sybil
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martedì 29 agosto 2006
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...specchi di vita...
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La visione di questo film mi ha portato ad una riflessione intensa e profonda in quanto la storia richiama molti aspetti della vita della mia famiglia.Cogliere la quotidianità di ciò che avviene tra le mura domestiche attraverso gli occhi di un bambino mi ha portato a considerare più accuratamente ciò che i miei bambini, seppure più in tenera età del protagonista del film, possono interpretare dalle mie azioni/comportamenti/atteggiamenti spesso dettati e influenzati da fattori esterni e da problematiche.Spesso pretendiamo che siano loro a capirci, che giustifichino e accettino le nostre "sclerosi" quando invece è l'adulto in quanto tale che deve eseere un modello nel quale si devono rispecchiare.
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La visione di questo film mi ha portato ad una riflessione intensa e profonda in quanto la storia richiama molti aspetti della vita della mia famiglia.Cogliere la quotidianità di ciò che avviene tra le mura domestiche attraverso gli occhi di un bambino mi ha portato a considerare più accuratamente ciò che i miei bambini, seppure più in tenera età del protagonista del film, possono interpretare dalle mie azioni/comportamenti/atteggiamenti spesso dettati e influenzati da fattori esterni e da problematiche.Spesso pretendiamo che siano loro a capirci, che giustifichino e accettino le nostre "sclerosi" quando invece è l'adulto in quanto tale che deve eseere un modello nel quale si devono rispecchiare. Pertanto credo che l'impegno più duro che il genitore single deve affrontare sia quello di elevarsi, di agire sempre con testa e cuore, di essere giocoso, sensibile senza perdere l'autorevolezza in quanto una madre sola ricopre il difficile ruolo di essere, come cita il romanzo di Arhundati Roy "Il dio delle piccole cose" anche un "baba" (un padre).
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cinefila
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martedì 8 agosto 2006
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da vedere
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Non capisco perchè un film per essere pubblicizzato debba uscire dalle mani di un "registra con esperienza". A me è piaciuto molto, è un film ben fatto sotto tutti gli aspetti anche se il regista è quasi agli esordi. La storia c'è e i dialoghi sono verosimili ma allo stesso tempo intensi. Gli attori sono BRAVISSIMI, sia gli adulti che il bambino protagonista. La regia è a mio modesto parere innovativa e a volte sorprendente. Il montaggio non lascia "tempi morti". Lo spettatore esce dalle sale con un voluminoso fardello di emozioni nitide ma allo stesso tempo gli si lascia uno spazio di riflessione. Cosa si vuole di più da un film? Certamente un film come questo non deve essere relegato come CINEFORUM con un'unica proiezione settimanale.
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Non capisco perchè un film per essere pubblicizzato debba uscire dalle mani di un "registra con esperienza". A me è piaciuto molto, è un film ben fatto sotto tutti gli aspetti anche se il regista è quasi agli esordi. La storia c'è e i dialoghi sono verosimili ma allo stesso tempo intensi. Gli attori sono BRAVISSIMI, sia gli adulti che il bambino protagonista. La regia è a mio modesto parere innovativa e a volte sorprendente. Il montaggio non lascia "tempi morti". Lo spettatore esce dalle sale con un voluminoso fardello di emozioni nitide ma allo stesso tempo gli si lascia uno spazio di riflessione. Cosa si vuole di più da un film? Certamente un film come questo non deve essere relegato come CINEFORUM con un'unica proiezione settimanale. Ma così è. Che peccato!
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a.r
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giovedì 3 agosto 2006
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delicato e vero
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KIM ROSSI STUART HA DATO UN' OTTIMA PROVA DI SE' COME ATTORE(GIA' NOTEVOLE NEL FILM DI AMELIO) E COME REGISTA ,METTENDO A NUDO LE DIFFICOLTA' DI UN PADRE CHE SI TROVA A DOVER CRESCERE DUE FIGLI E CHE POSSIEDE, ANCHE LUI, UNA SERIE DI FRAGILITA' ,CHE CREDO,SIANO COMUNI A MOLTI UOMINI IN QUESTA SITUAZIONE.
STUPISCE TANTO LA FIGURA DEL BAMBINO,COSI' PICCOLO MA ANCHE COSì GRANDE INTERIORMENTE, CAPACE DI CAPIRE LE SITUAZIONI E DI ACCETTARE I COMPROMESSI, DI FRONTE AI QUALI LA VITA, CI PONE.
