rmarci05
|
giovedì 19 luglio 2018
|
il film che creò due miti: stallone e rocky
|
|
|
|
Essendo un appassionato di cinema, non potevo certo perdermi questo cult movie amato dalle persone di tutte le età. Sorpreso dai commenti entusiastici di pubblico, critica e amici, ho visto questo film in tv... e sinceramente mi aspettavo qualcosa in più. Certamente Stallone è perfettamente calato nel ruolo di un semplice ragazzetto di periferia deciso a diventare qualcuno, la colonna sonora è bellissima, la scena finale è epica e toccante, ma nella prima ora il film è piuttosto piatto e noioso e se non fosse per la leggera ironia, per la fotografia e per l'idea originale, avrei spento il televisore. Inoltre molti dicono che è un film originale: certo, ma è evidente che il regista abbia usato idee e stereotipi già visti, li ha miscelati e ha creato questo film.
[+]
Essendo un appassionato di cinema, non potevo certo perdermi questo cult movie amato dalle persone di tutte le età. Sorpreso dai commenti entusiastici di pubblico, critica e amici, ho visto questo film in tv... e sinceramente mi aspettavo qualcosa in più. Certamente Stallone è perfettamente calato nel ruolo di un semplice ragazzetto di periferia deciso a diventare qualcuno, la colonna sonora è bellissima, la scena finale è epica e toccante, ma nella prima ora il film è piuttosto piatto e noioso e se non fosse per la leggera ironia, per la fotografia e per l'idea originale, avrei spento il televisore. Inoltre molti dicono che è un film originale: certo, ma è evidente che il regista abbia usato idee e stereotipi già visti, li ha miscelati e ha creato questo film. Mi è piaciuta molto la caratterizzazione dei personaggi e anche alcuni dialoghi. Bello, ma non è un capolavoro come molti dicono. Tre stelle e mezzo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rmarci05 »
[ - ] lascia un commento a rmarci05 »
|
|
d'accordo? |
|
francescofacchinetti
|
lunedì 1 giugno 2020
|
il sogno americano.
|
|
|
|
Grazie all’amico più cinefilo che una persona possa avere (un recensore cinematografico) ho recuperato questo mega cult di cui tutti conosciamo scene, colonna sonora e pezzi di trama, ma che il sottoscritto non aveva mai visto dall’inizio alla fine. Quell’anno la pellicola scritta dallo stesso Stallone e da lui difesa con le unghie e con i denti dalle grinfie dei produttori (che avrebbero volentieri assegnato il ruolo protagonista ad un attore vero e proprio), si portò a casa 3 Oscar tra cui Miglior Film, battendo pellicole come ‘Taxi Driver’, ‘Quinto Potere’ e ‘Tutti Gli Uomini Del Presidente’ (per dirne tre). Da qui capirete la mia curiosità nel guardarlo, non senza un forte piglio critico, per trovare una spiegazione ad un successo di pubblico e critica di queste proporzioni, e non ho dovuto faticare tanto per trovarla.
[+]
Grazie all’amico più cinefilo che una persona possa avere (un recensore cinematografico) ho recuperato questo mega cult di cui tutti conosciamo scene, colonna sonora e pezzi di trama, ma che il sottoscritto non aveva mai visto dall’inizio alla fine. Quell’anno la pellicola scritta dallo stesso Stallone e da lui difesa con le unghie e con i denti dalle grinfie dei produttori (che avrebbero volentieri assegnato il ruolo protagonista ad un attore vero e proprio), si portò a casa 3 Oscar tra cui Miglior Film, battendo pellicole come ‘Taxi Driver’, ‘Quinto Potere’ e ‘Tutti Gli Uomini Del Presidente’ (per dirne tre). Da qui capirete la mia curiosità nel guardarlo, non senza un forte piglio critico, per trovare una spiegazione ad un successo di pubblico e critica di queste proporzioni, e non ho dovuto faticare tanto per trovarla. ‘Rocky’ è la storia di un buono, di un grande uomo dentro prima che fuori, è la storia di uno che nella vita non ha combinato niente di che, ma che (che lo volessero o no) ha dato tanto alle persone che ha incontrato e che continua a incontrare nella sua vita. Una vita che si ripete a loop, come quella di tanti, di quasi tutti, ma che lui prova a rendere speciale nelle piccole cose che la compongono, finché un giorno un’occasione (al limite del miracolo) gliela rende speciale davvero. ‘Rocky’ è la raffigurazione ben girata, molto ben fotografata e stramega ben musicata del sogno americano, la (great) America del “o sei qui o non sei da nessuna parte”, per di più in un anno di disillusione in cui gli States sul grande schermo erano rappresentati torbidi, drogati e corrotti. Perciò ecco i motivi di quelle 3 statuette e, soprattutto, di quel successo globale che ancora oggi (e per sempre) piazzerà ‘Rocky’ nell’olimpo delle pellicole che hanno influenzato il costume, l’immaginario e il vocabolario della società moderna.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francescofacchinetti »
[ - ] lascia un commento a francescofacchinetti »
|
|
d'accordo? |
|
orione95
|
domenica 8 novembre 2015
|
c'era una volta un pugile di nome rocky balboa...
