giorgio
|
mercoledì 29 giugno 2005
|
un archetipo
|
|
|
|
C'è un minuscolo villaggio costituito da poche case circondate da una palizzata di legno: intorno, la natura rigogliosa e suggestiva, ampi spazi, pianure e boschi. Il villaggio ospita poche persone, una sparuta comunità di contadini e artigiani, dieci-quindici, non di più. Il proprietario, padrone di casa e punto di riferimento di questa minuscola comunità (Von Sydow), è un uomo valoroso, austero e cordiale, pronto ad accogliere i viandanti e ad offrire loro alloggio e lavoro. L'uomo è sposato ed ha due figlie a cui la sorte pare abbia riservato un avverso destino: la maggiore è stata violentata ed è incinta. La minore, e prediletta dai genitori (Patterson), è di aerea e serena bellezza, bionda e scintillante: i suoi modi sono entusiasti e gentili, il suo sguardo sul mondo è colmo di stupore e virginale incredulità.
[+]
C'è un minuscolo villaggio costituito da poche case circondate da una palizzata di legno: intorno, la natura rigogliosa e suggestiva, ampi spazi, pianure e boschi. Il villaggio ospita poche persone, una sparuta comunità di contadini e artigiani, dieci-quindici, non di più. Il proprietario, padrone di casa e punto di riferimento di questa minuscola comunità (Von Sydow), è un uomo valoroso, austero e cordiale, pronto ad accogliere i viandanti e ad offrire loro alloggio e lavoro. L'uomo è sposato ed ha due figlie a cui la sorte pare abbia riservato un avverso destino: la maggiore è stata violentata ed è incinta. La minore, e prediletta dai genitori (Patterson), è di aerea e serena bellezza, bionda e scintillante: i suoi modi sono entusiasti e gentili, il suo sguardo sul mondo è colmo di stupore e virginale incredulità. Un giorno, sulla via del Paese più vicino, la giovane si imbatte in tre pastori da cui - ingenuamente - si fa abbindolare. Attirata in una zona appartata, la ragazza viene derubata, stuprata a turno e poi barbaramente uccisa da uno di loro con una bastonata sul cranio, sotto gli occhi della sorella che, appartatasi, assiste impotente alla scena. Poco dopo, i tre assassini finiscono col chiedere ospitalità al padre della ragazza che, ignaro della loro identità, li accoglie nella propria casa per la notte, offrendo loro ristoro. E' un momento di grande ed irrazionale tensione. Malauguratamente, uno dei pastori ha l'infelice idea di offrire in vendita alla madre della ragazza la veste ricamata sotratta a quest'ultima, facendo, di lì a poco, scoprire ai genitori la tragica verità. Il padre appronterà la sua tremenda vendetta attraverso un rituale rigoroso ed ancestrale, realizzando i suoi propositi omicidi con assoluta e disperata determinazione. Tutto questo è "La fontana della vergine" un film-archetipo di grande suggestione, ambientato nel lontano ed ancestrale medioevo scandinavo. Bergman si affida meticolosamente all'evocazione attraverso un geometrico gioco di rimandi, caricando la trama di agghiacciante tragicità: la scena dello stupro, nella sua essenzialità, è di una violenza sconfortante nel mostrare la cruda assurdità del male.
Il silenzio di Dio, la colpa, il peccato, la redenzione, tutti temi cari al grande cineasta svedese... il film diviene così un'oscura, anti-naturalistica, tragedia, sconvolgente nelle premesse, ma ancor più nelle conclusioni, un pauroso rondò sui temi della colpa, della vendetta e dell'espiazione.
[-]
[+] piccola precisazione
(di lucaguar)
[ - ] piccola precisazione
|
|
[+] lascia un commento a giorgio »
[ - ] lascia un commento a giorgio »
|
|
d'accordo? |
|
federico bernardini
|
mercoledì 1 agosto 2012
|
la fontana della vergine - prima parte
|
|
|
|
"La Fontana della Vergine” è fondamentale nella filmografia di Ingmar Bergman, perché è la prima ed unica opera del regista svedese nella quale la tematica religiosa, quasi sempre presente nei suoi film, è sviluppata sino al punto di risolversi in una possibile coincidenza del piano umano e di quello divino.