POSSIAMO ANCHE VEDERE COME LA SOFFERENZA DEL FIGLIO RIESCA AD ESSERE RISEVATA E MAI ECCESSIVAMENTE ESTERNATA ANCHE ,FORSE ,PER POTER PIU' FACILMENTE ANDARE AVANTI CON LA PROPRIA VITA EVITANDO DI CADERE NELLA DISPERAZIONE.
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KIM ROSSI STUART HA DATO UN' OTTIMA PROVA DI SE' COME ATTORE(GIA' NOTEVOLE NEL FILM DI AMELIO) E COME REGISTA ,METTENDO A NUDO LE DIFFICOLTA' DI UN PADRE CHE SI TROVA A DOVER CRESCERE DUE FIGLI E CHE POSSIEDE, ANCHE LUI, UNA SERIE DI FRAGILITA' ,CHE CREDO,SIANO COMUNI A MOLTI UOMINI IN QUESTA SITUAZIONE.
STUPISCE TANTO LA FIGURA DEL BAMBINO,COSI' PICCOLO MA ANCHE COSì GRANDE INTERIORMENTE, CAPACE DI CAPIRE LE SITUAZIONI E DI ACCETTARE I COMPROMESSI, DI FRONTE AI QUALI LA VITA, CI PONE.
POSSIAMO ANCHE VEDERE COME LA SOFFERENZA DEL FIGLIO RIESCA AD ESSERE RISEVATA E MAI ECCESSIVAMENTE ESTERNATA ANCHE ,FORSE ,PER POTER PIU' FACILMENTE ANDARE AVANTI CON LA PROPRIA VITA EVITANDO DI CADERE NELLA DISPERAZIONE. DA VEDERE!
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maria cristina nascosi
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giovedì 27 luglio 2006
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anche libero va bene, per crescere...
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Anche LIBERO VA BENE,è il film opera prima di Kim Rossi Stuart.
Interpretato dallo stesso regista, da Barbora Bobulova, Alessandro Morace e Marta Nobili.
Dopo la notevole trasformazione e crescita come attore, anche di teatro ormai – ha affrontato prove shakespeariane - Kim è passato, come ormai banalmente si usa dire, dietro la m.d.p., per dar vita a questo nuovo film, produzione 2005, che ha conosciuto un primo bagno di qualità a Cannes, per poi essere presentato in altra importante occasione in Italia, all’ultima, la 42°, Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, durante la quale, nell’ambito del Cinema in Piazza, gremita all’inverosimile l’ultima sera del cinefestival, l’attore neo-regista ha ottenuto un successo di pubblico davvero notevole.
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Anche LIBERO VA BENE,è il film opera prima di Kim Rossi Stuart.
Interpretato dallo stesso regista, da Barbora Bobulova, Alessandro Morace e Marta Nobili.
Dopo la notevole trasformazione e crescita come attore, anche di teatro ormai – ha affrontato prove shakespeariane - Kim è passato, come ormai banalmente si usa dire, dietro la m.d.p., per dar vita a questo nuovo film, produzione 2005, che ha conosciuto un primo bagno di qualità a Cannes, per poi essere presentato in altra importante occasione in Italia, all’ultima, la 42°, Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, durante la quale, nell’ambito del Cinema in Piazza, gremita all’inverosimile l’ultima sera del cinefestival, l’attore neo-regista ha ottenuto un successo di pubblico davvero notevole.
Il testo filmico narra la storia di un bambino alle prese con un padre oppressivo, ‘reso mammo’ single da una moglie instabile, caratteriale, assente ed affettivamente ricattatoria.
Un tema molto caro, specie di recente, alla filmografia non solo italiana.
Ma il modo di affrontarlo, quello sì che lo è, tutto italiano.
Chiaramente Rossi Stuart ha voluto fortemente e con passione – si sarebbe tentati di dire – rifarsi al cinema del Neorealismo italiano e, forse, si è fatto prendere un tantino la mano, nel ricreare, specie per quanto riguarda la comunque splendida interpretazione del piccolo Alessandro Morace, il clima di Ladri di biciclette o I bambini ci guardano, tanto per fare gli esempi più banali.
Probabilmente anche la lezione truffautiana de I 400 colpi e, ancor più, dell’ineguagliabile Gli anni in tasca, era ben presente nella mente di Kim, mentre girava.
