mariolina benenati
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mercoledì 14 agosto 2013
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dolce e malinconoco
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Il film e' molto intenso i colori sono cupi e questo lo rende piu' affascinante.Ottima l'interpretazione delle due donne.
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michela papavassiliou
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venerdì 7 dicembre 2012
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la forza di ricamare sopra un destino avverso
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Le ricamatrici, titolo originale Brodesues, e' un film francese del 2004 per la regia di Eleonore Faucher. La storia e' quella di due donne legate da una trama comune, un sottile male di vivere, una lotta quotidiana alla sopravvivenza ed un filo conduttore condiviso, quello del ricamo. L' intensa Lola Naymark, nei panni di Claire, giovane e combattiva ragazza diciassettenne, dalla splendida chioma color rubino e dal cuore generoso, rimane inaspettatamente incinta. Allontanata dalle sue coetanee e da una societa' perbenista che non vede di buon occhio le ragazze madri, dapprima raccoglie cavoli, che in parte rivende per procurarsi pelli di coniglio e dar sfogo a fine giornata alla sua passione segreta, il ricamo.
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Le ricamatrici, titolo originale Brodesues, e' un film francese del 2004 per la regia di Eleonore Faucher. La storia e' quella di due donne legate da una trama comune, un sottile male di vivere, una lotta quotidiana alla sopravvivenza ed un filo conduttore condiviso, quello del ricamo. L' intensa Lola Naymark, nei panni di Claire, giovane e combattiva ragazza diciassettenne, dalla splendida chioma color rubino e dal cuore generoso, rimane inaspettatamente incinta. Allontanata dalle sue coetanee e da una societa' perbenista che non vede di buon occhio le ragazze madri, dapprima raccoglie cavoli, che in parte rivende per procurarsi pelli di coniglio e dar sfogo a fine giornata alla sua passione segreta, il ricamo. Ne nascono preziosi manufatti ed un lavoro, conquistato con fatica e determinazione, presso la Signora Melkian, interpretata da una brava Ariane Ascarine, rimasta triste e sola dopo la perdita prematura in un'incidente dell'amato figlio. La donna insegna a Claire i segreti sartoriali dell'Alta Moda, gia' collaboratrice di Philippe Lacroix, condividera' con la giovane, tutti i trucchi del mestiere, diventando per lei una seconda madre. Tra perline, macchine da cucire, aghi, drappeggi, imbastiture, creativita' e paillettes, il legame tra le due protagoniste, fatto di impegno e stima reciproca, si fara' sempre piu' importante, fino al riscatto di entrambe. 89 minuti di umana sofferenza e uno sgambetto al destino avverso. Delicato. MP
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capitan_gian
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martedì 15 febbraio 2011
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ricamare l'anima e i suoi misteri.
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I film francesi hanno qualcosa in più, o forse qualcosa in meno. Sanno mettere sullo schermo silenzi e sguardi senza l'uso di artefizi, e sanno essere poetici con ben poco. Questo film è l'esempio della purezza narrativa francese, che a palati meno raffinati può sicuramente risultare noiosa e ritmicamente soporifera. Io l'ho trovato delicato come un ritratto a pastelli, l'ho trovato dolce ma con qualche punta di amarezza; quell'amarezza che la vita ci offre con i suoi tumulti, con i suoi fatti inspiegabili, con le sue paure.
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I film francesi hanno qualcosa in più, o forse qualcosa in meno. Sanno mettere sullo schermo silenzi e sguardi senza l'uso di artefizi, e sanno essere poetici con ben poco. Questo film è l'esempio della purezza narrativa francese, che a palati meno raffinati può sicuramente risultare noiosa e ritmicamente soporifera. Io l'ho trovato delicato come un ritratto a pastelli, l'ho trovato dolce ma con qualche punta di amarezza; quell'amarezza che la vita ci offre con i suoi tumulti, con i suoi fatti inspiegabili, con le sue paure.
