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andrea castello
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lunedì 15 marzo 2010
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scarface
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Non è solo un remake del film di Hawks ma è un film epocale di Brian De Palma. La regia è da manuale e la mano di De Palma si vede (i suoi soliti lunghi piani sequenza, i diversi punti di vista e le immancabili carrellate). Tutti gli attori danno una grande prova recitativa (degna di nota la performance di Mary Elizabeth Mastrantonio) ma su tutti spicca il colossale Al Pacino. L'attore italo-americano ci regala un Tony Montana perfetto nel suo genere: un immigrato cubano, ignorante, gretto, violento, furbo negli affari, testardo e costante nella realizzazione del "suo" sogno americano ma comunque con saldi principi morali (come ad esempio: il valore della famiglia). Un personaggio complesso e sfaccettato ben costruito anche nei gusti esagerati (vestiti sgargianti, accessori d'oro e Cadillac con interni tigrati) e per questo aspetto Tony suscita ilarità e un pò di tenerezza.
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Non è solo un remake del film di Hawks ma è un film epocale di Brian De Palma. La regia è da manuale e la mano di De Palma si vede (i suoi soliti lunghi piani sequenza, i diversi punti di vista e le immancabili carrellate). Tutti gli attori danno una grande prova recitativa (degna di nota la performance di Mary Elizabeth Mastrantonio) ma su tutti spicca il colossale Al Pacino. L'attore italo-americano ci regala un Tony Montana perfetto nel suo genere: un immigrato cubano, ignorante, gretto, violento, furbo negli affari, testardo e costante nella realizzazione del "suo" sogno americano ma comunque con saldi principi morali (come ad esempio: il valore della famiglia). Un personaggio complesso e sfaccettato ben costruito anche nei gusti esagerati (vestiti sgargianti, accessori d'oro e Cadillac con interni tigrati) e per questo aspetto Tony suscita ilarità e un pò di tenerezza. La scenografia in alcune scene è faraonica, accuratamente kitsch e ben usata in tutto il film. La musica di Giorgio Moroder, oltre a svilupparsi e a coincidere come carta carbone alle emozioni del protagonista, sottolinea ed evidenzia tutto lo spirito anni ottanta della riviera di Miami, spensierata e allegra ("She's on fire", "Rush, rush" eseguita dalla cantante dei Blondie) ma anche truce e reale ("Push it to the limit") oppure dolce e drammatica ("Gina's and Elvira's Theme"). La parabola dell'eroe "maledetto" è ben sviluppata nella sceneggiatura di Oliver Stone dove tutte le tappe del percorso "da zero a star" sono rispettate, anche la parabola discendente del personaggio è costellata, prima da avvisaglie, poi da certezze che rendono shakespiriano il finale. Anche i dettagli dei vari traffici di droga sono accurati e quasi documentaristici (Stone ha dichiarato di avere frequentato dei veri spacciatori di coca per scrivere al meglio la sceneggiatura). Storico è l'epilogo della pellicola: violento e pulp. Insomma tutta la pellicola, come tutto quello che la circonda, è veramente spinta al limite: il linguaggio, la violenza e la drammaticità. E' un film eccessivo, emotivamente e scenicamente, e fa parte di quei film che si odiano o si amano.
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flegiàs tn
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martedì 1 aprile 2008
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la cicatrice indelebile del cinema
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(…) Scarface di Hawks rifletteva una realtà ben precisa: il fenomeno del banditismo organizzato durante il proibizionismo. Praticamente tutte le scene del film avevano un aggancio con fatti realmente accaduti: il massacro di San Valentino, la guerra tra gang rivali per il controllo del South Side di Chicago, l'assassinio di O'Hara nel suo negozio di fiori. Ovviamente, la figura stessa di Tony Camonte adombrava quella del mitico Al Capone. Hawks descriveva l'ascesa e la caduta di un capo nel mondo parallelo del crimine: non lo faceva in maniera pedantemente realistica ma con una forte carica di ambiguità, sia dal punto di vista strutturale (le forti tinte espressioniste, per esempio) che dal punto di vista sociale.
