Titolo originale Goya's Ghosts.
Drammatico,
durata 117 min.
- Spagna 2006.
- Medusa
uscita venerdì 13aprile 2007.
MYMONETROL'ultimo inquisitore
valutazione media:
3,40
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Ambientato in Spagna, a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, il film affronta, filtrati dall'occhio attento e le superbe illustrazioni di Francisco Goya, gli eccessi e gli orrori di un'epoca che volge al tramonto. Ines rappresenta il popolo, fragile, indifeso, incolpevole e oppressa vittima di machiavelliche macchinazioni operate dai poteri forti. Fratello Lorenzo, è a sua volta una vittima, un prete senza vocazione, un'altro aborto del sistema. Ma se c'è qualcuno, che alla fine di tutto riesce a ottenere e capire qualcosa, questi è proprio lui. Convertitosi all'ateismo, si fa propugnatore incrollabile di quegli ideali di lealtà, fraternità e uguaglianza, ai quali il suo imperatore per primo viene meno, ma in nome degli stessi, egli è disposto a sopportare torture assai più atroci di quelle alle quali aveva ceduto in passato, arrivando a morire per un superbo e utopistico ideale.
[+]
Ambientato in Spagna, a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, il film affronta, filtrati dall'occhio attento e le superbe illustrazioni di Francisco Goya, gli eccessi e gli orrori di un'epoca che volge al tramonto. Ines rappresenta il popolo, fragile, indifeso, incolpevole e oppressa vittima di machiavelliche macchinazioni operate dai poteri forti. Fratello Lorenzo, è a sua volta una vittima, un prete senza vocazione, un'altro aborto del sistema. Ma se c'è qualcuno, che alla fine di tutto riesce a ottenere e capire qualcosa, questi è proprio lui. Convertitosi all'ateismo, si fa propugnatore incrollabile di quegli ideali di lealtà, fraternità e uguaglianza, ai quali il suo imperatore per primo viene meno, ma in nome degli stessi, egli è disposto a sopportare torture assai più atroci di quelle alle quali aveva ceduto in passato, arrivando a morire per un superbo e utopistico ideale.
Milos Forman dipinge con colori cupi, e pennellate decise, l'affresco di un Europa in declino, troppo innamorata di se stessa per accorgersi che il vento sta spirando in direzione contraria. Il ritmo narrativo segue di pari passo l'evolversi storico della vicenda: si trascina stancamente per i primi quaranta minuti, per poi avventarsi sullo slancio della revolutiòn. al regista va inoltre attribuito un altro grande merito, quello di essere riuscito nell'impresa di abbruttire la bella Natalie Portman, ben calata in entrambi (o forse in tutti e tre) i personaggi che è chiamata a interpretare, la giovane Ines, dolce e fragile come la spagna, quella abbrutita dalla prigionia e da essa resa pazza, e la smaliziata Alicia, figlia della poveretta e di Fratello Lorenzo, tanto furba quanto ingenua era stata la madre. Grande Stellan Skarsgard, la cui somiglianza con Goya risulta a tratti inquietante. Bravissimo, a mio avviso il migliore, Javier Barden, camaleontico e magnetico più che mai.
Un film per palati particolari, e per i Fans di Milos, ma tutto sommato, un buon film.
[-]
[+] bello! (di xxx)[ - ] bello!
[+] rispondo al punuale commento... (di sandman)[ - ] rispondo al punuale commento...
[+] lascia un commento a sandman »[ - ] lascia un commento a sandman »
Questo film non vuole mettere in scena tanto la personalità dell'artista (come su Amadeus, opera dello stesso regista su Mozart), quanto il messaggio che Goya vuole comunicare coi suoi quadri. "Il sonno della ragione genera mostri" titola il più famoso degli 80 Capricci dell'artista, quel sonno che fa diventare dannosa qualsiasi ideologia spinta al fanatismo, sia che si tratti della religione Cattolica (che dovrebbe essere simbolo di fratellanza e misericordia), sia che si professino le idee socialmente avanzate della Rivoluzione Francese. Tanto le Sacre Scritture quanto la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino diventano strumenti di tortura verso persone innocenti, mezzi per calpestare quei diritti per il quale si dovrebbe lottare.
