f.vassia 81
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giovedì 5 agosto 2010
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ritratto affettuoso ma graffiante
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Affettuoso ma graffiante ritratto della borghesia intellettuale newyorchese, preda di terribili contraddizioni, succube d'improbabili analisti e spesso persa dietro a vacui e artificiosi sofismi esistenziali. E' forse l'opera di Allen più autoriale e formalmente elegante, con quel bianco e nero di Gordon Willis che riesce in più di un'occasione a farci apparire la Grande Mela come la città più affascinante del mondo. Davvero splendidi i primi cinque minuti, con la città che si sveglia sulle note di "Rapsodia in blu" di Gershwin. Attori diretti con grande intelligenza (specie una bravissima Keaton) e molte battute memorabili ( "Sei così bella che stento a tenere gli occhi sul tassametro!")
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francesco2
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sabato 5 febbraio 2011
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misterioso woody nella sua città
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Quattordici anni prima di un film con un titolo simile, e a distanza di qualche anno da "Interiors", considerato da alcuni una pagina bergmnaniamente sbagliata, Woody gira questo film, considerato forse tra le pietre miliari del suo cinema. Che chi scrive non sempre ama alla follia, forse anche (Ma non solo) perché non conosco tutti suoi titoli presunti "Migliori", e perché negli ultimi quindici anni Allen, a detta di diversa gente, ha lasciato spesso perplessi. Però, anche se "Crimini e misfatti", per me, rimane cinema di un'altra categoria (Soprattutto nella storia di Landau, non così tanto nell'altra)sarebbe ingeneroso non riconoscergli un gusto per il paradosso e una capacità di descrivere la (mancanza di) logica nelle nostre alchimie sentimentali di tutti i giorni.
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Quattordici anni prima di un film con un titolo simile, e a distanza di qualche anno da "Interiors", considerato da alcuni una pagina bergmnaniamente sbagliata, Woody gira questo film, considerato forse tra le pietre miliari del suo cinema. Che chi scrive non sempre ama alla follia, forse anche (Ma non solo) perché non conosco tutti suoi titoli presunti "Migliori", e perché negli ultimi quindici anni Allen, a detta di diversa gente, ha lasciato spesso perplessi. Però, anche se "Crimini e misfatti", per me, rimane cinema di un'altra categoria (Soprattutto nella storia di Landau, non così tanto nell'altra)sarebbe ingeneroso non riconoscergli un gusto per il paradosso e una capacità di descrivere la (mancanza di) logica nelle nostre alchimie sentimentali di tutti i giorni. Una capacità che confermerà anche in "Mariti e mogli" e nel più recente "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni". Se si osserva il tutto con attenzione, c'è anche qui una capacità di celare il dramma sotto la commedia, negli occhi di Diane Keaton e nella "decostruzione" del sentimento che quest'ultima prova per il protagonista, a favore di un (Ex) amore che appariva dimenticato. La musica, quella bella, molto bella (credo) di Gershwin, in questa eleganza sottile e dolcemente malinconica rischia di svolgere lo stesso ruolo che in altre situazioni
sarà della magia: una via d'uscita. O forse no, qui ACCOMPAGNA i personaggi, più che pernmetteere loro di uscire dal quotidiano. Il titolo mi pare lasciato volutamente in bilico, non lo leggo così pessimista come altre persone, e comunque resta il senso di una collettività che Allen a tratti sbeffeggia, con la sua satira- forse non così riuscita, in realtà- di certi pseudo-intelletttuali. Ma se si guarda come, tramite crte inquadrature, Woody fa sì che le vicissitudini della città coincidano con quelle del singolo: questo è un atto d'amore per la sua città, forse, chissà, ancora prima che per gli altri esseri umani, o sé stesso. Altro che la "Parigi" di qualche anno fa con Juliette Binoche.
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suonalancora
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lunedì 28 gennaio 2013
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meraviglioso allen
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Ho sempre apprezzato Allen, ma dopo aver visto questo film il mio apprezzamento si è tramutato in una sorta di amore.
E' inutile, il genio c'è e c'è sempre stato, ma con questo film viene fuori come non mai (forse lo possiamo ritrovare in Io e Annie).
Intanto abbiamo una sceneggiatura perfetta, cosa che d'altronde troviamo sempre, una fotografia eccelsa, una storia fuori dagli schemi e degli attori eccezionali.
I movimenti della macchina da presa sono di per sé poesia e ,come già detto, il bianco e nero è perfetto; La trama la trovo spettacolare, ritroviamo sempre gli stessi personaggi ''nevrotici'' del regista e gli stessi drammi esistenziali, ma il tutto è condito con un pizzico di umanità in più, come sanno fare solo i grandi capolavori.
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Ho sempre apprezzato Allen, ma dopo aver visto questo film il mio apprezzamento si è tramutato in una sorta di amore.
E' inutile, il genio c'è e c'è sempre stato, ma con questo film viene fuori come non mai (forse lo possiamo ritrovare in Io e Annie).
Intanto abbiamo una sceneggiatura perfetta, cosa che d'altronde troviamo sempre, una fotografia eccelsa, una storia fuori dagli schemi e degli attori eccezionali.
I movimenti della macchina da presa sono di per sé poesia e ,come già detto, il bianco e nero è perfetto; La trama la trovo spettacolare, ritroviamo sempre gli stessi personaggi ''nevrotici'' del regista e gli stessi drammi esistenziali, ma il tutto è condito con un pizzico di umanità in più, come sanno fare solo i grandi capolavori.
Per questo motivo soprattutto io trovo Manhattan un film ineguagliabile, carico di ironia ma anche profondità. Un film come pochi altri.
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fabio1957
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mercoledì 8 aprile 2015
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sopravvalutato
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Pur essendo un grande ammiratore di Woddy Allen , trovo questo film noioso e ripetitivo.E' chiaro che l'autore-attore mette in scena nei suoi film più di qualsuasi altro regista ,la sua vita, le se elucubrazioni,le sue manie,le sue nevrosi.Di solito l'operazione riesce fornendoci dei ritratti curiosi, interessanti.Tuttavia in questo caso l'aspetto autobiografico è cosi straripante da occupare tutto il film, che è un' egocentrica messinscena dei suoi sussulti erotico-sentimentali.
Allen ha fatto e farà di meglio
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notte
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venerdì 17 agosto 2007
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acqua newyorchese
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Mi aspettavo, son sincero, il gusto stuzzicante di un crodino, forse la sofisticatezza di cocktail in bianco e nero, e invece a fine visione mi son reso conto di aver bevuto un bicchier d'acqua.
Woody Allen fa troppo se stesso in questa New York troppo uguale a come uno se l'immagina per essere vera. La storia è quasi ininfluente, i personaggi classicamente nevrotici e logorroici. Le risate si fanno sospirare, la vis comica è coperta dal gigioneggiare di Allen, che ripete fino all'esasperazione il ruolo del fobico sfaccendato, assecondato dalle -dopo un po'- davvero irritanti musice di Gershwin.
All'attivo un bel bianco e nero per la fotografia, la prova della giovane innamorata di Allen e qua e là qualche trovata; ossia, come rendere l'acqua più saporita.
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