consalvo uzeda
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sabato 17 novembre 2007
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grande faenza, grazie!
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Era il film che gli italiani aspettavano. I cittadini, non certo la classe politica e il corteo della critica e del giornalismo di sostegno.
Ringrazio Faenza, per il coraggio con cui ha scelto di portare sullo schermo un testo tanto complesso quanto scomodo, in cui le storie private di un'aristocrazia ancorata ai vecchi privilegi, pur subendo i contraccolpi dell'evoluzione storica, riesce a mantenere il potere attraverso la forma parlamentare, praticando il trasformismo. Il colore scuro, le notti livide e popolate di sguardi, le porte chiuse, le candele, il continuo spiare, la voce fuori campo: così un romanzo corale satirico e pessimista, prende corpo sullo schermo diventando un racconto serrato in cui la prevaricazione del Principe, padre padrone, arma la ribellione del figlio.
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Era il film che gli italiani aspettavano. I cittadini, non certo la classe politica e il corteo della critica e del giornalismo di sostegno.
Ringrazio Faenza, per il coraggio con cui ha scelto di portare sullo schermo un testo tanto complesso quanto scomodo, in cui le storie private di un'aristocrazia ancorata ai vecchi privilegi, pur subendo i contraccolpi dell'evoluzione storica, riesce a mantenere il potere attraverso la forma parlamentare, praticando il trasformismo. Il colore scuro, le notti livide e popolate di sguardi, le porte chiuse, le candele, il continuo spiare, la voce fuori campo: così un romanzo corale satirico e pessimista, prende corpo sullo schermo diventando un racconto serrato in cui la prevaricazione del Principe, padre padrone, arma la ribellione del figlio. L'odio di cui si alimenta la forza vitale della casata Uzeda genera il cinismo finale dell'ultimo rampollo, Consalvo pronto ad accontentare tutti per "durare" e "farsi gli affari di famiglia" anche nel nuovo regno. Faenza si è avvalso di ottimi attori, capaci di confrontarsi e scontrarsi con incisività. Lando Buzzanca, semplicemente grandissimo. Alessandro Preziosi convincente nell'ambiguità, di sicuro impatto scenico e dotato di una sorprendente padronanza della voce. Caprino e Capotondi, belli e credibili. Azzeccatissimi e straordinari i piccoli interpreti. Infine, Lucia Bosè: una gran signora dello schermo che ha recitato da par suo impreziosendo il film di Faenza.
I vicerè, un film maltrattato dai commentatori, ma apprezzatissimo dagli studiosi diDe Roberto. Evidentemente l'Italia non è ancora "fatta" ...!
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monreale a montreal
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mercoledì 21 novembre 2007
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un grande cast per un grande film d'arte
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Il ritmo agile della narrazione colpisce fantasia e ricordo dello spettatore. Un film che non stanca gli spettatori di oggi pur tratteggiando una saga familiare ottocentesca. La libera ispirazione alle vicende degli Uzeda parla certamente anche al presente ma lo fa in maniera estremamente rispettosa del libro. Ho seguito con piacere un paio di presentazioni di Faenza e De Grado. La sintonia di critico letterario e regista-sceneggiatore è impressionante. Molto onesto ed esemplare il giudizio di Lietta Tornabuoni che dalle pagine di Stampa e Espresso ha lodato un bellissimo film italiano. Così come obiettivi e con gli occhi della verità sono stati i numerosi critici che hanno apprezzato il Cast e non solo Buzzanca.
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Il ritmo agile della narrazione colpisce fantasia e ricordo dello spettatore. Un film che non stanca gli spettatori di oggi pur tratteggiando una saga familiare ottocentesca. La libera ispirazione alle vicende degli Uzeda parla certamente anche al presente ma lo fa in maniera estremamente rispettosa del libro. Ho seguito con piacere un paio di presentazioni di Faenza e De Grado. La sintonia di critico letterario e regista-sceneggiatore è impressionante. Molto onesto ed esemplare il giudizio di Lietta Tornabuoni che dalle pagine di Stampa e Espresso ha lodato un bellissimo film italiano. Così come obiettivi e con gli occhi della verità sono stati i numerosi critici che hanno apprezzato il Cast e non solo Buzzanca. La tentazione di sminuire il film attraverso interpreti giudicati (non si sa da quale tribunale) poco adatti non è andato in porto. La versatilità, potenza e ambiguità di Consalvo-Preziosi e la delicatezza infantile e virginea di Teresa-Capotondi non si possono passare sotto silenzio. Un altro merito di questi artisti è il sostegno professionale al film senza presenzialismi divistici, lasciando il campo e la parola a Faenza, un regista sicuro ed un intellettuale "libero".