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(…) Scarface di Hawks rifletteva una realtà ben precisa: il fenomeno del banditismo organizzato durante il proibizionismo. Praticamente tutte le scene del film avevano un aggancio con fatti realmente accaduti: il massacro di San Valentino, la guerra tra gang rivali per il controllo del South Side di Chicago, l'assassinio di O'Hara nel suo negozio di fiori. Ovviamente, la figura stessa di Tony Camonte adombrava quella del mitico Al Capone. Hawks descriveva l'ascesa e la caduta di un capo nel mondo parallelo del crimine: non lo faceva in maniera pedantemente realistica ma con una forte carica di ambiguità, sia dal punto di vista strutturale (le forti tinte espressioniste, per esempio) che dal punto di vista sociale. Perché è pur vero che se la tesi - secondo i principi del codice Hays - doveva essere «il crimine non paga», Hawks la tradiva silenziosamente, dotando il brutale Camonte di una sorta di primitiva innocenza a cui si legava (e si lega ancor oggi) l'inconscio dello spettatore, una illusione di invulnerabilità di cui Tony stesso è la prima vittima e il pubblico la seconda. È il medesimo fascino oltraggioso di Cagney in Furia umana e di Robinson in Piccolo Cesare, tanto più carismatico della corruzione dei loro gangster rivali o degli anonimi (e altrettanto brutali) poliziotti. Il film noir degli anni trenta rieditava il mito americano del self-made man in chiave criminale, regalava allo spettatore nel buio della sala l'illusione di un modello che invece combatteva nella vita di tutti i giorni. Tutti i grandi film di questo genere classico nascevano da questa fertile ambiguità, dal conflitto tra moralità legale e trasgressione. Le forche caudine del codice Hays costringevano gli autori per narrare le loro storie à inventare splendidi linguaggi allusivi.
Che senso ha oggi realizzare un nuovo Scarface, in un'epoca di recessione economica e morale, in cui il capobanda non porta più il mitra ma traffica con banche e imprese, quando la lotta per il potere non riguarda più gli individui ma le organizzazioni? Sembra che De Palma e Oliver Stone, il suo sceneggiatore, non si siano posti il problema più di tanto, individuando invece nel testo dello Scarface hawksiano - su intuizione di Martin Bregman, il produttore - una autosufficienza cinematografica da rimaneggiare con semplici riferimenti d'attualità.
Tony Camonte, immigrato illegale italiano, diventa Tony Montana, delinquente cubano con la sua brava green card ottenuta con l'omicidio; lo spaccio della birra durante il proibizionismo si trasforma nel commercio all'ingrosso di cocaina; le armi non sono più i mitra (una meraviglia tecnologica per Camonte) ma i bazooka, le bombe telecomandate, le motoseghe.
Certo, il sogno è rimasto lo stesso: arrivare. Conquistare il successo, il potere, il denaro. Ma Hollywood ha speso gli ultimi dieci anni - almeno per quanto riguarda i suoi auteurs - nella dimostrazione della vacuità di quel sogno, della sua inattingibilità e - ancor più malinconicamente - della sua inconsistenza umana. La cifra della parabola di Montana è sostanzialmente diversa da quella di Camonte. Quest'ultimo era spinto da una volontà di autoaffermazione quasi fine a se stessa, la distillazione pressoché astratta (e perciò illegale) dello spirito della frontiera. Montana non è altrettanto «puro»: è semplicemente alla feroce caccia di status symbols - la villa faraonica, le macchine di lusso, i vestiti costosi, la donna fatale. Mentre a Camonte non passa mai per la testa di verificare la natura del suo successo, Montana si scopre a un certo punto improbabile moralista. Steso nel suo bagno di schiuma commenta acidamente la vanità della ricchezza e il cinismo ipocrita della società ufficiale: come Kane in Quarto potere, al colmo della potenza vagheggia l'innocenza perduta della gioventù. La forza shakespeariana di Welles, però, è una cosa ben diversa dai sofismi estemporanei del mafioso di De Palma, che non è in grado di descrivere credibilmente lo sviluppo «epico» del suo personaggio nonostante le quasi tre ore di durata. La crisi di Tony Montana è semplicemente «data», così come estremamente artefatta risulta la meccanica della sua disgrazia. È possibile che lui, macchina di sterminio, killer spietato e senza scrupoli per tre quarti del film, si faccia all'improvviso commuovere dalla presenza di due bambini sconosciuti sull'auto della vittima designata? Nel film di Hawks la dinamica dell'autodistruzione era tutta interna al personaggio (che diventava così davvero epico): Tony Camonte crolla quando, nella sua furia devastatrice, comincia a massacrare anche il suo clan. È interessante confrontare lo sviluppo rispettivamente dato da Hawks e De Palma al tema dell'amore incestuoso di Tony per la sorella. Nel vecchio Scarface il tabù è continuamente alluso - anche in maniera erotica - e si basa sulla fondamentale identità del carattere tra i due fratelli (alla fine Cesca, nonostante Tony le abbia ucciso il marito, si schiera di nuovo al suo fianco contro la polizia: Hawks mira ad evocare l'irrazionale magica potenza dell'impulso distruttivo che domina i Camonte). De Palma opta invece per una soluzione da tragedia (non certo epica): la scoperta del tabù causa la morte del protagonista e la catarsi della sua «vittima». (…) De Palma punta proprio su questi effetti pesantemente teatrali per comunicarci il tono grandioso della vicenda di Tony. Anche la sua morte (imbottito di coca e crivellato di proiettili trova la forza di arringare i killer sulla sua invulnerabilità) ha qualcosa di baracconesco, anche se di vagamente familiare nel cinema di De Palma.
