orione95
|
domenica 22 novembre 2015
|
il romantico incontro di due mondi
|
|
|
|
"The new world" racconta della colonizzazione del cosiddetto "Nuovo Mondo", avvenuta a partire dal diciassettesimo secolo, e nel far ciò si avvale di una regia introspettiva e ipnotica che in uno scenario di natura selvaggia e incontaminata pone al centro l'altrettanto incontaminato amore dei due protagonisti: il capitano inglese John Smith (un eccelso Colin Farrell, che riporta alla mente la sua brillante performance in "Alexander") e la (famosissima) principessa indigena Pocahontas (la giovane promessa Q'orianka Kilcher). Innanzitutto va detto che "The new world" funge da battesimo del fuoco per la giovane e bellissima Q'orianka Kilcher, la quale dopo aver interpretato in precedenza ben pochi (insignificanti) ruoli cinematografici, si ritrova a dover monopolizzare per più di due ore la scena di un film colossale, peraltro vestendo i panni di una vera e propria leggenda, per l'appunto Pocahontas, la dolce principessa nativa americana tanto amata dal pubblico, sia di grandi che piccini, e che da sempre simboleggia l'innocenza e la purezza del "Nuovo Mondo".
[+]
"The new world" racconta della colonizzazione del cosiddetto "Nuovo Mondo", avvenuta a partire dal diciassettesimo secolo, e nel far ciò si avvale di una regia introspettiva e ipnotica che in uno scenario di natura selvaggia e incontaminata pone al centro l'altrettanto incontaminato amore dei due protagonisti: il capitano inglese John Smith (un eccelso Colin Farrell, che riporta alla mente la sua brillante performance in "Alexander") e la (famosissima) principessa indigena Pocahontas (la giovane promessa Q'orianka Kilcher). Innanzitutto va detto che "The new world" funge da battesimo del fuoco per la giovane e bellissima Q'orianka Kilcher, la quale dopo aver interpretato in precedenza ben pochi (insignificanti) ruoli cinematografici, si ritrova a dover monopolizzare per più di due ore la scena di un film colossale, peraltro vestendo i panni di una vera e propria leggenda, per l'appunto Pocahontas, la dolce principessa nativa americana tanto amata dal pubblico, sia di grandi che piccini, e che da sempre simboleggia l'innocenza e la purezza del "Nuovo Mondo". E proprio questa innocenza al limite dell'ingenuità che, scontrandosi con la brutalità dell'"uomo di città" (alias l'"uomo bianco"), rivela il vero significato della pellicola: l'ancestrale conflitto tra due mondi, vecchio e nuovo, naturale e artificiale, puro e corrotto. In una tale netta contrapposizione sembra non esserci spazio per alcun compromesso, eppure ecco trionfare l'amore tra due esponenti di fazioni opposte.
Uno sforzo enorme quello compiuto da Terrence Malick nel confezionare questo suo ennesimo capolavoro, sforzo che si nota peraltro nella cura maniacale dei dettagli (marchio di fabbrica del regista) sia delle ambientazioni che dei personaggi, il tutto poi accompagnato splendidamente dall'ottimo comparto sonoro a cura del maestro James Horner (apprezzato per aver composto, tra le tante, le musiche di "Titanic" e "Braveheart").
Numerosi monologhi al limite del filosofico (ma non per questo invadenti) scandiscono il procedere di una appassionante e drammatica storia d'amore, priva di qualsivoglia momento di stanca e capace di immergere lo spettatore nell'infinita catarsi dei paesaggi del "Nuovo Mondo".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a orione95 »
[ - ] lascia un commento a orione95 »
|
|
d'accordo? |
|
valenzale22
|
mercoledì 8 giugno 2011
|
affascinante!
|
|
|
|
Film affascinante e di nicchia, adatto ad un pubblico ristretto e abbastanza cinico. Sono state curate nei dettagli la fotografia ma soprattutto i costumi e i piccoli dettagli storici. Lo sceneggiatore ha ripreso il classico della disney che però è stato stravolto dal regista. La complessa articolazione rende il film molto lento, scandito da una continua riflessione interiore dei personaggi. L'amore, la passione, la menzogna, il coraggio e i sogni sono i temi portanti dei due co-protagonisti Farrel e Bale, che nella loro duplice e opposta natura mettono in evidenza due mondi del '600 inglese del tutto caratterizzanti. Il bello e dannato capitano Smith, rappresenta lo spirito avventuriero, coraggioso e assetato di conoscenza, tipico dei grandi esploratori rinascimentali; il capitano Rolf, invece ne è l'opposto, raffinato, conforme ai costumi, romantico e leale.
