romeo79
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domenica 11 gennaio 2009
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le cose per cui vale la pena vivere...
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Un consiglio. Accendete una gustosa sigaretta e versatevi un corposo bicchiere del vostro miglior cognac. Magari accompagnate il tutto con del cioccolato, qualche mandorla tostata. Spegnete tutte le luci, staccate il telefono ed infilatevi sotto una bella coperta calda. Se poi fuori piove è davvero il massimo. Non sto divagando, credetemi. Perchè questo è Manhattan. Non riuscirei a trovare un modo migliore di descrivere questo film. Nulla che non sia già stato detto sul sublime bianco e nero, sulle musiche di Gershwin, sulla superba fotografia. Mi riferisco al piacere puro che un'opera come questa è in grado di suscitare, uno stato di grazia di una leggerezza ineffabile. Pienezza, ecco il termine.
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Un consiglio. Accendete una gustosa sigaretta e versatevi un corposo bicchiere del vostro miglior cognac. Magari accompagnate il tutto con del cioccolato, qualche mandorla tostata. Spegnete tutte le luci, staccate il telefono ed infilatevi sotto una bella coperta calda. Se poi fuori piove è davvero il massimo. Non sto divagando, credetemi. Perchè questo è Manhattan. Non riuscirei a trovare un modo migliore di descrivere questo film. Nulla che non sia già stato detto sul sublime bianco e nero, sulle musiche di Gershwin, sulla superba fotografia. Mi riferisco al piacere puro che un'opera come questa è in grado di suscitare, uno stato di grazia di una leggerezza ineffabile. Pienezza, ecco il termine. Già dall'incipit si capisce a cosa siamo di fronte: una New York viva, pulsante, nevrotica. Un coacervo di vite, persone e storie che si intrecciano, di luci che non si spengono mai, di lunghe passegiate fino all'alba, di pomeriggi passati al parco. Il caos delle attività umane, in una metropoli che non dorme, fa da cornice alle storie raccontate da Allen. Storie semplici di persone complesse. Persone nevrotiche, insicure, isteriche. Maschere ansiose di questi "tempi moderni", che si perdono nel vano tentativo di razionalizzare ogni cosa, che abusano del termine "farisaico", che poco si concedono e nulla si perdonano. Intellettuali intrisi di profonda insoddisfazione, del cinismo metropolitano e della freddezza nei rapporti umani, prodotto del profondo individualismo che caratterizza il vivere odierno. Si vive alla giornata, le relazioni sono effimere, non hanno profondità nè importanza, si dissolvono di fronte all'evenienza di un qualunque progetto futuro. Sono storie destinate a finire perchè non c'è spazio per l'"altro", non esiste il sacrificio, non c'è pazienza, non c'è il tempo per aspettare, per concedersi una seconda occasione o per fermarsi a riflettere in un mondo egoista che va troppo di fretta e che vive di solo cervello. Eppure "il cervello è l'organo più sopravvalutato di tutti"...Allen ci consiglia di affidarci di più al cuore, all'istinto. E l'istinto lo porta infine a tornare da lei. La dolce ragazzina dai capelli biondi, l'unica vera donna del film tra tante bambine capricciose. L'innocenza della giovinezza ancora incontaminata. Solo lei si salva, tra gli intellettuali fedifraghi con la Porsche, le isteriche finto-puritane cattoliche, le bisbetiche arriviste bisessuali che compongono la fauna del pianeta New York. La freschezza della semplicità erompe con forza travolgente dagli occhi di una 17enne, da un regalo fatto col cuore, da una serata passata a letto a rivedere vecchi film. Nessun discorso di troppo. Nessuna analisi o psicanalisi. Nessun io io io. Semplicemente la capacità di dare, il piacere del concedersi all'altro senza remore, la catarsi di un pianto liberatorio di fronte alla delusione. Con la sua figura Allen ci regala un elogio alla giovinezza tutt'altro che retorico, un'esortazione a non lasciarsi corrompere dal mondo, a non perdere la capacità di amare incondizionatamente. Bisogna imparare ad aspettare, cosa saranno mai 6 mesi nell'arco di una vita intera e soprattutto..."devi imparare ad avere fiducia nelle persone"...E ora finite pure il vostro cognac e andatevene a letto. Un po' più felici magari, rasserenati, perché ci sono delle cose per cui vale la pena vivere, ed una di queste è il viso di Tracy...