(…) Rimangono gli effimeri piaceri dell'effettismo che segna, nonostante tutto, i momenti migliori del film. La cruenta e quasi insopportabile sequenza del motel, con i suoi lenti e inquietanti dolly e i violenti primi piani, è un bell'esempio di grand guignol in puro stile De Palma, così come la sparatoria finale a colpi di bazooka. (…)
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[+] bellissima recensione
(di mary 93)
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gustibus
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mercoledì 3 maggio 2017
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un tony montana indimenticabile
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Proprio un Al Pacino da "actor studio".. ricordate?erano continue gare di recitazione con R.de niro a chi era il piu'bravo..oltre ad altri!..Questo SCARFACE di B.de palma, visto che siamo alla terza o quarta variante sul gangster sfregiato, E'LA migliore!ma per una ragione ben precisa..e'il piu'esagerato!..immagini forti sopra le righe sicuramente.La fine del film visivamente e'da annoverare tra le migliori della storia del cinema..con tutto quel " borotalco"impossibile dimenticare.Praticamente un esule cubano che da lavapiatti diventa una leggenda del crimine scalando i gradini..finché' l'eccessivo uso di cocaina ha fatto crollare il suo mondo.
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Proprio un Al Pacino da "actor studio".. ricordate?erano continue gare di recitazione con R.de niro a chi era il piu'bravo..oltre ad altri!..Questo SCARFACE di B.de palma, visto che siamo alla terza o quarta variante sul gangster sfregiato, E'LA migliore!ma per una ragione ben precisa..e'il piu'esagerato!..immagini forti sopra le righe sicuramente.La fine del film visivamente e'da annoverare tra le migliori della storia del cinema..con tutto quel " borotalco"impossibile dimenticare.Praticamente un esule cubano che da lavapiatti diventa una leggenda del crimine scalando i gradini..finché' l'eccessivo uso di cocaina ha fatto crollare il suo mondo..il mito..la troppa ricchezza si mescola in una realta' che non potra'piu'fermare come un vero castello di carte..e con lui la famiglia,l'amico con cui aveva iniziato il sentiero.Il film ha molti eccessi..e non e'per bimbi!..ma chi ama PACINO..non puo'perdere questo film..da non scordare la musica strepitosa che accompagna per 170minuti la visione.Rimane un grande spettacolo!
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nicolò
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lunedì 30 aprile 2007
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un classico del gangster-movie
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Remake del film Scarface - Lo sfregiato (1932) di Howard Hawks alla cui origine c’era il romanzo (1930) di Armitage Trail ispirato alla vera vita di Alfonse “Al” Capone (1899-1947), è il ritratto del gangster cubano (ma rifugiato a Miami) Tony Montana (A. Pacino) che, insieme ad un fidato amico (S. Bauer), tenta di farsi strada nel mondo della malavita organizzata. Fa fuori il suo boss (R. Loggia) e sposa la sua donna (M. Pfeiffer), ma la sua bramosia di potere e l’amore incestuoso verso la sorella (M.E. Mastrantonio), che lo porta ad uccidere il socio che l’ha presa in sposa di nascosto, lo condurranno verso l’autodistruzione. Scritto da Oliver Stone, è un gangster-film di violenza ridondante, esagerato e tendente all’accumulo, in cui le parolacce non si contano e “vaff…” è ripetuto (si dice) ben 150 volte.