[+]
Film affascinante e di nicchia, adatto ad un pubblico ristretto e abbastanza cinico. Sono state curate nei dettagli la fotografia ma soprattutto i costumi e i piccoli dettagli storici. Lo sceneggiatore ha ripreso il classico della disney che però è stato stravolto dal regista. La complessa articolazione rende il film molto lento, scandito da una continua riflessione interiore dei personaggi. L'amore, la passione, la menzogna, il coraggio e i sogni sono i temi portanti dei due co-protagonisti Farrel e Bale, che nella loro duplice e opposta natura mettono in evidenza due mondi del '600 inglese del tutto caratterizzanti. Il bello e dannato capitano Smith, rappresenta lo spirito avventuriero, coraggioso e assetato di conoscenza, tipico dei grandi esploratori rinascimentali; il capitano Rolf, invece ne è l'opposto, raffinato, conforme ai costumi, romantico e leale. Il finale drammatico è forse l'unica nota stonata, che porta lo spettatore medio a considerare "pesante" il film. Il regista si è focalizzato sugli stati d'animo dei protagonisti, oltre che sull' intreccio costante tra l'amore e il dolore. Fa da sfondo a tutto ciò la storia reale: quella di una grande potenza marittima(l'Inghilterra) che conquista un mondo sconosciuto, dove due etnie e culture sconosciute si scontrano e si intrecciano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a valenzale22 »
[ - ] lascia un commento a valenzale22 »
|
|
d'accordo? |
|
jacopo b98
|
giovedì 2 maggio 2013
|
terrence malick torna al cinema con un gran film
|
|
|
|
Nel 1607 in Virginia l’avventuriero John Smith (Farrell) si innamora della principessa indiana Pocahontas (Kilcher). Quando deve andarsene per guidare un’altra spedizione nel Nord dice agli uomini di farle credere che egli sia morto in mare. Così si sposa con l’onesto, e peraltro realmente innamorato di lei, coltivatore John Rolfe (Bale). Rincontrerà Smith in un giardino geometrico in Inghilterra: i due si amano ancora ma entrambi si sono fatti un’altra vita. Il quarto film di Malick, il più costoso e visivamente spettacolare, è un commovente racconto della fine di un mondo che “una volta scoperto, cambiò per sempre”.
[+]
Nel 1607 in Virginia l’avventuriero John Smith (Farrell) si innamora della principessa indiana Pocahontas (Kilcher). Quando deve andarsene per guidare un’altra spedizione nel Nord dice agli uomini di farle credere che egli sia morto in mare. Così si sposa con l’onesto, e peraltro realmente innamorato di lei, coltivatore John Rolfe (Bale). Rincontrerà Smith in un giardino geometrico in Inghilterra: i due si amano ancora ma entrambi si sono fatti un’altra vita. Il quarto film di Malick, il più costoso e visivamente spettacolare, è un commovente racconto della fine di un mondo che “una volta scoperto, cambiò per sempre”. Scritto e diretto dal regista ha per protagonista, naturalmente, la natura, con i suoi colori, rigogliosa come non mai, intatta ed incontaminata (fotografia eccellente di Emmanuel Lubezki). Gli indigeni, e su tutti Pocahontas, sono in sintonia con l’ambiente, i movimenti che fanno sono gli stessi dell’acqua e del vento. Malick, il regista filosofo, documenta una vita ormai perduta ed impossibile al giorno d’oggi. Tutto questo fa da sfondo al gran melodramma (peraltro vero) di Pocahontas e John Smith, amanti incapaci di abbandonarsi all’amore e nel finale, nel parco del re inglese c’è solo il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato: “Hai trovato le tue Indie John?” chiede lei, “Forse le ho sorpassate” risponde lui, “Le troverai.” conclude lei. Notevole l’apporto delle musiche di James Horner, con prestiti da Wagner (L’oro del reno).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jacopo b98 »
[ - ] lascia un commento a jacopo b98 »
|
|
d'accordo? |
|
giank51
|
mercoledì 17 dicembre 2014
|
il senso profondo della vita
|
|
|
|
Due sono i grandi protagonisti di quest film. Rebecca, l'indiana, che sovrasta gli uomini che incontra e le sventure che rischiano di stroncarla. Ma lei emerge sempre grazie ad una saggezza semplice ma profonda: affidarsi alla forza inesauribile della vita, quella forza che fa crescere ancora gli alberi dopo una mutilazione. Non a caso l'ultima immagine del film è quella di un albero che svetta alto nel sole.
