Il cacciatore di aquiloni |
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Un film di Marc Forster.
Con Khalid Abdalla, Homayoun Ershadi, Shaun Toub, Atossa Leoni, Saïd Taghmaoui.
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Titolo originale The Kite Runner.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 131 min.
- USA 2007.
- Filmauro
uscita venerdì 28 marzo 2008.
MYMONETRO
Il cacciatore di aquiloni ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Se la vita potesse essere una gara di aquiloni
di EleonoraFeedback: 0 |
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domenica 6 aprile 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ispirato all’omonimo primo romanzo di Khaled Hosseini , il film è ambientato in Afghanistan ma girato nella Cina occidentale e in lingua persiana. Le scene si svolgono sempre inserite in ambientazioni suggestive, di strade polverose e di mercati arabi colmi di cibi speziati. Ben girato, la cinepresa si muove vorticando in questo caleidoscopio di rumori e colori, tra i vapori e i fumi odorosi del kebab e accrescendo il contrasto con la Kabul devastata dalla guerra, quando ormai siamo nell’anno 2000 ed è nelle mani dei talebani. Gli effetti, gli arabeschi che gli aquiloni, nelle competizioni fra bambini che animano la Kabul coperta di neve, sono suggestivi, così come l’animazione e quel brivido d’entusiasmo che fa tremare tutta la città. Il gioco degli aquiloni, insieme alla poesia dei versi del Corano e alla colonna sonora intensa e coinvolgente, quasi in risposta a chi temeva che un regista americano potesse ridurre e banalizzare la cultura Afghana, ne rafforzano l’importanza, la sacralità. La cultura Afghana serpeggia ovunque e sarà proprio quella, nel viaggio di ritorno di Amir, ad aleggiare come un spirito antico, non rafforzato dalla politica estremista talebana, ma ucciso e calpestato. Un film che coinvolge per la tenerezza e la bellezza della trama, così articolata che i più dubitavano che fosse possibile una trasposizione cinematografica che la non riducesse e rovinasse definitivamente. Al contrario, la trama riassunta e condensata nei quasi 150 minuti di film racconta i tratti salienti del libro, li riporta più o meno fedelmente, e anche nei momenti in cui la storia si discosta dal romanzo originale i più fedeli lettori apprezzano la variante, riconoscendo con quanta maestria anche la riduzione non è diventata offesa, ma saggia scelta. Dopotutto, la sceneggiatura è dello stesso Hosseini e chi meglio di lui poteva avere la sensibilità necessaria a trattare una trama così bella e complessa? Parliamo degli attori: la maggior parte era composta da attori non professionisti. Alla prima occhiata, la recitazione non perfetta saltava all’occhio, diventando via via più convincente col procedere della storia e, anzi, dando quel tocco realistico che rende il film così accessibile e piacevole. I due bambini mi hanno decisamente colpita. Meno la rigidità di Zekiria Hebrahimi (giovane Amir), molto di più la spontaneità vivace di Ahmad Khan Mahmoodzada (il giovane Hassan), che doveva risaltare come antieroe pacifico, esempio di virtù, remissivo servo fedele e amico appassionato. Un po’ poco credibile è risultata ai più la cieca fedeltà di Hassan e forse un po’ troppo rapida e poco comprensibile la separazione dei due amici, che erano all’inizio stretti in un così sincero sentimento. Separazione che nel romanzo è accuratamente spiegata. Ma la trasposizione cinematografica doveva rispondere di limiti di tempo e comunque e così strutturata, la storia non mi è sembrata risentirne. Infine, la colonna sonora. Le melodie facilmente riconoscibili come di matrice araba arricchiscono i più suggestivi momenti del film. La preghiera di Amir, la corsa per la caccia all’aquilone nelle strade affollate di Kabul, la gara degli aquiloni. E ancora, la commozione, la poesia e la dolcezza della storia sapientemente raccontata di Hosseini non si è banalizzata, neppure con un brano cantato in inglese che ha un po’ disturbato, ma si è anzi arricchita di quella magia e di quella poesia che sono proprie della cultura musulmana. Un film commovente e suggestivo.
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