giovanni
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martedì 25 luglio 2023
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che sia invecchiato?
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A suo tempo non l'avevo visto. E' passato in TV qualche giorno fa. Essendo un estimatore di Woody Allen, l'ho visto con curiosità aspettandomi chissà cosa.
L'ho trovato modestamente interessante, moderatamente intelligente, ma - purtroppo - piuttosto noioso: mi sono appisolato un paio di volte e, se non ci fosse stato un amico a tenermi sveglio con delle gomitate, probabilmente avrei dormito pienamente.
Forse gli oltre 40 anni passati dal 1979 l'hanno invecchiato male, o forse sono invecchiato male io. Comunque m'è parso un film discreto, "Bene, bravo, 7 più!" direbbe Pozzetto, ma dargli 4 o 5 stelle e considerarlo un "cult", mi pare esagerato.
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A suo tempo non l'avevo visto. E' passato in TV qualche giorno fa. Essendo un estimatore di Woody Allen, l'ho visto con curiosità aspettandomi chissà cosa.
L'ho trovato modestamente interessante, moderatamente intelligente, ma - purtroppo - piuttosto noioso: mi sono appisolato un paio di volte e, se non ci fosse stato un amico a tenermi sveglio con delle gomitate, probabilmente avrei dormito pienamente.
Forse gli oltre 40 anni passati dal 1979 l'hanno invecchiato male, o forse sono invecchiato male io. Comunque m'è parso un film discreto, "Bene, bravo, 7 più!" direbbe Pozzetto, ma dargli 4 o 5 stelle e considerarlo un "cult", mi pare esagerato.
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emanuele1968
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domenica 10 giugno 2018
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1979
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Riproposto in una sala qui in Brescia, film molto bello, stile woody allen, oggi come allora, poco cambia, intrecci desolanti, bello il riferimento "la grande illusione" di Renoir.
George Gershwin's Rhapsody in Blue
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angeloumana
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lunedì 29 maggio 2017
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allen parolaio
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Può succedere che capiti nel vostro cinema il film rimasterizzato e tornato a nuova vita Manhattan del “grande” Woody Allen, dal lontano 1979. E’ una fortuna per gli amanti del sommo attore-regista-paroliere (e come paroliere per sé o altri egli nacque). Può anche accadere però che qualcuno lo veda per verificare se Allen gli sta semplicemente antipatico oggi e magari nel 1979 faceva cose egregie, o “somme”, tali da avergli creato quella fama che resterà nei libri di cinema. No, antipatico è e antipatico era, con una regia e una storia che più maschilista non si può, risentendo forse dello spirito corrente nei tardi anni ’70.
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Può succedere che capiti nel vostro cinema il film rimasterizzato e tornato a nuova vita Manhattan del “grande” Woody Allen, dal lontano 1979. E’ una fortuna per gli amanti del sommo attore-regista-paroliere (e come paroliere per sé o altri egli nacque). Può anche accadere però che qualcuno lo veda per verificare se Allen gli sta semplicemente antipatico oggi e magari nel 1979 faceva cose egregie, o “somme”, tali da avergli creato quella fama che resterà nei libri di cinema. No, antipatico è e antipatico era, con una regia e una storia che più maschilista non si può, risentendo forse dello spirito corrente nei tardi anni ’70. La presenza delle splendide attrici nel fiore degli anni che lo attorniano sembra funzionale a far risaltare il ruolo del cacasenno Woody: la ex moglie Meryl Streep, la fidanzata e allieva 17enne Mariel Hemingway, la sua musa Diane Keaton, l’unica a tener testa intellettualmente al professore.
Allen è questo, “così è se vi pare”. Non c’è traccia di emozioni nei suoi film, solo le sue parole ed elucubrazioni. E’ possibile che egli sia un narcisista egocentrico, parole che ricorrono nel suo linguaggio in bocca ai personaggi, spessissimo scrittori attori intellettuali alle prese con problemi inutili e nevrotici, pare che il suo mondo al cinema non comprenda gente normale … banale?
