fabian t.
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mercoledì 20 maggio 2009
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ottime idee per un film però discontinuo
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Due stelle e mezzo sarebbe il giudizio più adatto per un film con ottime premesse ma con una resa finale piatta e altalenante. Roger Corman ci delizia di sicuro con una sceneggiatura interessante, come sempre, con ambienti suggestivi e idee visive affascinanti come lo squarcio spazio-temporale, Villa Diodati, l'incontro con Mary Shelley (perfetta Bridget Fonda nella parte dell'autrice di Frankenstein), Lord Byron e Percy B. Shelley ma, nonostante la sicura mano dell'esperto regista, più di qualcosa naviga contro la capacità di coinvolgimento. . Musiche scadenti, dialoghi non sempre brillanti, scene splatter un po' sciatte e di cattivo gusto, e soprattutto un finale poco soddisfacente sono elementi che, nonostante l'indubbia creatività del tutto, offrono una riproposizione del mostro di Frankenstein poco efficace nella sua componente fanta-horror.
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Due stelle e mezzo sarebbe il giudizio più adatto per un film con ottime premesse ma con una resa finale piatta e altalenante. Roger Corman ci delizia di sicuro con una sceneggiatura interessante, come sempre, con ambienti suggestivi e idee visive affascinanti come lo squarcio spazio-temporale, Villa Diodati, l'incontro con Mary Shelley (perfetta Bridget Fonda nella parte dell'autrice di Frankenstein), Lord Byron e Percy B. Shelley ma, nonostante la sicura mano dell'esperto regista, più di qualcosa naviga contro la capacità di coinvolgimento. . Musiche scadenti, dialoghi non sempre brillanti, scene splatter un po' sciatte e di cattivo gusto, e soprattutto un finale poco soddisfacente sono elementi che, nonostante l'indubbia creatività del tutto, offrono una riproposizione del mostro di Frankenstein poco efficace nella sua componente fanta-horror. Un film comunque da vedere ma, a mio avviso, riuscito a metà. Corman può fare (così come ha gia dimostrato) di meglio. In ultima analisi, fatti salvi i due classici film del grande Kames Whale, la versione cinematografica di Kenneth Branagh rimane a tutt'oggi la migliore mai realizzata.
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fabian t.
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mercoledì 20 maggio 2009
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ottime idee per un film però discontinuo
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Due stelle e mezzo sarebbe il giudizio più adatto per un film con ottime premesse ma con una resa finale piatta e altalenante. Roger Corman ci delizia di sicuro con una sceneggiatura interessante, come sempre, con ambienti suggestivi e idee visive affascinanti (come lo squarcio spazio-temporale, Villa Diodati, l'incontro con Mary Shelley, Lord Byron e Percy B. Shelley) ma, nonostante la sicura mano dell'esperto regista, più di qualcosa naviga contro la capacità di coinvolgimento. Musiche scadenti, dialoghi non sempre brillanti, scene splatter un po' sciatte e di cattivo gusto, e soprattutto un finale poco soddisfacente sono elementi che, nonostante l'indubbia creatività del tutto, offrono una riproposizione del mostro di Frankenstein poco efficace nella sua componente fanta-horror.
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Due stelle e mezzo sarebbe il giudizio più adatto per un film con ottime premesse ma con una resa finale piatta e altalenante. Roger Corman ci delizia di sicuro con una sceneggiatura interessante, come sempre, con ambienti suggestivi e idee visive affascinanti (come lo squarcio spazio-temporale, Villa Diodati, l'incontro con Mary Shelley, Lord Byron e Percy B. Shelley) ma, nonostante la sicura mano dell'esperto regista, più di qualcosa naviga contro la capacità di coinvolgimento. Musiche scadenti, dialoghi non sempre brillanti, scene splatter un po' sciatte e di cattivo gusto, e soprattutto un finale poco soddisfacente sono elementi che, nonostante l'indubbia creatività del tutto, offrono una riproposizione del mostro di Frankenstein poco efficace nella sua componente fanta-horror. Un film comunque da vedere ma, a mio avviso, riuscito a metà. Corman può fare (così come ha gia dimostrato) di meglio. In ultima analisi, fatti salvi i due classici film del grande Kames Whale, la versione cinematografica di Kenneth Branagh rimane a tutt'oggi la migliore mai realizzata.
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gianleo67
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sabato 28 settembre 2013
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testamento cinefilo dell'ultimo corman
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Anno 2031, fisico nucleare americano alle prese con lo sviluppo di una rivoluzionaria arma positronica genera misteriosi rivolgimenti nel tessuto spazio-temporale che lo catapultano,nolente, nella Svizzera del 1817. Qui fa la conoscenza di un tenebroso scienziato di nome Frankenstein e della sua abominevole creatura,già responsabile di efferati omicidi, nonchè di tre famosi e brillanti letterati che conducono un promiscuo menage sulle rive di un lago.