[+]
Questo film non vuole mettere in scena tanto la personalità dell'artista (come su Amadeus, opera dello stesso regista su Mozart), quanto il messaggio che Goya vuole comunicare coi suoi quadri. "Il sonno della ragione genera mostri" titola il più famoso degli 80 Capricci dell'artista, quel sonno che fa diventare dannosa qualsiasi ideologia spinta al fanatismo, sia che si tratti della religione Cattolica (che dovrebbe essere simbolo di fratellanza e misericordia), sia che si professino le idee socialmente avanzate della Rivoluzione Francese. Tanto le Sacre Scritture quanto la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino diventano strumenti di tortura verso persone innocenti, mezzi per calpestare quei diritti per il quale si dovrebbe lottare. Come nei dipinti di Goya, il film mostra come il terrore superstizioso faccia sì che il mostruoso e il demoniaco alberghino nella stirpe umana, particolarmente in quegli uomini di Chiesa che credono (forse anche in buona fede) di contrapporvisi. Anche l'esercito francese, autoproclamatosi portatore giusto di ideali che sono veramente avanzati e necessari allo sviluppo della Spagna, finisce per essere dipinto tanto dall'artista quanto dal regista come una batteria di soldati freddi e insensibili come il metallo, che sparano sui civili e stuprano le donne. Qualsiasi ideologia deve essere sempre vagliata dalla ragione, perché anche partendo con buone intenzioni se si arriva al fanatismo si può sfociare nella parte bestiale e brutale dell'uomo.
[-]
[+] lascia un commento a superlini »[ - ] lascia un commento a superlini »
Perfetta tutta, nella costruzione degli ambienti e dei personaggi,la prima parte; meno convincente, quasi eccessiva e non priva di lungaggini, la melodrammatica seconda parte. Buona sarebbe l'idea della vittima assoggettata per sempre al suo carnefice,ma inverosimile mi è parsa la scena finale in cui la violentata chiama per nome il prete stupratore e procede mano nella mano quasi a sottindendere una confidenza ed una complicità che non può esserciA stata.
[+] lascia un commento a agi »[ - ] lascia un commento a agi »
Terza incursione di Forman nel Settecento (e qui nel primissimo Ottocento): dopo l'Austria di Amadeus e la Francia di Valmont siamo alla Spagna della fine ancien régime e dell'invasione napoleonica. Perno della storia Goya, a sua volta per la terza volta in una quindicina d'anni sul grande schermo, dopo Volaverunt di Bigas Luna e Goya di Saura. La sceneggiatura tradisce un film recitato benissimo (tutti gli attori principali senza distinzione, e senza dimenticare il Lonsdale del Grande Inquisitore) e con ambientazione e costumi stupendi. Perche'? Goya e' ambiguo e opportunista: ritrae tutti, dalla famiglia reale a Giuseppe Bonaparte a Wellington e al re restaurato, anche se poi, liberale nell'intimo, finira' per morire esule a Bordeaux.