Quella di Bergman non è la fede che smuove le montagne, la Fede perfetta di Dreyer, che in “Ordet” ci mostra il miracolo come naturale conseguenza del totale abbandono alla volontà divina, ma una Fede incerta e affrancata faticosamente dal retaggio pagano, che si manifesta più in forma di Speranza che di certezza, come avviene invece nell’opera del maestro danese.
Il film, girato nel ’59 ed Oscar per il miglior film straniero nel ’60, è ambientato in una Svezia tardo medievale, ancora intrisa di sopravvivenze pagane, e si ispira a una ballata anonima del Trecento: “La figlia di Töre a Wänge”.
[+]
"La Fontana della Vergine” è fondamentale nella filmografia di Ingmar Bergman, perché è la prima ed unica opera del regista svedese nella quale la tematica religiosa, quasi sempre presente nei suoi film, è sviluppata sino al punto di risolversi in una possibile coincidenza del piano umano e di quello divino.
Quella di Bergman non è la fede che smuove le montagne, la Fede perfetta di Dreyer, che in “Ordet” ci mostra il miracolo come naturale conseguenza del totale abbandono alla volontà divina, ma una Fede incerta e affrancata faticosamente dal retaggio pagano, che si manifesta più in forma di Speranza che di certezza, come avviene invece nell’opera del maestro danese.
Il film, girato nel ’59 ed Oscar per il miglior film straniero nel ’60, è ambientato in una Svezia tardo medievale, ancora intrisa di sopravvivenze pagane, e si ispira a una ballata anonima del Trecento: “La figlia di Töre a Wänge”. La trama è semplice e lineare.
Töre, interpretato da un grande Max von Sydow, è un proprietario terriero, un piccolo nobile feudale reduce dalla Crociata che ordina alla giovanissima figlia Karin di recarsi a un santuario per recare, secondo la tradizione che affida tale compito a una vergine, dei ceri alla Madonna in esso venerata.
Karin, obbediente, indossa i suoi abiti migliori e parte alla volta del santuario, scortata dall’infida serva Ingeri, dedita alle arti magiche con cui cerca di nuocere alla sua padrona.
Se Töre è l’emblema di una Fede formale, capace di slanci mistici, ma ancora fortemente incrostata di umana debolezza e insidiata dal retaggio pagano, Ingeri, dominata da insopprimibili passioni carnali, simboleggiate dalla sua gravidanza, è l’espressione di un paganesimo che si manifesta come forma di rivolta da parte delle classi subalterne nei confronti del potere cristianizzato. Ingeri è una strega, depositaria dell’antica sapienza che trae dalla conoscenza della natura e dal rapporto con le potenze infere la sua forza; un residuato, per dirla con parole da antropologo, dell’antica società matriarcale, doppiamente sconfitta dalla cultura ariana, maschilista e guerriera, e dal Cristianesimo.
Durante il viaggio Karin si imbatte in due pastori che, dopo averla circuita, le usano violenza e la uccidono. Ingeri, che non è disposta a sacrificarsi nel tentativo di difendere l’odiata padrona, fugge in preda al panico.
A notte, gli assassini di Karin, che hanno con loro un bambino inebetito, testimone della violenza, chiedono asilo in casa di Töre, il quale li accoglie e li rifocilla secondo le sacre regole dell’ospitalità cristiana.
Terminata la cena, poco prima di coricarsi sui giacigli improvvisati dalla padrona di casa, i pastori commettono l’imprudenza di mostrare alla moglie di Töre le ricche vesti di Karin, proponendole di comprarle a buon prezzo.
