
[ - ] oh..
[+] ciao
(di light)
[ - ] ciao
[+] meglio andare a bere una birra
(di giò)
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