gustibus
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lunedì 22 maggio 2017
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ah che delizia la poesia di mann!
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Anche per questo "Miami vice" ennesima opera cinematografica tutta personale del regista..ce'quel tocco di raffinato che contraddistingue sempre i suoi film.Se non fosse per i nomi dei personaggi a poco e nulla della famosa serie TV...Ce'Collin farell..Jamie foxx..nel ruolo degli agenti infiltrati..ce'Gong li...veramente brava e bella!..ma che fa la differenza su tutti e' il regista A.Mann!...la scena nel locale..E'LA sua!...la scena con mega barchette(?)..a 80miglia all'ora sono sue...le scene notturne E'LA sua firma!...solo lui gira di notte al naturale...il racconto non e'sublime, eppure io lo guarderei 10/20 volte il suo film.Quattro stelle meritate! Da vedere.
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themaster
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domenica 31 maggio 2015
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mann non si smentisce
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Che Michael Mann sia uno degli autori più importanti viventi è risaputo,conosciuto per il suo occhio clinico nei confronti del mondo in cui viviamo,per le sue profonde analisi della nostra società e del progresso tecnologico,unito ad uno stile visivo assolutamente particolare e a dei personaggi quasi sempre caratterizzati come gli autori romantici di una volta sapevano fare. Questo Miami Vice non è da meno,Mann infatti decide di dare una svecchiata alla serie da lui stesso creata e realizza nel 2008 un noir poliziesco intenso e che non lascia spazio ad alcun tipo di ironia,se non in certi momenti in cui si sorride certo,ma non perchè vi sia una battuta ma per la crudeltà quasi campanellistica della situazione in cui sono coinvolti i personaggi e per le loro reazioni,Colin Farrell e Jamie Foxx che interpretano rispettivamente Sonny Crocket e Ricardo Tubbs recitano in maniera molto sopra le righe andando a creare un'evoluzione moderna dei tipici personaggi da buddy movie,si percepisce infatti il rapporto di fratellanza tra i due che non è espresso esplicitamente ma che si intuisce prima di tutto dalla bravura immensa dei due attori che giocano di pochi sguardi e qualche frasetta messa lì di tanto in tanto che permettono di percepire allo spettatore la profonda stima che nutrono l'uno nei confronti dell'altro,quando uno dei due inizia una frase,l'altro la completa,quando un cattivone attacca alle spalle uno dei due,l'altro interviene,su questo lo script riesce perfettamente,abbiamo poi numerosi altri characters secondari come Gong Li bellissima e graziosa che interpreta un personaggio atipico per il genere noir,una figura femminile forte e cazzuta che ovviamente andrà ad invaghirsi di Sonny,il donnaiolo tra i due.
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Che Michael Mann sia uno degli autori più importanti viventi è risaputo,conosciuto per il suo occhio clinico nei confronti del mondo in cui viviamo,per le sue profonde analisi della nostra società e del progresso tecnologico,unito ad uno stile visivo assolutamente particolare e a dei personaggi quasi sempre caratterizzati come gli autori romantici di una volta sapevano fare. Questo Miami Vice non è da meno,Mann infatti decide di dare una svecchiata alla serie da lui stesso creata e realizza nel 2008 un noir poliziesco intenso e che non lascia spazio ad alcun tipo di ironia,se non in certi momenti in cui si sorride certo,ma non perchè vi sia una battuta ma per la crudeltà quasi campanellistica della situazione in cui sono coinvolti i personaggi e per le loro reazioni,Colin Farrell e Jamie Foxx che interpretano rispettivamente Sonny Crocket e Ricardo Tubbs recitano in maniera molto sopra le righe andando a creare un'evoluzione moderna dei tipici personaggi da buddy movie,si percepisce infatti il rapporto di fratellanza tra i due che non è espresso esplicitamente ma che si intuisce prima di tutto dalla bravura immensa dei due attori che giocano di pochi sguardi e qualche frasetta messa lì di tanto in tanto che permettono di percepire allo spettatore la profonda stima che nutrono l'uno nei confronti dell'altro,quando uno dei due inizia una frase,l'altro la completa,quando un cattivone attacca alle spalle uno dei due,l'altro interviene,su questo lo script riesce perfettamente,abbiamo poi numerosi altri characters secondari come Gong Li bellissima e graziosa che interpreta un personaggio atipico per il genere noir,una figura femminile forte e cazzuta che ovviamente andrà ad invaghirsi di Sonny,il donnaiolo tra i due.
