wow
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domenica 16 dicembre 2007
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bravi tti
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rossdisi
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venerdì 14 dicembre 2007
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etica della guerra preventiva
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ho visto le nomination all'oscar 2008 e questo film non c'è, mi pare. Questo la dice lunga sulla reale volontà dell'America (e non solo) di interrogarsi..E' vero, si esce portandosi dentro un peso allo stomaco che assomiglia al più profondo disgusto. Credo sia il disgusto per sè stessi e per quanta poca attenzione viene data alle giovani generazioni, al futuro. Fosse per me lo farei vedere obbligatoriamente a tutti gli adulti che esercitano una qualche responsabilità verso i bambini, i ragazzi. La guerra in Iraq è solo una metafora cruda per dire che il patrimonio etico individuale (soprattutto quello ancora fragile di un giovane), ciò che ci fa discernere il bene dal male, non si può utilizzare ad intermittenza, perchè c'è il rischio che vada in corto circuito, e che, a volte, ciò che i genitori pensano, in assoluta buonafede, possa essere il meglio per la maturazione dei propri figli in realtà è solo il riflesso acritico delle proprie esperienze.
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ho visto le nomination all'oscar 2008 e questo film non c'è, mi pare. Questo la dice lunga sulla reale volontà dell'America (e non solo) di interrogarsi..E' vero, si esce portandosi dentro un peso allo stomaco che assomiglia al più profondo disgusto. Credo sia il disgusto per sè stessi e per quanta poca attenzione viene data alle giovani generazioni, al futuro. Fosse per me lo farei vedere obbligatoriamente a tutti gli adulti che esercitano una qualche responsabilità verso i bambini, i ragazzi. La guerra in Iraq è solo una metafora cruda per dire che il patrimonio etico individuale (soprattutto quello ancora fragile di un giovane), ciò che ci fa discernere il bene dal male, non si può utilizzare ad intermittenza, perchè c'è il rischio che vada in corto circuito, e che, a volte, ciò che i genitori pensano, in assoluta buonafede, possa essere il meglio per la maturazione dei propri figli in realtà è solo il riflesso acritico delle proprie esperienze. Insomma, picchiare un compagno di classe (magari disabile o comunque diverso) e riprenderlo con il telefonino non è poi così diverso, nella sostanza, da ciò che i giovani americani fanno (e sono comandati a fare) in Iraq. Ma il disordine delle nostre menti adulte che si trastullano nell'idea di poter gestire le emozioni e i comportamenti come fossimo dei replicanti contamina irrimediabilmente il senso etico di ognuno di noi e dei giovani in particolare. L'ideologia della guerra preventiva non è l'ideologia della guerra in Vietnam (per quanto opinabile fosse).
Un film da vedere assolutamente, portandosi dentro il più a lungo possibile quella sana sensazione di disgusto che provoca.
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alessandro lucchesi
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mercoledì 12 dicembre 2007
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un certo tipo di cinema (commento)
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Il film ha un indubbio valore artistico che gli deriva sia dalle ottime interpretazioni degli attori (Tommy Lee Jones, Charlize Theron) sia dall’impeccabile regia di Paul Haggis, già autore di “Crash” e sceneggiatore di “Million Dollar Baby”. L’abilità con cui questa vicenda, appassionante e coinvolgente, viene narrata, permetterà probabilmente a questo film di giocare un ruolo da protagonista nelle prossime candidature all’Oscar. Tuttavia, qualche sera fa, uscendo dal cinema, ho avuto la sensazione di non sentirmi troppo bene. E questo non (o meglio, non solo) a causa del coinvolgimento emotivo provocato dalle immagini proiettate nelle due ore precedenti. La sensazione che ho provato, ma che ho metabolizzato e pienamente compreso solo successivamente, è stata di disgusto.
