Commedia,
durata 152 min.
- USA 1997.
- C.G.D - Cecchi Gori Distribuzione
uscita giovedì 26febbraio 1998.
MYMONETROBoogie Nights - L'altra Hollywood
valutazione media:
3,57
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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San Fernando, Los Angeles, 1977: Jack Horner, regista di film per adulti, nota in un locale un giovane cameriere, Eddie Adams: secondo lui, ha tutte le carte in regola per entrare nel giro dei film a luci rosse come attore. Gli viene proposto un provino, ma lui, titubante, rifiuta. Ma, dopo una serie di litigi con i genitori, scappa di casa e accetta di lavorare con Jack. Qui inizia a conoscere i membri della "compagnia" che lavora a questi film: tra gli altri, Amber, compagna di Jack, col vizio della droga; Reed, giovane attore; Rollerball, disinibita ragazzina e Little Bill, operatore con moglie infedele. Eddie, che usa come pseudonimo Dirk Diggler, si rivela un talento e gli affari vanno a gonfie vele (con lui come attore principale, si realizza il sogno nel cassetto di Jack, ovvero quello di creare dei film per adulti con una storia che incolli lo spettatore alla poltrona fino alla fine, qualcosa di più degli anonimi film hard).
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San Fernando, Los Angeles, 1977: Jack Horner, regista di film per adulti, nota in un locale un giovane cameriere, Eddie Adams: secondo lui, ha tutte le carte in regola per entrare nel giro dei film a luci rosse come attore. Gli viene proposto un provino, ma lui, titubante, rifiuta. Ma, dopo una serie di litigi con i genitori, scappa di casa e accetta di lavorare con Jack. Qui inizia a conoscere i membri della "compagnia" che lavora a questi film: tra gli altri, Amber, compagna di Jack, col vizio della droga; Reed, giovane attore; Rollerball, disinibita ragazzina e Little Bill, operatore con moglie infedele. Eddie, che usa come pseudonimo Dirk Diggler, si rivela un talento e gli affari vanno a gonfie vele (con lui come attore principale, si realizza il sogno nel cassetto di Jack, ovvero quello di creare dei film per adulti con una storia che incolli lo spettatore alla poltrona fino alla fine, qualcosa di più degli anonimi film hard). Ma, con l'inizio degli anni '80 e l'introduzione del VHS per uso domestico, la situazione inizia a cambiare (in peggio) per tutti i personaggi...
Il secondo lungometraggio di Paul Thomas Anderson è una convincente descrizione del mondo del cinema a luci rosse dell'epoca e dei suoi personaggi, che vengono qui descritti con particolare partecipazione e attenzione (non abbiamo a che fare, insomma, con delle macchiette). Nonostante nella seconda parte del film si avverta un po' di calo nella narrazione e gli avvenimenti sembrano troppo "programmati" in vista del lieto (?) fine, raramente si è avuta una così verosimile e appropriata ricostruzione di un'epoca e un così autentico amore per i personaggi che ruotano attorno al protagonista. Ottima la realizzazione tecnica, con scelte coraggiose per un regista così giovane (si veda il lungo piano-sequenza iniziale) e la scelta di musiche e costumi. La storia non è reale, ma è ispirata a testimonianze di attori hard dell'epoca. Una piacevole boccata di aria fresca. Ottimi Reynolds e Wahlberg, ma l'intero cast non demerita. Consigliato a tutti. [-]
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Come è stato detto un film sulla mediocrità, dove il mondo del porno può pure farsi allegoria delle esistenze piccole piccole come diffusamente vengono vissute oggi, all'ombra magari del consumo e dell'idiozia. Pittoresco, corale, gustosamente grottesco, acido, amarissimo. Moralista? Forse, più che altro di una cattiveria annichilente ma con un velo di poesia che riscatta i personaggi ingenuotti e sognatori, che suscitano comunque simpatia. Che dire... mi sono parecchio rispecchiato. Sotto la prospettiva della dialettica trash/dignità esistenziale è vicino a Ed Wood di Tim Burton. Magnolia, nel suo conciliare intimistico e leccare a dovere lo spettatore-qualunque, portandolo allo scioglimento finale nelle lacrime comuni liberatorie, dà l'impressione di un ripiegamento buonista
La storia certo è di quelle che il cinema non racconta tutti i giorni, e il suo successo non indifferente il film l'ha meritato. Tuttavia la regia è troppo vincolata ai suoi maestri di riferimento, più o meno esibiti (si comincia con una sequenza elaboratissima alla Scorsese - viene dritta da Quei bravi ragazzi - , ma poi si continua con Altman). Tanto che chi conosce Altman capisce da subito che il povero operatore finirà con l'uccidere la moglie (rovinandosi quello che avrebbe dovuto essere il colpo di scena più emozionante del film nonché l'apice del climax della prima parte dedicata all'ascesa degli anni '70).