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gwynplaine
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domenica 12 giugno 2011
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bellissimo.
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Il capolavoro di Woody Allen.
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marco rosella
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giovedì 3 ottobre 2002
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continuità
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Se ogni film ha la sua frase chiave, Manhattan ne possiede due, e potentissime. Il primo monologo, in cui Isaac (Allen) pensa all'incipit del suo romanzo, e l'ultimo, in cui riflette sulle ragioni per cui rimanere in vita.
I due monologhi solo legati indissolubilmente: l'amore per New York, città che era sua e lo sarebbe sempre stata, e l'amore per il volto di Tracy (dell'attrice Mariel Hemingway, straordinariamente naturale), sono in realtà, sebbene con i propri pregi e difetti, un unica ragione di esistenza, al di là di ogni intellettualismo, al di là di ogni pregiudizio.
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chamber 237
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domenica 2 ottobre 2011
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la massima espressione di woody allen!
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Una città in bianco e nero, dei newyorkesi con problemi, folgoranti battute, citazioni cinematografiche coltissime ed un finale meraviglioso, dove Woody, con un solo sguardo, riassume il significato della vita. Massima espressione di Woody Allen.
[+] nella vita...
(di giuliana 1939)
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jos_d
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domenica 21 giugno 2009
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un nuovo modo di rappresentare l' amore
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E’ il film che consacra Woody Allen come uno dei più originali e provocatori registi del periodo. Protagonista impersonale è il cambiamento dell’etica sessuale e delle relazioni di coppia in una società in cui i valori tradizionali hanno sempre meno peso; a differenza della letteratura cinematografica dominante, in cui le relazioni sentimentali vengono presentate prevalentemente secondo i classici canoni tendenti al sublime, Woody Allen presenta invece un quadro del tutto profano in cui l’amore è fatto di sotterfugi, ripensamenti, compromessi. D’altra parte, la creatività del regista non emerge solo nelle tematiche, ma anche nello stile di regia impiegato: il film è infatti girato integralmente in bianco e nero ed è composto da decine di sequenze la cui durata media si agira intorno ai due minuti.
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E’ il film che consacra Woody Allen come uno dei più originali e provocatori registi del periodo. Protagonista impersonale è il cambiamento dell’etica sessuale e delle relazioni di coppia in una società in cui i valori tradizionali hanno sempre meno peso; a differenza della letteratura cinematografica dominante, in cui le relazioni sentimentali vengono presentate prevalentemente secondo i classici canoni tendenti al sublime, Woody Allen presenta invece un quadro del tutto profano in cui l’amore è fatto di sotterfugi, ripensamenti, compromessi. D’altra parte, la creatività del regista non emerge solo nelle tematiche, ma anche nello stile di regia impiegato: il film è infatti girato integralmente in bianco e nero ed è composto da decine di sequenze la cui durata media si agira intorno ai due minuti. Per quanto riguarda poi il protagonista in carne ed ossa della vicenda, si tratta di Isaac (Woody Allen), uno scrittore ebreo ultraquarantenne che si mette insieme a Tracy, una ragazzina (Marie Hemingway) di appena diciassette anni (la quale però ha già avuto altre esperienze sessuali -ed è significativo al riguardo l’affermazione di Isaac “alla tua età mi facevo ancora rimboccare le coperte dalla nonna”), ma poi decide di lasciarla per intraprendere una relazione con Mary (Diane Keaton), l’ex amante del suo migliore amico (MIchael Murphy); quando però l’amico decide di lasciare la moglie per mettersi stabilmente con Mary (calpestando quindi l’amicizia verso Isaac e, soprattutto, dodici anni di matrimonio), Isaac, abbattuto, torna da Tracy con la speranza che possa convincerla a tornare con lui. Lei ha già deciso di partire per Londra per seguire un corso di teatro, ma gli promette che potranno stare insieme al suo ritorno; lui però ha capito benissimo che il treno ormai è perso.