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Il film ha un indubbio valore artistico che gli deriva sia dalle ottime interpretazioni degli attori (Tommy Lee Jones, Charlize Theron) sia dall’impeccabile regia di Paul Haggis, già autore di “Crash” e sceneggiatore di “Million Dollar Baby”. L’abilità con cui questa vicenda, appassionante e coinvolgente, viene narrata, permetterà probabilmente a questo film di giocare un ruolo da protagonista nelle prossime candidature all’Oscar. Tuttavia, qualche sera fa, uscendo dal cinema, ho avuto la sensazione di non sentirmi troppo bene. E questo non (o meglio, non solo) a causa del coinvolgimento emotivo provocato dalle immagini proiettate nelle due ore precedenti. La sensazione che ho provato, ma che ho metabolizzato e pienamente compreso solo successivamente, è stata di disgusto. Disgusto che però non era rivolto, come probabilmente desiderato dall’autore, verso le truppe americane o verso la guerra in generale: era ed è rivolto contro un certo tipo di cinema e un certo tipo di “cultura” fondati sulla sistematica mistificazione della realtà per scopi politici (nel senso più ampio del termine). Si possono, a mio giudizio, individuare due diverse metodologie di falsificazione della realtà. La prima, più stupida, consiste nell’affermare il contrario di ciò che è evidente (ad esempio sostenere, come fanno alcuni, che l’attentato alle Torri Gemelle è stato il risultato di un comune progetto della destra americana e di Israele). La seconda, più intelligente e raffinata, consiste nel focalizzare l’attenzione del soggetto da convincere solo su alcuni elementi della realtà, tralasciandone ed oscurandone altri, per arrivare a conclusioni folli, ma apparentemente giustificate da relazioni di causa – effetto tra gli elementi del sottoinsieme di dati oggettivi su cui arbitrariamente si è deciso di operare. Questo metodo viene generalmente condito dall’utilizzo di tecniche comunicative volte a creare commozione e compassione nel soggetto, con lo scopo di renderlo più malleabile e disposto ad accettare la falsa tesi che gli viene proposta. “Nella valle di Elah” è un esempio calzante della seconda metodologia descritta. Alcuni aspetti del film sono condivisibili, concordo, ad esempio, sulla necessità di critica di alcune azioni del contingente americano in Iraq, ma l’opera nel suo complesso risulta falsa. Falsa perché rispecchia e alimenta la teoria in base alla quale gli americani sono i cattivi, i padroni di un mondo che hanno devastato con le loro azioni militari e che, per non perdere l’allenamento e tenersi in esercizio, decidono di invadere l’Iraq. Nessun accenno, in questo film, agli attentati di New York, Madrid e Londra, nessun accenno alla presenza e all’operare delle organizzazioni terroristiche islamiche in Iraq e nelle altre zone del mondo, nessuna riflessione sul fatto che l’Iraq e l’Afghanistan sono solo fronti di una guerra globale che il fondamentalismo islamico ha dichiarato all’Occidente l’11 settembre 2001. D’altra parte toccare certi temi non avrebbe certo procurato al regista il consenso della “cultura” dominante. Fare dei film in cui si dicono le cose come stanno è, infatti, ormai piuttosto pericoloso: nel migliore dei casi si rischia l’ostracismo mediatico e la derisione (come è avvenuto, ad esempio, per la pellicola di Renzo Martinelli, “Il mercante di pietre”) nel peggiore (nessuno si ricorda di Theo Van Gogh?)una coltellata nella pancia.
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mirco
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martedì 11 dicembre 2007
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da vedere
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un film che merita di essere visto.Fa tremare dall'inizio alla fine e le lacrime si sprecano. Al di la' delle idee e delle opinioni espresse dal regista tramite a storia non si puo' rimanere indifferente ai contenuti e a quanta verita' venga espressa.purtroppo e' in fase di cancellazione nelle sale,un debutto e una settimana successiva molto "fredda", ma del resto e' per palati fini....un milione d euro e' riuscito a portarlo a casa senza pubblicita', senza alquna operazione marketing nonostante un cast a cinque stelle e per di piu' ottimi attori:saradon,lee jones,theron e franco.E' la storia di un figlio impazzito (come del resto i suoi compagni)dopo l'esperinza militare in iraq e della forza di un padre.