Sono fondamentalmente due gli elementi che più mi hanno colpito. Non la vicenda, che non ha nulla di esaltante, nulla di urlato, nulla di così nuovo o originale, non la sceneggiatura, che è chiaramente molto silenziosa, incastrata tra pochi dialoghi; ma i colori, le tinte e gli sguardi.
Il film gioca tutto sui toni pastello e sembra dipinto su carta. Il verde e il rosso sono i colori predominanti. Il verde della natura, il verde delle porte, il verde dei muri e dei vestiti di Claire, e il rosso dei capelli della protagonista, che risaltano più di ogni altra cosa nell'intero quadro fotografico. Guardare questo film mi ha ricordato vecchi quadri impressionisti francesi. Sussurrati, danzanti, un po' sospesi. Questi colori sono così, e non urlano mai, proprio come il fillm stesso.
Gli sguardi sono intimi, profondi e reali; sono palpabili i sentimenti di ogni personaggio. C'è chi drammaticamente ha perso un figlio e un amico, chi vorrebbe essere capita dalla propria madre e che deve tenere nascosta una forte verità, c'è chi vorrebbe avere la sorella vicina, c'è chi vorrebbe amare di nuovo. E gli sguardi sono lì, si sosseguono senza tregua, parlano e dialogano con la cinepresa senza emettere un suono. Colori e sguardi, una combinazione poetica e ritmica.
Raffinata è la messa in scena di un lavoro antico come il mondo: il ricamo, il cucito. La cinepresa è sapientemente diretta sui particolari delle mani delle donne, sui minuziosi orpelli e sui tragitti del filo, e i ricami divengono quasi palpabili, luminosi, musicali.
E poi c'è l'amicizia, il rapporto femminile di reciproca introspezione, i piccoli gesti che riportano il sorriso, la ricerca del rapporto madre - figlio, il lavoro di squadra. Tutte cose piccole ma sincere, descritte con una purezza raffinata tutta da osservare.
Un bel film, semplice, senza nessuna grande pretesa, ma che nel suo piccolo ti resta dentro.
Da notare l'intensa colonna sonora, firmata da Michael Galasso.
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saverio fabio
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giovedì 18 marzo 2010
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speriamo che sia femmina
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film sull'amicizia femminile che ruota attorno al tema femminile x antonomasia: la maternità. il lavoro delle due protagoniste è tipicamente femminile (taglio e cucito di vestiti) e la regista è una donna. voglio dire che è un film x chi ama le sfumature e le mezze tinte, i colori pastello e gli acquarelli, non i colori ad olio nè tantomeno gli acrilici. non so se sia una coincidenza, ma la ragazza coltiva cavoli x mantenersi, e i bambini, si sa, non nascono sotto i cavoli, ma escono dalla pancia (il bel ventre materno inquadrato + volte)
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gecoblu
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lunedì 9 marzo 2009
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delicato...forse troppo
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Un film delicato, come un ricamo sul velo, come il volto mesto della protagonista. Ma anche appena sussurrato nel suo dramma, appena accennato nelle emozioni. Ricco di immagini, forme e colori è splendido nella fotografia ma rimane più negli occhi che nel cuore. I protagonisti non dicono abbastanza, gli stati d'animo sono solo intuiti, e a volte a fatica. Forse ormai siamo desensibilizzati a tanta delicatezza.
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sandrone65
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lunedì 29 dicembre 2008
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delicato, autentico, femminile
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Una diciassettenne alle prese con una gravidanza non desiderata, una famiglia incapace di comprenderla e l'incontro fecondo con una donna distrutta dal dolore per la recente perdita dell'unico figlio, il tutto reso con rara delicatezza senza mai scadere nella banalità.
Fotografia ed uso della luce veramente splendidi.
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la gha
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domenica 12 marzo 2006
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un piccolo gioiello dalla francia
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Incantevole, essenziale e magistrale racconto di come una scelta possa cambiare. Di come una ragzza madre trovi nella sua nuova datrice di lavoro una figura su cui fare affidamento e da imitare.