La donna comprende e temporeggia, rimandando all’indomani la contrattazione. Informa il marito dell’accaduto ed Ingeri, che fino a quel momento era rimasta nascosta, in preda alla paura e al rimorso, si presenta finalmente dinnanzi ai padroni per confermare la triste sorte toccata alla figlia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a federico bernardini »
[ - ] lascia un commento a federico bernardini »
|
|
d'accordo? |
|
antonio the rock
|
domenica 12 ottobre 2008
|
la fontana della vergine:immagine di un assassinio
|
|
|
|
La fontana della vergine arriva in un periodo come lo descrisse lo stesso Bergman di squilibrio interiore legato a uno smarrimento momentaneo della fede in Dio:come potrebbe infatti Dio permettere simili scelleratezze sulla terra,come quella descritta nel film, senza applicare una giustizia divina e punire i colpevoli facendoli sprofondare in un abisso di tenebre?é questo il motivo pregnante del film dove Bergman tende a descrivere con veridicità e crudezza uno stupro con conseguente uccisione di una ragazza vergine ad opera di tre contadini:Bergman disse di voler solo descrivere e nient'altro quell'episodio in tutta la sua abiezione morale(in poche parole senza prendere posizione a riguardo e formulare giudizi di qulasiasi tipo),egli si limita a esporre "il fatto".
[+]
La fontana della vergine arriva in un periodo come lo descrisse lo stesso Bergman di squilibrio interiore legato a uno smarrimento momentaneo della fede in Dio:come potrebbe infatti Dio permettere simili scelleratezze sulla terra,come quella descritta nel film, senza applicare una giustizia divina e punire i colpevoli facendoli sprofondare in un abisso di tenebre?é questo il motivo pregnante del film dove Bergman tende a descrivere con veridicità e crudezza uno stupro con conseguente uccisione di una ragazza vergine ad opera di tre contadini:Bergman disse di voler solo descrivere e nient'altro quell'episodio in tutta la sua abiezione morale(in poche parole senza prendere posizione a riguardo e formulare giudizi di qulasiasi tipo),egli si limita a esporre "il fatto".La vicenda si concluderà con una tremenda vendetta del padre di lei Von Sidow il quale alla maniera di Ulisse contro i Proci farà carne da macello dei tre assassini.Ma ecco che Dio invocato nei momenti difficili(quelli dopo la consumazione della vendetta )è pronto al perdono e manifesta la sua presenza con un miracolo senza limiti:dal punto in cui viene ritrovata la ragazza uccisa sgorgherà acqua libera di una fonte.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonio the rock »
[ - ] lascia un commento a antonio the rock »
|
|
d'accordo? |
|
federico bernardini
|
mercoledì 1 agosto 2012
|
la fontana della vergine - seconda parte
|
|
|
|
Mentre i pastori dormono ignari, Töre si prepara alla vendetta secondo un rituale pagano. Il dolore per la morte della figlia e il risentimento verso quel Dio che non ha fatto nulla per impedire quella somma ingiustizia, fanno riemergere in lui passioni ancestrali e appena sopite, con una forza bestiale che si scatenerà al sorgere del sole.
Si sottopone a un lavacro rituale, percuotendosi all’uso scandinavo con fronde di betulla, poi si veste di pelle e, piantata la sua lama affilata sulla massiccia tavola alla quale aveva ospitato gli assassini di Karin, aspetta immobile l’alba.
E la vendetta si compie, con una violenza che ricorda la strage dei Proci da parte di Ulisse. Non è risparmiato neanche l’incolpevole fanciullo che accompagna i pastori.
[+]
Mentre i pastori dormono ignari, Töre si prepara alla vendetta secondo un rituale pagano. Il dolore per la morte della figlia e il risentimento verso quel Dio che non ha fatto nulla per impedire quella somma ingiustizia, fanno riemergere in lui passioni ancestrali e appena sopite, con una forza bestiale che si scatenerà al sorgere del sole.
Si sottopone a un lavacro rituale, percuotendosi all’uso scandinavo con fronde di betulla, poi si veste di pelle e, piantata la sua lama affilata sulla massiccia tavola alla quale aveva ospitato gli assassini di Karin, aspetta immobile l’alba.
E la vendetta si compie, con una violenza che ricorda la strage dei Proci da parte di Ulisse. Non è risparmiato neanche l’incolpevole fanciullo che accompagna i pastori.
Töre guarda le sue mani omicide, macchiate di sangue, e si rende conto della sua colpa dinnanzi a Dio.