[+]
Terza incursione di Forman nel Settecento (e qui nel primissimo Ottocento): dopo l'Austria di Amadeus e la Francia di Valmont siamo alla Spagna della fine ancien régime e dell'invasione napoleonica. Perno della storia Goya, a sua volta per la terza volta in una quindicina d'anni sul grande schermo, dopo Volaverunt di Bigas Luna e Goya di Saura. La sceneggiatura tradisce un film recitato benissimo (tutti gli attori principali senza distinzione, e senza dimenticare il Lonsdale del Grande Inquisitore) e con ambientazione e costumi stupendi. Perche'? Goya e' ambiguo e opportunista: ritrae tutti, dalla famiglia reale a Giuseppe Bonaparte a Wellington e al re restaurato, anche se poi, liberale nell'intimo, finira' per morire esule a Bordeaux. Il fatto e' che la Spagna del 1808-1814 e' una realta' stranissima e contraddittoria: i francesi portano l'illuminismo e le riforme a cannonate e contro di loro, sostenuti dagli spagnoli riformatori, si coalizzano la sinistra dei liberali e la destra clericale. Il popolo fa la guerriglia (il termine, e la teoria della guerra d bande, nascono li' e allora) gridando, come si vede in una delle scene finali, "Viva le catene" invece che viva la liberta'. Bunuel lo aveva gia' fatto vedere nella scena iniziale del Fantasma della liberta', dove i francesi che cantano la Carmagnole fucilano e i patrioti cadono gridando vivan las caenas. Questo sfondo intrigantissimo viene sostanzialmente sprecato, e non compare o compare pochissimo (chi sono i civili che catturano Lorenzo? Guerriglieri monarchici e cattolici, ma non lo si spiega), a vantaggio della vicenda familiare di Ines e dell'ex frate oscurantista diventato giacobino arrabbiato (ma poi infine coerente, visto che si lascia garrotare piuttosto che ritrattare e pentirsi in pubblico). Dalle dichiarazioni di Forman negli inserti aggiunti nel dvd si capisce che quando parla di Inquisizione e ne mostra l'operato ha ancora in mente i regimi comunisti. Ma nell'insieme questo groviglio di temi e lo stesso rapporto tra Lorenzo, uomo di fede e intransigente sia da frate sia da governante giacobino, e Goya, artista sempre in bilico e pronto a parlare con chiunque, non mi pare sviluppato e approfondito. Tutto il resto e' bello (anche se Goya, grande grosso e bianchissimo nella persona di Skarsgard, non so quanto sia verosimile); ma Carriere poteva fare di meglio.
[-]
[+] lascia un commento a honestabe »[ - ] lascia un commento a honestabe »
Nella Spagna del 1792 l'Inquisizione era ancora un'istituzione potente e soprattutto operativa a pieno regime. In Francia, solo tre anni prima, i rivoltosi avevano assaltato la Bastille dando inizio a quello che sarebbe stato l'evento che avrebbe sconvolto per molti decenni il mondo occidentale e le cui conseguenze avrebbero per sempre modificato le esistenze delle generazioni a venire. Sarebbe stata questa una bella ed interessante chiave di lettura dell'ultimo film di uno dei registi più amati del secolo scorso, Milos Forman.
Ma il contrasto e le dicotomie tra due mondi così vicini geograficamente ma lontani spazi siderali come mentalità e sviluppo del pensiero filosofico è solo lambito da "L'ultimo inquisitore", così come tangenzialmente si tratta della vita del pittore Francisco Goya ed ancora più superficialmente si parla dell'innata aspirazione dell'uomo ad arrampicarsi sulle ripide scale che portano alle vette della società.
[+]
Nella Spagna del 1792 l'Inquisizione era ancora un'istituzione potente e soprattutto operativa a pieno regime. In Francia, solo tre anni prima, i rivoltosi avevano assaltato la Bastille dando inizio a quello che sarebbe stato l'evento che avrebbe sconvolto per molti decenni il mondo occidentale e le cui conseguenze avrebbero per sempre modificato le esistenze delle generazioni a venire. Sarebbe stata questa una bella ed interessante chiave di lettura dell'ultimo film di uno dei registi più amati del secolo scorso, Milos Forman.
Ma il contrasto e le dicotomie tra due mondi così vicini geograficamente ma lontani spazi siderali come mentalità e sviluppo del pensiero filosofico è solo lambito da "L'ultimo inquisitore", così come tangenzialmente si tratta della vita del pittore Francisco Goya ed ancora più superficialmente si parla dell'innata aspirazione dell'uomo ad arrampicarsi sulle ripide scale che portano alle vette della società.