|
|
|
|
Una fiaba moderna che ci insegna come, con la forza dell'amore, l'uomo possa prendere in mano il suo destino e cambiare radicalmente la propria esistenza: questo è "Rocky", leggendario primo capitolo della più famosa tra le saghe cinematografiche appartenenti al filone sportivo. Quell'amore che stravolge nettamente lo stesso concetto di forza, mutandola da mera violenza fine a se stessa alla tanto agognata rivalsa sociale.
L'ambizione e il crescente desiderio di riscatto del protagonista (anonimo "bullo di periferia" destinato a divenire leggenda vivente della boxe) fanno di lui un "outsider", un "fuori posto" nella cruda realtà di strada nella quale si trova costretto a vivere.
[+]
Una fiaba moderna che ci insegna come, con la forza dell'amore, l'uomo possa prendere in mano il suo destino e cambiare radicalmente la propria esistenza: questo è "Rocky", leggendario primo capitolo della più famosa tra le saghe cinematografiche appartenenti al filone sportivo. Quell'amore che stravolge nettamente lo stesso concetto di forza, mutandola da mera violenza fine a se stessa alla tanto agognata rivalsa sociale.
L'ambizione e il crescente desiderio di riscatto del protagonista (anonimo "bullo di periferia" destinato a divenire leggenda vivente della boxe) fanno di lui un "outsider", un "fuori posto" nella cruda realtà di strada nella quale si trova costretto a vivere.
Parabola del famoso "Sogno americano", e espressione più fulgida della "America miniera di occasioni", la (forse più famosa) fatica firmata John G. Avildsen, convince nel suo voler essere manifesto del più grande tra i valori: la determinazione. Rocky non è interessato alla vittoria finale, quanto piuttosto a dimostrare alla sua donna di essere un vero uomo, capace di prendersi con le sue stesse mani (meglio ancora, con i suoi stessi pugni) il riscatto che merita (risulta dunque, sotto questo profilo, alquanto emblematica la famosissima scena durante la quale, dinanzi alle tartassanti domande dei giornalisti circa la sua performance sul ring, Rocky risponde urlando il suo disinteresse e chiamando a squarciagola il nome della sua amata).
D'altronde una recitazione abbastanza soddisfacente da parte dell'intero cast leviga i bordi di una delle più famose produzioni Holliwoodiane dello scorso millennio, con un Sylvester Stallone che mescola esperienze di vita privata con l'emozionante finzione del cinema.
In conclusione ritengo doveroso tessere le lodi della famosissima colonna sonora ("Gonna fly now") firmata Bill Conti, che contribuisce anch'essa a rendere immortale questa pietra miliare del cinema anni 70.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a orione95 »
[ - ] lascia un commento a orione95 »
|
|
d'accordo? |
|
greatsteven
|
giovedì 15 giugno 2017
|
gli albori di un mito del cinema intramontabile.
|
|
|
|
ROCKY (USA, 1976) diretto da JOHN G. AVILDSEN. Interpretato da SYLVESTER STALLONE, TALIA SHIRE, BURT YOUNG, CARL WEATHERS, BURGESS MEREDITH, THAYER DAVID, JOE SPINELL, LLOYD KAUFMAN
Rocky Balboa ha trent’anni, riscuote i crediti per conto di Gasco, un bieco e celebre usuraio, lavorando per lui come picchiatore, e ha pure all’attivo una carriera di pugile dilettante, con quarantaquattro incontri disputati. Trascorre la sua vita grigia e ripetitiva fra la casa scalcinata in cui ci sono le sue due amate tartarughine acquatiche, il negozio di animali dove prende per loro il mangime e dove lavora la timidissima Adriana Pennino, e la palestra, in cui l’allenatore Mickey, vegliardo scorbutico, è sempre pronto ad offenderlo e scoraggiarne le ambizioni.