Al clima dominato dalla potenza delle passioni umane dei protagonisti e dall’ancora irrisolto contrasto fra il retaggio pagano e un Cristianesimo incapace di realizzarsi nella sua integrità, si sostituisce quello segnato dal pentimento e dal desiderio del ritorno a uno stato di Grazia.
Töre, insieme alla moglie e ad Ingeri, si reca sul luogo del martirio di Karin, che simboleggia la potenza redentrice della purezza, e giura sul corpo della figlia che in quel luogo erigerà con le sue mani una cappella, in segno di riconciliazione con Dio.
Un Dio silenzioso ed assente che però, al termine del film, sembra finalmente dare una risposta alle angosciose domande dei protagonisti e fa sgorgare, nel punto in cui posava il capo di Karin, una sorgente.
Ingeri è la prima a bagnarsi in quell’acqua e quell’evento miracoloso sembra rappresentare la risoluzione di ogni passione e di ogni contrasto, alla luce di una nuova e più robusta Fede.
Un finale che fa dire al gesuita Nazzareno Taddei: “ Se può essere eccessivo vedere nel Bergman di questo film il futuro cantore della religione, è senz’altro utile e doveroso riconoscere la positività di una ricerca, per quanto farraginosa e disorientata possa ancora essere”.
Un film straordinario, un vero oggetto di culto per i cinefili, ma che a torto si considera ancora un prodotto minore del genio di Bergman.
Parte del merito va al direttore della fotografia, il grande Sven Nikvist, che con uno straordinario bianco e nero ricostruisce con grande efficacia lo scabro ambiente medievale che troppo spesso vediamo riproposto in forma falsa e volgare nei film di cassetta.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a federico bernardini »
[ - ] lascia un commento a federico bernardini »
|
|
d'accordo? |
|
gianleo67
|
lunedì 7 dicembre 2015
|
una santa svedese alla notte degli oscar
|
|
|
|
La giovane Karin, figlia unica di un possidente terriero, viene incaricata dal padre di recarsi presso un santuariano mariano oltre il bosco per portare dei ceri votivi che l'usanza vuole siano offerti da una fanciulla ancora vergine. Violentata,uccisa e derubata da due sciagurati pastori che recano con sè un terzo fratello ancora piccolo, questi cercaranno ospitalità proprio nella casa del genitore della ragazza. La sua vendetta sarà implacabile.
Da una leggenda svedese del XIV secolo, adattata nella forme di un racconto morale ed allegorico sul passaggio dai secoli bui della violenza e del paganesimo ad una nuova era di speranza e di carità criastiane, questo film del maestro svedese è illuminato dalla forza della semplicità e vibra delle oscure passioni che animano lo spirito umano nel suo lungo e doloroso cammino verso la modernità.
[+]
La giovane Karin, figlia unica di un possidente terriero, viene incaricata dal padre di recarsi presso un santuariano mariano oltre il bosco per portare dei ceri votivi che l'usanza vuole siano offerti da una fanciulla ancora vergine. Violentata,uccisa e derubata da due sciagurati pastori che recano con sè un terzo fratello ancora piccolo, questi cercaranno ospitalità proprio nella casa del genitore della ragazza. La sua vendetta sarà implacabile.