è fantastico come Mann sviluppi i rapporti umani tra i personaggi,visti come,per l'appunto esseri umani invischiati in cose più grandi di loro,per questo motivo considero Michael Mann come l'ultimo autore romantico,in quanto ad una analisi profonda,accurata e distaccata della società unisce dei personaggi molto carismatici visti nelle loro fragilità e debolezze,che come ogni essere umano sbagliano,vanno a mettersi nei guai e ne escono quasi sempre in grande stile.
La fotografia è un qualcosa di eccezionale,leggermente diversa da quella messa in gioco in Collateral ha un che di poetico e dona,grazie alla regia,al commento musicale,al montaggio video e audio un'epicità particolarissima al tutto e quella sensazione di spaesamento e disconnessione che fa tanto parte del cinema di Mann,portandolo però ad un livello superiore in quanto in Collateral tutto ciò non lasciava spazio alla speranza se non nella sequenza finale,in Miami Vice si capisce che il regista concede una via d'uscita a quasi tutti i personaggi.
Tra i difetti di questa pellicola si possono citare una narrazione a volte non eccellente e delle piccolissime cadute di tono in qualche dialogo qua e la e una prima parte un pò troppo lenta,tutti nei che non minano assolutamente questa esperienza audio visiva straordinaria.
Da sequenze memorabili da citare ci sono la sequenza di apertura nella discoteca con Numb dei Linkin Park,una scena ricca di stile in cui,come dice giustamente il critico di mymovies nella sua recensione più che appropriata,divertimento e violenza si mescolano andando a rendere l'idea di giungla urbana in cui a nessuno interessa di nessuno,puoi morire sparato in testa,ma tanto chi se ne accorgerebbe?
Un'altra sequenza fantastica è la scena d'amore tra Colin Farrell e Gong Li,in cui la fotografia la fa da padrone insieme al commento musicale,e quell'unica lacrima di piacere che scende sulla guancia di lei,una scena che sprizza sesso da tutti i pori ma non in maniera volgare,ma anzi in maniera artistica,cosa difficilissima da fare al giorno d'ggi. Miami Vice è in sintesi un poliziesco che segue in maniera clinica e rispettosa tutti gli stilemi del noir,un film che si mangia per merenda tutti i thrillerini di merda usciti negli ultimi anni,una pellicola ricca di stile e carisma che gode di un'intensità rara,che è rispecchiata sia dai protagonisti e dai relativi interpreti perfetti nei ruoli e da tutti gli altri comprimari che con poche battute si fanno ricordare. Una pellicola che non sarà un capolavoro ma che rappresenta un ottimo esempio di settima arte. Voto 8 e 1/2
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kondor17
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sabato 7 giugno 2014
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bello e avvincente.
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Forse un gradino sotto Collateral, resta comunque un film ben fatto, con ottimi attori ed un personaggio sopra tutti, quel mostro di Montoja, il super trafficante di armi-droga disposto anche a vendere la bella Isabelle (GongLi) per salvare i suoi loschi traffici. Michael Mann, produttore della fortunata serie tutta beach droga e Ferrari terminata giusto 20 anni fa, non cade nel tranello di un remake, donandoci invece due ore di puro intrattenimento, con scene dal ritmo adrenalinico e pause soffuse ad alternarsi magistralmente, e con musica e fotografia veramente coinvolgenti. Un finale in sospeso lasciava presagire un possibile sequel, che ancora attendo e non è mai arrivato. Bravo, 7+ :)
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renato c.
