elav
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sabato 11 marzo 2006
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non vi piacerò...tutto il contrario!!
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non c'è che dire...fantastico dalla prima all'ultima battuta!!...johnny è splendido come al solito..da OSCAR!!...il film è forte rende uno spaccato di quella che si sà è stata l'epoca dell'inghilterra libertina...è reso forse un po' duro e crudo ma nel suo esserlo coglie splendidamente nel segno!...complimenti a chi ha apprezzato!
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federico pavani
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domenica 26 febbraio 2006
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the libertine
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Lo schermo è nero, e come illuminato da una tenue fiamma di candela, compare lentamente il viso pallido ed accanito di Johnny Depp, questa volte nei panni di John Wilmot, più conosciuto come il conte di Rochester. "Non vi piacerò e non voglio piacervi" è quanto afferma il conte in questo suo primo monologo con un'aria completamente disinteressata e stralunata, quasi adottando un atteggiamento di superiorità e di disprezzo nei confronti del suo uditorio. Ma nonostante i suoi buoni intenti, anche per questa volta, Johnny Depp non riesce a farsi disprezzare. Al contrario dà ulteriormente prova delle sue straordinarie capacità recitative e di trasformazione, e di quanto sia capace di dare vita con estrema facilità a personaggi completamente differenti tra loro.
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Lo schermo è nero, e come illuminato da una tenue fiamma di candela, compare lentamente il viso pallido ed accanito di Johnny Depp, questa volte nei panni di John Wilmot, più conosciuto come il conte di Rochester. "Non vi piacerò e non voglio piacervi" è quanto afferma il conte in questo suo primo monologo con un'aria completamente disinteressata e stralunata, quasi adottando un atteggiamento di superiorità e di disprezzo nei confronti del suo uditorio. Ma nonostante i suoi buoni intenti, anche per questa volta, Johnny Depp non riesce a farsi disprezzare. Al contrario dà ulteriormente prova delle sue straordinarie capacità recitative e di trasformazione, e di quanto sia capace di dare vita con estrema facilità a personaggi completamente differenti tra loro. In realtà quello che forse non ci piace più di tanto è il film preso nel suo complesso. Diretto dall'esordiente Laurence Dunmore, The Libertine ripercorre la vita del poeta inglese John Wilmot, una vita votata all' eccesso e all'auto distruzione, devota ai piaceri carnali e dell'alcool. Johnny Depp ritorna così ad interpretare personaggi estremi e ribelli come già aveva fatto all'inizio della sua carriera. Il contesto in cui si sviluppa la vicenda è una Londra del seicento perfettamente ricostruita dove il buio, la sporcizia e il fango dominano ogni angolo della città e ogni singola inquadratura del film. Ed è questo eccessivo aspetto cupo del film, unito ad un ritmo a tratti troppo basso, che non rende la pellicola altrettanto attraente e seducente come il suo protagonista. Suona quindi un po' stonato e fuori luogo il monologo iniziale della pellicola: più che "non vi piacerò" Johnny Depp magari avrebbe potuto dire "la storia che vi sto per raccontare non vi piacerà".
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(di davide gamberini)
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matt
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sabato 25 febbraio 2006
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e se fosse solo un film comico?
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Se lo si prende per un involontario saggio di umorismo, lo si può anche accettare e ridere di fronte al grugno serio e sensuale (?) di Depp, all'ambientazione da cartolina illustrata, ai suoi colori-fantoccio...Devo convincermi di essere andato a vedere un film comico altrimenti i 7 euro spesi...
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(di dave)
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paolo
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giovedì 23 febbraio 2006
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io mi sono addormentato!!!
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durante i primi 30 minuti del film mi e calato l abbiocco...guardando le recensioni sembra un film da vedere ma io nn c e l ho fatta...mii si e calata la palpebra....era troppo noioso..
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glo
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mercoledì 22 febbraio 2006
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film profondissimo
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film assolutamente da vedere per gli amanti del genere, l'attore sappaiamo bene come sia adatto a queste parti fuori dal comune e dal solito perbenismo al quale siamo abituati. D'altronde il regista evidenzia solo l'amore come vissuto da tutte le persone di questo mondo anche se pur dentro di noi e non esternamente
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cory31
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mercoledì 22 febbraio 2006
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figon
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joshua
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mercoledì 22 febbraio 2006
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un film da vedere e rivedere!
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Dal buio compare un bellissimo Johnny Depp................. ed è come la luce alla fine di un tunnel: la segui, perchè non c'è altro da fare per sapere cosa c'è in fondo.
La filosofia del libertinaggio diventa in questo film un'apologia della vita vissuta "contro"........... il perbenismo ed il moralismo del potere che, in nome della stabilità politica, in un'epoca di grandi agitazioni religiose, pervade ogni momento della vita sociale (per gli inglesi, soprattutto il teatro). Forse è questo il motivo che ha indotto la critica americana ad impedirne l'uscita nelle sale cinematografiche: ad occhi attenti sarà certamente apparso come "sovversivo" chi, pur essendo un "privilegiato", preferisce celebrare la propria diversità e farne motivo di contrapposizione al potere.