Alla felice condensazione della trama, alle appropriate interpretazioni dell'intero cast, si unisce una colonna sonora di pregio e luci e costumi da Oscar. Mi piacerebbe vedere questo film a Montreal, Locarno, New York: passeranno anni prima che un altro film così importante, sotto l'aspetto artistico e culturale, possa divulgare "prendendo l'anima" la storia di un certa italianità.
Congratulazioni a Faenza e a tutti i suoi fantastici attori.
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nadia
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venerdì 9 novembre 2007
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5 stelle e molto di più
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Molto più che un film in costume:una rievocazione di un'atmosfera attraverso un intelligente e fine adattamento di un'opera letteraria di un po' di tempo fa ma attuale,moderna.Questo sapore autentico,non anacronistico è sì merito di De Roberto ma soprattutto,parlando di cinema che ha un altro linguaggio rispetto alla letteratura,della sceneggiatura che "riduce" le 700 pagine effettive in una trama complessa ma coerente e nell'insieme e nell'evoluzione dei singoli personaggi.Il fatto che ci sia qualcosa in più denota la sapienza che non molti hanno,vedi De Sica con "Il giardino dei Finzi Contini" "inadeguato",per usare un'eufemismo.La regia poi scava in volti mai così veri.E' difficile stabilire il più "bravo":forse l'Oscar andrebbe a Lando Buzzanca ma a pari merito con un Preziosi che appare trasfigurato,mai così grande.
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Molto più che un film in costume:una rievocazione di un'atmosfera attraverso un intelligente e fine adattamento di un'opera letteraria di un po' di tempo fa ma attuale,moderna.Questo sapore autentico,non anacronistico è sì merito di De Roberto ma soprattutto,parlando di cinema che ha un altro linguaggio rispetto alla letteratura,della sceneggiatura che "riduce" le 700 pagine effettive in una trama complessa ma coerente e nell'insieme e nell'evoluzione dei singoli personaggi.Il fatto che ci sia qualcosa in più denota la sapienza che non molti hanno,vedi De Sica con "Il giardino dei Finzi Contini" "inadeguato",per usare un'eufemismo.La regia poi scava in volti mai così veri.E' difficile stabilire il più "bravo":forse l'Oscar andrebbe a Lando Buzzanca ma a pari merito con un Preziosi che appare trasfigurato,mai così grande.La Bosè ha sempre una classe cristallina,perfino la Capotondi su cui io non avrei mai scommesso non sgrana gli occhioni con voce chioccia come fa spesso in tv.In ultima analisi:un gioiello realizzato dalle migliori maestranze italiche per un vero Made in Italy.Fantastico.
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rollo tommasi
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sabato 10 novembre 2007
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si faccia l'italia che gli italiani son fatti come
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A meno che il film "storico" non vi si addica, "I viceré" va sicuramente visto.
Il tentativo di Faenza ha grandi meriti: realizzare una ricostruzione storica (o anche un film "a sfondo" storico) non è cosa facile, ma è pur vero che non tutti i periodi storici sono uguali. Gli anni in cui "si è fatta l'Italia" sono particolarmente complessi (di una complessità particolarmente "attuale", peraltro, viste le polemiche dei nostri giorni), ma il regista si dimostra in grado non soltanto di raccontare una storia nella Storia, bensì anche di intrecciare le due in alcuni episodi che restano impressi (guardate la "conversione all'italiana" del Blasco dinanzi al cavaliere borbonico che resta "chiuso" nel mezzo della piazza).
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A meno che il film "storico" non vi si addica, "I viceré" va sicuramente visto.