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un film che merita di essere visto.Fa tremare dall'inizio alla fine e le lacrime si sprecano. Al di la' delle idee e delle opinioni espresse dal regista tramite a storia non si puo' rimanere indifferente ai contenuti e a quanta verita' venga espressa.purtroppo e' in fase di cancellazione nelle sale,un debutto e una settimana successiva molto "fredda", ma del resto e' per palati fini....un milione d euro e' riuscito a portarlo a casa senza pubblicita', senza alquna operazione marketing nonostante un cast a cinque stelle e per di piu' ottimi attori:saradon,lee jones,theron e franco.E' la storia di un figlio impazzito (come del resto i suoi compagni)dopo l'esperinza militare in iraq e della forza di un padre. peccato per il ruolo marginale della sarandon ma del resto non ha nulla ancora da dimostrare.bisogna pero' andare oltre ai contenuti politici altrimenti si rimane schierati.non credo affatto che il film voglia fare propaganda altrimenti forse due lire in piu' per pubblicizzarlo li avrebbero speso visto che anche in america nonostante molti sono della stessa opinione raccontata e' stato un flop assoluto.
ma ancora una volta cinema di valore non ha il riscontro delle masse, ma meno male che si riesce ancora a trasmettere messagi filmati per chi sa' apprezzarli.andatelo a vedere , ma rimanete lontani dalle idee politiche altrimenti non lo si apprezza.
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massimiliano di fede
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lunedì 10 dicembre 2007
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l'orrore della guerra
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Qualcuno parla di antimilitarismo, ma credo che Paul Haggis, ha voluto sottolineare la fragilità psicologica dei soldati che ritornano a casa dopo aver assistito agli orrori della guerra. Qualcuno potrebbe interpretare questo film, come una denuncia specifica alla politica degli Stati Uniti, ma credo che nella Valle di Elah è l'esatta interpretazione di uno stato d'animo che non solo è presente nei soldati che combattono in prima linea ma è uno stato d'animo di tutta la nazione che vede i propri figli morire, in nome della libertà e della democrazia. Che poi le scelte possono essere sbagliate o giuste questo è un'altro discorso. Come è stato per la seconda guerra mondiale o per il vietnam, tutte le guerre sono brutte e lasciano un segno indelebile (Salvate il Soldato Ryan, insegna).
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Qualcuno parla di antimilitarismo, ma credo che Paul Haggis, ha voluto sottolineare la fragilità psicologica dei soldati che ritornano a casa dopo aver assistito agli orrori della guerra. Qualcuno potrebbe interpretare questo film, come una denuncia specifica alla politica degli Stati Uniti, ma credo che nella Valle di Elah è l'esatta interpretazione di uno stato d'animo che non solo è presente nei soldati che combattono in prima linea ma è uno stato d'animo di tutta la nazione che vede i propri figli morire, in nome della libertà e della democrazia. Che poi le scelte possono essere sbagliate o giuste questo è un'altro discorso. Come è stato per la seconda guerra mondiale o per il vietnam, tutte le guerre sono brutte e lasciano un segno indelebile (Salvate il Soldato Ryan, insegna).Hank Deerfield (Tommy Lee Jones), veterano del Vietnam indaga sull'assasinio del figlio, un soldato dell'esercito, appena tornato dall'Iraq. Aiutato dal detective Emily Sanders (Charlize Theron) per superare gli ostacoli opposti dai militari, scopre che dietro alla morte del figlio ci sono anche vicende legate ai comportamenti dei soldati americani in Iraq che , lo porta a domandarsi se la lealtà verso il suo Paese sia ancora una cosa buona e giusta. Emblematica e significativa la scena iniziale dove Hank Deerfield che corregge un sud americano immigrato a issare correttamente la Bandiera degli Stati Uniti sul pennone, perchè issandola capovolta, significava che quel paese o nazione, fa una richiesta di aiuto, perchè si trova in difficoltà. La stessa scena si ripete alla fine del film, quando ritorna dal sud americano, per issare la bandiera di nuovo capovolta, segno che ormai la sua nazione ha sicuramente bisogno di aiuto. Sceneggiatura splendida e la regia di Paul Haggis è davvero pregevole. Ottima interpretazione di Tommy Lee Jones nei panni di un padre che hai incoraggiato i suoi figli a servire la patria, orgoglioso di aver fatto la stessa cosa in Vietnam. Charlize Theron ha dato prova di una notevole interpretazione, mostrando il coraggio di perseguire la verità, in un ambiente a lei ostile e maschilista. Nel cast anche Susan Sarandon Jason Patric e James Franco.