Dall'autore di capolavori come "Qualcuno volò sul nido del cuculo" o "Amadeus" (di cui il film ricorda alcuni momenti rispettivamente nella descrizione della pingue monarchia spagnola e nella carrellata di un manicomio ante litteram) ci saremmo aspettati un maggior livello di introspezione e soprattutto una narrazione meno convenzionale. Invece, "L'ultimo inquisitore" - tratto da un romanzo scritto dallo stesso Forman assieme a Jean-Claude Carrière - rimane in superficie senza mai affondare l'analisi sul periodo che ci rappresenta e proponendoci personaggi o scontati o privi di spessore.
Con una fotografia piatta e senza anima Forman realizza un film che tentenna tra la tentazione di spiegarci il ruolo di un artista della grandezza di Goya testimone delle tragedie che gli si compiono intorno, all'intento di realizzare un melò cavalleresco alla Dumas dove sentimenti come amore, onore, vendetta dominano i destini degli uomini. Il risultato è un'opera confusa - e la commistione tra registro drammatico e toni da commedia accentua il disorientamento - dove solo in alcuni momenti (l'ultima sequenza su tutte) il genio del regista di origine ceca si eleva e, pur se per poco, ci incanta.
Il buon cast di attori presenti (brava la Portman nel doppio ruolo affidatole, dignitoso Stellan Skarsgard nei panni di Goya, un pò troppo carico il divo Bardem) mitiga lievemente la delusione per un film per il quale nutrivamo qualche aspirazione in più.
[-]
[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
Che sorpresa questo film. Non ne avevo mai sentito parlare prima finchè una sera non l'ho beccato in televisione, peccato che in seconda serata perchè è una fascia in cui non tutti guardano film essendo tardi. Mi è piaciuta molto l'ambientazione storica e geografica del film ovvero la Spagna tra il Settecento e l'Ottocento che non ho mai visto trattare in altri film. Il regista è riuscito a darci una chiara idea di com'era vivere nella Spagna all'epoca, perchè nonostante nel resto d'Europa si progredisse con le idee illuministe in Spagna c'era ancora una tale arretratezza stando legati a certe istituzioni quali l'Inquisizione che non permettevano certo la realizzazione della giustizia perchè si veniva condannati anche se non si mangiava carne perchè accusati subito di giudaismo e tali accusati erano capaci di dichiarare la cosa più assurda del mondo pur di non essere condannati.
[+]
Che sorpresa questo film. Non ne avevo mai sentito parlare prima finchè una sera non l'ho beccato in televisione, peccato che in seconda serata perchè è una fascia in cui non tutti guardano film essendo tardi. Mi è piaciuta molto l'ambientazione storica e geografica del film ovvero la Spagna tra il Settecento e l'Ottocento che non ho mai visto trattare in altri film. Il regista è riuscito a darci una chiara idea di com'era vivere nella Spagna all'epoca, perchè nonostante nel resto d'Europa si progredisse con le idee illuministe in Spagna c'era ancora una tale arretratezza stando legati a certe istituzioni quali l'Inquisizione che non permettevano certo la realizzazione della giustizia perchè si veniva condannati anche se non si mangiava carne perchè accusati subito di giudaismo e tali accusati erano capaci di dichiarare la cosa più assurda del mondo pur di non essere condannati. Il film non si ferma a trattare solo questo ma farà vedere come le cose nel giro di poco tempo cambieranno