Il tentativo di Faenza ha grandi meriti: realizzare una ricostruzione storica (o anche un film "a sfondo" storico) non è cosa facile, ma è pur vero che non tutti i periodi storici sono uguali. Gli anni in cui "si è fatta l'Italia" sono particolarmente complessi (di una complessità particolarmente "attuale", peraltro, viste le polemiche dei nostri giorni), ma il regista si dimostra in grado non soltanto di raccontare una storia nella Storia, bensì anche di intrecciare le due in alcuni episodi che restano impressi (guardate la "conversione all'italiana" del Blasco dinanzi al cavaliere borbonico che resta "chiuso" nel mezzo della piazza).
La storia degli Uzeda (caduta di una famiglia nobile e sua rinascita... o "modernizzazione" che dir si voglia) è godibile per molti motivi: primo tra tutti, la splendida caratterizzazione di quasi tutti i personaggi, alcuni magistralmente elaborati con poche "pennellate". Quand'è così, recitare è più facile.
Ad ogni modo, Buzzanca fa molto più che recitare: si appropria della scena e fa suo l'intero film... bravissimo! Non è in discussione la bella prova di Preziosi (fate caso a quante strane "smorfie" riesce a fare nella seconda parte del film, come a caricare, più che impreziosire, la sua recitazione), così come è meravigliosamente "tenera" l'interpretazione del fraticello fatta dal comico Vito, e piacevolmente sostenuta quella dell'attore che impersona Sebastianuzzu e poi Giovannino.
Un neo? Credo sia nella parte finale: la "metamorfosi" di Consalvo (Preziosi), funzionale alla tesi che l'autore vuole confermare partendo da un certo numero di ipotesi, è esplosivamente rapida, anche troppo. Non
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francesco apicella
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martedì 29 aprile 2008
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un grande affresco realizzato con tanto amore
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Ho visto il film “I Vicerè”, liberamente ispirato al romanzo omonimo di Federico De Roberto e l’ho trovato bellissimo: un affresco armonioso di grande respiro narrativo, emotivamente coinvolgente, mai compiaciuto, commosso e commovente. Il ruolo del dispotico principe Giacomo Uzeda, padre padrone terribile e autoritario, attaccato alla tradizione e alla proprietà, granitico e inflessibile nell’aspetto e nei modi ma intimamente fragile e minato da ossessioni e paure superstiziose, è tratteggiato con amore e totale adesione psicologica da un magnifico Lando Buzzanca, impegnato in una delle sue interpretazioni più riuscite e convincenti, vibrante di pathos, incisiva e viscerale.
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Ho visto il film “I Vicerè”, liberamente ispirato al romanzo omonimo di Federico De Roberto e l’ho trovato bellissimo: un affresco armonioso di grande respiro narrativo, emotivamente coinvolgente, mai compiaciuto, commosso e commovente. Il ruolo del dispotico principe Giacomo Uzeda, padre padrone terribile e autoritario, attaccato alla tradizione e alla proprietà, granitico e inflessibile nell’aspetto e nei modi ma intimamente fragile e minato da ossessioni e paure superstiziose, è tratteggiato con amore e totale adesione psicologica da un magnifico Lando Buzzanca, impegnato in una delle sue interpretazioni più riuscite e convincenti, vibrante di pathos, incisiva e viscerale. Un altro fiore all’occhiello per un interprete drammaticamente a tutto tondo, estremamente versatile e poliedrico…un artista di navigato mestiere, ingiustamente snobbato dalla giuria, poco attenta, del David di Donatello 2008, nella categoria di migliore attore protagonista. Magnetica, tenera, impetuosa, travolgente e coinvolgente la figura di suo figlio Consalvo, dipinta con piglio felino, tormentato e appassionato da un ottimo Alessandro Preziosi, attore eclettico, sempre più bravo e interessante, che unisce a un’indiscutibile, affascinante prestanza fisica, una recitazione di alto livello espressivo, plasticamente corposa e incisiva. Cristiana Capotondi, con la sua recitazione fresca e spontanea, è perfettamente a suo agio nei panni dell’infelice Teresa, sorella di Consalvo, dimostra di essere ormai pronta, artisticamente, ad affrontare anche ruoli più complessi e a misurarsi con personaggi drammaticamente più corposi e più veri di quelli finora interpretati e legati al clichè di brava ragazza, ingenua e romantica, che ormai le sta stretto.