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giovedì 26 dicembre 2013
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dura la vita dei poliziotti infiltrati!
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Fare i poliziotti infiltrati non è facile, in certe organizzazioni criminali c'è da lasciarci le penne e spesso in modo crudele! Comunque il film regge bene come azione e c'è il solito condimento di forte violenza che ai nostri giorni è (ahime!) tanto di moda! Notevole la presenza esotica di Gong Li, un po' matura ma con molta femminilità! Il fatto che la donna del boss si innamori del "buono" richiama molto i films di James Bond, come tra l'altro il finale che fa intendere che uno che fa quel mestiere non può impegnarsi seriamente nell'amore col rischio di provocare la morte dell'amata! Lo diceva anche James Bond in "Al servizio segreto di Sua Maestà" in cui diceva alla sua futura moglie (per poche ore!)che avrebbe dovuto cambiare mestiere! E' l'unico film in cui 007 s'innamora veramente
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Fare i poliziotti infiltrati non è facile, in certe organizzazioni criminali c'è da lasciarci le penne e spesso in modo crudele! Comunque il film regge bene come azione e c'è il solito condimento di forte violenza che ai nostri giorni è (ahime!) tanto di moda! Notevole la presenza esotica di Gong Li, un po' matura ma con molta femminilità! Il fatto che la donna del boss si innamori del "buono" richiama molto i films di James Bond, come tra l'altro il finale che fa intendere che uno che fa quel mestiere non può impegnarsi seriamente nell'amore col rischio di provocare la morte dell'amata! Lo diceva anche James Bond in "Al servizio segreto di Sua Maestà" in cui diceva alla sua futura moglie (per poche ore!)che avrebbe dovuto cambiare mestiere! E' l'unico film in cui 007 s'innamora veramente e si sposa! Ma quelli che fanno certe professioni non possono impegnarsi seriamente e sposarsi; scapoli o vedovi se vogliono contunuare ad essere protagonisti di questo genere di films debbono essere "singles"!
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stefano bruzzone
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mercoledì 6 novembre 2013
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già visto
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ispirato alla fortunata serie è un film tutto muscoli,arroganza e sparatorie con una coppia ben assortita che convince. quello che non convince è tutto il resto. la sceneggiatura è scontata e banale e manca quel tocco di classe che avevano i due policeman di miami originali. non sono credibili poliziotti che fanno indagini con una ferrari da 300 mila dollari e vivono in mega ville sul mare e tutto il resto è roba già vista. insomma nulla di nuovo da una sceneggiatura che ci propina i soliti detective invincibili infiltrati nei soliti sudamericani trafficanti di droga, con il solito frasario, la solita arroganza e le medesime battute in tutti i films sul genere.
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ispirato alla fortunata serie è un film tutto muscoli,arroganza e sparatorie con una coppia ben assortita che convince. quello che non convince è tutto il resto. la sceneggiatura è scontata e banale e manca quel tocco di classe che avevano i due policeman di miami originali. non sono credibili poliziotti che fanno indagini con una ferrari da 300 mila dollari e vivono in mega ville sul mare e tutto il resto è roba già vista. insomma nulla di nuovo da una sceneggiatura che ci propina i soliti detective invincibili infiltrati nei soliti sudamericani trafficanti di droga, con il solito frasario, la solita arroganza e le medesime battute in tutti i films sul genere. inutile che vi parli del finale, avrei potuto girarlo io da quanto è scontato.
Voto: 5
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mystic
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lunedì 18 marzo 2013
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il mann minore è comunque intrattenimento d'autore
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Con alle spalle titoli altisonanti come L'ultimo dei Mohicani e Heat, Miami Vice potrebbe tranquillamente essere apostrofato come un Mann minore.