Qualche esperto ha criticato Nanni Moretti dicendo Spostati per favore, facci vedere il film, ma la critica si attaglia di più al magico Woody, comunemente ritenuto o presunto genio. In Manhattan non c’è scena dove egli non compaia e che non sia piena delle sue parole, concetti forse alti, sicuramente intellettuali e colti ma … lui ti “intorta” di parole, ti ubriaca, e seguirle tutte comporta una riflessione che il ritmo del film non può prevedere. E Manhattan o New York qui non c’entrano niente, i triangoli amorosi gli innamoramenti e disinnamoramenti rappresentati potrebbero succedere in qualsiasi città, ma sempre in ambienti di “grande cultura”: la città compare soprattutto di profilo, per via del b/n del film, ma è semplicemente un intermezzo nella recita di Woody, impreziosita poi dalle musiche di Gershwin. Del resto lo disse nel film, non si crede un Dio ma ne prende esempio. Se non si è capito Allen "credetemi, non s'è fatto apposta" (da A. Manzoni), ma Allen mai più.
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fabio1957
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mercoledì 8 aprile 2015
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sopravvalutato
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Pur essendo un grande ammiratore di Woddy Allen , trovo questo film noioso e ripetitivo.E' chiaro che l'autore-attore mette in scena nei suoi film più di qualsuasi altro regista ,la sua vita, le se elucubrazioni,le sue manie,le sue nevrosi.Di solito l'operazione riesce fornendoci dei ritratti curiosi, interessanti.Tuttavia in questo caso l'aspetto autobiografico è cosi straripante da occupare tutto il film, che è un' egocentrica messinscena dei suoi sussulti erotico-sentimentali.
Allen ha fatto e farà di meglio
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suonalancora
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lunedì 28 gennaio 2013
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meraviglioso allen
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Ho sempre apprezzato Allen, ma dopo aver visto questo film il mio apprezzamento si è tramutato in una sorta di amore.
E' inutile, il genio c'è e c'è sempre stato, ma con questo film viene fuori come non mai (forse lo possiamo ritrovare in Io e Annie).
Intanto abbiamo una sceneggiatura perfetta, cosa che d'altronde troviamo sempre, una fotografia eccelsa, una storia fuori dagli schemi e degli attori eccezionali.
I movimenti della macchina da presa sono di per sé poesia e ,come già detto, il bianco e nero è perfetto; La trama la trovo spettacolare, ritroviamo sempre gli stessi personaggi ''nevrotici'' del regista e gli stessi drammi esistenziali, ma il tutto è condito con un pizzico di umanità in più, come sanno fare solo i grandi capolavori.
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Ho sempre apprezzato Allen, ma dopo aver visto questo film il mio apprezzamento si è tramutato in una sorta di amore.
E' inutile, il genio c'è e c'è sempre stato, ma con questo film viene fuori come non mai (forse lo possiamo ritrovare in Io e Annie).
Intanto abbiamo una sceneggiatura perfetta, cosa che d'altronde troviamo sempre, una fotografia eccelsa, una storia fuori dagli schemi e degli attori eccezionali.
I movimenti della macchina da presa sono di per sé poesia e ,come già detto, il bianco e nero è perfetto; La trama la trovo spettacolare, ritroviamo sempre gli stessi personaggi ''nevrotici'' del regista e gli stessi drammi esistenziali, ma il tutto è condito con un pizzico di umanità in più, come sanno fare solo i grandi capolavori.
Per questo motivo soprattutto io trovo Manhattan un film ineguagliabile, carico di ironia ma anche profondità. Un film come pochi altri.
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aurora6
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martedì 15 gennaio 2013
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tracy sei fantastica
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Manhattan--il film è uscito nel 1979 il linguaggio adottato e gli argomenti che presenta erano nuovi per gli Italiani, delle copie di donne lesbiche non se ne parlava, era vergognoso solo pensare al sesso che non fosse quello classico uomo donna, di convivenze omosessuali neanche parlarne,oggi si parla apertamente di omosessualità, trovo che il film è un capolavoro,come dialoghi,trama,fotografia,sceneggiatura insomma tutto,è vero che descrive una categoria di persone che appartiene alla classe sociale detta intellettuale:professionisti, insegnanti ecc.
