the interpreter
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domenica 7 gennaio 2007
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bellisssimo
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TORQUEMADA SI VEDE CHE SEI UNA GRANDISSIMA IGNORANTE SUL CINEMA......PRIMA DI SCRIVERE UNA RECENSIONE INFORMATI MEGLIO!GRAZIE!!!
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the interpreter
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giovedì 4 gennaio 2007
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il lavoro più bello del mondo
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stupendo forse perchè voglio fare l'interprete all'onu l'ho sempre sognato ,interessante,travolgente,intrigante non banale come moltissimi altri film soprattutto quelli di natale.....ve lo consiglio!!!!
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torquemada
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venerdì 6 ottobre 2006
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telenovela assurda al palazzo dell'onu
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Noioso, melenso, assurdo, scontato, lento, anche se ben recitato. Un tipico esempio di come anche un regista valente,anche servendosi di attori di grosso calibro, a volte riesca a fare un pessimo film.
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(di bea)
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danilorusso1
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giovedì 20 aprile 2006
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assassinio al palazzo di vetro
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Ambientazione istituzionale per questo coinvolgente film.
Coinvolgente per il susseguirsi incalzante degli eventi, specie nella parte centrale durante la ricerca dei fiancheggiatori del tentato omicidio del presidente di un non meglio specificato stato africano; coinvolgente da un punto di vista umano: Sean Penn poliziotto vedovo che abbandona la sua iniziale scorza di ruvido investigatore per divenire via via umano e partecipe delle difficoltà altrui; la sempre eterea Kidman la quale con la morte dei famigliari nel cuore cerca una vendetta tanto rabbiosa quanto vana per le sorti del suo continente.
Coinvolgente anche politicamente quindi; la parte realistica del film è proprio nella rappresentazione di quanto avviene nel continente africano.
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Ambientazione istituzionale per questo coinvolgente film.
Coinvolgente per il susseguirsi incalzante degli eventi, specie nella parte centrale durante la ricerca dei fiancheggiatori del tentato omicidio del presidente di un non meglio specificato stato africano; coinvolgente da un punto di vista umano: Sean Penn poliziotto vedovo che abbandona la sua iniziale scorza di ruvido investigatore per divenire via via umano e partecipe delle difficoltà altrui; la sempre eterea Kidman la quale con la morte dei famigliari nel cuore cerca una vendetta tanto rabbiosa quanto vana per le sorti del suo continente.
Coinvolgente anche politicamente quindi; la parte realistica del film è proprio nella rappresentazione di quanto avviene nel continente africano. Le varie fazioni perennemente in lotta che, con le mani sporche di sangue, cercano sponde internazionali per i loro sporchi giochi di potere.
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beena
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domenica 19 marzo 2006
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senza infamia e senza lode
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Un thriller abbastanza godibile con ottimi picchi di adrenalina ma che fila via senza lasciare il segno. Bravi i protagonisti
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alberto86
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mercoledì 22 febbraio 2006
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novita'in campo thriller
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Cosa succede se si mettono insieme un veterano della spy story come Sydney Pollack e due delle star più quotate della nuova Hollywood?Ne vien fuori "The interpreter",il bel film politico ed attuale di Pollack,che conferma che,pur col passar del tempo,la sua capacità di fare buoni thriller è rimasta intatta.Ricordiamo infatti che Pollack è il regista del grande "I 3 giorni del Condor",film entrato meritatamente nell'elenco dei cult movie americani. Stavolta sembra quasi che Pollack abbia voluto dare un set naturale,che era impossibilitato ad avere all'epoca della sua realizzazione,a "Intrigo internazionale"di re Hitchcock,girando il primo film della storia del cinema nell'edificio delle Nazioni Unite (gran primato direi,visto che anche la location in un film ha la sua parte d'importanza!).
