...E Tu Vivrai nel Terrore! l'Aldilā |
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Un film di Lucio Fulci.
Con Catriona MacColl, Cinzia Monreale, Antoine Saint-John, Al Cliver, Giampaolo Saccarola.
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Horror,
durata 86 min.
- Italia 1981.
- VM 18 -
MYMONETRO
...E Tu Vivrai nel Terrore! l'Aldilā
valutazione media:
3,45
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il realismo della mortedi Paolo 67Feedback: 9827 | altri commenti e recensioni di Paolo 67 |
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sabato 10 dicembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Rivedendo i film di Lucio Fulci sembra che i più grandi registi del mondo siano stati influenzati dalle inquadrature ispirate e dalle stupefacenti rivelazioni raggiunte con la tecnica di ripresa presenti nei suoi film: era sicuramente un genio, che non ha avuto in vita il riconoscimento critico che avrebbe meritato. La sua umanità e le sofferenze della sua vita trapelano nei suoi film. Anche in questo, per crudeli che siano le immagini, viene fuori la purezza di fondo del regista, analoga a quella di altri autori del genere più celebrati e fortunati di lui. "L'aldilà" è un film onirico, di rara visionarietà, che trasmette un autentico senso del soprannaturale e un terrore ancestrale. Inquietante e perturbante, ma affascinante, è un'incubo e un'esperienza metafisica e sacrale, una proiezione di sconvolgimento mentale (non a caso è stato definito un film Artaudiano dall'autore, cioè del genere di quel "teatro della crudeltà" di un autore che ha conosciuto il manicomio) e una visione tragica del mondo, nel quale c'è anche il riflesso dell'infelicità dell'autore, il cui sentimento di nostalgia per l'armonia e l'innocenza infantile tradita compare più volte in questo come in ogni suo film. Anche se c'è qualche concessione plateale, i momenti magistrali sono molti: forse il miglior film di Fulci, grande esempio di un genere che nella sua libera materializzazione dell'inconscio esprime quello che ha di inquietante la creazione artistica, che come ogni altra cosa dell'universo ha il principio nella morte, mutazione tra uno stato e l'altro (concetto che ha espresso ad esempio con scandalosa evidenza Stanley Kubrick in una equazione visiva trasalente e geniale in "Lolita", ma anche in "2001" e "Shining").
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