Il film segue la squadra antidroga di Miami capitanata da Sonny Crockett (Colin Farrell) e Ricardo Tubbs (Jamie Foxx), il cui rapporto sarà messo a dura prova dall'amore che Sonny riserva per Isabella (Gong Li), la donna del capo dell'organizzazione sudamericana in cui cercano di infiltrarsi.
Con due personaggi alla Mann, abili e tormentati dietro alla loro inespressività, il regista porta sulla celluloide il luccicante mondo della droga. Nella Miami della criminalità pacchiana Mann fa sfrecciare motoscafi e decappottabili di lusso, ma non si sta parlando di Fast and Furious.
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Con alle spalle titoli altisonanti come L'ultimo dei Mohicani e Heat, Miami Vice potrebbe tranquillamente essere apostrofato come un Mann minore.
Il film segue la squadra antidroga di Miami capitanata da Sonny Crockett (Colin Farrell) e Ricardo Tubbs (Jamie Foxx), il cui rapporto sarà messo a dura prova dall'amore che Sonny riserva per Isabella (Gong Li), la donna del capo dell'organizzazione sudamericana in cui cercano di infiltrarsi.
Con due personaggi alla Mann, abili e tormentati dietro alla loro inespressività, il regista porta sulla celluloide il luccicante mondo della droga. Nella Miami della criminalità pacchiana Mann fa sfrecciare motoscafi e decappottabili di lusso, ma non si sta parlando di Fast and Furious. Si tratta piuttosto di un film che affronta il tema della priorità, sotto il pesante movimento della cinepresa di Mann, ma se non fosse per questo spunto accademico e il come al solito minuzioso studio della dimensione di ogni personaggio, Miami Vice è azione e intrattenimento d'autore, testimonianza del talento di uno dei maggiori cineasti del cinema contemporaneo.
In un differente contesto, che però ben si adatta alla causa di Miami Vice, un noto critico fece notare come non necessariamente un grande film debba contenere dialoghi melensi o arricchire la mente. Parole che, nell'idea di cinema di Michael Mann, risuonano come un solenne consenso.
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mar.ck
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giovedì 26 luglio 2012
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miami vice
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Si parte subito, la regia è di quelle che più preferisco, Michael Mann dirige un film d'azione dove più che l'azione in se stessi è presente gli sguardi, i visi i sentimenti degli attori. Due ore di puro intrattenimento. Grandissimo film, di elevato spessore. Mann è hai livelli massimi come in Heat . Jamie Foxx e Colin Farrel sono perfetti nei ruoli. La scenografia di una cupa Miami ci accompagna per tutto il film. Ottimo film di Michael Mann
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ultimoboyscout
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sabato 24 settembre 2011
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sonny & rico, bentornati!
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Nonostante la Ferrari sia solo una e per non far torto a nessuno è pure grigia, le atmosfere che si respirano sono eccellenti, diverse da quelle del telefilm con Don Johnson, ma il thriller poliziesco d'azione funziona incredibilmente bene. Micheal Mann fa tutto da solo: scrive e dirige come non succedeva dai tempi di "Heat - La sfida" e lo fa con la massima, consueta, eccezionale maestria, ed essendo un professionista di pellicole di genere annulla il rischio di banalità e dejà vu, riducendo al minimo americanate, spettacolarizzazioni eccessive spogliandolo di ogni dettaglio fine a se stesso e lasciando solo le oltre due ore di scene funzionali alla ottima riuscita finale.
