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luigi pesce
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venerdì 11 aprile 2008
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paul haggis, il pavido
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Credo che questo film abbia il grande pregio di sfondare il muro del silenzio e affrontare per primo la condizione dei militari USA in Iraq. Tommy Lee Jones si dimostra di un'eccezionale bravura nel suo ruolo (che ormai conosciamo bene) di ruvido cow-boy con un'etica propria e un plauso particolare va a Susan Sarandon che, nonostante la piccola parte e il basso compenso, ha accettato di far parte del cast.
Il regista Paul Haggis è riuscito a fare questo film grazie alle pressioni sulla Warner esercitate dal suo amico Clint Eastwood (ormai icona sacra all'interno della casa di produzione americana) e la sua regia mostra una buona preparazione tecnica senza però particolari virtuosismi.
Tuttavia credo che questo film si concentri più sul dolore che sulla denuncia e manchi un po' di coraggio nell'affrontare il tema più prettamente politico.
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Credo che questo film abbia il grande pregio di sfondare il muro del silenzio e affrontare per primo la condizione dei militari USA in Iraq. Tommy Lee Jones si dimostra di un'eccezionale bravura nel suo ruolo (che ormai conosciamo bene) di ruvido cow-boy con un'etica propria e un plauso particolare va a Susan Sarandon che, nonostante la piccola parte e il basso compenso, ha accettato di far parte del cast.
Il regista Paul Haggis è riuscito a fare questo film grazie alle pressioni sulla Warner esercitate dal suo amico Clint Eastwood (ormai icona sacra all'interno della casa di produzione americana) e la sua regia mostra una buona preparazione tecnica senza però particolari virtuosismi.
Tuttavia credo che questo film si concentri più sul dolore che sulla denuncia e manchi un po' di coraggio nell'affrontare il tema più prettamente politico. Credo che il film avrebbe potuto urlare ed invece si sia accontentato di sussurrare.
Scontata la scena finale in cui T.L. Jones issa la bandiera capovolta.
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vittorio
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martedì 8 aprile 2008
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struggente!!
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Bel film....
A tratti pacifista, a tratti pro-guerra, il film ci fa capire l'inutilità di qualunque guerra e soprattutto porta il dolore sempre pulito e mai banale delle famiglie dei soldati che sono in Iraq!!
Per non parlare poi dei soldati, bravi ragazzi trasformati in assassini.....
Grande l'interpretazione di Tommy Lee Jones!!
Film da vedere, lasciando stare i colori ma aprendo solamente il cuore!!
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sanchezpizjuan82
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venerdì 4 aprile 2008
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un peliculòn
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Nella Valle di Elah il giovane Davide sconfisse il gigante Golia, il campione dei Filistei che terrorizzava il suo popolo. A Davide tremavano le ginocchia mentre compiva la sua impresa? O il Signore gli aveva dato la tranquillità suprema per puntare la sua fionda con mano di pietra? Questo non è dato saperlo, e non è forse neanche tanto importante.
Nella Valle di Elah migliaia di giovani statunitensi vanno a combattere una guerra complicata, una guerra spiazzante, senza nemici ma piena di orrori, in una terra dove tutti i riferimenti etici all’improvviso sono scardinati, ed una vita vale come una risata e l’agonia è solo un interessante soggetto per riprese amatoriali con il cellulare.
Nella Valle di Elah un orgoglioso padre americano, ex poliziotto militare in pensione, un impressionante Tommy Lee Jones, va in cerca di notizie del figlio, disperso al rientro dall’Iraq, e si scontra con l’Esercito USA-Golia, con la difficoltà di reperire notizie, e con l’idea martellante che ci sia qualcosa di orribile dietro quel muro di gomma.
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Nella Valle di Elah il giovane Davide sconfisse il gigante Golia, il campione dei Filistei che terrorizzava il suo popolo. A Davide tremavano le ginocchia mentre compiva la sua impresa? O il Signore gli aveva dato la tranquillità suprema per puntare la sua fionda con mano di pietra? Questo non è dato saperlo, e non è forse neanche tanto importante.
Nella Valle di Elah migliaia di giovani statunitensi vanno a combattere una guerra complicata, una guerra spiazzante, senza nemici ma piena di orrori, in una terra dove tutti i riferimenti etici all’improvviso sono scardinati, ed una vita vale come una risata e l’agonia è solo un interessante soggetto per riprese amatoriali con il cellulare.
