Akadimia Platonos

Film 2009 | Commedia 103 min.

Regia di Filippos Tsitos. Un film con Antonis Kafetzopoulos, Anastasis Kozdine, Yorgos Souxes, Maria Zorba, Kostas Koronaios. Cast completo Genere Commedia - Germania, Grecia, 2009, durata 103 minuti. - MYmonetro 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 21 settembre 2010

Stavros, che nutre molta antipatia nei confronti degli stranieri, scoprirà di avere origini albanesi.

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Quattro anime irresistibilmente cialtrone per un messaggio di integrazione cinico e divertente.
Recensione di Edoardo Becattini
Recensione di Edoardo Becattini

Nel quartiere ateniese di Akadimia Platonos, ogni giorno i proprietari di quattro piccoli empori aprono le loro saracinesche e si siedono assieme a bere e a fare commenti razzisti sugli operai cinesi e albanesi che lavorano nei cantieri vicini. Fra loro, Stavros sta vivendo un momento di crisi: sua madre soffre di ischemie e vuoti di memoria, l'ex fidanzata convive con un'altra persona e lui stesso la notte non riesce a chiudere occhio. Come se non bastasse, un giorno, la madre ferma uno degli operai albanesi riconoscendolo come il figlio perduto.
Per costruire il suo messaggio edificante su di una solida base di ironia, Filippos Tsitos concepisce una doppia soglia all'interno della sua tragicommedia. La prima soglia, più generale, serve a costruire il contesto storico-sociale dell'attuale Grecia: se nell'Accademia platonica si dissertava di idealismo, ontologia e Iperuranio, nella piazzetta periferica di Akadimia Platonos, i pronipoti della cultura ellenica si ritrovano per bere, giocare a calcio e insultare immigrati. Le quattro anime brutte, sporche, cattive paiono fuggite da un film di Kaurismaki anziché dall'elegante affresco di Raffaello, ed è sul forte contrasto fra i loro scambi di battute xenofobe e gli antichi dialoghi platonici su collettivismo e città ideali che si disegna la parte più divertente del film. Il quale diviene un po' più convenzionale quando varca la seconda soglia dell'ironia, quella relativa a Stavros e alla crisi personale che da greco reazionario e razzista lo porta a scoprire le sue origini incrociate con quelle dell'odiata popolazione albanese. Qui il rovesciamento si fa più consueto, ordinario, tipico della commedia a tesi umanista (la fratellanza universale, l'idiozia del pregiudizio). Ma l'intelligenza dello script sta nel non giocare unicamente su fulgidi sentimenti universali o sull'opaca comicità surreale dei pigri protagonisti. Sono piuttosto le veloci iniezioni di cinismo e cattiveria all'interno della morale di integrazione (la distruzione del monumento all'intercultura; i cani "patrioti" che abbaiano alle altre etnie; i nomi che, comunque vada, rimandano a un ideale di comunismo e lotta proletaria) a dare forza e umanità alla tesi e a costruire un'accademia popolare di irresistibili cialtroni.

Sei d'accordo con Edoardo Becattini?
Commedia per riflettere sulla Grecia multiculturale di oggi.

Ogni giorno Stavros alza la serranda del suo chiosco, appende i giornali sulla vetrina, quindi sistema le sedie sulle quali lui e i suoi amici passeranno la giornata, con a catalizzare il loro interesse un crocicchio polveroso e circondato di edifici grigiastri, sede dei loro commerci. Dal marciapiede di fronte, e con grande orgoglio di Stavros e compari, il cane Patriota abbaia ogni volta che passa un albanese. Stavros e i suoi amici, infatti, non amano quegli stranieri, anche se fanno i mestieri che i greci si rifiutano di fare; né gradiscono i cinesi che si stanno insediando nel quartiere. Sulla soglia del baracchino la madre di Stavros, sempre più svanita, languisce nella sua poltrona nonostante le cure e l'amore del devoto figliolo. Questo trantran precipita il giorno in cui la donna si abbandona tra le braccia di un lavoratore albanese chiamandolo «Figlio mio!» in albanese. In effetti, che cosa sa Stavros dei suoi genitori? Sua madre gli ha sempre raccontato che dopo la morte di suo padre, deceduto nel nord del paese quando lui aveva appena un anno, loro si sono trasferiti ad Atene. Ma adesso gli amici lo guardano con sospetto: sarà greco o albanese? Avrà o no il diritto di cantare la piccola filastrocca razzista «Albanese, albanese, non diventerai mai greco...»?

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