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Remake del film Scarface - Lo sfregiato (1932) di Howard Hawks alla cui origine c’era il romanzo (1930) di Armitage Trail ispirato alla vera vita di Alfonse “Al” Capone (1899-1947), è il ritratto del gangster cubano (ma rifugiato a Miami) Tony Montana (A. Pacino) che, insieme ad un fidato amico (S. Bauer), tenta di farsi strada nel mondo della malavita organizzata. Fa fuori il suo boss (R. Loggia) e sposa la sua donna (M. Pfeiffer), ma la sua bramosia di potere e l’amore incestuoso verso la sorella (M.E. Mastrantonio), che lo porta ad uccidere il socio che l’ha presa in sposa di nascosto, lo condurranno verso l’autodistruzione. Scritto da Oliver Stone, è un gangster-film di violenza ridondante, esagerato e tendente all’accumulo, in cui le parolacce non si contano e “vaff…” è ripetuto (si dice) ben 150 volte. Ma la bravura di De Palma, già maestro del thriller ed erede di Hitchcock, e il suo mestiere contano più di ogni altra cosa, e l’imponenza di Pacino - magistralmente doppiato da Ferruccio Amendola - è fuori discussione. Confezione di lusso: musiche di Giorgio Moroder, fotografia di John A. Alonzo, scene di Ferdinando Scarfiotti. Ormai diventato di culto.
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(di nicolò)
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paolo ciarpaglini
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venerdì 25 gennaio 2008
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scarface.
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Capolavoro assoluto ed insuperato di Brian De Palma, 'Scarface' è la storia di Tony Montana (Al Pacino). Un rifugiato cubano, o come si definisce lui: 'un prigioniero politico'. Tony è in realtà un delinguente scacciato da Castro alla fine degli anni '70, ripudiato anche da sua madre. Rinchiuso in un campo di accoglienza, ne esce assieme all'amico Manny, grazie ad un lavoretto per Frank, un boss del narcotraffico. Uccide Rebenga, ex politico castrista. Da lì inizia la sua ascesa che sarà inarrestabile. Acquistata infatti la fiducia del boss, quando viene inviato in Colombia per trattare con un grosso traffciante, Tony non rispetta il quantitativo pattuito. Vedendo in quell'uomo un possibile mezzo, per espandere gli affari, per ingrandirsi.
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Capolavoro assoluto ed insuperato di Brian De Palma, 'Scarface' è la storia di Tony Montana (Al Pacino). Un rifugiato cubano, o come si definisce lui: 'un prigioniero politico'. Tony è in realtà un delinguente scacciato da Castro alla fine degli anni '70, ripudiato anche da sua madre. Rinchiuso in un campo di accoglienza, ne esce assieme all'amico Manny, grazie ad un lavoretto per Frank, un boss del narcotraffico. Uccide Rebenga, ex politico castrista. Da lì inizia la sua ascesa che sarà inarrestabile. Acquistata infatti la fiducia del boss, quando viene inviato in Colombia per trattare con un grosso traffciante, Tony non rispetta il quantitativo pattuito. Vedendo in quell'uomo un possibile mezzo, per espandere gli affari, per ingrandirsi. Ma appena tornato a Miami torverà parole durissime quanto sagge e profetiche: 'Tony cosa hai fatto!!, in questo lavoro sopravvive solo chì si accontenta lo capisci?.. non ne facciamo di niente!'. Ma Montana ha dato la propria 'parola' ed il rifiuto, lo costringe a mettersi in propio. Frank non accetta il gesto ed invia due di sicari, ma Tony non solo si salva, capisce anche tutto. Con un braccio fasciato appeso al collo e pistola in pugno, si reca a casa di Frank che naturalmente smentisce tutto. Ma giunge una telefonata: Tony ha infatti predisposto ad uno dei suoi uomini, di chiamare alle 16,00 in punto a casa di Frank e dire queste parole: 'è andata male ci è sfuggito'. La reazione: 'sì va bene ok.. 