[+]
ROCKY (USA, 1976) diretto da JOHN G. AVILDSEN. Interpretato da SYLVESTER STALLONE, TALIA SHIRE, BURT YOUNG, CARL WEATHERS, BURGESS MEREDITH, THAYER DAVID, JOE SPINELL, LLOYD KAUFMAN
Rocky Balboa ha trent’anni, riscuote i crediti per conto di Gasco, un bieco e celebre usuraio, lavorando per lui come picchiatore, e ha pure all’attivo una carriera di pugile dilettante, con quarantaquattro incontri disputati. Trascorre la sua vita grigia e ripetitiva fra la casa scalcinata in cui ci sono le sue due amate tartarughine acquatiche, il negozio di animali dove prende per loro il mangime e dove lavora la timidissima Adriana Pennino, e la palestra, in cui l’allenatore Mickey, vegliardo scorbutico, è sempre pronto ad offenderlo e scoraggiarne le ambizioni. I rapporti vanno piuttosto maluccio anche con Paulie Pennino, fratello maggiore di Adriana, tagliatore di quarti di bue in una fredda macelleria e desideroso che la sorella esca dalla sua apatia e si trovi un fidanzato (nella fattispecie, non può che toccare a Rocky). Finalmente, dopo molto tempo atteso inutilmente e passato in serate con gli amici sempre spaparanzati alla birreria, il trentenne boxeur non professionista trova un’insperata occasione di sfondare: il campione mondiale dei pesi massimi Apollo Creed non ha un avversario da affrontare per la commemorazione dei duecento anni dalla fondazione degli Stati Uniti, e dunque, girando un album che riporta i nomi di pugili sconosciuti, sceglie proprio Rocky Balboa, lo Stallone Italiano. Il match, valido per il titolo, avrà luogo il 1° gennaio 1976. Rocky, saputa la notizia, comincia a nutrire i primi potenti asti verso il rivale, e nel frattempo si allena duramente, saltando la corda, col sacco e lo sparring partner, correndo per Philadelphia (sua città natale) la mattina presto e, al contempo, reprimendo le pressioni di Paulie che vorrebbe approfittare della fortuna dell’amico per lasciarsi alle spalle un’esistenza insignificante e rifarsene un’altra sfruttando il momento di notorietà del pugile. Il fatidico incontro arriva, e le riprese si susseguono senza interruzione, e i due avversari si equivalgono per ben quindici round, finché, stremato dalla fatica, Rocky non grida il nome di colei che è ormai la sua compagna di vita, Adriana, chiamandola sul ring e abbracciandola in un finale estremamente commovente, mentre la vittoria viene assegnata dai giudici ad Apollo. Oscar come miglior film nel 1977 e statuetta ai montatori Scott Conrad e Richard Halsey. Candidato anche Stallone come attore protagonista e per la sceneggiatura non perfetta, ma tutt’altro che modesta, scritta di proprio pugno (e qui la metafora calza a pennello, visto il tema della pellicola). Storia di un comune perdente, che affossa giorno per giorno in una quotidianità senza riscatto, il quale viene infine trovato in una ripescata che nessuno s’attendeva: Rocky ha le qualità per diventare un boxeur di tutto rispetto, il pugilato se lo assume come impegno serio e degno di fatica, ma il suo inconsapevole ripercuotersi nella mediocrità gli funge da freno e lo tiene a briglia stretta quando invece dovrebbe coltivare il suo talento per raggiungere ciò cui può aspirare perché non gli manca davvero nessuna capacità. Una vicenda che strappa l’applauso, inumidisce gli occhi e ogni tanto diverte pure, per come si controbatte fra autoironia e pathos, divertimento caustico e commiserazione, grigiore periferico e voglia di fare il colpo di una vita. Il quasi esordiente Stallone, classe 1946, riuscì ad emergere definitivamente e trovò la consacrazione che cerca tanto anche il personaggio che interpreta, e questa duplice salita alla ribalta rende simpatici sia il carattere che l’attore che ne interpreta il ruolo: un uomo ancora