Paradise Now |
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Un film di Hany Abu-Assad.
Con Lubna Azabal, Hamza Abu-Aiaash, Kais Nashif, Lutuf Nouasser, Ali Suliman.
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Titolo originale Paradise Now.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 90 min.
- Germania, Paesi Bassi, Francia 2005.
uscita venerdì 14 ottobre 2005.
MYMONETRO
Paradise Now ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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kamikaze per caso
di doctor LoveFeedback: 0 |
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venerdì 19 gennaio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Commentando un film a basso budget si rischia sempre di essere eccessivamente generosi riguardo imperfezioni scenografiche o stilistiche, considerandole frutto di condizioni ambientali non ottimali o dell'impossibilità di girare nuovamente scene non riuscite; ancora di più se il film è stato girato in una location sostanzialmente inedita e ovviamente difficilissima, come l'autore non ha scordato di sottolineare. In realtà i meriti si fermano sostanzialmente qui, all'originalità degli interpreti e del tema trattato, che ci spingono a seguire ogni scena come un reportage girato in territori sconosciuti e ostili mostrandoci un punto di vista che finisce per farci compatire, se non addirittura comprendere, una scelta inumana come il martirio omicida. La vita a Nablus non offre alcuna speranza di emancipazione e non vi è alternativa all'educazione all'odio verso Israele, indicato come responsabile di ogni afflizione; giudicare con disprezzo le azioni terroristiche dalla nostra poltrona di casa è semplice e scontato, se si dimentica l'inferno da cui vengono gli inanimati "terroristi". Proprio a questi ultimi viene dato un volto e dei sentimenti; è emozionante immaginare i pensieri di un uomo senza futuro, mentre parla per l'ultima volta con la madre ignara o con la donna della quale forse si è innamorato. Il primo tempo, che ci presenta i personaggi, la "decisione" del suicidio, l'ultima notte e la preparazione dei due martiri rappresenta il cuore del messaggio; a questo punto resta poco altro da dire, e il film si dilunga senza motivo per un altro tempo mostrandosi in tutta la sua ingenuità e dilettantismo, con scene approssimative e personaggi sbiaditi, ma se non altro ci presenta altre immagini impressionanti della città palestinese, che rendono più aspro il confronto con i grattacieli di Tel Aviv nel finale. Proprio nel finale viene ripreso il filo abbandonato nel primo tempo, e gli occhi di Said tra i militari israeliani riescono a farci alzare dalla sedia con in testa qualche domanda in più.
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