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Cosa succede se si mettono insieme un veterano della spy story come Sydney Pollack e due delle star più quotate della nuova Hollywood?Ne vien fuori "The interpreter",il bel film politico ed attuale di Pollack,che conferma che,pur col passar del tempo,la sua capacità di fare buoni thriller è rimasta intatta.Ricordiamo infatti che Pollack è il regista del grande "I 3 giorni del Condor",film entrato meritatamente nell'elenco dei cult movie americani. Stavolta sembra quasi che Pollack abbia voluto dare un set naturale,che era impossibilitato ad avere all'epoca della sua realizzazione,a "Intrigo internazionale"di re Hitchcock,girando il primo film della storia del cinema nell'edificio delle Nazioni Unite (gran primato direi,visto che anche la location in un film ha la sua parte d'importanza!). Pollack ci sa fare e si serve di 2 bravi protagonisti per tessere un film teso ed avvincente,che non molla mai la presa e funziona come un motore ben oleato! Al regista bastano poche scene esplosive,grandiose o super-action per dar vita ad un thriller coi fiocchi,mai prevedibile,mai scontato e con uno sguardo attento e partecipe alla psicologia dei personaggi. E forse è questo l'aspetto più interessante di "The interpreter",che delinea le personalità danneggiate,i drammi,i timori,le remore dei suoi protagonisti che per questo ci fanno appassionare e coinvolgere maggiormente alla vicenda.Pur non essendo perfetto e cadendo,a mio parere,forse leggermente nel finale,un po' troppo forzato,"The interpreter"è un bel film,anzi...un bel thriller!E questo è un grande anzi grandissimo pregio proprio perchè il thriller è uno di quei generi cinematografici sicuramente più malconci e scarsamente innovativi del panorama filmico di oggi. E' difficile oggi trovare nelle sale un film che regali suspance ed emozione,che parli di attualità e di politica,senza mai perdere d'occhio i conflitti dell'anima...Bè "The interpreter"è una di queste rarità!3 stelle
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alberto 86
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giovedì 29 dicembre 2005
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bel thriller!!!bravo pollack!
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e pensare k il giorno in cui ho scoperto the interpreter volevo vedere elizabethtown!bè nn me ne sn pentito...affatto!sydney pollack è un grande regista capace di tenere lo spettatore attaccato alla pltrona senza mai far venir meno un briciolo di tensione!certo, le imprecisioni nn mancano ma k importa se ci sn 2 attori del calibro della kidman e di penn e se c'è una vicenda trascinante,coinvolgente,emozionante,misteriosa cm questa??!!
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gigetto
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mercoledì 21 dicembre 2005
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senza ne' capo ne' coda
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un intreccio politico Africa- Usa davvero mal riuscito, il film è confusionario e scollato, il siparietto finale Penn-Kidman è semplicemente ridicolo
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elia
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lunedì 19 dicembre 2005
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lezione di buonismo
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Ancora un altro film che pubblicizza la democratica civiltà americana, portatrice di pace , ragionevolezza e sentimenti puri. Poteva il film finire con la Kidman che spara al dittatore africano soddisfacendo in pieno la propria sacrosanta fame di vendetta? In questa lezione di politica estera da facoltà di storia, Pollack mostra come dovrebbe comportarsi ogni Stato per salvaguardare la pace interna ed internazionale. Sean Penn è sempre bravo, come la Kidman, e qui sta tutto il film. Il finale è prevedibile e agli amanti delle cose reali potrebbe dare anche un po' fastidio. Quando si ha tanto sangue freddo da minacciare per 5 minuti una persona con una pistola, l'eccesso adrenalinico e l'arrivo di fattori esterni alla situazione (l'entrata di Penn, portatrice di razionalismo) ti porta a sparare quasi d'istinto.
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Ancora un altro film che pubblicizza la democratica civiltà americana, portatrice di pace , ragionevolezza e sentimenti puri. Poteva il film finire con la Kidman che spara al dittatore africano soddisfacendo in pieno la propria sacrosanta fame di vendetta? In questa lezione di politica estera da facoltà di storia, Pollack mostra come dovrebbe comportarsi ogni Stato per salvaguardare la pace interna ed internazionale. Sean Penn è sempre bravo, come la Kidman, e qui sta tutto il film. Il finale è prevedibile e agli amanti delle cose reali potrebbe dare anche un po' fastidio. Quando si ha tanto sangue freddo da minacciare per 5 minuti una persona con una pistola, l'eccesso adrenalinico e l'arrivo di fattori esterni alla situazione (l'entrata di Penn, portatrice di razionalismo) ti porta a sparare quasi d'istinto.
Nel complesso guardabile.
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[+] non so quante volte hai impugnato una pistola tu..
(di larry)
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(di gioacchino)
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a.l.