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Nonostante la Ferrari sia solo una e per non far torto a nessuno è pure grigia, le atmosfere che si respirano sono eccellenti, diverse da quelle del telefilm con Don Johnson, ma il thriller poliziesco d'azione funziona incredibilmente bene. Micheal Mann fa tutto da solo: scrive e dirige come non succedeva dai tempi di "Heat - La sfida" e lo fa con la massima, consueta, eccezionale maestria, ed essendo un professionista di pellicole di genere annulla il rischio di banalità e dejà vu, riducendo al minimo americanate, spettacolarizzazioni eccessive spogliandolo di ogni dettaglio fine a se stesso e lasciando solo le oltre due ore di scene funzionali alla ottima riuscita finale. Miami è sempre quella, nella quale si muovono i due poliziotti (meglio Foxx di Farrell, ma il secondo è più fico), più della storia che troavo sia la parte meno riuscita del film, contano visi, corpi e personaggi, i vari velocissimi mezzi di trasporto, il mare tra la Florida e l'Havana e quei fantastici conflitti a fuoco notturni, pochi ma magistrali. Col sistema già rodato del digitale in HD, Mann riprende i personaggi della serie da lui prodotta a metà degli anni '80, senza farne un sequel, un remake o un semplice aggiornamento dei tempi, ma appiccicandosi ai volti ne scopre relazioni, sentimenti ed emozioni (forti), Il ritmo è costante, nervoso al limite del nevrotico, il pessimismo si stempera con una coppia che si perde e l'altra che miracolosamente si ritrova. Strepitosa la fotografia di Beebe, nelle tante scene al buio è a dir poco magnifica, Yercovich già creatore della serie è qui produttore esecutivo, come a dire squadra che vince non si cambia. Plauso alla colonna sonora, con la theme song dei Linkin Park e Jay-Z particolarmente indovinata. Nonostante gli oltre 25 anni passati ha retto molto bene.
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nicolas bilchi
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sabato 17 settembre 2011
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miami vice.
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Rifacendosi alla famosa serie TV anni '80, Michael Mann rivolge la propria passione per il cinema poliziesco nella realizzazione del film Miami Vice, che si pone come obiettivo primario quello di modernizzare il serial, superando i tabù e le censure d'epoca a vantaggio di una rappresentazione più cruda e realistica del volto oscuro della splendente Miami, la città del vizio. Mann sembra incentrare l'opera su un bel contrasto visivo tra le luci sforzose della città, dei night clubs, del mare da una parte, e l'oscurità che domani la notte, lo spaccio di droga, il sesso, gli omicidi. Sfortunatamente per il regista egli si limita a dare il proprio contibuto ad un genere che ormai ha detto tutto e può essere innovato dall'interno solo in modo veramente molto limitato.
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Rifacendosi alla famosa serie TV anni '80, Michael Mann rivolge la propria passione per il cinema poliziesco nella realizzazione del film Miami Vice, che si pone come obiettivo primario quello di modernizzare il serial, superando i tabù e le censure d'epoca a vantaggio di una rappresentazione più cruda e realistica del volto oscuro della splendente Miami, la città del vizio. Mann sembra incentrare l'opera su un bel contrasto visivo tra le luci sforzose della città, dei night clubs, del mare da una parte, e l'oscurità che domani la notte, lo spaccio di droga, il sesso, gli omicidi. Sfortunatamente per il regista egli si limita a dare il proprio contibuto ad un genere che ormai ha detto tutto e può essere innovato dall'interno solo in modo veramente molto limitato. Dunque a dispetto dell'indiscutibile efficacia visiva dell'opera, Miami Vice si configura come un thriller già visto, che manca di incisività e fallisce anche laddove vorrebbe tradurre le proprie ambizioni artistiche in realtà. Ad esempio nella relazione tra Farrell e la Li, che nasce come parte della missione dell'FBI per poi evolversi in una vera e propria storia d'amore che potrebbe portare a una scissione tra l'impegno "lavorativo" dei due e i loro effettivi sentimenti; storia che però, proprio nel momento in cui sta sviluppandosi in modo interessante, creando