Claire, diciassettenne incinta, lascia il suo lavoro di cassiera per lavorare presso la signora Mélikian affermata ricamatrice, vedova e da poco sola a causa della morte del figlio, suo aiutante nel laboratorio di ricamo. La due donne, entrambe sole e un pò introverse, si osservano, si scrutano e si ammirano. Claire alla disperata ricerca di una figura materna su cui fare affidamento e da imitare. La signora Mélikian alla ricerca di una vera ragione per vivere, ora che è sola. Le due in qualche modo si adottano.
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Incantevole, essenziale e magistrale racconto di come una scelta possa cambiare. Di come una ragzza madre trovi nella sua nuova datrice di lavoro una figura su cui fare affidamento e da imitare.
Claire, diciassettenne incinta, lascia il suo lavoro di cassiera per lavorare presso la signora Mélikian affermata ricamatrice, vedova e da poco sola a causa della morte del figlio, suo aiutante nel laboratorio di ricamo. La due donne, entrambe sole e un pò introverse, si osservano, si scrutano e si ammirano. Claire alla disperata ricerca di una figura materna su cui fare affidamento e da imitare. La signora Mélikian alla ricerca di una vera ragione per vivere, ora che è sola. Le due in qualche modo si adottano. La loro complicità cresce attraverso i racconti della signora Mélikian di quando era in attesa del figlio che Claire confronta con la sua gravidanza. La prima si sentirà più vicina al figlio morto, la seconda, invece, più vicina ad un figlio di cui non voleva nemmeno sapere il sesso....forse essere madre può non essere male.
Il ricamo, meticoloso, antico e passione di entrambe, come terreno comune di speranze, aspirazioni e confronti.
Il tutto attraverso immagini costruite in modo delicato e preciso e colori strordinariamente affiancati. Ad esepio, l'inquadratura iniziale dove il particolare del terreno viene trascinato fino alla foglia di cavolo verde brillante; oppure i particolari degli ingranaggi dalla vecchia macchina da cucire della signora Mélikian; o i ricci capelli rossi di Claire messi costantemente in risalto dalle luci e dai suoi abiti turchesi o verdi.
Da vedere.
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amalteo
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domenica 6 novembre 2005
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andate a vedere "le ricamatrici"
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Innanzitutto grazie ad Andrea Chirichelli.
Questa è la mia nota:
Qualche sera fa abbiamo visto Le ricamatrici di Eléanore Faucher. Ci è piaciuto a tutti e due. Na abbiamo parlato mentre attraversamamo Como, per tornare a casa.
Oggi vedo che i critici lo hanno maltrattato. Così, preso da una insolita energia, ho scritto questa annotazione che ora è su http://www.film.tv.it.
Andate a vedere questo film, senza l'idea di dover esprimere micromegalomaniaci (Carmelo Bene) giudizi critico-estetici . Lasciatevi prendere dai silenzi, dai gesti che dicono molto di più delle parole. E' una storia di solitudine che trova una via di uscita attraverso un incontro con una persona e con un lavoro che richiede pazienza, oltre che gusto artistico.
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Innanzitutto grazie ad Andrea Chirichelli.
Questa è la mia nota:
Qualche sera fa abbiamo visto Le ricamatrici di Eléanore Faucher. Ci è piaciuto a tutti e due. Na abbiamo parlato mentre attraversamamo Como, per tornare a casa.
Oggi vedo che i critici lo hanno maltrattato. Così, preso da una insolita energia, ho scritto questa annotazione che ora è su http://www.film.tv.it.
Andate a vedere questo film, senza l'idea di dover esprimere micromegalomaniaci (Carmelo Bene) giudizi critico-estetici . Lasciatevi prendere dai silenzi, dai gesti che dicono molto di più delle parole. E' una storia di solitudine che trova una via di uscita attraverso un incontro con una persona e con un lavoro che richiede pazienza, oltre che gusto artistico. Lasciatevi commuovere dagli occhi della ragazza che corre avanti e indietro con il suo motorino per sopravvivere. Osservate coma la ricamatrice-nuova madre guarda la ragazza e l'aiuta e riprendere contatto con la vita, anche se lei ha appena perso il figlio.