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venerdì 9 dicembre 2005
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mitraglie e bisbiglii
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In “The interpreter”, l’ultima fatica di Pollack, regista statunitense di classici come “I tre giorni del condor”, la protagonista di origine africana, racconta una tradizione del suo Paese, il Moboto, stato simbolo, nella sua inesistenza sulle carte geografiche, della realtà traumatica di un intero continente: il colpevole di un omicidio viene abbandonato in mezzo a un lago; i parenti dell’uomo assassinato possono o lasciare che anneghi, o andare a salvarlo a nuoto, nel primo caso renderanno il mondo più giusto ma non cesseranno mai di portare il loro lutto, nel secondo accetteranno di vivere in un mondo in cui non esiste la giustizia in assoluto, ma avranno la pace dell’anima. La parabola riassume il vero senso delle pellicola: il thriller di stampo hitchcokiano viene sospinto quasi subito sullo sfondo dall’urgenza di dare risposte a domande che ieri come oggi assillano l’umanità costretta a fare scelte mai risolutive e indolori.
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In “The interpreter”, l’ultima fatica di Pollack, regista statunitense di classici come “I tre giorni del condor”, la protagonista di origine africana, racconta una tradizione del suo Paese, il Moboto, stato simbolo, nella sua inesistenza sulle carte geografiche, della realtà traumatica di un intero continente: il colpevole di un omicidio viene abbandonato in mezzo a un lago; i parenti dell’uomo assassinato possono o lasciare che anneghi, o andare a salvarlo a nuoto, nel primo caso renderanno il mondo più giusto ma non cesseranno mai di portare il loro lutto, nel secondo accetteranno di vivere in un mondo in cui non esiste la giustizia in assoluto, ma avranno la pace dell’anima. La parabola riassume il vero senso delle pellicola: il thriller di stampo hitchcokiano viene sospinto quasi subito sullo sfondo dall’urgenza di dare risposte a domande che ieri come oggi assillano l’umanità costretta a fare scelte mai risolutive e indolori. Il progresso è una strada lastricata di cadaveri, la torre di Babele poliglotta, il grattacielo dell’ONU, dove i popoli tutti si riuniscono in assemblea per decidere e risolvere fra compromessi ed accordi, è stata edificata e si mantiene in vita su genocidi e guerre. L’incisività etica del lungometraggio sta in un pacifismo risoluto quanto problematico, che non elude i dubbi scottanti e le ragioni obiettive di chi sostiene la superiorità delle armi sulle parole come strumento di difesa: gli stadi pieni di cadaveri, i liberatori trasformati in carnefici, gli autobus saltati per aria o le mine nascoste nei campi, pulizie etniche ed olocausti, terrorismo e politica inefficace, giustificano la violenza di chi cerca ossessivamente il dovuto risarcimento a mali inenarrabili nella loro atrocità? La prospettiva scelta da Pollack per mettere a fuoco il dilemma è quella individuale delle vittime anonime: l’attualità con il suo contorno di stragi e bombe sui tram è la premessa per un angoscioso percorso di dannazione e salvezza di due anime tradite senza loro colpa da vicende simili negli strascichi di rancore e dolore. L’interprete ha perso genitori e fratelli nel martirio del suo Paese, l’uomo soffre per la recentissima morte della moglie, uccisa dall’amante in un incidente d’auto. L’odio e il desiderio di vendetta sono reazione spontanea e comprensibile alle perdite e alle sofferenze, fra i singoli e fra i popoli, ovunque, ma costituiscono anche il campo neutro per l’intesa e il patto di fratellanza, la piazza ideale dove si collocano tribunali ed istituzioni, alternativa liberatoria alla barbarica spirale della legge del taglione e del sangue chiama sangue. Il salto dall’abisso alla civiltà, vero cuore pulsante del film, si incarna nell’ incessante e reciproca spoliazione e scoperta di sé da parte di una donna in pericolo e dell’uomo che dovrebbe proteggerla: un monologo a due, tormentoso, un balzo in avanti e uno indietro, un guardarsi da sponde opposte dello stesso fiume, la sospensione di un qualcosa di indefinibile, o amicizia o amore o solidarietà, fino all’incontro conclusivo, al dialogo…Il microcosmo a due rivela gli stessi farraginosi meccanismi di funzionamento del macrocosmo assembleare delle Nazioni: il travaglio è lo stesso, eterno, l’agorà del Palazzo di vetro si riproduce all’interno di una stanza, dove le persone si spiano da una finestra, si parlano in un cellulare a distanza, e il loro bisbiglio si ode persino al di sopra della voce degli interpreti.
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