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Dal buio compare un bellissimo Johnny Depp................. ed è come la luce alla fine di un tunnel: la segui, perchè non c'è altro da fare per sapere cosa c'è in fondo.
La filosofia del libertinaggio diventa in questo film un'apologia della vita vissuta "contro"........... il perbenismo ed il moralismo del potere che, in nome della stabilità politica, in un'epoca di grandi agitazioni religiose, pervade ogni momento della vita sociale (per gli inglesi, soprattutto il teatro). Forse è questo il motivo che ha indotto la critica americana ad impedirne l'uscita nelle sale cinematografiche: ad occhi attenti sarà certamente apparso come "sovversivo" chi, pur essendo un "privilegiato", preferisce celebrare la propria diversità e farne motivo di contrapposizione al potere. Il dono e lo strumento: l'arguzia ed il sapere, perché bisogna conoscere le fondamenta del palazzo per demolirne dall'interno la struttura. Il film era dunque destinato a colpire lo spettatore e ci riesce: piace e non può non piacere a chi, nella vita, è abituato ad andare sempre oltre, a non fermarsi mai davanti all'apparenza e cercare il proprio destino ad ogni costo: solo chi ama la vita veramente può decidere "vivendola intensamente" di buttarla via e con essa decretare la fine di se stesso, per il troppo amore! Don't give it without a faith.
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claire
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martedì 21 febbraio 2006
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deep, faro nella nebbia
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Che John Wilmot sia stato un grande scrittore e un genio della sua epoca lo si evince solo dalle note che appaiono sullo schermo all’inizio del film. Il regista mette in evidenza esclusivamente la sua indole anticonformista e iconoclasta, la volontà di scandalizzare e la spinta irrefrenabile verso l’autodistruzione. E mentre il film insegue il protagonista lanciato verso la disfatta finale le atmosfere si fanno sempre più cupe, decadenti, corrotte e la nebbia che avvolge Londra a lungo andare toglie il respiro, annoia, e forse confonde anche gli intenti del regista. Perché i personaggi sono privi di spessore, mere macchie appena accennate dai contorni incerti e i dialoghi sono spesso gratuitamente astrusi.
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Che John Wilmot sia stato un grande scrittore e un genio della sua epoca lo si evince solo dalle note che appaiono sullo schermo all’inizio del film. Il regista mette in evidenza esclusivamente la sua indole anticonformista e iconoclasta, la volontà di scandalizzare e la spinta irrefrenabile verso l’autodistruzione. E mentre il film insegue il protagonista lanciato verso la disfatta finale le atmosfere si fanno sempre più cupe, decadenti, corrotte e la nebbia che avvolge Londra a lungo andare toglie il respiro, annoia, e forse confonde anche gli intenti del regista. Perché i personaggi sono privi di spessore, mere macchie appena accennate dai contorni incerti e i dialoghi sono spesso gratuitamente astrusi. Unica luce a rischiare le tenebre è la brillante interpretazione di Deep.
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(di joshua)
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miski
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lunedì 20 febbraio 2006
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cosi cosi'
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uN FILM CHE RIESCE A DARE UN CERTO SENSO DI lONDRA MALEDETTA, CON QUELL ATMOSFERA GRIGIA E SPORCA, CON UNA TENSIONE SESSUALE CHE NON SO PERCHE , NON RIESCO A VEDERE BENE SERVITA COME CONTORNO A UN PERSONAGGIO COME JONNY DEPP, INVECE MOLTO A SUO AGIO NELLA PARTE PIU ORRIPILANTE DELLA MALATTIA.
cHE DEPP DIA L IDEA DEL MALEDETTO , TUTTI D'ACCORDO, MA QUESTO MODO RECITARE , (PERFETTO NELLA MALEDIZIONE DELLA PRIMA LUNA, ) LO STA' USANDO UN PO' TROPPO GRATUITAMENTE, CON QUELLE ESPRESSIONI BUFFE PIU CHE SEXY , CHE NON AVREI VISTO IN UN PERSONAGGIO COSI' ECCITANTE, MORBOSO , COINVOLTO DAL VIZIO,
INFATTIO IERI SERA GUARDAVO UN DEPP PIU GIOVANE IN UN TRILLER NON MOLTO FAMOSO , MINUTI CONTATI, E DEVO DIRE CHE LO VISTO BENE , GIA BRAVO E CAPACE DI CREARSI UN PERSONAGGIO IN UN CONTESTO DI UN CERTO T
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uN FILM CHE RIESCE A DARE UN CERTO SENSO DI lONDRA MALEDETTA, CON QUELL ATMOSFERA GRIGIA E SPORCA, CON UNA TENSIONE SESSUALE CHE NON SO PERCHE , NON RIESCO A VEDERE BENE SERVITA COME CONTORNO A UN PERSONAGGIO COME JONNY DEPP, INVECE MOLTO A SUO AGIO NELLA PARTE PIU ORRIPILANTE DELLA MALATTIA.