Vero è, pure, che la sua stessa interpretazione, seppur ‘forte’, è spesso – ed inutilmente – sopra le righe; ma si può cogliere, contestualmente al plot ed alla performance, una buona fede ed una voglia di ‘raccontarsi’ che da sole meritano la visione di un film di un ottimo giovane attore che, ne siamo sicuri, evolverà ulteriormente nel suo crescere attoriale ad autoriale.
MARIA CRISTINA NASCOSI
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piergiobbe
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sabato 24 giugno 2006
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mi è piaciuto e l'ho letto così
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Ho visto ieri sera, in una rassegna estiva, il film d'esordio di Kim Rossi Stuart. L'ho trovato molto interessante per questi motivi:
1) la madre è una figura negativa e anche quando tenta di giustificarsi mostra una debolezza che non l'assolve. Ma mi sono parsi un po' inquietanti anche gli altri personaggi femminili: la sorella superficiale e in preda a tempeste ormonali, la maestra freak, l'amica gallerista e mezzana,... In un'epoca come la nostra, mi sembra già un tentativo coraggioso.
2) di contro la figura paterna è eroica: senza aiuti, Renato era riuscito ad equilibrare una situazione difficile, a mantenere ed educare 2 figli, a fare debiti per tentare una carriera indipendente. L'estrema, forse eccessiva, irritabilità, rende il personaggio più umano e forse più credibile.
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Ho visto ieri sera, in una rassegna estiva, il film d'esordio di Kim Rossi Stuart. L'ho trovato molto interessante per questi motivi:
1) la madre è una figura negativa e anche quando tenta di giustificarsi mostra una debolezza che non l'assolve. Ma mi sono parsi un po' inquietanti anche gli altri personaggi femminili: la sorella superficiale e in preda a tempeste ormonali, la maestra freak, l'amica gallerista e mezzana,... In un'epoca come la nostra, mi sembra già un tentativo coraggioso.
2) di contro la figura paterna è eroica: senza aiuti, Renato era riuscito ad equilibrare una situazione difficile, a mantenere ed educare 2 figli, a fare debiti per tentare una carriera indipendente. L'estrema, forse eccessiva, irritabilità, rende il personaggio più umano e forse più credibile.
3) il rapporto padre-figlio più che con le parole si concretizza nei gesti. Il figlio osa sfidare l'autorità paterna, fino ad allora sacra, solo nel momento in cui si rende conto che il padre riverserebbe sui suoi successi in piscina, tutta l'ansia derivante dalla depressione procurata dall'ennesimo abbandono. Il padre, dopo una istintiva delusione, capisce di aver abusato del proprio ruolo, e cerca immediatamente una soluzione di compromesso, informandosi sulla scuola di calcio.
4) il regalo finale della madre sottolinea quanto sia innaturale una famiglia divisa e smembrata dall'egoismo.
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anika
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sabato 10 giugno 2006
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le bestemmie da abolire
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premesso che l'attore Kim Rossi Stuart è tra i miei preferiti e considerando che il film mi è piaciuto abbastanza,in quanto credo molto attuale e ben fatto;devo lamentare però una costernazione profonda poichè nel film purtroppo si manca di rispetto a Dio e di conseguenza a chi crede e difende la propria religione!(mi riferisco alle bestemmie sentite); ritengo sia importante rispettare sempre chi è spettatore e non desidera in tal caso subire offese ai propri principi cristiani! quindi un pò delusa da Kim R.S. per questo esordio!
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gabriella
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giovedì 8 giugno 2006
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film forte
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un film forte, ma anche molto attuale, dove i figli devono essere piu' maturi dei genitori e devono farlo in fretta se vogliono salvarsi.
Bello il paragone del ragazzino sempre in bilico tra la salvezza ed il baratro.
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lara
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martedì 6 giugno 2006
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la bontà dannosa e il senso di colpa
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Il tema delle famiglie sfasciate è sicuramente uno dei temi più abusati sullo schermo, e d'altra parte materia prima fresca fresca a cui ispirarsi, la vita ne offre tanta no? Ma questo film ha qualcosa di diverso, di originale, di estremamente efficace.