Dinanzi a questa donna semplice e forte gli uomini fanno una mediocre figura. Anche "il grande amore" impersonificato in Smith dovrà alla fine inchinarsi dinanzi alla raggiunta saggezza di Rebecca. Si salva il colono J. Rolfe che, guarda caso, Rebecca paragona ad un grande albero sotto la cui ombra ha trovato la serenità.
[+]
Due sono i grandi protagonisti di quest film. Rebecca, l'indiana, che sovrasta gli uomini che incontra e le sventure che rischiano di stroncarla. Ma lei emerge sempre grazie ad una saggezza semplice ma profonda: affidarsi alla forza inesauribile della vita, quella forza che fa crescere ancora gli alberi dopo una mutilazione. Non a caso l'ultima immagine del film è quella di un albero che svetta alto nel sole.
Dinanzi a questa donna semplice e forte gli uomini fanno una mediocre figura. Anche "il grande amore" impersonificato in Smith dovrà alla fine inchinarsi dinanzi alla raggiunta saggezza di Rebecca. Si salva il colono J. Rolfe che, guarda caso, Rebecca paragona ad un grande albero sotto la cui ombra ha trovato la serenità.
Il secondo grande protagonista del film è la natura che compare imponente in tutte le sue manifestazioni: albe, tramonti, l'alternarsi delle stagioni; il tutto immortalato da una tecnica fotografica superba.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giank51 »
[ - ] lascia un commento a giank51 »
|
|
d'accordo? |
|
pedro
|
mercoledì 27 novembre 2019
|
buon film, pessima pocahonta
|
|
|
|
E’ un tema interesante, quello del nuovo mondo, della scoperta (anche se qui siamo in época di conquista consolidata). Non credo che Malick abbia fatto un cattivo lavoro. Per alcuni aspetti la lentezza mi sembra un pregio. Buona la fotografia e azzeccata la musica. Certo, almeno dal punto di vista antropologico, il coevo apocalypto è certamente più curato.
La nota più negatva la pocahonta Q’orianka Kilcher. Attuazione da saggio scolastico. Troppo incredibilmente artificiale. Inoltre i capelli castani, e ondulati, vanno bene per lei che è nordamericana-tedesco-svizzera (gli viene attribuito un padre peruviano quechua-wachipaeri, il che sembra già una contraddizione in se visto che sono due gruppi etnico linguisitici diversi, pur conservando il cognome della madre), non certo per una nativa americana.
[+]
E’ un tema interesante, quello del nuovo mondo, della scoperta (anche se qui siamo in época di conquista consolidata). Non credo che Malick abbia fatto un cattivo lavoro. Per alcuni aspetti la lentezza mi sembra un pregio. Buona la fotografia e azzeccata la musica. Certo, almeno dal punto di vista antropologico, il coevo apocalypto è certamente più curato.