Da una leggenda svedese del XIV secolo, adattata nella forme di un racconto morale ed allegorico sul passaggio dai secoli bui della violenza e del paganesimo ad una nuova era di speranza e di carità criastiane, questo film del maestro svedese è illuminato dalla forza della semplicità e vibra delle oscure passioni che animano lo spirito umano nel suo lungo e doloroso cammino verso la modernità. Nelle forme apologetiche di una parabola del sacrificio e della espiazione, si innestano le classiche tematiche del regista legate all'imponderabilità del destino umano ed alla inestricabile complessità dei rapporti familiari (l'effetto della madre verso la figlia non può colmare quello della stessa verso un padre severo ed inflessibile), conducendo il suo solito sguardo antropologico sulla nascita di un nuovo sentimento religioso in seno all'arretratezza ed alla povertà di comunità rurali ed isolate, verso le inevitabili conseguenze di una palingenesi del martirio e di una rinnovata catarsi sociale. Pur nella estrema linearità di una storia che si articola in soli tre momenti principali e nella semplicità di una approccio naturalistico che risalta del fulgido bianco e nero del fidato Sven Nykvist, il film di Bergman non manca delle notazioni simboliche sulla transizione dall'oscurantismo della superstizione alla speranza della cristianità (il nero gufo, il vecchio stregone, la serva malfidata) come pure dall'età dell'innocenza a quella di una dolorosa esperienza della cattiveria e della brutalità umane (il bambino, la ragazza), pervendo agli esiti di una redenzione che non può che lavarsi col sangue dei suoi sgomenti e inconsapevoli carnefici. Superba prova della coppia di attori feticcio: Max von Sydow nel ruolo del padre di Karin e Gunnel Lindblom in quello di una disgraziata e addolorata Maddalena. Menzione Speciale al Festival di Cannes 1960 ed accoppiata Oscar-Globe 1961.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
figliounico
|
mercoledì 15 marzo 2023
|
il mistero della fede in cristo
|
|
|
|
La fontana della vergine del 1960 è la trasposizione cinematografica di un antico racconto popolare, una legenda simbolica di un evento storico, ovvero il passaggio dal culto pagano al cristianesimo delle popolazioni scandinave avvenuto in epoca medievale. La scenografia essenziale, quasi povera, che ricorda la messa in scena delle tragedie shakespeariane Macbeth e Otello di Orson Welles, e lo stile verista, nel rappresentare la quotidianità di una famiglia contadina, esaltano il lirismo dei dialoghi, che, come in tutte le opere di Bergman, sono di una profondità e di una bellezza che incanta. E’ una riflessione sul sacro inteso nel suo senso etimologico di mistero terribile ed impenetrabile con cui l’uomo deve confrontarsi e davanti al quale non può far altro che genuflettersi, piegarsi, come fa il protagonista nell’ultima sequenza.
[+]
La fontana della vergine del 1960 è la trasposizione cinematografica di un antico racconto popolare, una legenda simbolica di un evento storico, ovvero il passaggio dal culto pagano al cristianesimo delle popolazioni scandinave avvenuto in epoca medievale. La scenografia essenziale, quasi povera, che ricorda la messa in scena delle tragedie shakespeariane Macbeth e Otello di Orson Welles, e lo stile verista, nel rappresentare la quotidianità di una famiglia contadina, esaltano il lirismo dei dialoghi, che, come in tutte le opere di Bergman, sono di una profondità e di una bellezza che incanta. E’ una riflessione sul sacro inteso nel suo senso etimologico di mistero terribile ed impenetrabile con cui l’uomo deve confrontarsi e davanti al quale non può far altro che genuflettersi, piegarsi, come fa il protagonista nell’ultima sequenza. Al di là delle suggestive contiguità tra i due culti, mitica, per la sovrapposizione di Odino alla figura di Gesù, filmica, per l’assonanza del nome del protagonista con Thor, la differenza abissale tra la visione del mondo pagano e quella cristiana implica una trasformazione radicale nell’individuo che abbandona l’una per abbracciare l’altra e che costituisce un mistero altrettanto grande. La riflessione di Bergman sul rapporto religioso non si esaurisce nella impossibilità di comprendere le oscure motivazioni della volontà di Dio o il suo silenzio, tema presente in Luci d’inverno ed in altri film dello stesso periodo, ma si estende al miracolo stesso della fede in Cristo. Alla semplicità del paganesimo, più vicino al comune sentire, si sostituisce la complessità di un sentimento religioso non soltanto, per la sua essenza, irrazionale, ma