The Time Machine |
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Un film di Simon Wells.
Con Guy Pearce, Jeremy Irons, Orlando Jones, Samantha Mumba, Yancey Arias.
continua»
Fantascienza,
durata 120 min.
- USA 2002.
MYMONETRO
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The Time Machine --2002--
di dacrFeedback: 0 |
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domenica 29 luglio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nove volte su dieci i paragoni dei remake con gli originali sono alquanto impietosi, riuscendo spesso i primi a svilire con una pretesa patina di modernità l'originalità dei secondi. Questo film non fa eccezione, non riuscendo ad aggiungere nulla di nuovo alla pellicola degli anni '50, cui tra l'altro si rifà ampiamente (e apertamente) in più di un passaggio. Fatta salva quindi una certa antipatia per queste operazioni (ben diverse dalle riletture di romanzi già portati sullo schermo), sintomatiche di una cronica mancanza di idee, bisogna ammettere che questo film non se la cava nemmeno tanto male almeno nel campo della regia (quanto avrà contato la mano di Verbinski sull'esordiente Wells?) e della sceneggiatura, dando vita ad un primo tempo dai ritmi dilatati, piacevolmente "old style", con l'aggiunta di una tragedia sentimentale che rende le motivazioni del protagonista più "umane" del puro interesse scientifico (anche qui, come cambiano i tempi!). Anche le prime incursioni nel futuro non mancano di una buona mano, ma il film inizia a scadere nella banalità quando si arriva al cuore della vicenda: se la rappresentazione degli Eloi risulta più efficace di quella originale (sebbene i biondi e riccioluti degli anni '50 rendessero meglio l'idea della loro inettitudine), l'iniezione delle inevitabili scene d'azione finisce per svilire il lavoro compiuto fino a quel momento, senza dar vita al minimo coinvolgimento da parte degli spettatori e sprecando un ottimo Jeremy Irons in un personaggio che avrebbe meritato un approfondimento molto più ampio. Un film a due velocità che delude nella seconda parte, se non altro per aver scelto la facile strada dell'action-movie, pur riscattandosi parzialmente nell'ispirato finale, che trova i suoi punti di forza nell'uso parsimonioso degli effetti digitali e nei caratteristi, ben più all'altezza del protagonista, con una nota di merito per il già citato Irons e per Phyllida Law, l'ottima attrice madre di un'altrettanto grande interprete, Emma Thompson, mentre superflua è la presenza dello stranamente misurato Orlando Jones, il cui personaggio è lì solo per spiegare ciò per cui 50 anni fa si chiedeva agli spettatori di intuire: come cambiano i tempi...
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