'è imbarazzata - 'chì era Franck? - Chiede Tony: ..nessuno, Elvira (una strepitosa Michelle Pfeffer). Frank ormai scopertosi, implora tony ma non ottiene nessuna pietà. Sullo sfondo, una sudatissima guardia del corpo di Frank che attende il 'proprio' proiettile ed invece: 'ti va un lavoro?':'..certo Tony..certo'. Domattina presentati da me, (sequenza memorabile). Tony non solo inizia ad accumulare un fiume di soldi, ma sposa anche Elvira. Un giorno viene beccato da due infliltrati e nonostante la sua potenza, lo attendono due anni di prigione. Tony non vuol saperne di tornarci, e quando il colombiano gli propone un 'lavoro'e solo una grossa multa da pagare al fisco, accetta. Ma il giorno dell'agguato, piazzato l'esplosivo sotto la macchina, l'uomo non è solo. Diversamente dal solito sale coi propri figlioletti. Tony e gli altri seguono la macchina a distanza di radiocomando, ma seppure un delinguente, commette l'errore fatale: 'Io non uccido i bambini, io uccido te sporco macellaio'(spara ad uno degli uomini del boss). L'operazione va a monte e la videocassetta scottante, giunge in tv. Il colombiano si sente tradito, per Tony è l'inizio della fine. Manny si è intanto sposato a sua insaputa con la sorella (una bravissima e giovane Mary Mastrantonio), la scoperta gli fa perdere la ragione ed uccide Manny. Lei, impazzita dal dolore entra in casa Montana e si consuma la tragedia. Impugnata una pistola inizia a sparare contro il fratello, poi si uccide. Siamo all'epilogo, quì viene fuori 'l'animale, il magnetismo di Pacino'. Lo scontro finale è violentissimo, Tony possiede in casa ogni genere di armi ma gli uomini sono troppi. Uno di loro lo coglie alle spalle e lo uccide. Tony cade nella piscina dell'atrio sottostante, dove sopra troneggia la scritta da lui fatta affiggere: 'The World Is Your'. Film di inusitata bellezza, in cui un grandissimo Al Pacino, esprime il meglio di se sulle note di una azzeccatissima colonna sonora scritta da Moroder. Un film da vedere assieme a Carlito's Way, valsogli l'Oscar.
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aristoteles
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sabato 25 luglio 2015
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il mondo è tuo
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Al Pacino in questo film è strepitoso ,basta soffermarsi su tutta la sequenza finale e su quegli occhi sgranati per capire che ha dato un qualcosa più alla pellicola,
Tuttavia nel ruolo del gangster l'ho amato così tanto nella trilogia "Il Padrino" che non riesco a non fare paragoni con il Cult definitvo del genere,almeno per me.
Qui il protagonista è una bestia assettata di potere, megalomane e che vuole tutto per sè , senza limiti,senza raffinatezza.
I costumi sono belli e la sceneggiatura si fa seguire volentieri non facendo mai annoiare.
Montana è povero ma riesce a ribaltare la propria condizione con una ferocia che merita quasi rispetto ,perchè la sua acesa al potere è irrefrenabile come il suo personaggio.
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Al Pacino in questo film è strepitoso ,basta soffermarsi su tutta la sequenza finale e su quegli occhi sgranati per capire che ha dato un qualcosa più alla pellicola,
Tuttavia nel ruolo del gangster l'ho amato così tanto nella trilogia "Il Padrino" che non riesco a non fare paragoni con il Cult definitvo del genere,almeno per me.
Qui il protagonista è una bestia assettata di potere, megalomane e che vuole tutto per sè , senza limiti,senza raffinatezza.
I costumi sono belli e la sceneggiatura si fa seguire volentieri non facendo mai annoiare.
Montana è povero ma riesce a ribaltare la propria condizione con una ferocia che merita quasi rispetto ,perchè la sua acesa al potere è irrefrenabile come il suo personaggio.
Le uniche regole sono quelle di Tony ,chi non le osserva muore.
Ripeto che se non l'avessi visto nello stesso ruolo di un cult da cui sono affascinato ,avrei dato sicuramente una stella in più a questo film.
Grandissima anche l'interpretazione della Pfeiffer.