Provengo da una di queste famiglie "sfasciate", e sfasciate proprio a quel modo; non credevo ai miei occhi durante la visione del film perchè penso che nessuno, mai, sia riuscito a mostrare così efficacemente i danni incolpevoli della bontà, della debolezza e della frustrazione di un padre, uniti alla assoluta impossibilità di poter contare anche sulla sola presenza della madre.
La lacerazione del bambino tra la sua necessità di leggerezza e la sofferenza per la tristezza del padre è un delicato ma immenso monumento ai sensi di colpa che, con ogni probabilità, si porterà dietro tutta la vita.
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Il tema delle famiglie sfasciate è sicuramente uno dei temi più abusati sullo schermo, e d'altra parte materia prima fresca fresca a cui ispirarsi, la vita ne offre tanta no? Ma questo film ha qualcosa di diverso, di originale, di estremamente efficace.
Provengo da una di queste famiglie "sfasciate", e sfasciate proprio a quel modo; non credevo ai miei occhi durante la visione del film perchè penso che nessuno, mai, sia riuscito a mostrare così efficacemente i danni incolpevoli della bontà, della debolezza e della frustrazione di un padre, uniti alla assoluta impossibilità di poter contare anche sulla sola presenza della madre.
La lacerazione del bambino tra la sua necessità di leggerezza e la sofferenza per la tristezza del padre è un delicato ma immenso monumento ai sensi di colpa che, con ogni probabilità, si porterà dietro tutta la vita.
Neanche "dal vivo" mi è mai capitato di rivivere attraverso altri queste sensazioni, anche solo di pensare che nessuno potesse mai concepirle.
Non penso che un film debba essere "edificante" (perlomeno non spudoratamente e ruffianamente tale) per essere ritenuto un grande film; ho letto recensioni in tal senso e, personalmente, non sono d'accordo; il messaggio positivo sta nella forza di un carattere che si è dovuto formare per sovrapposizione rispetto ad una situazione che sicuramente edificante non è ma che esiste, ed è veramente cosi: edulcolarla per renderla più digeribile è solo mistificazione, non vale.
Da coprire di baci il piccolo Alessandro Morace, e di Kim Rossi Stuart che dire? Non solo bravissimo ma, ancora una volta, attore molto sensibile (indimenticabile e straziante già in "Senza Pelle" di un bel po' di anni fa).
In conclusione: un film che lascia il segno e che fa sicuramente onore al cinema italiano, che se ancora produce bella roba come questa, beh, c'è da esserne fieri!
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[+] il nome di lara lo portiamo in molte
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emilz
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giovedì 1 giugno 2006
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capolavoro!
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Kim Rossi Stuart è riuscito a dirigere un film dal punto di vista di un bambino (fantastico il piccolo Alessandro Morace) che ti fa tornare indietro nel tempo a quando si è piccoli e grandi allo stesso tempo. Quando i grandi ti vogliono far sentire grande ma tu hai ancora bisogno di essere piccolo perchè in fin dei conti lo sei ancora.
Una storia forte, a tratti da pugno nello stomaco, un vero capolavoro sincero e fatto con il cuore.
L'attore/regista ha dimostrato di saper raccontare in maniera adulta, ma soprattutto è riuscito a tenersi da parte per far crescere il personaggio del bambino.
Molto intensa anche la figura della madre che appare e scompare nella vita di questa famiglia "che cerca da campà" (detta alla romana).
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Kim Rossi Stuart è riuscito a dirigere un film dal punto di vista di un bambino (fantastico il piccolo Alessandro Morace) che ti fa tornare indietro nel tempo a quando si è piccoli e grandi allo stesso tempo. Quando i grandi ti vogliono far sentire grande ma tu hai ancora bisogno di essere piccolo perchè in fin dei conti lo sei ancora.
Una storia forte, a tratti da pugno nello stomaco, un vero capolavoro sincero e fatto con il cuore.
L'attore/regista ha dimostrato di saper raccontare in maniera adulta, ma soprattutto è riuscito a tenersi da parte per far crescere il personaggio del bambino.
Molto intensa anche la figura della madre che appare e scompare nella vita di questa famiglia "che cerca da campà" (detta alla romana).
Quando il piccolo "Tommy" riesce a liberarsi da uno sport che non gli piace (il nuoto), arriva al compromesso con il padre (per giocare a calcio), lui vorrebbe giocare al centrocampo ma il padre che non smette mai di decidere per il figlio, opta per la posizione di libero. Il bambino ci pensa e dice: "Anche libero va bene". Frase molto importante e dai doppi significati. Davvero capolavoro.