cHE DEPP DIA L IDEA DEL MALEDETTO , TUTTI D'ACCORDO, MA QUESTO MODO RECITARE , (PERFETTO NELLA MALEDIZIONE DELLA PRIMA LUNA, ) LO STA' USANDO UN PO' TROPPO GRATUITAMENTE, CON QUELLE ESPRESSIONI BUFFE PIU CHE SEXY , CHE NON AVREI VISTO IN UN PERSONAGGIO COSI' ECCITANTE, MORBOSO , COINVOLTO DAL VIZIO,
INFATTIO IERI SERA GUARDAVO UN DEPP PIU GIOVANE IN UN TRILLER NON MOLTO FAMOSO , MINUTI CONTATI, E DEVO DIRE CHE LO VISTO BENE , GIA BRAVO E CAPACE DI CREARSI UN PERSONAGGIO IN UN CONTESTO DI UN CERTO TIPO, , COME GIA IN ALTRE PELLICOLE,
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michele pietragallo
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lunedì 20 febbraio 2006
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le solite cose retoriche.
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Opera prima di Dunmore, regista proveniente dal videoclip, The Libertine è un film basato sulla vita di John Wilmot, secondo Conte di Rochester, personaggio vicino alla corte di Carlo II, re d’Inghilterra dal 1660. “Uomo di lettere nonché criminale dissoluto ed ubriacone vilipese la decenza ed i costumi pubblici, senza nessun contegno morale né religioso; sprecò senza ritegno la sua giovinezza in vizi e stravizi”, morendo a 33 anni. (Samuel Johnson). Un soggetto adatto allo scavezzacollo Johnny Depp che torna a dare di sé (solo sullo schermo però) un’immagine dannata e autodistruttiva e che non teme di mostrarsi abbruttito e pieno di pustole e di pisciarsi addosso come da copione. Una recitazione teatrale (anche nel senso letterale della parola, non dimentichiamo infatti che la versione originale del film annovera spezzoni in autentico inglese settecentesco) e sopra le righe, ma adattissima al ruolo.
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Opera prima di Dunmore, regista proveniente dal videoclip, The Libertine è un film basato sulla vita di John Wilmot, secondo Conte di Rochester, personaggio vicino alla corte di Carlo II, re d’Inghilterra dal 1660. “Uomo di lettere nonché criminale dissoluto ed ubriacone vilipese la decenza ed i costumi pubblici, senza nessun contegno morale né religioso; sprecò senza ritegno la sua giovinezza in vizi e stravizi”, morendo a 33 anni. (Samuel Johnson). Un soggetto adatto allo scavezzacollo Johnny Depp che torna a dare di sé (solo sullo schermo però) un’immagine dannata e autodistruttiva e che non teme di mostrarsi abbruttito e pieno di pustole e di pisciarsi addosso come da copione. Una recitazione teatrale (anche nel senso letterale della parola, non dimentichiamo infatti che la versione originale del film annovera spezzoni in autentico inglese settecentesco) e sopra le righe, ma adattissima al ruolo. Una bella fotografia dai colori densi e tenui rende al meglio i paesaggi e le atmosfere mattutine della campagna inglese e il fango degli slums dell’East End londinese. Spiccano le caratterizzazioni di contorno (un irriconoscibile John Malkovich nel ruolo di Carlo II), momenti di vera ilarità (Alcock, il servo “tutto-cazzo” o la pièce scritta dal Conte per il re) e scene realmente scandalose (i rapporti carnali del Conte e il suo linguaggio osceno). Non si capisce perché lo sceneggiatore (Stephen Jeffreys che adatta una sua pièce sullo stesso argomento) abbia voluto rovinare tutto questo con un personaggio insopportabile che calca il solito cliché della ridicola attricetta (una Samantha Morton brutta ed irritante) che prima respingerà inspiegabilmente Wilmot e che poi diventerà (grazie a lui) una delle più grandi attrici del teatro della restaurazione. Un personaggio che suona falso come una campana di plastica: chi respingerebbe nel 1670 un nobile bellissimo e dissoluto che vuol renderti grande? Tutti naturalmente, tranne la vera Elizabeth Barry che di sicuro non ci pensò neanche. L’altro grande problema di questo film è che somiglia a tanti altri film sul teatro inglese del cinque e seicento venuti prima di lui (su tutti Shakespeare in love e il più recente Stage beauty)con una retorica sul teatro come ragione di vita tutta hollywoodiana e spaventosamente convenzionale che uccide la carica genuinamente irriverente di un film che si riduce a semplice vetrina per bravi attori che servono soltanto da specchietto per le allodole e che presto sarà dimenticato.
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(di maura)
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(di michele pietragallo)
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