anche innaturale ed intrinsecamente contraddittorio in quanto richiede l’accettazione dell’assurdo nella propria vita, ovvero che il male ed il dolore paradossalmente provengano in ultima istanza proprio da parte di un Dio che si professa misericordioso e onnipotente, una religione che capovolge il senso della giustizia fondata sulla intuitiva legge del taglione e che prescrive il perdono in luogo della vendetta. La morte dell’innocente è segno dell’imperscrutabilità dei disegni ultraterreni ed il dolore immenso che procura quella morte ingiusta ai genitori è grazia, ossia mezzo per giungere alla santità della vittima innocente, alla conversione del padre e alla messa alla prova della fede della madre. Tore è il personaggio che rappresenta il mutamento di culto nel senso di un rinnovamento spirituale che trasforma la persona in altro da sé stessa. Tore è l’uomo che promette di edificare una chiesa con le sue stesse mani nel luogo dove giace sua figlia cadavere, stuprata ed uccisa dai tre ladroni, ma prima della conversione era stato la personificazione di Widar, dio della vendetta nella religione norrena, che nella preparazione rituale all’uccisione dei tre assassini si fa aiutare dalla serva Ingeri, pagana nonostante viva in una comunità cristiana. La gravidanza della serva malvagia dall’aspetto selvaggio quasi ferino è simbolo della prolificità del male sulla terra. A lei si contrappone il candore della donna angelicata, la giovane padrona vergine. Tuttavia è dal grembo di costei, violato brutalmente, che sgorga l’acqua purificatrice della fonte miracolosa. Il suo sacrificio, superficialmente paragonabile ad un rituale assassinio pagano, se ne discosta invece per la diversa natura dell’autore e per il fine divino. In questo caso è Dio che immola l’agnello sacrificale non allo scopo, come fanno gli uomini, di rendere più fertile la terra, per ottenere messi più abbondanti, ma per fecondare l’animo umano diffondendo nel mondo la fede nel Signore. Il sangue versato dalla martire si tramuta così in acqua santa dispensatrice di verità e di vita eterna. Amen.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a figliounico »
[ - ] lascia un commento a figliounico »
|
|
d'accordo? |
|
salvo
|
mercoledì 7 marzo 2012
|
il medioevo di bergman: tra sacro e profano.
|
|
|
|
Il Signore Tore ha due figlie. Karin è bionda, bella e buona, zelante coi genitori coi servi e con gli estranei: e, forse, proprio questa sua qualità le costerà la vita. Ingeri, in stato di gravidanza dopo una violenza sessuale, è buia, ombrosa e invidiosa di Karin, che detesta.
Quando Karin viene inviata a portare ceri alla Madonna, come solo una vergine può fare, Ingeri fa scivolare un rospo nel pane che servirà per la sua colazione.
Lungo il tragitto Karin, che ha litigato con la sorella e se ne è allontanata, proseguendo da sola, è fermata da alcuni pastori (in realtà sono dei malfattori) e si attarda a parlare con loro.
Innocente ed altruista, offre di condividere il suo pasto.
Proprio mentre prendono il pane per cibarsene il rospo depositatovi da Ingeri salta fuori dalla pagnotta.
[+]
Il Signore Tore ha due figlie. Karin è bionda, bella e buona, zelante coi genitori coi servi e con gli estranei: e, forse, proprio questa sua qualità le costerà la vita. Ingeri, in stato di gravidanza dopo una violenza sessuale, è buia, ombrosa e invidiosa di Karin, che detesta.
Quando Karin viene inviata a portare ceri alla Madonna, come solo una vergine può fare, Ingeri fa scivolare un rospo nel pane che servirà per la sua colazione.
Lungo il tragitto Karin, che ha litigato con la sorella e se ne è allontanata, proseguendo da sola, è fermata da alcuni pastori (in realtà sono dei malfattori) e si attarda a parlare con loro.
Innocente ed altruista, offre di condividere il suo pasto.
Proprio mentre prendono il pane per cibarsene il rospo depositatovi da Ingeri salta fuori dalla pagnotta.
Questo fatto improvviso irrita non poco ed insieme eccita gli uomini.
Essi aggrediscono la ragazza, prima la stuprano a turno, poi la uccidono senza motivo con una bastonata sulla testa.
La spogliano della sua preziosa veste e lasciano il suo corpo esanime e nudo a terra.
Più tardi, quando sono ospiti della casa padronale del Signore Tore, essi offrono di vendere la veste di Karin, sporca di sangue, proprio a sua madre.
La donna, ineffabile e razionale, li rinchiude per evitare che scappino e avverte il marito.
Dopo un elaborato rituale pagano di abluzione purificante, Tore uccide i pastori e, con essi, anche l'incolpevole bambino che li accompagna.
