fabian t.
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venerdì 3 giugno 2011
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le mirabolanti origini creative dei fratelli grimm
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Terry Gilliam riesce egregiamente a realizzare un film coinvolgente, ironico e fantasmagorico, utilizzando spunti gotico-fantastici quali espedienti per illustrare le origini delle storie dei noti fratelli Grimm (ben interpretati dai due bravi attori). Non molti hanno percepito l'ottima idea che sta dietro a tutta la storia, in quanto il regista ha preferito concedere uno sviluppo più avventuroso e accattivante che non riflessivo e corrosivo come in altri suoi lavori. In realtà, l'idea è appunto quello di citare non solo alcuni elementi ripresi dai Grimm nelle loro raccolte di fiabe, ma anche e soprattutto le radici stesse delle leggende popolari e della cultura pagana che per secoli la tradizione aveva tramadato oralmente.
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Terry Gilliam riesce egregiamente a realizzare un film coinvolgente, ironico e fantasmagorico, utilizzando spunti gotico-fantastici quali espedienti per illustrare le origini delle storie dei noti fratelli Grimm (ben interpretati dai due bravi attori). Non molti hanno percepito l'ottima idea che sta dietro a tutta la storia, in quanto il regista ha preferito concedere uno sviluppo più avventuroso e accattivante che non riflessivo e corrosivo come in altri suoi lavori. In realtà, l'idea è appunto quello di citare non solo alcuni elementi ripresi dai Grimm nelle loro raccolte di fiabe, ma anche e soprattutto le radici stesse delle leggende popolari e della cultura pagana che per secoli la tradizione aveva tramadato oralmente. Ecco dunque emergere l'importanza della foresta e dei suoi spiriti, degli alberi e del loro significato arcano, della magia e del mistero della natura, insomma delle paure ancestrali e delle riflessioni che gli uomini avevano tradotto sotto forma di storie e leggende. Più che apprezzabile, allora, la presenza della povera fanciulla vestita di rosso, inevitabilmente divorata dall'uomo-lupo. Qui infatti Gilliam fa un colto riferimento all'originale fiaba di Charles Perrault ("Le Petit Chaperon Rouge", 1697) dove Cappuccetto Rosso viene certamente divorata dalla creatura senza che nessuno la salvi, come preciso monito verso le ragazze che, superata l'adolescenza, si lasciano sedurre da uomini che si fingono miti ma che sono famelici lupi. Ciò che va lodato è pertanto l'aver realizzato non solo una sceneggiatura avvincente con ottimi effetti speciali ma anche una ricerca appassionata sulla natura delle fiabe, terribili e affascinanti al tempo stesso.
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snaporaz
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martedì 17 gennaio 2006
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irriverente gilliam
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Mirabolante avventura che attraversa un po’ tutte le favole,passando da Cenerentola a cappuccetto rosso sino ad Hansel e Gretel,con un tocco di humour inglese tipico del cinema dei Monty Python.
Contaminante Gilliam,artefice visionario di “Brazil”,che mescola sullo sfondo Napoleonico ben delineato, fantasy stile Harry Potter,commedia,horror,superstizioni,storie d’amore.
Matt Damon e Heath Ledger reggono bene ma il vero collante è l’istrionico Peter Stormare,le finte formule magiche dei fratelli finiscono per scontrarsi con la strega Monica Bellucci,fantasia e realtà nell’inesorabile scontro del cinema firmato Terry Gilliam.
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(di fabian t.)
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i difensori della vera via
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lunedì 12 dicembre 2005
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grande esercizio di stile
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Beh, sono in parte d'accordo con il precedente redattore, però credo che, a parte qualche triste uscita, il film, per i 4/5 sia qualcosa di eccezionale, superiore perfino al Tim Burton de "il mistero di sleepy hollow", infatti matura molto anche come regista nel più puro senso del termine, infatti in "Brazil", che è uno dei miei film preferiti, si avverte la sensazione che non sia proprio un regista completo, come, per dire un nome Scott o Spielberg (da notare, loro sono ottimi registi, ma le loro storie, più che altro Scott, non sono per niente belle, mentre Gilliam è la cosa opposta) invece, nei "Fratelli Grimm" lui migliora enormemente nella regia, diventando al livello dello stesso Fellini o del miglior Elio Petri, già solo per questo è un film da apprezzare.