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La storia certo è di quelle che il cinema non racconta tutti i giorni, e il suo successo non indifferente il film l'ha meritato. Tuttavia la regia è troppo vincolata ai suoi maestri di riferimento, più o meno esibiti (si comincia con una sequenza elaboratissima alla Scorsese - viene dritta da Quei bravi ragazzi - , ma poi si continua con Altman). Tanto che chi conosce Altman capisce da subito che il povero operatore finirà con l'uccidere la moglie (rovinandosi quello che avrebbe dovuto essere il colpo di scena più emozionante del film nonché l'apice del climax della prima parte dedicata all'ascesa degli anni '70). Al regista va comunque riconosciuto il merito di saper condurre con mano quasi sempre leggera e coinvolgente (anche se talora un po' troppo esibita) un film molto lungo (troppo). Marky Mark (pardon, Mark Walhberg: lui ci tiene che non lo si chiami più con il nome d'arte di quando indossava le mutande di Clavin Klein) come adolescente non è il massimo, e attraversa vent'anni senza mutare un capello, ma in compenso gli attori di contorno conoscono il loro mestiere. Il film è ispirato alla biografia di John Holmes, una delle più note star del porno, che nella sua carriera non ha disdegnato anche film gay, dei quali però non c'è traccia in Boogie Nights. Nulla intacca l'eterosessualità del protagonista, né l'approccio maldestro ed estremamente patetico del tecnico del suono, né il pestaggio da parte di una squadra di ragazzacci omofobi, che lo prendono per gay e lo assalgono una notte in un parcheggio isolato (ma lui è solo tornato alla sua originaria fonte di guadagno - farlo vedere e masturbarsi per venti dollari - e la scena serve solo a far capire che ha toccato il fondo, o quasi). Tornare a fare porno rappresenterà allora una nuova rinascita, benché complessivamente il mondo della pornografia sia rappresentato, con un realismo venato di malcelato moralismo, come un universo popolato da gente equivoca, drogati, ninfomani, casi da manicomio, produttori pedofili, donnine infantili e, quando va bene, talenti frustrati, al quale sembra si possa sopravvivere solo mantenedo il distacco di Jack Horner, il regista interpretato da Burt Reynolds, e dal quale sembra quasi impossibile uscire.
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Anderson, in questo mirabile affresco degli anni Settanta, mette in scena una galleria di personaggi senza tempo, anticipando i caratteri dei suoi futuri protagonisti e attuando una riflessione sul cinema (pornografico e non) valida ancora oggi.
Partendo infatti da una realtà atipica e limitata, la scena pornografica americana a cavallo degli anni '80, il regista ci consegna un ritratto spietato dell'America e dei suoi idoli. Protagonista del film è Eddie Adams (un irriconoscibile Mark Wahlberg), giovane di provincia che non ha altro talento se non quello di soddisfare i desideri delle sue coetanee. Proveniente da una famiglia che lo considera una nullità, il ragazzo si ritrova catapultato, ancora diciassettenne, nell'universo del cinema per adulti, settore nel quale diviene ben presto una celebrità.
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Anderson, in questo mirabile affresco degli anni Settanta, mette in scena una galleria di personaggi senza tempo, anticipando i caratteri dei suoi futuri protagonisti e attuando una riflessione sul cinema (pornografico e non) valida ancora oggi.