La nota più negatva la pocahonta Q’orianka Kilcher. Attuazione da saggio scolastico. Troppo incredibilmente artificiale. Inoltre i capelli castani, e ondulati, vanno bene per lei che è nordamericana-tedesco-svizzera (gli viene attribuito un padre peruviano quechua-wachipaeri, il che sembra già una contraddizione in se visto che sono due gruppi etnico linguisitici diversi, pur conservando il cognome della madre), non certo per una nativa americana. Peccato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pedro »
[ - ] lascia un commento a pedro »
|
|
d'accordo? |
|
derek
|
lunedì 16 gennaio 2006
|
cattive abitudini
|
|
|
|
Noto che si tende ad abusare per alcuni film del termine lento, ma perchè new world è lento, forse perchè non fa vedere continue battaglie oppure dialoghi veloci con battute al fulmicotone? I registi americani, ma anche alcuni italiani con commedie volgari e banali, hanno drogato il mercato(per così dire) dei film, accelerando e cercando solo di violentare lo spettatore con immagini forti e prive di una decantazione necessaria per la nostra mente. Il film anche se in alcuni momenti è un pò stucchevole nei dialoghi e banale nei simbolismi naturalistici, quasi riportando il tutto ad una interpretazione scintoista della sequenza, ha un grande merito; di farci ragionare, di farci capire cosa si nasconde in quelle vicende umane,e in quel periodo storico cruciale per tutto l'occidente.
[+]
Noto che si tende ad abusare per alcuni film del termine lento, ma perchè new world è lento, forse perchè non fa vedere continue battaglie oppure dialoghi veloci con battute al fulmicotone? I registi americani, ma anche alcuni italiani con commedie volgari e banali, hanno drogato il mercato(per così dire) dei film, accelerando e cercando solo di violentare lo spettatore con immagini forti e prive di una decantazione necessaria per la nostra mente. Il film anche se in alcuni momenti è un pò stucchevole nei dialoghi e banale nei simbolismi naturalistici, quasi riportando il tutto ad una interpretazione scintoista della sequenza, ha un grande merito; di farci ragionare, di farci capire cosa si nasconde in quelle vicende umane,e in quel periodo storico cruciale per tutto l'occidente. Non c'è dubbio che per vedere alcuni film ci vuole coraggio....Vorrei anche sottolineare la poca gratitudine di un certo pubblico nonchè critica verso un attore come Colin Farrell, forte, bello, e di grande fisicità. Perchè lo si continua a massacrare con critiche banali e inappropriate?
[-]
[+] la poesia deve annoiare?
(di elisabeth)
[ - ] la poesia deve annoiare?
|
|
[+] lascia un commento a derek »
[ - ] lascia un commento a derek »
|
|
d'accordo? |
|
jjzz
|
giovedì 19 gennaio 2006
|
poteva essere migliore
|
|
|
|
Salvando la espressiva e nel contesto buona interpretazione di Pocahontas, condanno irrimediabilmente sia la lentezza dello svolgimento che la inespressività del protagonista.Solo passabili le ambientazioni paesaggistiche, mentre ottima la presentazione dei "selvaggi" e del loro stile di vita.
Ripeto: poteva essere meglio!!!
|
|
[+] lascia un commento a jjzz »
[ - ] lascia un commento a jjzz »
|
|
d'accordo? |
|
a.l.
|
lunedì 23 gennaio 2006
|
la principessa in bilico
|
|
|
|
A spingere Pocahontas, nativa del villaggio di Werowocomoco nell’attuale Virginia e figlia del capo degli Algonqui, a salvare l’avventuriero inglese John Smith sbarcato alla ricerca dell’oro e della rotta per le Indie nel 1607 nella sua terra con tre navi e un centinaio di uomini e a integrarsi con i conquistatori divenendo poi la moglie di un coltivatore di tabacco e convertendosi alla fede cristiana, non fu l’amore, sostengono con una qualche ragione gli storici, diffidando della versione romantica e romanzesca dei fatti contenuta nei diari dello stesso Smith, ai quali “The new world” si ispira. Terence Malick, il leggendario autore statunitense di “La sottile linea rossa”, al suo quarto film in 32anni, ha trovato però terreno fertile nella supposta love story fra l’adolescente selvaggia e il pioniere europeo per indicare nell’inconciliabilità fra idealismo e pragmatismo la ferita mai rimarginata delle primissime origini del suo Paese.