giovane che non ha mai saputo credere nel suo potenziale, e pur tuttavia desidera ardentemente di rendersi importante agli occhi suoi e del pianeta intero, è l’emblema del sogno statunitense e dell’american way of life. Il che trasforma Balboa anche in un (quasi) involontario manifesto degli USA anni 1970, un comune picchiatore che ha intenzione di divenire famoso per dimostrare a sé stesso che ha il coraggio per abbattere tutti i pregiudizi e ricomporre frammento per frammento un tempo perduto a raccogliere i pezzi delle proprie sconfitte. Interpretazioni non da capolavoro, ma tutte perfettamente inquadrate in un preciso contesto, quello di tagliare la volata al protagonista: si distinguono in particolar modo l’Adriana di T. Shire (la Connie Corleone della trilogia coppoliana de Il Padrino), dapprima reticente ma poi sempre più innamorata in modo focoso del suo uomo; l’irascibile Paulie di B. Young, macellaio indisponente e opportunista; il Creed di C. Weathers, malizioso e provocatorio, col sorriso stampato sulle labbra e la chioma nera riccia ben tenuta anche durante gli incontri di boxe; e infine il Mickey di B. Meredith, personal trainer avanti con gli anni, non convinto fino in fondo che il suo allievo migliore sia da buttare via (come dimostra l’intensa sequenza in cui lui sale nell’appartamentino malmesso di Rocky per poi uscirne sconfortato, col pugile che gli urla dietro improperi a non finire). Numerosi pezzi di bravura, fra cui vanno assolutamente citati lo spuntino di mezzanotte a base di sei (!) uova, la riscossione dei 300 dollari con la minaccia di spezzare il pollice, l’uscita serale di Rocky e Adriana nella pista di pattinaggio, l’apparizione televisiva di Balboa insieme a Creed che coglie la palla al balzo per umiliarlo sadicamente e, ovviamente, il match per la categoria dei massimi, mozzafiato e ricco di tensione drammatica. Con ogni probabilità il migliore film di Stallone, e il meglio girato dell’intera saga che prese il via col sequel uscito tre anni dopo, senza che nessuno degli altri episodi riuscisse a tener testa all’inimitabile capostipite. Una serie di seguiti ripetitivi, fiacchi e insaccati che non fecero altro che offuscare la bellezza di questa trama, sportiva e intrigante, che non si propone nemmeno di ritrarre una morale conclusiva positiva, ma insegna molto in fatto di impegno e accettazione delle sconfitte, ed è anche un piccolo e incompleto saggio esistenziale sul mondo dei perdenti, costituito da individui come Rocky Balboa che vengono battuti da una parte e conseguono esiti sorprendenti dall’altra. Fallito come pugile, lui si rifà con Adriana, e sa farsene riamare. Una perla del cinema statunitense di allora.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a greatsteven »
[ - ] lascia un commento a greatsteven »
|
|
d'accordo? |
|
tozudo
|
martedì 23 gennaio 2007
|
l'unico e inimitabile, il resto è noia
|
|
|
|
Molti sanno che Rocky, quello vero, l'unico e inimitabile, ha ricevuto ben due oscar tra cui miglior film (1976); si tratta di un'opera straordinaria, il più bel film sul pugilato mai realizzato. Ricordate l'ancora acerbo Sylvester Stallone? Per la verità il più simpatico mai visto con quell'aria da bullo e allo stesso tempo con fare ironico. Ebbene qualcuno ha avuto il coraggio di rovinare tutto. Chi? Lo stesso Stallone, che ha fortemente voluto realizzare il seguito; diresse Rocky 2, poi Rocky 3, infine Rocky 4. Non contento affidò la regia di Rocky 5 a John G.Avildsen (?), l'autore del primo episodio. Il risultato? Totale mancanza di idee e inevitabile insuccesso. Ma non è finita, 17 anni dopo Stallone ci ha riprovato!!! Ha realizzato con un budget decisamente modesto (20 milioni di dollari) l'ultimo (l'ultimo?) capitolo.