10 e lode.
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orologio
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martedì 30 maggio 2006
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una storia che incoraggia a ricominciare
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“Anche libero va bene” è un film sul dolore, è un film sulla verità. Il dolore lega e soffoca tutti i personaggi, li costringe a farsi del male reciprocamente e duramente perpetuando una terribile condanna che affligge gli esseri umani, bisognosi d’amore, costringendoli a chiederlo o a rifiutarlo drammaticamente con mille modalità convulse, a volte chiare, a volte nascoste e difficilmente interpretabili. È proprio questa la verità, la dolorosa verità che viene alla luce. Per sconfiggere questa terribile spirale (e c’è quella bellissima scala a sezione poligonal-curva, con l’ascensore sul lato centrale, che come un rischioso dondolo risucchia tra gli opposti ) c’è un solo modo: guardare la vita con gli occhi di un bambino, del bambino che ancora non è stato paralizzato e contorto dal dolore, nei suoi occhi risiedono domande: qual è la verità? È come appare? Che c’è sotto? Il bambino è uno spietato osservatore mai giudice; è una telecamera sulla famiglia che registra tutto e poi monta solo le parti buone, buone per la storia, buone per capire, buone per cambiare, buone per fare del bene.
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“Anche libero va bene” è un film sul dolore, è un film sulla verità. Il dolore lega e soffoca tutti i personaggi, li costringe a farsi del male reciprocamente e duramente perpetuando una terribile condanna che affligge gli esseri umani, bisognosi d’amore, costringendoli a chiederlo o a rifiutarlo drammaticamente con mille modalità convulse, a volte chiare, a volte nascoste e difficilmente interpretabili. È proprio questa la verità, la dolorosa verità che viene alla luce. Per sconfiggere questa terribile spirale (e c’è quella bellissima scala a sezione poligonal-curva, con l’ascensore sul lato centrale, che come un rischioso dondolo risucchia tra gli opposti ) c’è un solo modo: guardare la vita con gli occhi di un bambino, del bambino che ancora non è stato paralizzato e contorto dal dolore, nei suoi occhi risiedono domande: qual è la verità? È come appare? Che c’è sotto? Il bambino è uno spietato osservatore mai giudice; è una telecamera sulla famiglia che registra tutto e poi monta solo le parti buone, buone per la storia, buone per capire, buone per cambiare, buone per fare del bene. Il bambino sceglie la strada giusta, la strada dell’amore per sé e per il padre. E la madre? Non è pronta ad essere amata, è per questo che egli piange davanti al dono della madre, piange per purificare il dolore della madre; il figlio è già purificato, lui può donare le sue lacrime a lei: il vero dono sono quelle lacrime, un dono pulito che non chiede nulla per sé.
“Anche libero va bene” è un film che apre le porte alla speranza. La speranza di non essere risucchiati dal dolore, la speranza di salire verso l’alto, sul tetto; è un film che incoraggia alla lotta per la felicità: ci riesce anche un bambino, possiamo riuscirci tutti, sia chi fa le scale, sia chi prende l’ascensore. È un film sulla libertà conseguita a fatica, con dolore, lacerando legami, strappandosi dai condizionamenti e dall’infelicità a tutti i costi, è la ricerca della strada nascosta, quella fuori dagli schemi, dalle convenzioni e dalla tradizione malsana, quella che sceglie chi si fa scegliere, quella che sopporta la fatica del cammino, quella che rispetta anche le scelte sbagliate, quella che aspetta che l’ordine riemerga dal caos. “Anche libero va bene” mi ha detto tutto questo: scusate se è poco.
Voglio aggiungere un commento sulla recitazione: molto efficace e "vera". Le crisi d'ira del padre mi hanno fatto sobbalzare sulla poltrona; le lacrime della madre mi hanno tenuto in bilico tra rabbia e pietà;lo sguardo di Tommi mi ha accarezzato l'anima.
Ho ancora qualche parola: Kim Rossi Stuart anni fa, accompagnando un amico al suo “saggio” teatrale di fine corso, vide anche me, matura signora alla prima esperienza, e mi fece i complimenti: sono felice di avere l’occasione per ricambiare.Bravo! Per essere alla tua prima esperienza hai fatto molto meglio di me!
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[+] la costruzione di una libertà
(di lara)
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