Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Austria, USA |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Jem Cohen |
Attori | Mary Margaret O'Hara, Bobby Sommer, Ela Piplits . |
Tag | Da vedere 2012 |
MYmonetro | 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 16 febbraio 2017
Il Museo di storia dell'arte di Vienna diventa il misterioso crocevia da cui un guardiano e una visitatrice partono per l'esplorazione delle loro vite. Al Box Office Usa Museum Hours ha incassato 84,8 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Donna di mezza età con qualche problema economico alle spalle, Anne vola da Montréal a Vienna per assistere una cugina in coma che non vede da anni. Una volta in città entra al Kunsthistorisches Museum per mettere un po' d'ordine nelle proprie idee e cominciare ad orientarsi; lì incontrerà il coetaneo Johann, che prima le darà indicazioni per raggiungere l'ospedale e poi le diventerà amico, guidandola in un luogo di cui ignora lingua e abitudini.
Chi ama le categorie ben delimitate si astenga dalla visione di Museum Hours, insolito racconto-saggio di Jem Cohen sull'importanza di vedere ciò che ci circonda. Perché l'incontro e il graduale avvicinamento di questi due personaggi a loro modo marginali, in quanto mossi da un'emozione che dagli occhi arriva dritta al cuore, potrebbero sembrare solo il pretesto per una documentaristica visita al museo con tanto di guida che analizza e spiega ad un gruppo di turisti alcuni quadri di Bruegel per ben undici minuti. Ma quelle che possono essere scambiate soltanto per delle digressioni, magari anche fastidiose, sono in realtà il nocciolo più vero del discorso, o meglio la chiave di accesso per capirne funzionamento e fine.
È l'arte il filtro attraverso il quale leggere la vita, la sua bellezza, la sua unicità, questo suggerisce il film, avvicinandosi progressivamente ad una sovrapposizione tra i dipinti e le immagini create dall'occhio del regista; se inizialmente il montaggio le giustappone con fine di commento, man mano che Johann trasmette la sua passione a Anne, aumentano gli scorci pittorici degli ambienti vissuti: il particolare di una pianta, la veduta di una strada o di un bar di periferia. Agli occhi della donna è la stessa città di Vienna a trasformarsi in una galleria a cielo aperto, in un catalogo di opere nelle quali si nascondono storie e personaggi.
Alla stregua di Johann, che pur lavorando da anni in quelle sale ha ancora la voglia e la curiosità di godere dei particolari più minuti di un'opera di Bruegel o di Rembrandt, Anne impara a guardare oltre la prima occhiata, scoprendo il piacere di una visione attiva e partecipata. In questo senso, le ripetute visite al museo, così come i racconti su un dipinto di Arcimboldo o sul tema della sessualità nell'arte, hanno la funzione di un manuale di istruzioni, di una guida per imparare a vedere ciò che c'è all'esterno, fosse anche il quadro fisso di una cugina paralizzata su un letto di ospedale.
Rarefatto e contemplativo, è un lavoro pieno di idee e di spunti, ammirevole per la trasparenza del suo messaggio e per il coraggio con cui difende il diritto a concedersi i tempi necessari ad un'esposizione chiara. Insieme a Guy Piccioto, Patti Smith figura come produttrice esecutiva. Museum Hours è stato presentato in concorso al Festival di Locarno del 2012.
ottimo film! : le descrizioni di alcuni quadri di un museo vengono messe in rapporto alle descrizioni della città di Vienna, facendo riflettere lo spettatore sul significato dell'arte.