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Manhattan--il film è uscito nel 1979 il linguaggio adottato e gli argomenti che presenta erano nuovi per gli Italiani, delle copie di donne lesbiche non se ne parlava, era vergognoso solo pensare al sesso che non fosse quello classico uomo donna, di convivenze omosessuali neanche parlarne,oggi si parla apertamente di omosessualità, trovo che il film è un capolavoro,come dialoghi,trama,fotografia,sceneggiatura insomma tutto,è vero che descrive una categoria di persone che appartiene alla classe sociale detta intellettuale:professionisti, insegnanti ecc. ma i contenuti del film sono comprensibili anche per una classe sociale di piccoli borghesi con pochi titoli di studio e pochi soldi in tasca
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brokenflower
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venerdì 21 settembre 2012
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l'ironia dell' "inetto"
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Il miglior film di Woody Allen! Omaggio alla città tanto amata, la descrive e la penetra attraverso la psiche ( o meglio la psicosi) del suo protagonista. L'ambiente è del tutto americano eppure i rimandi alla cultura europea sono fortissimi. Per rimanere in casa basta nostare che il tema principale: "la crisi dell'intellettuale e la sua inadeguatezza alla società che gli gira intorno" sembra un seguito di tanta letteratura nostrana. Primo fra tutti Italo Svevo (entrambi non a caso di origine ebrea).
Isaac autore strampalato alla continua ricerca di ispirazione che non sa trovare l'incipit per il suo romanzo e passa intere giornate a segnare appunti e spunti sembra un pò la versione ironica di Emilio Brentani, scrittore fallito nell'arte e nella vita inetto a tutto, persino all'amore.
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Il miglior film di Woody Allen! Omaggio alla città tanto amata, la descrive e la penetra attraverso la psiche ( o meglio la psicosi) del suo protagonista. L'ambiente è del tutto americano eppure i rimandi alla cultura europea sono fortissimi. Per rimanere in casa basta nostare che il tema principale: "la crisi dell'intellettuale e la sua inadeguatezza alla società che gli gira intorno" sembra un seguito di tanta letteratura nostrana. Primo fra tutti Italo Svevo (entrambi non a caso di origine ebrea).
Isaac autore strampalato alla continua ricerca di ispirazione che non sa trovare l'incipit per il suo romanzo e passa intere giornate a segnare appunti e spunti sembra un pò la versione ironica di Emilio Brentani, scrittore fallito nell'arte e nella vita inetto a tutto, persino all'amore.
Ed è interessante notare come nella trama amorosa del film si proponga un triangolo simile a quello di Senilità: da una parte Isaac - Emilio, poi la donna capricciosa e volubile e infine l'amico, il personaggio vincente quello che non è inetto alla vita perché sa viverne all'interno (nel caso del film nella vita a Manhattan. Ed è proprio il personaggio di Allen invece, che più di una volta dichiara la sua incapacità di vivere a Manhattan: " Pago settecento dollari al mese e ho i topi con i bongo e una rana, e ho l'acqua marrone") e alla fine l'amico proprio come il Balli di Senilità ha ovviamente anche la meglio sull'amore della donna.
Inoltre umorismo, ironica accettazione degli strani casi della vita e quegli appunti presi con il registratore sdraiato sul divano, come se fossero flussi di coscienza durante una seduta di psicanalisi, strizzano un po' l'occhio a Zeno Cosini.
E poi la splendida colonna sonora e quel consueto incontrarsi e darsi appuntamento nei musei e luoghi d'arte ci fanno ringraziare ancora di più Allen per questo eccezionale film.
Insomma tra i tanti motivi per cui vale la pena vivere aggiungerei: sorridere con i film del caro Woody.
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osservatorecinematografico
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sabato 28 luglio 2012
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capolavoro
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Una pellicola che merita le cinque stelle senza esitazione. Woody Allen riesce senza preaboli inutili a catapultarci nelle vicende quasi "fiabesche" di una Manhattan da sogno, o inferno, giudicate voi stessi. Lasciate che il bianco e nero vi coinvolga a pieno, lasciate che i palazzi della città vi ricoprano il cuore. Woody ci sei riuscito un'altra fottutissima volta, come sempre, sempre, sempre, sempre. Capolavoro è un eufemismo.
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fedeleto
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mercoledì 23 maggio 2012
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amori e problemi a manhattan
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Manhattan e' sicuramente una citta' particolare e interessante,ma soprattutto una grande metropoli a volte confusionaria o dispersiva.Per Ike non e' certo cosi,anzi lui la idolatra o meglio la mitizza come dice lui stesso,e vive l'amore,l'amicizia,la speranza e la fiducia che il futuro puo' portare.Ike e' un uomo sulla quarantina e passa e frequenta una minorenne di diciassette anni.La sua vita cambia quando conosce Mary attraverso il suo amico Yale,anch'egli innamorato di lei nonostante sia sposato.Seppur Ike inizialmente abbia totale astio nei confronti di Mary,gradualmente si affezionera a lei,anche se il suo amico Yale infine gliela portera' via.