[+]
A spingere Pocahontas, nativa del villaggio di Werowocomoco nell’attuale Virginia e figlia del capo degli Algonqui, a salvare l’avventuriero inglese John Smith sbarcato alla ricerca dell’oro e della rotta per le Indie nel 1607 nella sua terra con tre navi e un centinaio di uomini e a integrarsi con i conquistatori divenendo poi la moglie di un coltivatore di tabacco e convertendosi alla fede cristiana, non fu l’amore, sostengono con una qualche ragione gli storici, diffidando della versione romantica e romanzesca dei fatti contenuta nei diari dello stesso Smith, ai quali “The new world” si ispira. Terence Malick, il leggendario autore statunitense di “La sottile linea rossa”, al suo quarto film in 32anni, ha trovato però terreno fertile nella supposta love story fra l’adolescente selvaggia e il pioniere europeo per indicare nell’inconciliabilità fra idealismo e pragmatismo la ferita mai rimarginata delle primissime origini del suo Paese. Spoliazioni, violenza, sopraffazione e assimilazione obbligata ma anche ideali e valori costituiscono l’atto di nascita di tutte le grandi civiltà: Roma era stata fondata sul fratricidio e il suo impero era già una miscellanea di popoli, tenuti insieme dalla forza degli eserciti ma anche da un cultura eterogenea e cosmopolita. Scorsese, in “Gang of New York”, individuava nel passato remoto della metropoli-simbolo dell’America le radici dei mali connaturati alle società evolute. Malick, mosso dal suo spiritualismo, respinge l’approccio storico documentaristico e va ancora più indietro nel tempo alla scoperta del paradiso perduto agli albori della Storia: una Nazione è un’utopia, un’astrazione, un coacervo di buone intenzioni strozzate dalla loro stessa realizzazione pratica e come tale essa ha le fondamenta nel sogno impossibile di uomini e donne alla ricerca inquieta di se stessi. John addentrandosi nel cuore del continente inesplorato desidera la società perfetta e la trova o si illude di averla trovata nella convivenza idillicamente pacifica delle tribù primitive, la principessa senza nome si domanda dove sia veramente la “madre” ovvero l’anima divina del cosmo: il loro incontro ha la religiosa soavità di una cerimonia sacra sullo sfondo di un paesaggio celestiale, la fusione delle loro aspirazioni, intatte, potrebbe portare l’ eden in terra. Ma se la bellezza della natura testimonia la presenza di una divinità immanente, da essa l’uomo, con il progresso, si allontana ed inevitabilmente il legame con il soprannaturale è destinato a recidersi e a sopravvivere solo nella forma del compromesso/contaminazione con la realtà. Il pensiero, non certo originale, della decadenza dell’umanità da uno stato di natura felice, causa avidità e sete di dominio, informa di sé tutto il lungometraggio, fa della sua prima parte un meraviglioso canto lirico, ma, in ultima analisi, ne determina la scarsa riuscita. Nel momento esatto in cui la trasognata epifania di un territorio interiore e fisico mai visto, portato alla luce dalla macchina da presa, cede il campo al resoconto di cronaca, al di là della sontuosa impaginazione, della ricostruzione accuratissima nei dettagli, dello stile prodigioso poeticamente desultorio, persone ed eventi restano in bilico, sospesi nel vuoto: non che importi sapere quali verità celi la lettura simbolica di Malick, ma se la metafisica arranca dietro la Storia stupisce ed incanta certo, ma a lungo andare annoia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a a.l. »
[ - ] lascia un commento a a.l. »
|
|
d'accordo? |
|
lolla
|
lunedì 23 gennaio 2006
|
bellissimo...
|
|
|
|
Ho molto apprezzato The New World, e penso sia un film che offre vari livelli di lettura e riflessioni. In particolare ho molto apprezzato il modo in cui il regista presenta la principessa, vero anello di congiunzione tra i due mondi, lei li ha uniti con la sua bellezza, intelligenza, cultura, personalità e soprattuto con l'amore, in netta contrapposizione alle conquiste fatte tramite la guerra, il terrore, il dominio...Straordinario secondo me Colin Farrel, di una bellezza che quasi fa star male, e bravo con gli sguardi ancor più che con i dialoghi, unico o quasi bello e inatatto tra gli inglesi. Bellissimo il contrasto tra la bruttezza degli inglesi, decadenti e consumati, e la bellezza sfolgorante dei nativi, intatti, puri e nuovi, appunto.