[+]
Molti sanno che Rocky, quello vero, l'unico e inimitabile, ha ricevuto ben due oscar tra cui miglior film (1976); si tratta di un'opera straordinaria, il più bel film sul pugilato mai realizzato. Ricordate l'ancora acerbo Sylvester Stallone? Per la verità il più simpatico mai visto con quell'aria da bullo e allo stesso tempo con fare ironico. Ebbene qualcuno ha avuto il coraggio di rovinare tutto. Chi? Lo stesso Stallone, che ha fortemente voluto realizzare il seguito; diresse Rocky 2, poi Rocky 3, infine Rocky 4. Non contento affidò la regia di Rocky 5 a John G.Avildsen (?), l'autore del primo episodio. Il risultato? Totale mancanza di idee e inevitabile insuccesso. Ma non è finita, 17 anni dopo Stallone ci ha riprovato!!! Ha realizzato con un budget decisamente modesto (20 milioni di dollari) l'ultimo (l'ultimo?) capitolo. Volete sapere come è andata? Provate ad immaginare... Stallone, hai perso la mia stima!
[-]
[+] qui si parla di rocky 1!
(di nick the best)
[ - ] qui si parla di rocky 1!
[+] bravo, però...
(di nicolò)
[ - ] bravo, però...
[+] precisazione
(di teo lugo)
[ - ] precisazione
[+] vai a dormire
(di rocky)
[ - ] vai a dormire
[+] poraccio
(di al)
[ - ] poraccio
|
|
[+] lascia un commento a tozudo »
[ - ] lascia un commento a tozudo »
|
|
d'accordo? |
|
the man of steel
|
martedì 12 ottobre 2010
|
la roccia si spezza...
|
|
|
|
Un prodotto appena corretto estremamente sopravvalutato, un piccolo affresco del buonismo della classe media borghese americana che si redime con lo sport dalla vecchia vita pseudo-malavitosa derivante (ovviamente) dalle proprie sporche origini, una pellicola che ha come grande protagonista l'America e il sogno americano di gloria in quei tempi, tutto sommato la celebrazione di ideali retorico-sportivi spruzzati di velato patriottismo e amore. La figura di Rocky appare come un buzzurro italo-americano che fa il duro e ci prova con un cesso, fa boxe per hobby e per guadagnare qualcosa, dopo vari ripensamenti si rende conto che può essere lo strumento per la (finta) gloria. Pessime le scene di boxe, Rocky non fa altro che prendere pugni in faccia all'inizio e alla fine.
[+]
Un prodotto appena corretto estremamente sopravvalutato, un piccolo affresco del buonismo della classe media borghese americana che si redime con lo sport dalla vecchia vita pseudo-malavitosa derivante (ovviamente) dalle proprie sporche origini, una pellicola che ha come grande protagonista l'America e il sogno americano di gloria in quei tempi, tutto sommato la celebrazione di ideali retorico-sportivi spruzzati di velato patriottismo e amore. La figura di Rocky appare come un buzzurro italo-americano che fa il duro e ci prova con un cesso, fa boxe per hobby e per guadagnare qualcosa, dopo vari ripensamenti si rende conto che può essere lo strumento per la (finta) gloria. Pessime le scene di boxe, Rocky non fa altro che prendere pugni in faccia all'inizio e alla fine. Uniche scene degne di nota: l'allenamento e il lungo dialogo tra Rocky e il suo allenatore che ricorda vagamente lo sfogo di Rambo alla fine di First Blood (10 volte meglio di questo), nel complesso Stallone non male ma forse ha fatto di meglio. Finale menefreghista ma astutamente realistico e aperto al più (o meno) roseo amore: dopo essersi ridotto la faccia come i quarti di bue che prendeva a cazzotti urla ADRIANA ADRIANA come un bambino che vuole le caramelle. Se non avesse fatto tutto il successo che ha fatto e senza 5 sequel sulle spalle sarebbe considerato un filmetto da 4 soldi, ma d'altronde è il film colonna portante della carriera di Stallone e si sa che a lui piace esagerare. Scandaloso numero di Oscar che hanno SCANDALOSAMENTE lasciato i resti a Quinto Potere e senza nulla o quasi a Taxi Driver. Come dicevo, incredibilmente sopravvalutato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a the man of steel »
[ - ] lascia un commento a the man of steel »
|
|
d'accordo? |
|
|