Gli altri attori del film, senza citarli uno per uno per motivi di spazio, sono tutti bravi e contribuiscono col loro apporto, nessuno escluso, alla riuscita di un prodotto corale ad “una sola voce”, confezionato con stile, eleganza e buon gusto da un maestro attento e sensibile, qual è Roberto Faenza; un regista squisito che ha fatto del suo mestiere un’arte raffinata e che, coadiuvato da un’equipe di collaboratori di elevata professionalità (Milena Canonero per i costumi, Maurizio Calvesi per la fotografia, Francesco Frigeri per la scenogtafia e Paolo Buonvino per le musiche, solo per citarne alcuni), non tradisce mai le aspettative del pubblico e della critica.
Dulcis in fundo, una menzione speciale alla grande Lucia Bosè, un’attrice caratterizzata sempre da una recitazione sobria, netta e personale, tornata felicemente al cinema italiano e, qui, alle prese con la figura emblematica di donna Ferdinanda, la zia onnipresente e onnipotente del principe Uzeda. Un piccolo, grande cammeo cesellato con cura e consumata disinvoltura dall’ex miss Italia 1947.
Secondo il mio modesto parere di grande innamorato del cinema, soprattutto di quello italiano, “I Vicerè” è un film da vedere, sorseggiare e assaporare lentamente, con gusto…proprio come un buon vino d’annata.
Con tanto amore
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sixoclock
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venerdì 30 novembre 2007
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"ci volessero le scarpe"
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Eccellente la pellicola di Faenza anche se sembra a tutti i costi voler imitare il vecchio "Gattopardo", che poi alla fine è il sequel, se vogliamo, de "I vicerè". Bellissima la Catania che ci viene presentata, carica di palazzi, chiese e piazze. La cadenza siciliana del linguaggio è ottima in tutti gli attori e non essendo eccessiva non smonta il film. Ottima l'interpretazione di Preziosi che da figlio vittima delle angherie del padre si ritrova a ripercorrerne le stesse impronte(la metafora qui è volutamente rivolta ad un'Italia in cui chi sostituisce i tiranni divenna ben presto tiranno) e che ci stupisce nella scena in cui scoppia in lagrime alla morte della madre regredendo in una condizione infantile.
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Eccellente la pellicola di Faenza anche se sembra a tutti i costi voler imitare il vecchio "Gattopardo", che poi alla fine è il sequel, se vogliamo, de "I vicerè". Bellissima la Catania che ci viene presentata, carica di palazzi, chiese e piazze. La cadenza siciliana del linguaggio è ottima in tutti gli attori e non essendo eccessiva non smonta il film. Ottima l'interpretazione di Preziosi che da figlio vittima delle angherie del padre si ritrova a ripercorrerne le stesse impronte(la metafora qui è volutamente rivolta ad un'Italia in cui chi sostituisce i tiranni divenna ben presto tiranno) e che ci stupisce nella scena in cui scoppia in lagrime alla morte della madre regredendo in una condizione infantile. Delude forse Lucia Bosè che riesce comunque a riempire lo schermo con il suo carisma. 2 ore passate piacevolmente ricodandoci che a distanza di più di 140 anni...chissà quando si faranno gli italiani
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professor monti
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giovedì 3 gennaio 2008
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dignità, qualità, coinvolgimento: ottimo film
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Eccellente trasposizione cinematografica di uno dei romanzi più scomodi dell'ottocento. La libera interpretazione di Faenza è accompagnata da un montaggio incalzante e inquadrature da grand cinemà. Ne risulta una storia ben raccontantata, interpretata da attori di qualità e destinata a far riflettere sull'oggi, sull'ieri e su certe posizioni che si riflettono anche in questo Forum. Si esce dalla sala con l'impressione che questo film doveva proprio essere girato e con un senso di gratitudine per tutti coloro che hanno prestato la propria professionalità affinchè venisse realizzato.