Comunque da vedere.
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flavio
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sabato 23 agosto 2025
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film stratosferico con attori stratosferici
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mi ritrovo a parlare del mio film preferito, scarface 1983, Al Pacino, Pfeiffer e tanti altri ottimi attori. Pellicola di grande spessore sia per le scene (alcune un po' al limite del possibile) sia per i messaggi del film. Fidel Castro nella primavera dell' 80 apre il porto di Mariel Harbor per ripulire il suo territorio, migliaia di cubani criminali, quindi, sono diretti proprio verso l'america in cerca del sogno americano, tra cui Tony Montana... una scalata velocissima verso il potere più assoluto porta automaticamente alla sua ditruzione, spregiudicatezza, avarizia, ipercontrollo e schizzofrenia saranno complici della sua caduta finale... il film ci racconta tutto passo per passo in modo meticoloso.
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mi ritrovo a parlare del mio film preferito, scarface 1983, Al Pacino, Pfeiffer e tanti altri ottimi attori. Pellicola di grande spessore sia per le scene (alcune un po' al limite del possibile) sia per i messaggi del film. Fidel Castro nella primavera dell' 80 apre il porto di Mariel Harbor per ripulire il suo territorio, migliaia di cubani criminali, quindi, sono diretti proprio verso l'america in cerca del sogno americano, tra cui Tony Montana... una scalata velocissima verso il potere più assoluto porta automaticamente alla sua ditruzione, spregiudicatezza, avarizia, ipercontrollo e schizzofrenia saranno complici della sua caduta finale... il film ci racconta tutto passo per passo in modo meticoloso. Tony dimostrerà la sua "superiorità" all' interno del sistema criminale grazie ad alcuni attegamenti come: il sedersi a capotavola con frank, trattare per suo conto e infine prendendosi la sua ragazza. Il tutto accompagnato da un comportamento misantropo e insaziabile. Dunque il perfetto esempio di uno che "non riga dritto" e per questo verrà punito proprio alla fine del film, morirà in una tempesta di mitragliette che lo porteranno a cadere nella sua piscina in una valle di sangue. Il film è estremo ma molto chiaro, nonostante ciò, il film è stato capito da pochi e tra questi c'è chi lo considera un semplice splatter, chi dice che Tony non doveva morire e addirittura chi si lamenta della regia... A S S U R D O. il film ha un finale più che giusto, perchè il messaggio, in estrema sintesi, senza fermarsi su dettagli, è: la strada per il successo non deve essere semplice e segnata da "sangue e denaro riciclato", perchè prima o poi è inevitabile fare i conti con la propria vita
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bella earl!
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sabato 23 luglio 2011
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tony montana il dio dei gangster.
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Tony Montana è un balordo cubano appena scarcerato che vuole risalire la vetta del mondo. Nessuno glielo impedirà, Tranne sé stesso. Su sceneggiatura di Oliver Stone, che reincarna perfettamente il mondo dei gangster anni '80, Brian De Palma dirige in maniera perfetta un film diventato cult. Al Pacino è formidabile e da una delle sue interpretazioni più convincenti e storiche affiancato da un grande cast e da un'ottima Michelle Pfeiffer. La trama è avvincente e il tutto amalgamato risulta spettacolare in praticamente ogni scena. Film geniale supportato da un Pacino sorprendente.
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alfonso nero
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giovedì 8 marzo 2012
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scarface
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Anni’ 80 a Cuba alcuni detenuti vengono scarcerati e spediti, con la scusa di riabbracciare i loro cari, in quel di Miami. Assiepati in centri di accoglienza dall’immigrazione molti di loro riusciranno ad uscirne con un visto, e se alcuni cercheranno di perseguire il sogno americano onestamente, altri come Tony Montana (Al Pacino), sceglieranno il crimine come scorciatoia per soldi e successo.
Montana sa esattamente quello che non vuole, non finirà a fare lo sguattero per qualche dollaro l’ora o il tirapiedi di qualche boss, così una volta inseritosi nell’organizzazione di Frank Lopez (Robert Loggia) boss dedito al traffico di cocaina, inizierà la sua personale scalata al potere.
