Ex desaparecido scampato ad un garage come quello che descrive,il regista torna a quasi un ventennio di distanza dalla fine della dittatura del generale Videla a porre quelle domande legittime che mai potranno essere messe a tacere.E che nessuna risposta potrà mai appagare.Come è potuto succedere che persone del tutto comuni si siano trasformati in carnefici spietati,persino di coloro che amavano?Non cerca spiegazioni nelle ragioni dei protagonisti,e guarda l'orrore in campo lungo alla larga da schock gratuiti o voyerismi lasciando allo spettatore il compito di evocare l'orrore e di fare i conti con una banalità del male priva di un perchè nel suo assolutismo.
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Ex desaparecido scampato ad un garage come quello che descrive,il regista torna a quasi un ventennio di distanza dalla fine della dittatura del generale Videla a porre quelle domande legittime che mai potranno essere messe a tacere.E che nessuna risposta potrà mai appagare.Come è potuto succedere che persone del tutto comuni si siano trasformati in carnefici spietati,persino di coloro che amavano?Non cerca spiegazioni nelle ragioni dei protagonisti,e guarda l'orrore in campo lungo alla larga da schock gratuiti o voyerismi lasciando allo spettatore il compito di evocare l'orrore e di fare i conti con una banalità del male priva di un perchè nel suo assolutismo.E nel finale mostra in maniera agghiacciante il ruolo che può avere il caso sul destino(la storia è determinata dalla vicenda alternativa di Ana,terrorista che approfittando dell'amicizia di una compagna di scuola ne uccide il padre con una bomba sotto il letto).Bechis,anche sceneggiatore,riprenderà in maniera differente questi temi in "Figli-Hijos".
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Marco Bechis è un regista italo-argentino che nel 1977 viene incarcerato dal regime militare per poi essere espulso dall'Argentina, proprio a causa della sua nazionalità italiana. Queste due righe vogliono far sapere che chi ha diretto questo film oltre ad essere informato dei fatti trattati ne è stato protagonista. Questo è un film in parte politico, ma soprattutto consapevole. La storia racconta di Maria, una giovane donna che vive durante la metà degli anni settanta in Argentina, una maestra che insegna agli indigenti delle bidonvilles e che partecipa ad un'organizzazione rivoluzionaria rispetto al regime militare imperante.
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Marco Bechis è un regista italo-argentino che nel 1977 viene incarcerato dal regime militare per poi essere espulso dall'Argentina, proprio a causa della sua nazionalità italiana. Queste due righe vogliono far sapere che chi ha diretto questo film oltre ad essere informato dei fatti trattati ne è stato protagonista. Questo è un film in parte politico, ma soprattutto consapevole. La storia racconta di Maria, una giovane donna che vive durante la metà degli anni settanta in Argentina, una maestra che insegna agli indigenti delle bidonvilles e che partecipa ad un'organizzazione rivoluzionaria rispetto al regime militare imperante. Maria viene per questo prelevata e tradotta a Garage Olimpo, entrando a far parte di quei 30.000 desaparecidos, protagonisti di una delle più atroci vicende della storia contemporanea. Tra i carcerieri c'è un viso famigliare a Maria, quello di Felix, giovane di lei da tempo invaghito, e Maria non può far altro che affidare le proprie speranze al suo torturatore.
Molto brava Antonella Costa, che interpreta Maria e brava anche Dominique Sanda, che interpreta Diane, la madre di Maria. Bechis non realizza un documentario e nemmeno un documento di denuncia, egli ci parla della "banalità del male", ci racconta la violenza evocandola, senza l'ausilio del palesare le torture fisiche.
La violenza scaturisce dalla radio che trasmette musica locale a tutto volume per celare le urla di dolore, la violenza è nel suono della pallina da ping-pong che tocca il tavolo; già perchè i carcerieri giocano, i carcerieri timbrano il cartellino, i torturatori rispettano una loro burocrazia.
Quello di Garage Olimpo è il mondo dei suoni, la vista è esclusa da quella realtà.
Gli occhi di Maria, simbolo delle altre vittime, non riescono a mentire, i suoi occhi sui quali spesso Bechis indugia sono disarmanti, riproducono tutta la paura dell'ignoto e della sofferenza, fino a diventare occhi privi di luce, quegli occhi che mai più riusciranno a vedere.
Il montaggio del bravo Jacopo Quadri è quasi perfetto nell'accostare le due realtà e purtroppo normalità del film, quella della sotterranea "burocratica" tortura e quella della città che vive sulla superficie alla luce del sole, senza sapere su quanti corpi sta camminando.
Questo film mostra in maniera quasi asettica la de-costruzione dell'essere umano, il cui depauperamento psichico ne è il primo sintomo.
Garage Olimpo è solo uno dei tanti centri attivi a Buenos Aires tra 1976 e 1982, in cui veniva tolto il nome e venivano tolte l'aria e la possibilità di scegliere. La scena finale del film è la più poetica: accompagnata da una musica di piacevole ascolto, è rappresenta l'ultima tortura inflitta ai desaparecidos, che per macabra ironia è più simile ad un volo di liberazione che di morte. Per approfondire questo tema è interessante ed utile guardare il documentario di Daniele Incalcaterra dal titolo "Terre d'Avellaneda", che cerca di recuperare la memoria e si promette di capire quali cambiamenti subiscono i paesi che, dopo aver vissuto un periodo violento, scelgono un regime democratico.