Molto interessante il proseguimento dell'iniziativaa vantaggio delle scuole: l'approfondimento della nostra storia passa anche da qui.
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Eccellente trasposizione cinematografica di uno dei romanzi più scomodi dell'ottocento. La libera interpretazione di Faenza è accompagnata da un montaggio incalzante e inquadrature da grand cinemà. Ne risulta una storia ben raccontantata, interpretata da attori di qualità e destinata a far riflettere sull'oggi, sull'ieri e su certe posizioni che si riflettono anche in questo Forum. Si esce dalla sala con l'impressione che questo film doveva proprio essere girato e con un senso di gratitudine per tutti coloro che hanno prestato la propria professionalità affinchè venisse realizzato.
Molto interessante il proseguimento dell'iniziativaa vantaggio delle scuole: l'approfondimento della nostra storia passa anche da qui. Film consigliatissimo.
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nick castle
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giovedì 31 marzo 2011
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ritratto senza cornice della vecchia italia...
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Tratto dal romanzo di De Roberto, I Vicerè, è un film falsamente storico, in cui gli avvenimenti dell'unità d'Italia fanno solo da contesto storico. Cosa e chi simboleggi la famiglia Uzeda non lo so, anche perchè mi manca la base del romanzo, ma una cosa è certa, il film non si sostiene da solo, ancor più nella versiona cinematografica, accorciata considerevolmente rispetto a quella originale, uscita solamente in televisione. Roberto Faenza dimostra ancora una volta di essere solo un regista discontinuo, poco attento ai particolari, poco interessato al lato tecnico-figurativo delle sue opere e più che provocatorio provocante. Non infondendo il benchè minimo coinvolgimento, anzi facendo perdere il filo degli avvenimenti e dei fatti, il film porta con se, una buona dose di noia, accentuata anche dalla cattiva recitazione, specialmente Preziosi, inadatto a questo ruolo, come Lando Buzzanca che più che fare il padre severo fa il nonnetto pedante, dapprima crudele e poi scorbutico.
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Tratto dal romanzo di De Roberto, I Vicerè, è un film falsamente storico, in cui gli avvenimenti dell'unità d'Italia fanno solo da contesto storico. Cosa e chi simboleggi la famiglia Uzeda non lo so, anche perchè mi manca la base del romanzo, ma una cosa è certa, il film non si sostiene da solo, ancor più nella versiona cinematografica, accorciata considerevolmente rispetto a quella originale, uscita solamente in televisione. Roberto Faenza dimostra ancora una volta di essere solo un regista discontinuo, poco attento ai particolari, poco interessato al lato tecnico-figurativo delle sue opere e più che provocatorio provocante. Non infondendo il benchè minimo coinvolgimento, anzi facendo perdere il filo degli avvenimenti e dei fatti, il film porta con se, una buona dose di noia, accentuata anche dalla cattiva recitazione, specialmente Preziosi, inadatto a questo ruolo, come Lando Buzzanca che più che fare il padre severo fa il nonnetto pedante, dapprima crudele e poi scorbutico. Sebastiano Lo Monaco invece è semplicemente ridicolo. un po' da buttare questa pellicola. Riesumato di questi tempi in alcune rassegne cittadine in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia. Penso che sia meglio non infierire rispetto ai pasticciati riferiementi a Giovanni Verga e al suo "Ciclo dei vinti".
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mirco
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martedì 11 dicembre 2007
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una sorpresa
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il nuovo film di faenza sorprende per la sfida che il regista ha voluto affrontare un film poco italiano e molto internazionale. Dopo lo splendido "prendimi l'anima " e l'angoscioso "i giorni dell'abbandono "questo film e' stato un ritorno in grande stile. Potrebbe apparire un poppeltone se si e' restii a farsi avvolgere dai costumi, dalle musiche, dalla forza dei peronaggi e dalla recitazione sublime di lando buzzanca, da una sorprendente Capotondi e da un finalmente espressivo e meno imbalsamato Preziosi.