Come se non bastasse il mostro antropomorfo pretende che il suo creatore gli faccia dono di una compagna...
Ultimo film del benemerito maestro americano dei B-Movies (molti dei quali tratti dalla letteratura gotica americana), è poco più che un pretesto per la messa in scena di una eccentrica miscellanea di generi, pachwork mostruosamente divertito di fantascienza e horror, di melodramma in costume e parabola positivista, giocato sul filo di una latente ironia tematica e formale che sopperisce solo in parte ad una imbarazzante povertà di mezzi e di idee.
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Anno 2031, fisico nucleare americano alle prese con lo sviluppo di una rivoluzionaria arma positronica genera misteriosi rivolgimenti nel tessuto spazio-temporale che lo catapultano,nolente, nella Svizzera del 1817. Qui fa la conoscenza di un tenebroso scienziato di nome Frankenstein e della sua abominevole creatura,già responsabile di efferati omicidi, nonchè di tre famosi e brillanti letterati che conducono un promiscuo menage sulle rive di un lago.
Come se non bastasse il mostro antropomorfo pretende che il suo creatore gli faccia dono di una compagna...
Ultimo film del benemerito maestro americano dei B-Movies (molti dei quali tratti dalla letteratura gotica americana), è poco più che un pretesto per la messa in scena di una eccentrica miscellanea di generi, pachwork mostruosamente divertito di fantascienza e horror, di melodramma in costume e parabola positivista, giocato sul filo di una latente ironia tematica e formale che sopperisce solo in parte ad una imbarazzante povertà di mezzi e di idee. Lontani dai fasti in technicolor dell'horror gotico dei tempi migliori (Il pozzo e il pendolo 1961 - La città dei mostri 1963 - La maschera della morte rossa 1964 - La tomba di Ligeia 1964 e chi più ne ha più ne metta) il prolifico regista americano suggella in questo testamento cinematografico la summa teorica di un cinema artigianale che sembra tracimare delle ossessioni splatter degli anni '80, mettendo alla berlina tanto la giusta nemesi di una spregiudicata smania positivista (nel parallelo tra i guasti 'storici' di un progresso scientifico comunque votato all'autodistruzione) quanto la brutale quintessenza di una imperante cultura materialista. Ne riesce un'opera decisamente sgangherata in cui pur riconoscendo i segni di una personale originalità creativa (gli occasionali inserti onirici e la desolazione scenografica del paesaggio artico nel finale apocalittico evocano le suggestioni di una chiara vocazione al fantastico) e pur arruolando una nutrita compagine di buoni attori (da John Hurt a Raul Julia, da Briget Fonda a Jason Patric) ci si imbatte in una confusa accozzaglia di luoghi comuni del genere tenuti assieme dalla esile inconsistenza di una storiella pretestuosa (tratta dal romanzo Frankenstein Unbound, 1973 di Brian Aldiss) e dalle macroscopiche incongruenze narrative. Effetti speciali fatti in casa e cast tecnico nostrano per questa produzione Italo-americana dell'ultimo Corman che si è regalato una divertita e meritata vacanza italiana a spese della produzione. Da guardare tenendo a mente la massima di Hitchcock secondo cui "c'è qualcosa di più importante della logica: l'immaginazione".
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toty bottalla
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domenica 17 aprile 2016
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viaggio d'avventura nel tempo!
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Uno scienziato cade vittima dei suoi esperimenti e, dal 2031 viene trasferito da un portale nel 1817...L'idea sembra buona e la trama che ci porta in quell'osteria di un'altra epoca fa effetto, suggestivo è pure l'incontro con Mary Goldwin (futura Shelley) ed il suo personaggio leggendario e così, automobile parlante a parte seguiamo la storia con interesse fino a quando il ritmo del racconto si fa vago e inverosimile con la creatura che sembra più sensata del creatore stesso, il film trascina in sè la morale di sempre a proposito di armi sofisticate da guerra e mentre continuano i film premonitori...La vera guerra c'è già! Saluti.
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Uno scienziato cade vittima dei suoi esperimenti e, dal 2031 viene trasferito da un portale nel 1817...L'idea sembra buona e la trama che ci porta in quell'osteria di un'altra epoca fa effetto, suggestivo è pure l'incontro con Mary Goldwin (futura Shelley) ed il suo personaggio leggendario e così, automobile parlante a parte seguiamo la storia con interesse fino a quando il ritmo del racconto si fa vago e inverosimile con la creatura che sembra più sensata del creatore stesso, il film trascina in sè la morale di sempre a proposito di armi sofisticate da guerra e mentre continuano i film premonitori...La vera guerra c'è già! Saluti.
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