Partendo infatti da una realtà atipica e limitata, la scena pornografica americana a cavallo degli anni '80, il regista ci consegna un ritratto spietato dell'America e dei suoi idoli. Protagonista del film è Eddie Adams (un irriconoscibile Mark Wahlberg), giovane di provincia che non ha altro talento se non quello di soddisfare i desideri delle sue coetanee. Proveniente da una famiglia che lo considera una nullità, il ragazzo si ritrova catapultato, ancora diciassettenne, nell'universo del cinema per adulti, settore nel quale diviene ben presto una celebrità. La sua è però una parabola discendente, Dirk Diggler (questo è il nome d'arte di Eddie) si ritroverà ben presto immischiato nel vortice della cocaina e della malavita, coinvolto in una spirale di odio e violenza che ricorda lo Scorsese più autentico (vedi alla voce Godfellas). Attorno a lui si muovono personaggi non meno problematici: madri cocainomani cui è stato tolto l'affidamento del figlio, registi di talento ridotti a girare filmini hard ed operatori che accettano il tradimento della moglie per poi spararsi un colpo di pistola dopo averla uccisa. La carrellata non finisce qui e infatti Anderson insiste, con un montaggio e un sonoro martellanti, nel sottoporci personaggi sempre più frustrati e delusi: discriminati per le loro origini o i loro precedenti, sembrano non avere altra possibilità che una carriera nella pornografia. In questo campo, popolato da approfittatori senza scrupoli, si distinguono però i personaggi di Anderson: uomini e donne profondamente infelici e spesso provenienti da realtà difficili, sostenuti però da un forte senso di onestà e da una sensibilità difficilmente riscontrabile altrove. È proprio grazie a tali caratteristiche che, proprio quando la situazione sembra arrivata a un punto di non ritorno, i protagonisti sembrano ritrovare un loro equilibrio: rifiutando droga e guadagni facili, ognuno coltiva le proprie aspirazioni. C'è chi si costruisce una famiglia, chi apre il locale che ha sempre sognato e chi termina gli studi abbandonati prematuramente. E infine ci sono quelli che, mentre il mondo del porno si avvia verso volgarità e opportunismo, continuano a compiere il proprio lavoro con dedizione e passione, cercando di dare dignità a un genere che, proprio in quel periodo, stava venendo rivalutato da intellettuali del calibro di Francois Truffaut.
La maniera in cui Anderson racconta la vita ai margini delle riprese è audace quanto commovente: coaudiuvato da un cast stellare (su cui dominano Julianne Moore e Philip Seymour Hoffman) dà vita a un mondo profondamente tragico, che sfavillanti luci al neon e un'esistenza passata tra pattini a rotelle e musica disco riescono a celare a fatica. L'inquietudine di quel decennio emerge infatti prepotentemente e il film, a distanza di ormai diciassette anni, rivela sempre più chiaramente il suo carattere profetico, rivolgendosi a una società che della volgarità a basso costo ha fatto il suo marchio di fabbrica.
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Anderson, sicuramente uno degli autori più importanti dell'ultimo ventennio, alla tenera età di 27 anni, si confronta con una commedia nera alla Landis, emulando lo stile di Scorsese, con uno spruzzo Tarantiniano nella sceneggiatura, e firma un ottimo film che diventa un mezzo capolavoro in alcune sequenze magistrali. Non è facile emulare uno stile senza far risultare il proprio film una copia di un altro. Anderson ruba inquadrature a destra e a manca e si crea uno stile personale a forma di mosaico, composto dagli stili dei migliori registi dell'ultimo mezzo secolo (Altman, Scorsese, Landis, Tarantino etc.
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Anderson, sicuramente uno degli autori più importanti dell'ultimo ventennio, alla tenera età di 27 anni, si confronta con una commedia nera alla Landis, emulando lo stile di Scorsese, con uno spruzzo Tarantiniano nella sceneggiatura, e firma un ottimo film che diventa un mezzo capolavoro in alcune sequenze magistrali. Non è facile emulare uno stile senza far risultare il proprio film una copia di un altro. Anderson ruba inquadrature a destra e a manca e si crea uno stile personale a forma di mosaico, composto dagli stili dei migliori registi dell'ultimo mezzo secolo (Altman, Scorsese, Landis, Tarantino etc.). Per quanto la trama possa sembrare una cazzatona, il film è incredibilmente serio, nella sua totale e apparente idiozia. Il messaggio di Boogie Nights è chiaro: l'amore, in tutte le sue forme (e dimensioni) è la salvezza dell'uomo. Dove c'è amore c'è ricchezza, c'è gioia, c'è vita (anche se con amore qui si intende scopare davanti a una cinepresa). Infatti, nella parte del film dove l'amore viene sostituito dalla droga, dall'avidità e dalla violenza, tutto va per il verso sbagliato. Consigliato a tutti, ma imperdibile per gli amanti del porno.[-]
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