aspettative nello spettatore, viene inspiegabilmente abbandonata a favore del lungo episodio della consegna della droga, per poi essere ripresa solamente alla fine, senza più energie, giusto per chiudere il cerchio. Questo tanto per far capire come Miami Vice debba essere considerato un parziale fallimento, non solo per ragioni che non possono essere imputate al regista (il fatto di trovarsi di fronte ad un progetto fortemente inflazionato a livello di genere cinematografico), ma anche per alcuni errori tecnici evidenti. I protagonisti non hanno spessore, funzionano soltanto se calati all'interno del contesto storia, che finisce per diventare il vero protagonista, vale a dire, negativamente, l'effettivo elemento di interesse di Mann, a svantaggio di tutti gli altri ingranaggi che devono essere necessariamente ben oliati per arrivare alla realizzazione di un film di livello. Sulla base di questo principio, tanto elementare da non richiedere nè dimostrazioni nè esempi, possiamo ben vedere come nella pellicola in questione vi sia una parte positiva, rappresentata da tutto ciò che riguarda la sfera visiva e quella uditiva, i due sensi cioè che partecipano in modo diretto alla riproduzione del film, e un'altra estremamente fallace e anonima che riguarda la storia, la caratterizzazione dei personaggi, l'intreccio attraverso cui si diramano gli eventi. In sintesi, con Miami Vice Michael Mann ha completamente sbagliato il colpo; non rimane che un ottuso sfoggio di bravura, nient'altro che un errore di valutazione di un cineasta sicuramente capace, ma che spesso finisce per farsi trascinare nei luoghi comuni dei generi in cui si cimenta, col risultato di privare la propria opera di quel qualcosa che possa distinguerla (e quindi elevarla) dalla massa più o meno anonima di film similari.
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dandy
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lunedì 18 aprile 2011
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sempre grande michael mann.
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Produttore dell'omonima serie televisiva negli anni '80(ispirato per la precisione all'episodio 15 della serie "Smuggler's Blues"),il regista ne recupera i personaggi ma il non gira un semplice remake e non è interessato all'aggiornamento contemporaneo.Procede invece con quello che aveva iniziato in "Collateral",e lo perfeziona.Sperimentando il digitale HD si attacca ai volti e ai corpi dei protagonisti,scrutandone le reazioni e i sentimenti che li legano o che nascono tra loro(destinati naturalmente a una durata breve)evitando i luoghi comuni sui poliziotti infiltrati senza identità.Malgrado il minimo ricorso all'azione,lo stile è frenetico,nervosissimo.
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Produttore dell'omonima serie televisiva negli anni '80(ispirato per la precisione all'episodio 15 della serie "Smuggler's Blues"),il regista ne recupera i personaggi ma il non gira un semplice remake e non è interessato all'aggiornamento contemporaneo.Procede invece con quello che aveva iniziato in "Collateral",e lo perfeziona.Sperimentando il digitale HD si attacca ai volti e ai corpi dei protagonisti,scrutandone le reazioni e i sentimenti che li legano o che nascono tra loro(destinati naturalmente a una durata breve)evitando i luoghi comuni sui poliziotti infiltrati senza identità.Malgrado il minimo ricorso all'azione,lo stile è frenetico,nervosissimo.Le parentesi sentimentali non appesantiscono la storia,e le sparatorie impressionano per realismo e concitazione.Il pessimismo però,in questo caso non è senza speranza,come dimostra il finale(Sonny e Isabella si dividono,mentre Ricardo e Trudy si ritrovano).Cinema maturo insomma,fatto col cuore e agli antipodi dei film fracassoni americani.Un cinema che non può ovviamente avere molto successo in sala.In effetti Farrel è espressivo come un estintore,ma ci si può passar sopra.E' il primo film prodotto interamente da Mann dai tempi di "Heat-La sfida".Eccezionale fotografia di Dion Beebe,che crea magistralmente profondità di campo anche nelle scene notture.Musica di John Murphy.Potrebbe essere considerato come un banco di prova per il successivo"Nemico pubblico".
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