"Le saut de l'ange"(bruttino il titolo itaian style: "Da parte degli amci firmato mafia", anche se è coerente con la realtà...)di Yves Boisset(1971), tratto da un romanzo, ben sceneggiato, con ottimi dialoghi essenziali, con sequenze che evidenziano l'azione, racconta di un fratello della famiglia(ma non del clan)Orsin a Marseille/Marsiglia che vuole vendicare l'uccisione della sua bambina, avvenutra in Thailandia, ma di cui sa che i responsabili sono comunque da cercare nella città del Midi francese, di cui peraltro è noto il losco legame di molti esponenti politici con la malavita(basti pensare anche solo- e qui le polemiche potrebbero innestarsi- al plurisindaco di qualche decennio fa Gaston Defferre-sempre che il personaggio in questione non avesse semplicemente saputo gestire l'esistente...). La vendetta, il nostos(ritorno non troppo nostaligico, però, in questo caso) tra ville lussuose, polziotti, agguati di ogni tipo, minacce continue, Louis saprà , fino a un certo punto, farsi valere...Suspense, azione(non scazzottate inutili, però, anzi proprio mai questo), bellezza e meschinità, anzi il co^té più orribile della città e della suburra potenzialmente di ogni realtà by night, con colpi di scena, ma anche quelle"decantazioni"che il polar made in France sa proporre così intelligentemente e che Yves Boisset(non lo troverete citato come Godard o Tuffaut, ma meritererebbe anch'egli varie monografie)propone con corse-fughe-inseguimenti, arrampicate sui tetti(di Marseille, pas de Paris), con Jean Yanne interprete principale, insieme a Senta Berger, Raymond Pellegrin e a quel talento del teatro italiano che era Giancarlo Sbragia. E nel sottotesto, fondamentale per capire non solo questo ma molti film francesi di quell'epoca, il background esistenzialista, ossia l'essere gettati nell'esistenza El Gato
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