Ottima la regia e i cambi di camera.La storia invita a ricordare gli anni di un Italia legata a tradizioni e divisioni classiste, e come la forza di chi crede nei propri ideali puo' superare ogni ostacolo.
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il nuovo film di faenza sorprende per la sfida che il regista ha voluto affrontare un film poco italiano e molto internazionale. Dopo lo splendido "prendimi l'anima " e l'angoscioso "i giorni dell'abbandono "questo film e' stato un ritorno in grande stile. Potrebbe apparire un poppeltone se si e' restii a farsi avvolgere dai costumi, dalle musiche, dalla forza dei peronaggi e dalla recitazione sublime di lando buzzanca, da una sorprendente Capotondi e da un finalmente espressivo e meno imbalsamato Preziosi.
Ottima la regia e i cambi di camera.La storia invita a ricordare gli anni di un Italia legata a tradizioni e divisioni classiste, e come la forza di chi crede nei propri ideali puo' superare ogni ostacolo. L'incasso fin'ora ottenuto certo fa si' che il film passi quasi inosservato (1.500.000 euro), ma del resto non e' certo un film di massa .Non e' la prima volta che un film d'autore per altro in costume non esplode, ma alla fine visti i gust degli italiani questo film e' andato fin troppo bene.Per chi ha ancora l'opportunita' di trovarlo in qualche sala, vale la pena affrettarsi per vederlo anche perche' nella versione televisiva di certo sara' altra cosa.
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[+] no
(di anonima)
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[+] imbalsamato? sì di puro "balsamo" classico!
(di anonimo195504 e passa)
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[+] preziosi è un buon attore poco sfruttato
(di regulus)
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[+] ok mirco
(di ann-onima)
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franci
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sabato 17 novembre 2007
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ottimo mix del gattopardo col blog di beppe grillo
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Innanzitutto volevo sottolineare la immensa prova espressiva di Lando Buzzanca,talento troppo spesso sprecato.A proposito del film, Faenza si avvicina molto al completamento del suo film della vita,almeno questo é quello che si può credere al termine del primo tempo, dove il sapore gattopardiano, nostalgico e storico guidava la curiosità consapevole dello spettatore.La seconda metà del film,seppure intrigante, misce la serietà,la austerità di temi così delicati con un'esasperata ricerca di un mini umorismo (senz'altro costruito al fine di snellire la complessità del film) ma che sfora dall'immagione già proiettata agli occhi degli spettatori; ora confusi sul convincimento di vedere un film verista o un film di Totò( vedi comizio populista e demagogico e vedi il celebre " vota antonio".
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Innanzitutto volevo sottolineare la immensa prova espressiva di Lando Buzzanca,talento troppo spesso sprecato.A proposito del film, Faenza si avvicina molto al completamento del suo film della vita,almeno questo é quello che si può credere al termine del primo tempo, dove il sapore gattopardiano, nostalgico e storico guidava la curiosità consapevole dello spettatore.La seconda metà del film,seppure intrigante, misce la serietà,la austerità di temi così delicati con un'esasperata ricerca di un mini umorismo (senz'altro costruito al fine di snellire la complessità del film) ma che sfora dall'immagione già proiettata agli occhi degli spettatori; ora confusi sul convincimento di vedere un film verista o un film di Totò( vedi comizio populista e demagogico e vedi il celebre " vota antonio"...).Inoltre la quasi grilliana professione ironica di anti politica appesantisce non di poco la "nobiltà" del film, risultando come un'impasto tra il Gattopardo e,appunto,il blog di Beppe Grillo.Piccoli errori: due ragazzi di vent'anni con la stessa faccia di quando essi stessi ne avranno 30 e addirittura di quando il protagonista ne avrà 77.Al di là di tutto ciò il film resta comunque una grande prova,quasi un'occasione sprecata per ottenere il film storico più bello degli ultimi dieci anni; scenografia di ottima qualità,attori di grande calibro,regia più che adatta e narrazione molto attraente.Finalmente un'esposizione della sicilianità priva di artefatti ed ostinati riferimenti alla mafia,finalmente un film da riflessione privo di ragazzinate e banalità.Un film senz'altro da vedere e consigliare.
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