con l'arrivo dei Francesi che divideranno la Spagna tra sostenitori della Francia e persone contro Napoleone. I Francesi sembrano quasi un'ondata di rivoluzione a favore della Spagna coi loro nuovi ideali della libertà, la fratellanza e molti libri di storia tendono ancora ad elogiare i Francesi dell'epoca, eppure il film ci mostra chiaramente come i Francesi non furono così bravi in Spagna. Gli Spagnoli si liberarono dal giogo dell'Inquisizione per ritrovarsi sotto il giogo dei Francesi. Il quadro storico è quindi reso benissimo. Al centro del film, in questo scenario politico confuso ci sono il grande Goya, Ines una ragazza sua musa ispiratrice che finirà sotto il giogo dell'Inquisizione e Lorenzo un cardinale nonchè inquisitore. Il padre della ragazza farà di tutto per farla uscire fino a dimostrare l'inadeguatezza delle torture usate dall'Inquisizione come metodo per confessare e darà vita ad una delle scene migliori del film per cui vale la pena essere visto. Le vite dei tre personaggi di Goya, Ines e Lorenzo si incroceranno anche dopo tanti anni coi Francesi in Spagna e vedremo un'Ines totalmente cambiata e un Lorenzo ugualmente cambiato e che ci sorprenderà per il suo totale cambiamento e ci incuriosirà sapere se è cambiato per volontà sua o per convenienza fino ad arrivare ad un intricato finale piuttosto grottesco. In realtà tutto il film è piuttosto grottesco, fatto da situazioni paradossali, ironiche, a volte quasi comiche e ciò serve a mostrarti ancor meglio le contraddizioni di un'epoca così difficile. Degne di lode sono le interpretazioni di Natalie Portman e Javier Bardem. La Portman sul finire è quasi irriconoscibile fisicamente, è stata truccata benissimo e stimo che si sia prestata per un ruolo che la rendesse così brutta; aldilà del cambiamento fisico sul finire recita proprio bene la parte della disturbata mentale totalmente diversa dall'inizio. Bardem è stata altrettanto magnifico, fa dei monologhi da brivido quando parla al pubblico nel ruolo da cardinale ma anche quando si rivedrà dopo tanti anni in altre vesti. E' un personaggio oscuro e perverso da cardinale come lo erano all'epoca in tanti e sarà ugualmente oscuro, enigmatico ma anche ipocrita e falso dopo. Dunque il film è per me promosso a pieni voti e lo consiglio vivamente a tutti per farsi una buona cultura.
[-]
[+] lascia un commento a trammina93 »[ - ] lascia un commento a trammina93 »
L'Inquisizione, detta eufemisticamente Santa Inquisizione, commise crimini pari al nazismo o al comunismo staliniano, inferiori soltanto al secondo come quantità, ma tutti di un'efferatezza sconvolgente. E' la triste storia di Isabèl, di nobile famiglia, torturata in maniera atroce da questi sedicenti difensori della fede, per poi essere schiavizzata e ridotta a diventare la prostituta di Lorenzo, il suo accusatore e carceriere, protetto dallo scudo della Chiesa. Una storia infame, che soltanto un regista incisivo quale Milos Forman riesce a ricreare mirabilmente sullo schermo, mostrando in alcune scene quanto sadico autocompiacimento vi fosse in questi preti nell'assistere alla tortura di una povera ragazza, appesa nuda - affinchè ognuno potesse vedere le sue intimità mentre urlava di dolore sotto i tormenti - per accrescere la sua umiliazione davanti ai giudici, gente costretta al voto di castità che lasciava sconfinare la propria fantasia malata in chissà quali pratiche erotiche.
