Il quanrantunesimo

Trent'anni dopo, Chukhraj riprese il soggetto già trattato da Protazanov (1927, L'isola della morte), alla fine di un'epoca in cui sarebbe stato scandaloso mostrare una "rossa" innamorata d'un "bianco" e non presentare questo come un vero e proprio mostro. In questo conflitto già classico - un conflitto e due personaggi visti nella loro complessità, una bella e tragica storia d'amore in cui l'attrazione fisica aveva una parte importante - il giovane regista trovò un tema che gli permise di ritornare alle fonti del miglior cinema sovietico, uscendo dagli stereotipi convenzionali dello stalinismo ed esprimendo in modo romantico le infelicità della guerra, di cui era stato vittima egli stesso. Per la sua sincerità, la perfezione delle immagini, le figure convincenti dei due protagonisti, questa versione di Il quarantunesimo ebbe un notevole successo e segnò una svolta nell'arte cinematografica nell'URSS.
Da Dizionario dei film, Firenze, Sansoni, 1968