Nella Valle di Elah un orgoglioso padre americano, ex poliziotto militare in pensione, un impressionante Tommy Lee Jones, va in cerca di notizie del figlio, disperso al rientro dall’Iraq, e si scontra con l’Esercito USA-Golia, con la difficoltà di reperire notizie, e con l’idea martellante che ci sia qualcosa di orribile dietro quel muro di gomma.
Il film si dipana con meccanismi impeccabili, tra i flashback iracheni via web, gli aneddoti allucinati dei commilitoni, il mutevole rapporto umano tra Hank Deerfield (TL Jones) e l’ispettore che lo aiuta e che lui aiuta a sua volta nell’indagine privata: il razzismo, il nazionalismo, il patriottismo, il rapporto tra civili e militari, la famiglia, la corruzione sono tutti elementi che si incastrano tra loro e combaciano con una folta schiera di personaggi per i quali buoni e cattivi sono etichette senza valore. Tutti sono solamente umani.
Così seguiamo il vecchio Hank in questo faticoso cammino: man mano vede la guerra con occhi diversi, così come con occhi diversi è costretto a vedere il figlio perduto, allegramente soprannominato “doc” in Iraq dai compagni; man mano la sua postura si fa sempre più curva, il volto più scavato, la determinazione più appuntita, mentre il suo letto della stanza di motel, che all’inizio sistemava con precisione militare, inizia essere sempre più scompigliato con il susseguirsi delle scene.
Paul Haggis, sceneggiatore di successo e regista di Crash, ha il merito di aver orchestrato la trama senza smagliature di aver diretto perfettamente il cast (perfetta la scelta insolita di S. Sarandon in un ruolo marginale in termini di minuti in scena, giusto un paio, ma primario in termini emotivi), e confeziona una pellicola che non lascia spazio a nessuna critica formale, ma che forse raggiunge il bersaglio troppo facilmente, cavalcando l’onda di un disagio fortissimo negli USA così come in tutto il mondo.
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iattagne
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domenica 23 marzo 2008
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perdita dell'etica e del valore dei diritti umani
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Eccelsa l'interpretazione di Tommy Lee Jones che attraverso le espressioni del volto e nemmeno una parola sull'argomento, racconta la caduta dell'etica delle nuove generazioni di soldati.La metafora di Davide e Golia, dove Davide è Hank soldato di vecchia generazione con valori e morale solidi e Golia è la nuova America:forte, gigantesca e paurosa ma cattiva e dura da digerire per un soldato che gli ha dedicato la vita e vede la morte del figlio causata da altri soldati totalemente privi di compassione e razionalità. Ancora peggio della morte c'è la scoperta che suo figlio fa parte di quel gruppo di ragazzi vili e senza cuore.
La presa di coscienza della sconfitta dell'America che alleva ragazzi senza consapevolezza, è rappresentata da Hank che issa la bandiera a stelle e strisce,donatagli dal figlio, al contrario per rappresentare la richiesta d'aiuto per un paese che ha perso l'anima.
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ale
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sabato 15 marzo 2008
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discreto film
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Bel film. Nel finale forse scivola un po' nel convenzionale ma tutto sommato da vedere.
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piernelweb
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giovedì 13 marzo 2008
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fantasmi dall'iraq
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Dopo l'esordio col botto per "Crash - Contatto Fisico", lo sceneggiatore Paul Haggis si conferma regista di valore con questo suo secondo e sentito lavoro. I fantasmi della guerra in Iraq si materializzano in una pellicola che si concentra sui retroscena della vita militare, ponendo gli accenti sulla deriva psicologica e umana di coloro che hanno calpestato il campo di battaglia. La narrazione nel suo incedere con toni da giallo-thriller, mette in luce la perdita di coscienza e moralità che coinvolge reduci e istituzioni, ben celata all'opinione pubblica, conseguente alla catastrofe propria dell'atto bellico. Tommy Lee Jones è la maschera perfetta dell'uomo diviso tra il senso militarista e il dolore della perdita di un figlio, mentre Charlize Theron trova finalmente una nuova parte all'altezza dei suoi allori.