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fedeleto
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mercoledì 23 maggio 2012
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amori e problemi a manhattan
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Manhattan e' sicuramente una citta' particolare e interessante,ma soprattutto una grande metropoli a volte confusionaria o dispersiva.Per Ike non e' certo cosi,anzi lui la idolatra o meglio la mitizza come dice lui stesso,e vive l'amore,l'amicizia,la speranza e la fiducia che il futuro puo' portare.Ike e' un uomo sulla quarantina e passa e frequenta una minorenne di diciassette anni.La sua vita cambia quando conosce Mary attraverso il suo amico Yale,anch'egli innamorato di lei nonostante sia sposato.Seppur Ike inizialmente abbia totale astio nei confronti di Mary,gradualmente si affezionera a lei,anche se il suo amico Yale infine gliela portera' via.
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Manhattan e' sicuramente una citta' particolare e interessante,ma soprattutto una grande metropoli a volte confusionaria o dispersiva.Per Ike non e' certo cosi,anzi lui la idolatra o meglio la mitizza come dice lui stesso,e vive l'amore,l'amicizia,la speranza e la fiducia che il futuro puo' portare.Ike e' un uomo sulla quarantina e passa e frequenta una minorenne di diciassette anni.La sua vita cambia quando conosce Mary attraverso il suo amico Yale,anch'egli innamorato di lei nonostante sia sposato.Seppur Ike inizialmente abbia totale astio nei confronti di Mary,gradualmente si affezionera a lei,anche se il suo amico Yale infine gliela portera' via.Non e' meglio tornare dalla ragazza minorenne?e forse chissa' che il futuro possa migliorare le cose.Woody Allen,scrive una commedia con Marshall Brickman(la stessa accoppiata del DORMIGLIONE e iO E ANNIE),e il risultato e' buono ,ma al livello tecnico tocca vertici piu' che allti,soprattutto la fotografia di Gordon Willis che gia' in INTERIORS aveva dato prova della sua bravura,il bianco e nero sembra creare atmosfere molto piu' intense e Manhattan non viene affollata con il suo traffico e la sua confusione ,sembra che nella citta' esistono solo i personaggi principali.Allen si distacca parzialmente dalla commedia,anche se non manca l'ironia,ma sembra voler cercare qualcos'altro,una storia comunque d'amore e cambiamenti continui,un discorso gia' iniziato con IO E ANNIE,ma ovviamente la problematica della crisi di coppia non viene affrontata in quel modo biografico-psicoanalitico.Tracy,la ragazza che si e' innamorata di Ike,sara' la piu' matura per certi versi dicendo ci vuole fiducia.Come dice Ike la generazione attuale cresciuta con televisione,droga e pillola,sembra non avere un futuro ed invece sara' proprio una figlia di questa generazione a dargli speranza.Manhattan e' un luogo di incontri di delusioni ma anche di speranze,Varie le scene memorabili(allen e la keaton sulla panchina che sembrano ombre muoversi) e anche le battute(il mio psicoanalista si droga).Un viaggio a Manhattan e alle sue creature,di sicuro un Allen maturo che gia' si era confermato con il capolavoro di Interiors.
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bella earl!
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domenica 11 marzo 2012
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allen e la sua manhattan.
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- Sei così bella che riesco a stento a tenere gli occhi sul tassametro! -
Isaac è uno scrittore di programmi televisivi la cui moglie lo ha lasciato per un'altra donna. Dopo questa brutta esperienza, Isaac, intrattiene una relazione con una diciassettenne. Però un suo caro amico gli fa conoscere Mary la donna con cui tradisce la moglie. I due all'inizio non si trovano bene, insieme, ma poi, ad una festa, scocca la scintilla. Ma non sarà esattamente un bene...
Dopo "Io E Annie" Allen ritorna nei cinema con un altro capolavoro passando dal genere comico alla pura e semplice ironia come se niente fosse. Il ritmo del film è molto lento ma intrinso delle musiche di Gerschwin, l'ironia fantastica di Allen e le grandi interpretazioni degli attori vola via come niente.
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- Sei così bella che riesco a stento a tenere gli occhi sul tassametro! -
Isaac è uno scrittore di programmi televisivi la cui moglie lo ha lasciato per un'altra donna. Dopo questa brutta esperienza, Isaac, intrattiene una relazione con una diciassettenne. Però un suo caro amico gli fa conoscere Mary la donna con cui tradisce la moglie. I due all'inizio non si trovano bene, insieme, ma poi, ad una festa, scocca la scintilla. Ma non sarà esattamente un bene...