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Beh, sono in parte d'accordo con il precedente redattore, però credo che, a parte qualche triste uscita, il film, per i 4/5 sia qualcosa di eccezionale, superiore perfino al Tim Burton de "il mistero di sleepy hollow", infatti matura molto anche come regista nel più puro senso del termine, infatti in "Brazil", che è uno dei miei film preferiti, si avverte la sensazione che non sia proprio un regista completo, come, per dire un nome Scott o Spielberg (da notare, loro sono ottimi registi, ma le loro storie, più che altro Scott, non sono per niente belle, mentre Gilliam è la cosa opposta) invece, nei "Fratelli Grimm" lui migliora enormemente nella regia, diventando al livello dello stesso Fellini o del miglior Elio Petri, già solo per questo è un film da apprezzare. L'unica cosa deludente è il finale, troppo confuso, non c'è la congruenza del resto del film, le troppe storie intrecciate dei vari personaggi e il finale "buono" forzato non riescono a far tirare bene le somme a Gilliam che ci lascia enormemente perplessi, peccato. Comunque rimane sicuramente un bel film che ha guadagnato un discreto numero di soldi (cosa inusuale per i film di Gilliam!) spero che riabbracci un suo vecchio progetto, quello de "L'uomo che uccise Don Chisciotte", di cui ho avuto l'onore di vedere qualche scena girata, quello sarà un capolavoro. Per chi volesse avere un dialogo o qualche domanda contattatemi a "skywalker10aliceposta@.it e chiedete di Niky!
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federico pavani
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domenica 27 novembre 2005
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i fratelli grimm
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Dopo sei anni di riposo da "Paura e delirio a Las Vegas" Terry Gilliam passa da droga, alcol e trasgressione a licantropi, foreste, streghe e magie, il tutto immerso in un'atmosfera cupa di paura e pericolo.
Il film, ambientato nel periodo napoleonico, racconta la storia dei due fratelli che per vivere creano inganni, storie con streghe e mostri di ogni genere, sfruttando la superstizione della gente povera e ignorante. Più volte catturati dai soldati francesi, che hanno occupato la germania, i Grimm vengono portati in un piccolo villaggio per sventare la minaccia di una presunta strega che rapisce i bambini. Ma questa volta vi è veramente la mano di un incantesimo. Ancora una volta Gilliam non rinuncia alle sue capacità visionarie inserendo numerosi effetti speciali ma mai troppo vistosi e spettacolari come in altri film di questi anni: gli alberi si muovono, le radice vengono fuori e camminano e i bambini vengono divorati dai cavalli e ospitati nel loro ventre.
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Dopo sei anni di riposo da "Paura e delirio a Las Vegas" Terry Gilliam passa da droga, alcol e trasgressione a licantropi, foreste, streghe e magie, il tutto immerso in un'atmosfera cupa di paura e pericolo.
Il film, ambientato nel periodo napoleonico, racconta la storia dei due fratelli che per vivere creano inganni, storie con streghe e mostri di ogni genere, sfruttando la superstizione della gente povera e ignorante. Più volte catturati dai soldati francesi, che hanno occupato la germania, i Grimm vengono portati in un piccolo villaggio per sventare la minaccia di una presunta strega che rapisce i bambini. Ma questa volta vi è veramente la mano di un incantesimo. Ancora una volta Gilliam non rinuncia alle sue capacità visionarie inserendo numerosi effetti speciali ma mai troppo vistosi e spettacolari come in altri film di questi anni: gli alberi si muovono, le radice vengono fuori e camminano e i bambini vengono divorati dai cavalli e ospitati nel loro ventre. Tuttavia la storia perde ogni tanto di ritmo divenendo, soprattutto nella prima ora, a tratti poco interessante, ma poco importa: la seconda parte infatti diventa estremamente intrigante ed elettrizzante, toccata da un velo di ironia misto a situazioni da fiaba dark. Ottima la recitazione della Bellucci che riesce a creare un personaggio estremamente attraente e allo stesso tempo perfido e misterioso, il frutto dell'accostamento bellezza e peccato; e come in ogni fiaba che si rispetti non può certamente mancare che tutti alla fine vissero felici e contenti. Sicuramente non è la migliore prova del regista, ma speriamo che, grazie al successo di questo film, possa trovare i finanziamenti per il suo Don Chisciotte de la Mancia.