E' interessante riportare solo la frase d'apertura di questo utile lavoro: "Nel 1989 in Argentina il Presidente Menem, decretando l'indulto, grazia tutti i prigionieri politici. I principali dirigenti dei movimenti rivoluzionari, così come i membri della dittatura militare dal 1976 al 1983 furono liberati." [-]
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E' una pellicola di grande forza, filmica, emotiva e civile, ma ha subito lo stesso destino dei suoi protagonisti: desaparecida, rimossa dalla critica e introvabile sul mercato home video.
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Argentina, 1978: sotto la dittatura di Videla,la diciottenne Maria, educatrice degli analfabeti di Buenos Aires, è coinvolta in attività antigovernative: sequestrata da una squadra paramilitare e condotta nel centro di tortura del Garage Olimpo, scopre che tra gli aguzzini vi è il timido Felix, il giovane suo affittuario, di lei segretamente innamorato. Ci penserà un 'aereo della morte' a cancellare i sentimenti.
E' una storia di 'male banale', per citare Hannah Arendt: i torturatori non sono (sempre) dei sadici, e timbrano il loro cartellino (non metaforicamente) come fossero Paolo Villaggio in 'Fantozzi': anche questa è sopravvivenza. Il regista Marco Bechis, italo-cileno, ma cresciuto a Buenos Aires e a San Paolo, conosce la materia, di cui è stato suo malgrado protagonista: la sceneggiatura (a cui ha collaborato Lara Fremder)è scarna e incisiva.
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Argentina, 1978: sotto la dittatura di Videla,la diciottenne Maria, educatrice degli analfabeti di Buenos Aires, è coinvolta in attività antigovernative: sequestrata da una squadra paramilitare e condotta nel centro di tortura del Garage Olimpo, scopre che tra gli aguzzini vi è il timido Felix, il giovane suo affittuario, di lei segretamente innamorato. Ci penserà un 'aereo della morte' a cancellare i sentimenti.
E' una storia di 'male banale', per citare Hannah Arendt: i torturatori non sono (sempre) dei sadici, e timbrano il loro cartellino (non metaforicamente) come fossero Paolo Villaggio in 'Fantozzi': anche questa è sopravvivenza. Il regista Marco Bechis, italo-cileno, ma cresciuto a Buenos Aires e a San Paolo, conosce la materia, di cui è stato suo malgrado protagonista: la sceneggiatura (a cui ha collaborato Lara Fremder)è scarna e incisiva. Ho apprezzato molto meno le riprese aeree, la cui finalità sembra chiara (resa del senso di oppressione dalla dittatura), ma che, troppo ripetute, stancano, e l'intreccio temporale sfasato tra le prime scene(la preparazione dell'attentato al principale di Felix)e il resto del film, scelta fine a se stessa, inutile ai fini contenutistici. Nel complesso, pur non capolavoro, è un bel film, con nota di merito per Dominique Sanda, nella parte della madre di Maria.
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Riguardo lo stesso argomento della dittatura in Argentina ho visto "La notte delle matite spezzate" della metà degli anni 80 e, pur non essendo un capolavoro, è di gran lunga migliore di questo "Garage Olimpo". Trattano entrambi lo stesso tema ed entrambi nello stesso modo, sembrando in pratica simili, salvo, ovviamente importanti modifiche di sceneggiatura. La cosa che però non mi è stata gradita di quest'ultimo film è l'ambientazione negli anni 70, praticamente assente!! Salvo le autovetture non c'era un particolare che riconducesse agli anni 70, in pratica chi vede il film non capirebbe mai in che anno si svolge (i più ignoranti, ovviamente). Pessima la scena dell'arresto di un dissidente in un campo di calcio.
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Riguardo lo stesso argomento della dittatura in Argentina ho visto "La notte delle matite spezzate" della metà degli anni 80 e, pur non essendo un capolavoro, è di gran lunga migliore di questo "Garage Olimpo". Trattano entrambi lo stesso tema ed entrambi nello stesso modo, sembrando in pratica simili, salvo, ovviamente importanti modifiche di sceneggiatura. La cosa che però non mi è stata gradita di quest'ultimo film è l'ambientazione negli anni 70, praticamente assente!! Salvo le autovetture non c'era un particolare che riconducesse agli anni 70, in pratica chi vede il film non capirebbe mai in che anno si svolge (i più ignoranti, ovviamente). Pessima la scena dell'arresto di un dissidente in un campo di calcio. L'unico momento toccante è l'epilogo con l'aereo che solca l'oceano.
Una curiosità: pubblicità gratuita ed evidente alla birra Quilmes e una domanda: ma a fine anni 70 in Argentina ascoltavano Peppino di Capri?
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Questo è molto più di un film. Già Pasolini in Salò aveva profeticamente descritto l'allegoria della distorsione dell'idea di potere. Questa non è più un'allegoria. E' un la crudele voce della verità, degli innocenti che CI urlano la mancanza di libertà e di giustizia, ci costringono a non restare indifefrenti e ci obbligano a fara qualcosa perché la storia nera non si ripeta.
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