Dopo "Io E Annie" Allen ritorna nei cinema con un altro capolavoro passando dal genere comico alla pura e semplice ironia come se niente fosse. Il ritmo del film è molto lento ma intrinso delle musiche di Gerschwin, l'ironia fantastica di Allen e le grandi interpretazioni degli attori vola via come niente. Il tutto incorniciato da una splendida Manhattan in bianco e nero. Grandissimo Film.
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brokenflower
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venerdì 21 settembre 2012
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l'ironia dell' "inetto"
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Il miglior film di Woody Allen! Omaggio alla città tanto amata, la descrive e la penetra attraverso la psiche ( o meglio la psicosi) del suo protagonista. L'ambiente è del tutto americano eppure i rimandi alla cultura europea sono fortissimi. Per rimanere in casa basta nostare che il tema principale: "la crisi dell'intellettuale e la sua inadeguatezza alla società che gli gira intorno" sembra un seguito di tanta letteratura nostrana. Primo fra tutti Italo Svevo (entrambi non a caso di origine ebrea).
Isaac autore strampalato alla continua ricerca di ispirazione che non sa trovare l'incipit per il suo romanzo e passa intere giornate a segnare appunti e spunti sembra un pò la versione ironica di Emilio Brentani, scrittore fallito nell'arte e nella vita inetto a tutto, persino all'amore.
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Il miglior film di Woody Allen! Omaggio alla città tanto amata, la descrive e la penetra attraverso la psiche ( o meglio la psicosi) del suo protagonista. L'ambiente è del tutto americano eppure i rimandi alla cultura europea sono fortissimi. Per rimanere in casa basta nostare che il tema principale: "la crisi dell'intellettuale e la sua inadeguatezza alla società che gli gira intorno" sembra un seguito di tanta letteratura nostrana. Primo fra tutti Italo Svevo (entrambi non a caso di origine ebrea).
Isaac autore strampalato alla continua ricerca di ispirazione che non sa trovare l'incipit per il suo romanzo e passa intere giornate a segnare appunti e spunti sembra un pò la versione ironica di Emilio Brentani, scrittore fallito nell'arte e nella vita inetto a tutto, persino all'amore.
Ed è interessante notare come nella trama amorosa del film si proponga un triangolo simile a quello di Senilità: da una parte Isaac - Emilio, poi la donna capricciosa e volubile e infine l'amico, il personaggio vincente quello che non è inetto alla vita perché sa viverne all'interno (nel caso del film nella vita a Manhattan. Ed è proprio il personaggio di Allen invece, che più di una volta dichiara la sua incapacità di vivere a Manhattan: " Pago settecento dollari al mese e ho i topi con i bongo e una rana, e ho l'acqua marrone") e alla fine l'amico proprio come il Balli di Senilità ha ovviamente anche la meglio sull'amore della donna.
Inoltre umorismo, ironica accettazione degli strani casi della vita e quegli appunti presi con il registratore sdraiato sul divano, come se fossero flussi di coscienza durante una seduta di psicanalisi, strizzano un po' l'occhio a Zeno Cosini.
E poi la splendida colonna sonora e quel consueto incontrarsi e darsi appuntamento nei musei e luoghi d'arte ci fanno ringraziare ancora di più Allen per questo eccezionale film.
Insomma tra i tanti motivi per cui vale la pena vivere aggiungerei: sorridere con i film del caro Woody.
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angeloumana
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lunedì 29 maggio 2017
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allen parolaio
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Può succedere che capiti nel vostro cinema il film rimasterizzato e tornato a nuova vita Manhattan del “grande” Woody Allen, dal lontano 1979. E’ una fortuna per gli amanti del sommo attore-regista-paroliere (e come paroliere per sé o altri egli nacque). Può anche accadere però che qualcuno lo veda per verificare se Allen gli sta semplicemente antipatico oggi e magari nel 1979 faceva cose egregie, o “somme”, tali da avergli creato quella fama che resterà nei libri di cinema. No, antipatico è e antipatico era, con una regia e una storia che più maschilista non si può, risentendo forse dello spirito corrente nei tardi anni ’70.