[+]
L'Inquisizione, detta eufemisticamente Santa Inquisizione, commise crimini pari al nazismo o al comunismo staliniano, inferiori soltanto al secondo come quantità, ma tutti di un'efferatezza sconvolgente. E' la triste storia di Isabèl, di nobile famiglia, torturata in maniera atroce da questi sedicenti difensori della fede, per poi essere schiavizzata e ridotta a diventare la prostituta di Lorenzo, il suo accusatore e carceriere, protetto dallo scudo della Chiesa. Una storia infame, che soltanto un regista incisivo quale Milos Forman riesce a ricreare mirabilmente sullo schermo, mostrando in alcune scene quanto sadico autocompiacimento vi fosse in questi preti nell'assistere alla tortura di una povera ragazza, appesa nuda - affinchè ognuno potesse vedere le sue intimità mentre urlava di dolore sotto i tormenti - per accrescere la sua umiliazione davanti ai giudici, gente costretta al voto di castità che lasciava sconfinare la propria fantasia malata in chissà quali pratiche erotiche. Tutto ciò sotto gli occhi esterefatti e preoccupati - anche se egli non assiste direttamente a tali porcherie - del pittore Goya, che della vicenda è il narratore. La sconfitta finale di Lorenzo, assurto ad un ruolo molto importante ma in seguito decaduto, e il suo pubblico "garrotamento" davanti ad una folla eccitata dall'esecuzione, non suscitano alcuna pietà nello spettatore, per ciò che l'uomo ha rappresentato.La compassione, ancora una volta, va tutta alla povera Isabèl, che segue barcollando il carretto su cui è stato posto il cadavere di quell'essere abietto, che ella continua ad invocare per nome, con voce infantile e patetica, come se il tempo si fosse arrestato al tempo in cui egli si approfittava di lei in carcere. Una vita strappata, ancorata ai ricordi che paradossalmente sembrano i meno tristi della sua infelice esistenza.
Domenico Rizzi, scrittore.
[-]
[+] lascia un commento a domenico rizzi »[ - ] lascia un commento a domenico rizzi »
“L'ultimo inquisitore” è un dramma storico di spessore, ben curato e ben diretto, con un cast funzionale e di qualità, che nonostante qualche buco della sceneggiatura, fila liscio come l'olio.
In generale è un film che non esalta, anche se ben fatto, vedendolo si ha l'idea che poteva anche essere fatto meglio; ma comunque, tanto di capello ad un regista come Milos Forman, che a 74 anni suonati ci delizia ancora con belle pellicole come questa.
Indubbiamente, la parte migliore del film è rappresentata dal cast, che pullula di attori di classe, e che dal primo all'ultimo ci forniscono prove ottime, rendendoci molto reali i personaggi interpretati.
[+]
“L'ultimo inquisitore” è un dramma storico di spessore, ben curato e ben diretto, con un cast funzionale e di qualità, che nonostante qualche buco della sceneggiatura, fila liscio come l'olio.
In generale è un film che non esalta, anche se ben fatto, vedendolo si ha l'idea che poteva anche essere fatto meglio; ma comunque, tanto di capello ad un regista come Milos Forman, che a 74 anni suonati ci delizia ancora con belle pellicole come questa.
Indubbiamente, la parte migliore del film è rappresentata dal cast, che pullula di attori di classe, e che dal primo all'ultimo ci forniscono prove ottime, rendendoci molto reali i personaggi interpretati.
Il mattatore è senz'altro Javier Bardem, il cui cambio faccia di un personaggio enigmatico e subdolo come Lorenzo gli riesce benissimo, mostrandoci i due volti del personaggio con una opposizione di caratteri ben riuscita (il viscido inquisitore e il focoso rivoluzionario napoleonico); Steven Skasgaard interpreta il ruffiano ma abile pittore della realtà Francisco Goya, dando un tono curioso ad un artista emblematico e così importante nel suo testimoniare le vicende della Spagna del prima e dopo ancien regìme; e non sto neanche a sprecarmi sulla maiuscola prova di Natalie Portman, che qui si dimostra come una delle più promettenti interpreti femminili del mondo (oggi una delle più brave).
La sceneggiatura è alquanto affascinante e si occupa in maniera magnifica nel rappresentare l'epoca storica in cui visse il pittore, anche se, negli ultimi quaranta minuti di storia c'è un precipitare troppo frettoloso degli eventi, che ci toglie un po' di gusto nella visione, ma a parte questo, è una bella sceneggiatura, aiutata dallo stile pittorico che dà Forman alle scene (in totale simbiosi di come la racconta Goya attraverso i suoi quadri e incisioni).