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emanuelemarchetto
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sabato 18 marzo 2017
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il peggior terry gilliam è comunque piacevole
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Nella Germania ottocentesca da poco occupata da Napoleone, i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm si godono la vita fingendosi esorcisti, sfruttando la superstizione degli ingenui contadini dei villaggi grazie a dei trucchi da loro stessi inventati. Tra i due, però, spesso nascono dissapori: Wilhelm è razionale e ama spassarsela, Jacob è introverso, sognatore e gli piace fantasticare scrivendo fiabe. I due sono però scoperti dalle autorità francesi, che tuttavia riconoscono la loro abilità e li costringono a risolvere il mistero di Marbaden, piccolo villaggio nei pressi di una foresta, dove sono scomparse dieci bambine.
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Nella Germania ottocentesca da poco occupata da Napoleone, i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm si godono la vita fingendosi esorcisti, sfruttando la superstizione degli ingenui contadini dei villaggi grazie a dei trucchi da loro stessi inventati. Tra i due, però, spesso nascono dissapori: Wilhelm è razionale e ama spassarsela, Jacob è introverso, sognatore e gli piace fantasticare scrivendo fiabe. I due sono però scoperti dalle autorità francesi, che tuttavia riconoscono la loro abilità e li costringono a risolvere il mistero di Marbaden, piccolo villaggio nei pressi di una foresta, dove sono scomparse dieci bambine. Come i francesi, i due sono convinti che dietro la vicenda si nasconda un gruppo di abili impostori.
Terry Gilliam si presta a un film su commissione e, a detta dello stesso regista, ha accettato diversi compromessi. Ma tutto sommato il film non delude. I due protagonisti non hanno grande carisma e sono troppo curati per vivere nell'ottocento (sono gli unici personaggi ad avere dei denti curati), ma Gillian si sbizzarisce con i ruoli di contorno, presentandoci una galleria di personaggi perfidi, patetici, emarginati e sporchi (e con i denti marci). Lo squallore con cui viene descritta la Germania ottocentesca non tradisce lo spirito di un autore che, se pur nei limiti di un blockbuster, porta avanti il suo stile e la sua poca fiducia nella razza umana. La sceneggiatura è confusa e accumula riferimenti a fiabe senza una vera giustificazione, ma la tematica della realtà più spaventosa e crudele di qualsiasi fantasia, viene fuori: non è un caso che la vera minaccia siano le forze occupanti, capitanate da un uomo assetato di potere.
Divertente pensare che la Bellucci sia "L'incantevole strega" del titolo, ma che appaia per pochi minuti. Ma forse è meglio così.
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corsy
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lunedì 16 gennaio 2006
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il ritorno di gilliam.
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“The Brothers Grimm” (questo il titolo in originale prima di essere sottoposto ad una banale ed alquanto inutile traduzione dal sottotitolo Bellucciano) segna l’atteso ritorno dopo ben sette anni di assenza, e dopo innumerevoli disavventure produttive, di uno dei registi più controversi e visionari di sempre: Terry Gilliam. Will e Jacob Grimm, famosi scrittori di fiabe vissuti alla fine del Diciottesimo Secolo, diventano protagonisti di un racconto nel quale vestono i panni di due truffatori che approfittano delle credenze e delle superstizioni popolari , viaggiando di villaggio in villaggio nella Germania Napoleonica, incrociando personaggi che diverranno poi protagonisti nelle loro fiabe, si guadagnano un’abbondante quanto immeritata pagnotta praticando falsi riti magici ed improbabili esorcismi.