Poi si reca alla ricerca del cadavere della figlia e, giunto sul punto esatto in cui la sua Karin giace morta, giura di costruire una chiesa in quel posto.
Come per miracolo, in risposta divina al suo gesto, sullo stesso posto una polla d'acqua sgorga improvvisamente.
21° film di Bergman, il primo (e anche il solo?) in cui l'intervento di Dio nell'azione è concreto: il divino si materializza con un miracolo.
Ambientato in un livido medioevo, che lo accomuna a “Il settimo sigillo”
- riferimento più immediato nella filmografia di Bergman - ma dal quale subito si distanzia, perchè in esso la violenza è un fatto privato, mentre in quello era generale e generalizzata.
E anche perchè non si preoccupa, delle grandi problematiche dell'umanità, ma dei piccoli-grandi drammi privati.
In quello, Antonius Block cerca spasmodicamente Dio; nel successivo si invoca Odino, il dio pagano, e si prega il Dio dei cristiani, contemporaneamente ma in un'altra parte della casa.
In questo ci si sottopone ad un rituale catartico pagano e si manda una vergine a portare i ceri alla chiesa cristiana di appartenenza.
Insomma ne “La fontana della vergine” ci si trova nel bel mezzo di una continua tensione tra tradizione dell'antico e ventata della nuova religione; tra misticismo e pragmatismo.
Nel film, poi, si da molto più peso alle immagini che non alle parole, ai dialoghi: come se Bergman volesse indurre lo spettatore, già durante la visione, ad una più diretta ed immediata meditazione.
La fontana della vergine, tra i film di Bergman, è l'unico in cui, direttamente, si manifesta la presenza di Dio.
Anche se la teofania è mediata ed avviene attraverso un espediente didascalico e, tutto sommato, un po ingenuo.
Ed è anche quello in cui più accurata è la depurazione dai molteplici simbolismi cari al regista.
Ed è anche quello in cui più che in altri appare evidente la commistione tra paganesinmo e cristianesimo; tra sacro e profano; tra religione e laicità; tra aspetto del profondo rispetto divino ed atteggiamento profondamente laico.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a salvo »
[ - ] lascia un commento a salvo »
|
|
d'accordo? |
|
luca scial�
|
giovedì 15 agosto 2013
|
la vendetta di un padre furente
|
|
|
|
Svezia, Medioevo. La figlia di un proprietario terriero molto devoto si reca in chiesa per un omaggio alla Vergine. Con lei va una ragazza rimasta incinta dopo uno stupro, accolta come serva nella loro casa. Ma quest'ultima si defila, lasciandola sola. Viene così accostata da tre pastori che dopo averla stuprata la uccidono e le rubano i vestiti. Dopo cercano riparo, ironia della sorte, propria in casa della povera ragazza.
Film crudo, toccante, doloroso, con ambienti cupi tipicamente bergmaniani. La dolce Karin diventa agnello sacrificale di due balordi e Bergman li spinge fino alla casa della povera ragazza, servendo su un piatto d'argento la vendetta di suo padre. Finale di alto impatto religioso, ma forse forzatamente mistico.
[+]
Svezia, Medioevo. La figlia di un proprietario terriero molto devoto si reca in chiesa per un omaggio alla Vergine. Con lei va una ragazza rimasta incinta dopo uno stupro, accolta come serva nella loro casa. Ma quest'ultima si defila, lasciandola sola. Viene così accostata da tre pastori che dopo averla stuprata la uccidono e le rubano i vestiti. Dopo cercano riparo, ironia della sorte, propria in casa della povera ragazza.
Film crudo, toccante, doloroso, con ambienti cupi tipicamente bergmaniani. La dolce Karin diventa agnello sacrificale di due balordi e Bergman li spinge fino alla casa della povera ragazza, servendo su un piatto d'argento la vendetta di suo padre. Finale di alto impatto religioso, ma forse forzatamente mistico. Vinse l'Oscar come migliore film straniero.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scial� »
[ - ] lascia un commento a luca scial� »
|
|
d'accordo? |
|
sinkro
|
venerdì 22 aprile 2011
|
cult controverso.
|
|
|
|
Pellicola del 59 vincitrice dell'Oscar per migliore film straniero negli anni '60.