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Può succedere che capiti nel vostro cinema il film rimasterizzato e tornato a nuova vita Manhattan del “grande” Woody Allen, dal lontano 1979. E’ una fortuna per gli amanti del sommo attore-regista-paroliere (e come paroliere per sé o altri egli nacque). Può anche accadere però che qualcuno lo veda per verificare se Allen gli sta semplicemente antipatico oggi e magari nel 1979 faceva cose egregie, o “somme”, tali da avergli creato quella fama che resterà nei libri di cinema. No, antipatico è e antipatico era, con una regia e una storia che più maschilista non si può, risentendo forse dello spirito corrente nei tardi anni ’70. La presenza delle splendide attrici nel fiore degli anni che lo attorniano sembra funzionale a far risaltare il ruolo del cacasenno Woody: la ex moglie Meryl Streep, la fidanzata e allieva 17enne Mariel Hemingway, la sua musa Diane Keaton, l’unica a tener testa intellettualmente al professore.
Allen è questo, “così è se vi pare”. Non c’è traccia di emozioni nei suoi film, solo le sue parole ed elucubrazioni. E’ possibile che egli sia un narcisista egocentrico, parole che ricorrono nel suo linguaggio in bocca ai personaggi, spessissimo scrittori attori intellettuali alle prese con problemi inutili e nevrotici, pare che il suo mondo al cinema non comprenda gente normale … banale?
Qualche esperto ha criticato Nanni Moretti dicendo Spostati per favore, facci vedere il film, ma la critica si attaglia di più al magico Woody, comunemente ritenuto o presunto genio. In Manhattan non c’è scena dove egli non compaia e che non sia piena delle sue parole, concetti forse alti, sicuramente intellettuali e colti ma … lui ti “intorta” di parole, ti ubriaca, e seguirle tutte comporta una riflessione che il ritmo del film non può prevedere. E Manhattan o New York qui non c’entrano niente, i triangoli amorosi gli innamoramenti e disinnamoramenti rappresentati potrebbero succedere in qualsiasi città, ma sempre in ambienti di “grande cultura”: la città compare soprattutto di profilo, per via del b/n del film, ma è semplicemente un intermezzo nella recita di Woody, impreziosita poi dalle musiche di Gershwin. Del resto lo disse nel film, non si crede un Dio ma ne prende esempio. Se non si è capito Allen "credetemi, non s'è fatto apposta" (da A. Manzoni), ma Allen mai più.
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il cinefilo
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sabato 24 luglio 2010
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un grande classico di woody allen
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TRAMA:La storia racconta le vicende sentimentali di un gruppo di persone(tra cui l'immancabile Woody Allen,anche regista come sempre)sullo sfondo di Manhattan...COMMENTO: Woody Allen realizza un altro grande film il cui principale punto tematico riguarda le relazioni umane(intesi come amore e amicizia)e di cui la stessa città che fornisce il titolo(diventato negli anni un autentico classico)assume un importante"valore simbolico"di stampo prettamente metaforico perfettamente integrato e funzionale alle vicende che vengono raccontate e condite con il consueto,e a tratti strepitoso,umorismo che ha reso celebre questo regista.
Il film può vantare anche una magnifica fotografia in bianco e nero e gli attori bravissimi(in primis Woody Allen,Meryl Streep e Diane Keaton)e l'intera operazione,nel suo complesso,è perfettamente degna di competere qualitativamente con il precedente capolavoro del attore-regista intitolato IO E ANNIE.
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TRAMA:La storia racconta le vicende sentimentali di un gruppo di persone(tra cui l'immancabile Woody Allen,anche regista come sempre)sullo sfondo di Manhattan...COMMENTO: Woody Allen realizza un altro grande film il cui principale punto tematico riguarda le relazioni umane(intesi come amore e amicizia)e di cui la stessa città che fornisce il titolo(diventato negli anni un autentico classico)assume un importante"valore simbolico"di stampo prettamente metaforico perfettamente integrato e funzionale alle vicende che vengono raccontate e condite con il consueto,e a tratti strepitoso,umorismo che ha reso celebre questo regista.
Il film può vantare anche una magnifica fotografia in bianco e nero e gli attori bravissimi(in primis Woody Allen,Meryl Streep e Diane Keaton)e l'intera operazione,nel suo complesso,è perfettamente degna di competere qualitativamente con il precedente capolavoro del attore-regista intitolato IO E ANNIE.
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