[+]
Ho molto apprezzato The New World, e penso sia un film che offre vari livelli di lettura e riflessioni. In particolare ho molto apprezzato il modo in cui il regista presenta la principessa, vero anello di congiunzione tra i due mondi, lei li ha uniti con la sua bellezza, intelligenza, cultura, personalità e soprattuto con l'amore, in netta contrapposizione alle conquiste fatte tramite la guerra, il terrore, il dominio...Straordinario secondo me Colin Farrel, di una bellezza che quasi fa star male, e bravo con gli sguardi ancor più che con i dialoghi, unico o quasi bello e inatatto tra gli inglesi. Bellissimo il contrasto tra la bruttezza degli inglesi, decadenti e consumati, e la bellezza sfolgorante dei nativi, intatti, puri e nuovi, appunto. occidentale iiat.
[-]
[+] colin farrel è molto bello ma...
(di chiaroscuro)
[ - ] colin farrel è molto bello ma...
|
|
[+] lascia un commento a lolla »
[ - ] lascia un commento a lolla »
|
|
d'accordo? |
|
jules
|
venerdì 20 gennaio 2006
|
incredibile
|
|
|
|
Incredibile è che, per una volta, mi trovo d'accordo con mister Farinotti ed anzi dò un giudizio pure più severo.
Per chi come me considera "La sottile linea rossa" uno dei film simbolo degli anni Novanta, per chi come me aspetta con ansia ogni mossa di questo maestro del cinema e della poesia, è impossibile non reagire con rabbia dopo la visione di "The new world". Il problema è proprio quello che ha ricordato Farinotti, la difficoltà per Malick di conciliare penna e cinepresa; l'assenza di ritmo ce l'aspettavamo, anche la sottile linea rossa era un film totalmente contemplativo, ma, mistero del genio e dell'arte, in quel frangente il suo film aveva una sua vigorosa forza espressiva, a prescindere dall'assenza di azione.
[+]
Incredibile è che, per una volta, mi trovo d'accordo con mister Farinotti ed anzi dò un giudizio pure più severo.
Per chi come me considera "La sottile linea rossa" uno dei film simbolo degli anni Novanta, per chi come me aspetta con ansia ogni mossa di questo maestro del cinema e della poesia, è impossibile non reagire con rabbia dopo la visione di "The new world". Il problema è proprio quello che ha ricordato Farinotti, la difficoltà per Malick di conciliare penna e cinepresa; l'assenza di ritmo ce l'aspettavamo, anche la sottile linea rossa era un film totalmente contemplativo, ma, mistero del genio e dell'arte, in quel frangente il suo film aveva una sua vigorosa forza espressiva, a prescindere dall'assenza di azione.
Qui la storia oggetto del racconto viene completamente sacrificata, volutamente, ad un enorme sforzo di 150 minuti a favore di immagini fredde, statiche, anonime, insopportabilmente lente (direi lente in modo autoreferenziale). Difendo l'idea di un cinema lento: può essere forte e coinvolgente tanto quanto un ritmo incalzante. Ma in "The new world" ciò non avviene, le emozioni non ci toccano e perfino la storia d'amore risulta telefonata e sacrificata ad una precisa scelta registica di crogiolarsi nel proprio stile spinto all'eccesso. Menzione di disonore per le interpretazioni dei due protagonisti e per la tragica scelta di impostare tutto il film sulle voci fuori campo.
Non capisco perchè molti grandi autori ad un certo punto decidono di violentare i loro stessi sostenitori, quasi volessero sottoporci ad una specie di test di fedeltà...se ami il mio cinema devi accettare tutto quello che produco nel bene e male.
Giustamente stroncato in America.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jules »
[ - ] lascia un commento a jules »
|
|
d'accordo? |
|
|