Tratto da una fiaba svedese il film ripropone benissimo l'ambientazione e il linguaggio del medioevo.
Una ragazzina viene stuprata e uccisa da dei bifolchi che la ragazza ha aiutato. I bifolchi cercano riparo nella casa della ragazza, Il padre scopre tutto, vendetta. Miracolo finale.
Notevoli la riproduzione del contesto, i costumi e la fotografia.
Tralasciando alcuni punti non molto chiari nella trama e alcune scene che sembrano messe per far arrivare la durata a 1h e 30...
Elenco i punti che mi hanno dato da pensare e la rispettiva critica:
il tema centrale è il "Silenzio di Dio" tema trattato anche nel libro di "Giobbe" nella Bibbia.
[+]
Pellicola del 59 vincitrice dell'Oscar per migliore film straniero negli anni '60.
Tratto da una fiaba svedese il film ripropone benissimo l'ambientazione e il linguaggio del medioevo.
Una ragazzina viene stuprata e uccisa da dei bifolchi che la ragazza ha aiutato. I bifolchi cercano riparo nella casa della ragazza, Il padre scopre tutto, vendetta. Miracolo finale.
Notevoli la riproduzione del contesto, i costumi e la fotografia.
Tralasciando alcuni punti non molto chiari nella trama e alcune scene che sembrano messe per far arrivare la durata a 1h e 30...
Elenco i punti che mi hanno dato da pensare e la rispettiva critica:
il tema centrale è il "Silenzio di Dio" tema trattato anche nel libro di "Giobbe" nella Bibbia... tanto per dirne uno.
Silenzio che anche Maria Teresa di Calcutta a volte lamentava di sentire. Silenzio preso per Afonia da Epicuro e Silenzio preso da mancanza di esistenza per Schopenhauer.
La pellicola mostra oggettivamente dei bricconi che fanno del male a una ragazza; poi il padre una volta scoperto si vendica (e non offre un perdono cristiano) arrivando a uccidere persino un bambino la cui percentuale di colpa era bassa.
Dopo aver assistito a questi atti aberranti cosa succede? Dio decide di mostrarsi e fa un miracolo: una fontana sgorga dal punto in cui è stata uccisa la vergine.
Ora... Dopo non aver fatto nulla, anzi, dopo aver disatteso tutte le preghiere sincere di quelle persone pie, Dio cosa fa? Fa un miracolo assolutamente inutile per dimostrare di aver perdonato un uomo che non ha perdonato cristianamente ma che ha ucciso i 2 malfattori più un bambino?
A parte la melassa che esce dalle ultime scene, dopo due ragionamenti, sembra quasi che a Dio importi più di essere adorato che del rispetto della sua legge e interviene solo quando non ha più il minimo senso. Da questo si ricava che a Dio non importi del bene perchè ha lasciato che si facesse il male e, anzichè mantenere un silenzio poco dignitoso, ha preferito per parlare indicando come a lui non importi assolutamente niente di quello che succede agli uomini, spacciando per miracolo piacevole con tanto di bagno purificativo (e forse conversione) da parte della pagana odinista.
La pellicola, oltre a essere oggettivamente noiosa e poco chiara in alcuni punti, tratta male questa tema del silenzio ed il film viene pertanto consigliato solo a cinefili e amanti dei caffè forti.
Lo stesso tema viene affrontato anche in Ran (Kurosawa), in una scena finale dove gli Dei guardano indifferenti al destino degli uomini. In un altro film poi ricordo uno scambio di opinioni dove 2 tizi dicevano: "A Dio non importa nulla" e l'altro "Dio piange per la stupidà delle azioni umane" ma non ricordo dove lo sentìi. Il fatto che Ran sia un bel film più godibile dimostra che il cinema d'autore non dev'essere per forza noioso.
[-]
[+] non bestemmiare
(di yuri totani)
[ - ] non bestemmiare
|
|
[+] lascia un commento a sinkro »
[ - ] lascia un commento a sinkro »
|
|
d'accordo? |
|
|