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Manhattan e' sicuramente una citta' particolare e interessante,ma soprattutto una grande metropoli a volte confusionaria o dispersiva.Per Ike non e' certo cosi,anzi lui la idolatra o meglio la mitizza come dice lui stesso,e vive l'amore,l'amicizia,la speranza e la fiducia che il futuro puo' portare.Ike e' un uomo sulla quarantina e passa e frequenta una minorenne di diciassette anni.La sua vita cambia quando conosce Mary attraverso il suo amico Yale,anch'egli innamorato di lei nonostante sia sposato.Seppur Ike inizialmente abbia totale astio nei confronti di Mary,gradualmente si affezionera a lei,anche se il suo amico Yale infine gliela portera' via.Non e' meglio tornare dalla ragazza minorenne?e forse chissa' che il futuro possa migliorare le cose.Woody Allen,scrive una commedia con Marshall Brickman(la stessa accoppiata del DORMIGLIONE e iO E ANNIE),e il risultato e' buono ,ma al livello tecnico tocca vertici piu' che allti,soprattutto la fotografia di Gordon Willis che gia' in INTERIORS aveva dato prova della sua bravura,il bianco e nero sembra creare atmosfere molto piu' intense e Manhattan non viene affollata con il suo traffico e la sua confusione ,sembra che nella citta' esistono solo i personaggi principali.Allen si distacca parzialmente dalla commedia,anche se non manca l'ironia,ma sembra voler cercare qualcos'altro,una storia comunque d'amore e cambiamenti continui,un discorso gia' iniziato con IO E ANNIE,ma ovviamente la problematica della crisi di coppia non viene affrontata in quel modo biografico-psicoanalitico.Tracy,la ragazza che si e' innamorata di Ike,sara' la piu' matura per certi versi dicendo ci vuole fiducia.Come dice Ike la generazione attuale cresciuta con televisione,droga e pillola,sembra non avere un futuro ed invece sara' proprio una figlia di questa generazione a dargli speranza.Manhattan e' un luogo di incontri di delusioni ma anche di speranze,Varie le scene memorabili(allen e la keaton sulla panchina che sembrano ombre muoversi) e anche le battute(il mio psicoanalista si droga).Un viaggio a Manhattan e alle sue creature,di sicuro un Allen maturo che gia' si era confermato con il capolavoro di Interiors.
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bella earl!
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domenica 11 marzo 2012
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allen e la sua manhattan.
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- Sei così bella che riesco a stento a tenere gli occhi sul tassametro! -
Isaac è uno scrittore di programmi televisivi la cui moglie lo ha lasciato per un'altra donna. Dopo questa brutta esperienza, Isaac, intrattiene una relazione con una diciassettenne. Però un suo caro amico gli fa conoscere Mary la donna con cui tradisce la moglie. I due all'inizio non si trovano bene, insieme, ma poi, ad una festa, scocca la scintilla. Ma non sarà esattamente un bene...
Dopo "Io E Annie" Allen ritorna nei cinema con un altro capolavoro passando dal genere comico alla pura e semplice ironia come se niente fosse. Il ritmo del film è molto lento ma intrinso delle musiche di Gerschwin, l'ironia fantastica di Allen e le grandi interpretazioni degli attori vola via come niente.
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- Sei così bella che riesco a stento a tenere gli occhi sul tassametro! -
Isaac è uno scrittore di programmi televisivi la cui moglie lo ha lasciato per un'altra donna. Dopo questa brutta esperienza, Isaac, intrattiene una relazione con una diciassettenne. Però un suo caro amico gli fa conoscere Mary la donna con cui tradisce la moglie. I due all'inizio non si trovano bene, insieme, ma poi, ad una festa, scocca la scintilla. Ma non sarà esattamente un bene...
Dopo "Io E Annie" Allen ritorna nei cinema con un altro capolavoro passando dal genere comico alla pura e semplice ironia come se niente fosse. Il ritmo del film è molto lento ma intrinso delle musiche di Gerschwin, l'ironia fantastica di Allen e le grandi interpretazioni degli attori vola via come niente. Il tutto incorniciato da una splendida Manhattan in bianco e nero. Grandissimo Film.
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