Ottimo Il Montaggio.
Maasimiliano Di Fede
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teddy
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lunedì 10 dicembre 2007
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un film crudo e bellissimo.
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Non nego che la scena finale del film, con quella bandiera volutamente esposta al rovescio sul pennone, mi sia apparsa una eccessiva indulgenza alla retorica, ma per il resto la pellicola mi è sembrata convinvìcente. Straodinaria l'interpretazione di T.L. Jones, toccante quella di S. Sarandon ed estremamente convincente quella di C. Theron, che si dimostra ancora una volta brava, oltre che bella. Coinvolgente il tono asciutto del racconto, che indulge poco a sentimentalismi, come sottolineato peraltro da una fotografia penso volutamente cruda e fredda.
Il tema è complesso e certamente non nuovo alle prove cinematografiche, eppure Haggis lo affronta in maniera originale, mostrando come le atrocità della guerra possano alterare il senso morale dei combattenti e distruggere ogni briciolo di umanità.
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Non nego che la scena finale del film, con quella bandiera volutamente esposta al rovescio sul pennone, mi sia apparsa una eccessiva indulgenza alla retorica, ma per il resto la pellicola mi è sembrata convinvìcente. Straodinaria l'interpretazione di T.L. Jones, toccante quella di S. Sarandon ed estremamente convincente quella di C. Theron, che si dimostra ancora una volta brava, oltre che bella. Coinvolgente il tono asciutto del racconto, che indulge poco a sentimentalismi, come sottolineato peraltro da una fotografia penso volutamente cruda e fredda.
Il tema è complesso e certamente non nuovo alle prove cinematografiche, eppure Haggis lo affronta in maniera originale, mostrando come le atrocità della guerra possano alterare il senso morale dei combattenti e distruggere ogni briciolo di umanità. In questo terribile scarto tra gli orrori del conflitto e la realtà nella quale sono improvvisamente riproiettati i reduci è la ragione intima della difficoltà di questi ultimi a ritornare ad una vita normale.
Certo l'implicito paragone tra quei ragazzi che l'America manda a combattere e morire in Iraq ed il biblico Davide, forse è azzeccato o forse no. Se è vero che ogni singolo soldato americano in Iraq è armato solo del suo patriottismo (la fionda di Davide appunto), come qualcuno ha scritto, è vero anche che l'America "gigante Golia" ha perso. Troppo fiduciosa nella propria potenza economica e militare, ha finito per soccombere.
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amarcord49
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domenica 9 dicembre 2007
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film da non perdere
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Senza disconoscere il sacrificio di tanti giovani morti in Irak o tornati in patria disumanizzati dall'atrocità della guerra, il film è uno spietato atto di accusa contro l'intervento americano in Irak .
Bravissimi gli attori, in particolare Tommy Lee Jones (secondo me da Oscar)che riece ad esprimere al meglio la via crucis di un padre che a poco a poco scopre che suo figlio è stato trasformato dalla cieca violenza della guerra in un mostro e capisce di aver contribuito, sia pur involontariamente, a questo tragico processo di corruzione.
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dunk
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sabato 8 dicembre 2007
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film sciacquetta - sconsigliato!
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Veramente anonimo, non dice niente di nuovo.
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(di anonimo256264)
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[+] ma sei pazzo
(di miki spin95)
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boffese
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sabato 8 dicembre 2007
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istruttivo
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haggis oltre ad essere un grande sceneggiatore, con questo film ha fatto vedere di aver imparato molto dal maestro eastwood , realizzando un gioiello. e' un film ,che deve far discutere,perchè lascia lo spettatore decidere sul bene o il male di un'america malata. .racconta un fatto accaduto realmente, mettendogli ad incastro dei dettagli ,che rendono i personaggi capaci di svolgere la loro parte con una caratura da oscar. tutti veramente bravi,ma haggis di più!
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