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“The Brothers Grimm” (questo il titolo in originale prima di essere sottoposto ad una banale ed alquanto inutile traduzione dal sottotitolo Bellucciano) segna l’atteso ritorno dopo ben sette anni di assenza, e dopo innumerevoli disavventure produttive, di uno dei registi più controversi e visionari di sempre: Terry Gilliam. Will e Jacob Grimm, famosi scrittori di fiabe vissuti alla fine del Diciottesimo Secolo, diventano protagonisti di un racconto nel quale vestono i panni di due truffatori che approfittano delle credenze e delle superstizioni popolari , viaggiando di villaggio in villaggio nella Germania Napoleonica, incrociando personaggi che diverranno poi protagonisti nelle loro fiabe, si guadagnano un’abbondante quanto immeritata pagnotta praticando falsi riti magici ed improbabili esorcismi. Questo fino al giorno in cui vengono scoperti e arrestati, e condannati ad indagare su strane sparizioni che avvengono in un villaggio che sorge nei pressi di una oscura e misteriosa foresta. Ci troviamo dunque in uno dei territori in cui Gilliam ha saputo più volte dilettarci con le sue opere, sospesi tra mondi divisi fra realtà e fantasia, tra paesaggi e atmosfere gotiche, tra territori oscuri e situazioni grottesche, e dove per tutta la durata della pellicola la sua forte presenza visiva è palpabile e presente. Ma “The Brothers Grimm”, purtroppo, non è un film ‘solo’ di Terry Gilliam, ma è figlio ibrido di scontri sul set, nonché di imposizioni e di compromessi più o meno indotti dalle produzioni, che in questo caso hanno un nome, neanche a farlo apposta, di due fratelli: Bob e Harvey Weinstein. Il film di tutto questa conflittualità ne risente, e di parecchio. Infatti TBG fa molta fatica ad assumere una sua netta identità e la prima parte della storia non racconta praticamente nulla di più di quanto riportato in poche righe nella trama. Il grosso problema del film, comunque, è da imputare ad una sceneggiatura scritta male, abbastanza limitata, e quasi totalmente esente da colpi di scena o di accurati approfondimenti. FINE 1/2
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(di corsy)
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brunus10480
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martedì 28 dicembre 2010
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eccessivamente elaborato: da snellire
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Un film piacevole con una trama molto intrecciata, a volte fin troppo confusa e con buchi logici evidenti dovuti al tentativo di condensare il mondo delle fiabe in un'unica pellicola. Gradevole la ricostruzione della tenebrosa Germania dell'800, già vista nel Mistero di Sleepy Hollow e, per questo, poco originale. La storia è ben studiata con i particolari che emergono a poco a poco e che permettono allo spettatore di identificarsi con i due protagonisti. Tuttavia il film appare troppo lungo e stancante; alcuni personaggi avrebbero potuto tranquillamente essere eliminati, altri sono poco approfonditi psicologicamente. Desta perplessità l'intenzione di legare l'intera storia alle guerre napoleoniche, forse nel tentativo di legarla alla realtà per rendere maggiormente verosimile l'impalcatura fantastica: francamente il generale napoleonico è una figura inutile che appesantisce e banalizza eccessivamente la scrittura, soprattutto nel consueto e "americanissimo" duello finale; lo stesso vale per il torturatore Cavaldi, la cui redenzione finale risulta incomprensibile e fuori luogo, come il finale: lo sceneggiatore si è aggrappato ai vetri per citare la fiaba della bella addormentata e ricercare il lieto fine che accomuna le storie dei Grimm.
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Un film piacevole con una trama molto intrecciata, a volte fin troppo confusa e con buchi logici evidenti dovuti al tentativo di condensare il mondo delle fiabe in un'unica pellicola. Gradevole la ricostruzione della tenebrosa Germania dell'800, già vista nel Mistero di Sleepy Hollow e, per questo, poco originale. La storia è ben studiata con i particolari che emergono a poco a poco e che permettono allo spettatore di identificarsi con i due protagonisti. Tuttavia il film appare troppo lungo e stancante; alcuni personaggi avrebbero potuto tranquillamente essere eliminati, altri sono poco approfonditi psicologicamente. Desta perplessità l'intenzione di legare l'intera storia alle guerre napoleoniche, forse nel tentativo di legarla alla realtà per rendere maggiormente verosimile l'impalcatura fantastica: francamente il generale napoleonico è una figura inutile che appesantisce e banalizza eccessivamente la scrittura, soprattutto nel consueto e "americanissimo" duello finale; lo stesso vale per il torturatore Cavaldi, la cui redenzione finale risulta incomprensibile e fuori luogo, come il finale: lo sceneggiatore si è aggrappato ai vetri per citare la fiaba della bella addormentata e ricercare il lieto fine che accomuna le storie dei Grimm. Buone le interpretazioni di Ledger,Damon e Lena, ottima la scelta della Bellucci per la strega, anche se la sua bellezza appare troppo poco per essere una presenza significativa.
Un film che avrebbe potuto essere scritto e realizzato meglio ma che comunque mantiene una sua dignità
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