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Anni’ 80 a Cuba alcuni detenuti vengono scarcerati e spediti, con la scusa di riabbracciare i loro cari, in quel di Miami. Assiepati in centri di accoglienza dall’immigrazione molti di loro riusciranno ad uscirne con un visto, e se alcuni cercheranno di perseguire il sogno americano onestamente, altri come Tony Montana (Al Pacino), sceglieranno il crimine come scorciatoia per soldi e successo.
Montana sa esattamente quello che non vuole, non finirà a fare lo sguattero per qualche dollaro l’ora o il tirapiedi di qualche boss, così una volta inseritosi nell’organizzazione di Frank Lopez (Robert Loggia) boss dedito al traffico di cocaina, inizierà la sua personale scalata al potere.
L’irruenza e la franchezza dell’uomo prima conquisteranno Lopez che lo sceglierà per affiancare il suo braccio destro Omar Suarez (F. Murray Abraham), poi capita sino in fondo l’ambizione sfrenata del suo nuovo pupillo Lopez tenterà di eliminarlo e non riuscendovi decreterà la sua condanna a morte.
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byrne
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sabato 24 agosto 2013
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"volontà di potenza", recensione azzeccata.
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La storia è vecchia come il cinema gangster. Polvere. Primi vagiti. Ascesa irrefrenabile. Decadenza. Caduta. Polvere. Dalla trilogia ideale del primo cinema di genere (Piccolo Cesare, Nemico Pubblico e, appunto, lo Scarface di Hawks) all trittico Corleonese e ben oltre, è la trama archetipica che accompagna mano nella mano il gangster movie e il suo fortunato sottogenere mafia movie. Nulla di nuovo, quindi, e Nietzsche ne è effettivamente il pigmalione, a diversi livelli di consapevolezza. Il personaggio di Montana non si discute per questo. Non ci sono contraddizioni in lui, solo un disperato desiderio di dominazione e affermazione di se'. "Il mondo è tuo" recita ghignando il dirigibile nel cielo, "il mondo è tuo" è l'epitaffio del re della droga morto in una pozza di sangue nel finale.
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La storia è vecchia come il cinema gangster. Polvere. Primi vagiti. Ascesa irrefrenabile. Decadenza. Caduta. Polvere. Dalla trilogia ideale del primo cinema di genere (Piccolo Cesare, Nemico Pubblico e, appunto, lo Scarface di Hawks) all trittico Corleonese e ben oltre, è la trama archetipica che accompagna mano nella mano il gangster movie e il suo fortunato sottogenere mafia movie. Nulla di nuovo, quindi, e Nietzsche ne è effettivamente il pigmalione, a diversi livelli di consapevolezza. Il personaggio di Montana non si discute per questo. Non ci sono contraddizioni in lui, solo un disperato desiderio di dominazione e affermazione di se'. "Il mondo è tuo" recita ghignando il dirigibile nel cielo, "il mondo è tuo" è l'epitaffio del re della droga morto in una pozza di sangue nel finale. Montana sa di essere quello che è. Non se ne pente. Non fa alcuna distinzione tra il modo in cui pensa e quello in cui agisce. Pacino ne da' un'interpretazione monumentale, torva, dalla vulcanica e spavalda mimica facciale e corporea. Stupisce (o forse no) che l'oscar non sia arrivato. L'affresco è lungo, smisurato, ma non annoia mai, circondando la sua convenzionale struttura narrativa di uno stile sontuoso e ridondante, brillante ed eccessivo in ogni senso. Impressionanti (e memorabili) alcune scene della rapida ascesa all'olimpo del narcotraffico: l'omicidio che apre a Tony le cosce di mamma America, la scena della sega a motore e l'attentato alla vita del sottoposto e già troppo irrequieto cubano nel locale. Ma è la sequenza finale a scolpirsi nella memoria: tavolata di cocaina, migliaia di proiettili sparati, decine di morti determinati dalla rabbia di un solo folle fiero della propria brutalità. In altre parole perverso, scandaloso, epico. E la dedica finale agli autori dell'originale fa sorridere, e fa pensare al cinema stesso e alle sue doti, alla sua capacità di dilatarsi ad unire le epoche. Perchè questo è un grande remake. Ed un bellissimo film, anche anche all'ombra di una pietra miliare. Inevitabile il confronto con Il Padrino, ma in definitiva insensato. Si tratta di un altro tipo di grandezza.
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