La storia vi sottopone una possibilità: si può ri-imbastire la vita, proprio come in un ricamo.
Spero di vedere altri film di Eléanore Faucher. E' brava, sa usare la cinepresa, sa scegliere gli attori, sa raccontare una storia. Forse i film devono essere visti senza le recensioni dei critici. Forse sono del tutto incapaci di apprezzare un film così "ricamato". Forse hanno bisogno solo di usare la "testa" e non sanno più di avere un "cuore".
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paolo
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martedì 23 agosto 2005
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pianissimo
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Se il buongiorno si vede dal mattino, il debutto di Eleonore Faucher fa veramente ben sperare per le sorti di un cinema non urlato, sui toni del "piano" (a volte pianissimo), che curi ancora artigianalmente la fotografia, le luci, i movimenti di macchina, i particolari, gli sguardi ed i primi piani, la recitazione e, grazie al cielo, la "storia".
Nella vicenda contadina (ma lo sfondo bucolico è solo un pretesto, e la collocazione potrebbe con uguale efficacia essere urbana o montana) della giovane Claire (una bellissima Lola Naymark, dal delizioso viso intrigante), del suo rifiuto della vita familiare, della ricerca di una dimensione personale, affettiva e lavorativa indipendente, autonoma ed anche in controtendenza, e nell'avvio di una simbiosi professionale ed umana con la più anziana ricamatrice, la sig.
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Se il buongiorno si vede dal mattino, il debutto di Eleonore Faucher fa veramente ben sperare per le sorti di un cinema non urlato, sui toni del "piano" (a volte pianissimo), che curi ancora artigianalmente la fotografia, le luci, i movimenti di macchina, i particolari, gli sguardi ed i primi piani, la recitazione e, grazie al cielo, la "storia".
Nella vicenda contadina (ma lo sfondo bucolico è solo un pretesto, e la collocazione potrebbe con uguale efficacia essere urbana o montana) della giovane Claire (una bellissima Lola Naymark, dal delizioso viso intrigante), del suo rifiuto della vita familiare, della ricerca di una dimensione personale, affettiva e lavorativa indipendente, autonoma ed anche in controtendenza, e nell'avvio di una simbiosi professionale ed umana con la più anziana ricamatrice, la sig.ra Melikian (un'efficace Arianne Ascaride), c'è un nitore ed una pulizia espressiva d'altri tempi, un'insistita ricerca della semplicità finalizzata a far scaturire le emozioni da pochi sguardi, dai gesti, dalle frasi spesso sbocconcellate o limitate all'essenziale.
Ovviamente qualche sbavatura c'è, e non potrebbe essere altrimenti data la giovane età della regista, e qua e là si avverte una sorta di fatica espressiva : tuttavia è merito della regista quello di essere sempre riuscita a superare queste piccole "crisi" con un disegno che, se pur alla fine diventa prevedibile, nondimeno riesce a conservare lo spirito originario.
Detto dell'efficacia della Ascaride, algida ricamatrice dal cuore indurito dalla morte improvvisa del figlio, destinata a sciogliersi nell'abbraccio sentimental-professionale della giovane Claire, va detto della grande bellezza e bravura di Lola Neymark, straordinariamente misurata ed efficace in una recitazione basata essenzialmente su sguardi e gestualità. Alla prossima!
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goldy
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mercoledì 1 giugno 2005
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prezioso
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I fratelli Dardenne fanno sentire la loro influenza sull'uso della mdp in questo film.Ma l'insostenibile crudezza delle loro situazioni è qui mitigata dal recupero di sentimenti molto femminili che hanno ritmi di altri tempi. La metafora del ricamopaziente tessitura di bellezza, produce oggetti che rimarranno nel tempo così come continua ad esistere quella splendida attitudine tutta femminile che sa comprendere , tessere e ricucire gli sfilacciamenti dell'anima.
Un film che lascia una traccia e un'impronta di sè.
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