Le scenografie sono ben curate, ma non eccezionali, diciamo che sono meglio i costumi, curati dall'esperta Yvonne Blake.
Un film che comunque vale la pena di guardare, sia per il notevole cast e sia per una affascinante riproposizione storica di una testimonianza storica valida come quella di Goya, le cui scene dove c'è l'artista all'opera sono un qualcosa di estremamente interessante ed emozionante da vedere.
[-]
[+] lascia un commento a shiningeyes »[ - ] lascia un commento a shiningeyes »
Una delle opere più celebri del pittore spagnolo Francisco Goya è intitolata “Il sonno della ragione genera mostri”; questa pellicola diretta dal maestro di origine cecoslovacca Milos Forman elabora con straordinaria forza narrativa questo pensiero, lasciando allo spettatore un potente messaggio di condanna verso tutti i fanatismi, siano essi quelli della religione che quelli della ragione.
Forman opera una curatissima e minuziosa ricostruzione storica della Spagna a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo, attraverso una messa in scena che lascia estasiati grazie a scenografie, ambienti e costumi davvero eccezionali. Questo egregio risultato non deve stupire, costituendo in effetti l'ennesima conferma dell'attitudine di Forman per i film in costume.
[+]
Una delle opere più celebri del pittore spagnolo Francisco Goya è intitolata “Il sonno della ragione genera mostri”; questa pellicola diretta dal maestro di origine cecoslovacca Milos Forman elabora con straordinaria forza narrativa questo pensiero, lasciando allo spettatore un potente messaggio di condanna verso tutti i fanatismi, siano essi quelli della religione che quelli della ragione.
Forman opera una curatissima e minuziosa ricostruzione storica della Spagna a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo, attraverso una messa in scena che lascia estasiati grazie a scenografie, ambienti e costumi davvero eccezionali. Questo egregio risultato non deve stupire, costituendo in effetti l'ennesima conferma dell'attitudine di Forman per i film in costume.
Suggestiva ed emozionante la commistione tra l'arte cinematografica e quella pittorica, connessione che viene realizzata attraverso l'utilizzo di molti capolavori di Goya che vengono mostrati nella pellicola: in questa chiave si segnala la suggestiva carrellata iniziale.
Fa riflettere infine come l'alternarsi delle vicende dei protagonisti suggerisca una costante ed ineluttabile ricapitolazione della storia, dove i carnefici passano repentinamente al ruolo di vittime per tornare nuovamente carnefici.
Straordinari gli interpreti: Javier Bardem, autore di una performance maiuscola, è sicuramente quello che resta più impresso con il suo mefistofelico personaggio; eccezionale anche Natalie Portman, che mette in mostra tecnica e talento non comuni in una prova attoriale particolarmente impegnativa; bravissimo come sempre l'attore svedese Stellan Skarsgard che interpreta Goya. Si segnalano inoltre Randy Quaid nei panni del re di Spagna, Michael Lonsdale nella parte dell'alto prelato a capo del Santo Uffizio e l'attore spagnolo Josè Luis Gomez capace di un'interpretazione intensa e davvero molto convincente.
Magistrale la tecnica registica di Milos Forman, ma non è una novità.
La prima parte della pellicola è decisamente superiore, mentre nella seconda la narrazione diviene meno avvincente e perde di pathos, nonostante gli intricati sviluppi della sceneggiatura.
[-]
[+] lascia un commento a paolp78 »[ - ] lascia un commento a paolp78 »
Crudeltà e compassione con Goya spettatore suo malgrado. Ad un certo punto interviene pure a favore, ovviamente, della compassione. Ma l'insieme è quanto mai approssimativo, incerto e non poco dozzinale nella trattazione del tema storico. Del quale rimane il fondale (un gran bel fondale) e una recitazione più che accettabile. Sostanzialmente è una specie di romanzo d'appendice, condotto con mano tremolante, alla ricerca di una morale non banale, invece banalissima.
[+] lascia un commento a dario »[ - ] lascia un commento a dario »