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Dopo l'esordio col botto per "Crash - Contatto Fisico", lo sceneggiatore Paul Haggis si conferma regista di valore con questo suo secondo e sentito lavoro. I fantasmi della guerra in Iraq si materializzano in una pellicola che si concentra sui retroscena della vita militare, ponendo gli accenti sulla deriva psicologica e umana di coloro che hanno calpestato il campo di battaglia. La narrazione nel suo incedere con toni da giallo-thriller, mette in luce la perdita di coscienza e moralità che coinvolge reduci e istituzioni, ben celata all'opinione pubblica, conseguente alla catastrofe propria dell'atto bellico. Tommy Lee Jones è la maschera perfetta dell'uomo diviso tra il senso militarista e il dolore della perdita di un figlio, mentre Charlize Theron trova finalmente una nuova parte all'altezza dei suoi allori. Dolorosa e agghiaciante la sequenza dell'incidente con il mezzo blindato che travolge una giovanissimo bimbo iracheno. La bandiera americana issata nel finale alla rovescia, è il messaggio più esplicito del regista che nega l'attuale coerenza ai valori sui quali si è fondata la gloriosa nazione americana. Niente che non sia già stato in qualche modo narrato ma con un approccio differente e soprattutto con la consapevolezza e l'abilità da grade filmaker.
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luis
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giovedì 13 marzo 2008
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bellissimo
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Un film bellissimo. Non ho altri commenti
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carlo - 34anni
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venerdì 7 marzo 2008
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lento, bello, ma credevo meglio
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Inizia come film thriller/poliziesco e finisce per essere un'accusa all'america e alla sua guerra in Iraq.
Non mi ha mai annoiato, ma neanche commosso. Se la parte accusatoria alla guerra e' buona, inceve la conclusione sull'omicidio l'ho trovata ridicola ( 40 coltellate, dato a fuoco, fatto a pezzi, e poi subito a mangiare pollo fritto????..maahh..)
Mezzo deluso.
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miki spin
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martedì 12 febbraio 2008
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una bandiera che serve per raccogliere i cadaveri
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Un bellissimo film. Asciutto, sobrio, sofisticato, intelligente... ci mostra la disillusione di un padre che crede nella sua nazione e in suo figlio, e contemporaneamente dovrà ricredersi sia su uno che sull'altro, poi infine dovrà ricredersi su se stesso capendo di essere il principale colpevole di ciò che è successo (il messicano gli dice "e se il diavolo assomigliasse a te?").
E' un film che ci mostra una riflessione amarissima sull'america, su quello che è diventata, sui pregiudizi che la percorrono (l'unica poliziotta capace discriminata perchè femmina, il messicano che viene subito considerato colpevole).
Alla fine la conclusione è più chiara che mai "abbiamo bisogno di aiuto" (e non sembra riferito solo all'america)
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darjus
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martedì 12 febbraio 2008
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l'america davide e l'america golia
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Nella valle di Elah l’America Golia si ritrova con la testa spaccata dal sasso di Davide e, disperatamente frammentata, grida la sua richiesta d’aiuto: involontaria, incomprensibile e muta; nella stessa valle l’America Davide non riesce più a guardare il mostro negli occhi e ad affrontarlo, con coraggio e determinazione, perdendosi nei suoi dogmi di battaglia e nella sua meccanica volontà di morte. Haggis è incline ai simbolismi facili (la bandiera rovesciata su tutti) e alla retorica netta e con poche sfumature (su guerra, razzismo e violenza), ma il clima di pesantezza e sconforto – che affida al rugoso, claudicante e bravissimo Tommy Lee Jones – tiene in tensione per tutto il film, sino a un finale amaro e ironicamente disilluso, per quanto intuibile.
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Nella valle di Elah l’America Golia si ritrova con la testa spaccata dal sasso di Davide e, disperatamente frammentata, grida la sua richiesta d’aiuto: involontaria, incomprensibile e muta; nella stessa valle l’America Davide non riesce più a guardare il mostro negli occhi e ad affrontarlo, con coraggio e determinazione, perdendosi nei suoi dogmi di battaglia e nella sua meccanica volontà di morte. Haggis è incline ai simbolismi facili (la bandiera rovesciata su tutti) e alla retorica netta e con poche sfumature (su guerra, razzismo e violenza), ma il clima di pesantezza e sconforto – che affida al rugoso, claudicante e bravissimo Tommy Lee Jones – tiene in tensione per tutto il film, sino a un finale amaro e ironicamente disilluso, per quanto intuibile. Un film sulla guerra e sugli effetti che ricadono in capo a chi la fa, che ha come protagonista un militare, caduto vittima dei propri valori. Un film sulla paura e sulla reale capacità di affrontare i demoni che ci tormentano. E sul coraggio, di una sobria e determinata Charlize Theron che, con la sua lingua biforcuta e il suo piglio deciso, rappresenta la voglia di combattere per riscattarsi e in nome della giustizia. E non contro un nemico di cui non si conosce più la vera identità. **½
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