Nove film per avvicinarsi a una produzione che non conosce flessione. In streaming a partire dall’1 aprile.
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di Marzia Gandolfi
Dodicesima edizione per Rendez-vous, il Festival del nuovo cinema francese che debutta il 30 marzo a Roma sullo schermo del Cinema Nuovo Sacher e l'1 aprile in streaming su MYmovies con una selezione di nove titoli. Consacrato al cinema francese più recente, questo immancabile ‘appuntamento’ culturale nasce dall’iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia ed è organizzato dall’Institut français Italia con la collaborazione dell’Accademia di Francia a Roma, l’Institut Français – Centre Saint-Louis e Unifrance, che si occupa da sempre della promozione del cinema e dell’audiovisivo francese nel mondo.
Festival non competitivo, il progetto è di Benoît Blanchard e la direzione artistica di Vanessa Tonnini, i rendez-vous col cinema francese permettono ogni anno di misurare una produzione che non conosce flessione nonostante la fragilità del momento. La pandemia e la conseguente chiusura delle sale, decisa nel 2020 e reiterata a intermittenza nel 2021, hanno reso più complicate, in Francia come in altri paesi, le anticipazioni e le strategie di lancio internazionali dei film.
Nondimeno, in un tempo in cui tutto sembra diventato imprevedibile, comprese le abitudini degli spettatori disabituati dal confinamento alle sale buie, l’appuntamento coi film francesi e i loro autori soffia un’aria di primavera. Un’aria di ripresa che possiamo respirare e guardare in sala o sullo schermo domestico di MYmovies.
L’inquietudine è palpabile in ciascuno delle opere proposte, tutte in risonanza col mondo. Nove titoli per nove film che, al di là del genere e delle specificità, sono popolati da donne, uomini e bambini alla ricerca di amore e di pace, in un'altra terra, tra le braccia dell’amato, tra le pagine dei libri, dentro un’ostrica, nelle parole, nelle pieghe della Storia, nel primo romanzo. Immagine di una nazione, i film selezionati sono una risposta propriamente cinematografica alla realtà contemporanea. Un bastimento carico di cultura che fa la primavera del cinema francese (anche) da questa parte delle Alpi.
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FRAGILE
Per il suo debutto, Emma Benestan sceglie i codici della commedia romantica e Sète, città marittima celebre per le ostriche e recentemente per le serie televisive. Az ha venticinque anni, fa l’ostricoltore e ama da sempre Jesse, giovane attrice tentata da un altro. Per riconquistarla, il ragazzo imparerà a ballare. Dietro al racconto principale, l’autrice franco-algerina indaga i rapporti sociali tra gli abitanti di una città divisa in due: alto e basso, attività tradizionali legate al mare e produzione di feuilleton televisivi sulle colline, attore parigino e ragazzo delle ostriche. Collaboratrice in passato di Abdellatif Kechiche, Emma Benestan filma l’alchimia tra una banda di amici, combinando fantasia e realismo sociale. La ‘perla’ del film è definitivamente Oulaya Amamra.
LE MONDE APRÈS NOUS
Labidi è un giovane scrittore che lascia la provincia per Parigi dove prova a pubblicare il suo primo romanzo. In tasca ha pochi soldi, molte speranze e un piccolo successo con una novella. Tra lavori saltuari e camere subaffittate, il ragazzo trova l’amore e perde il senso della vita, che ha un prezzo sovente troppo alto. Louda Ben Salah-Cazanas firma un’opera prima e un film di orrore sociale che prende il polso a una generazione precaria. Le monde après nous è un romanzo moderno dentro un mondo iperconnesso di cui traduce l’angoscia ma anche la volontà di trovare tra le sue pieghe una maniera di vivere più umana.
TROMPERIE
Philip, celebre scrittore americano, si è installato a Londra con la moglie per scrivere il suo prossimo libro. Nel suo studio vede regolarmente la sua amante. Sul divano, sulla scrivania, più sovente sul pavimento, fanno l’amore, conversano, scherzano. Intorno gira una costellazione di donne luminose come stelle, tutte sedotte da quel romanziere ‘esiliato’ in un altro Paese con le sue ossessioni: l’ebraismo, il desiderio, le parole, la morte. Arnaud Desplechin adatta Philip Roth (“Inganno”) e compie un miracolo che convoca la figura dello scrittore e materializza il suo processo creativo, brutale e complice con chi lo nutre. Denis Podalydès non è mai stato più incandescente, Léa Seydoux ‘acrobatica’ e radiosa.
ROSE
Rose ha settantotto anni quando perde suo marito, l’uomo della sua vita. In principio è vuoto e silenzio da riempire tra letto e divano, poi una sera, a casa di amici della figlia, Rose riprende improvvisamente gusto alla vita e alla vodka. La sua femminilità riaffiora con una nuova primavera. Il primo film di Aurélie Saada è il ritratto radioso di una rinascita che ha il volto e lo charme di Françoise Fabian. La costruzione della sua eroina e della sua famiglia parigina di origine juive orientale si appoggia sull’esplorazione della sensorialità. La cura delle immagini, del décor, degli abiti come degli accessori contribuisce a produrre una sensualità concreta, a cui si aggiunge la convivialità del pasto, incoraggiando le relazioni umane e il piacere di un’emancipazione tardiva.
VOUS NE DÉSIREZ QUE MOI
Venticinque anni dopo la sua morte, Marguerite Duras continua a parlarci attraverso la voce di Yann Andréa, che fu il suo amante per sedici anni. Nel 1982, lui aveva trent’anni e la Duras settanta, il giovane uomo confida a un’amica giornalista, Michèle Manceaux, la passione divorante che lo lega all’autrice.
Vous ne désirez que moi dà corpo cinematografico alle parole dell’ultimo amore di Marguerite Duras. Claire Simon, tra finzione e archivio, ‘recupera’ quell’intervista provando a disegnare il ritratto di un’artista che resta ontologicamente un enigma. Emmanuelle Devos e Swann Arlaud incarnano un testo luminoso, senza altra forma di desiderio che quella della devozione.
EN ATTENDANT BOJANGLES
Camille e Georges si incontrano un pomeriggio d’estate e non si lasciano più. Un matrimonio e un figlio dopo vivono la vita all’insegna del piacere e della fantasia, ben lontani dalla banalità del quotidiano. Ma Camilla cova un male oscuro, una follia che diventa una minaccia per se stessa e per gli altri.
Trasposizione del best seller omonimo di Olivier Bourdeaut, En attendant Bojangles seduce con la sua energia e una coppia di attori (Virginie Efira e Romain Duris) a fior di pelle, che sanno mettere il tragico nella gioia e la frivolezza nel dramma. Valzer esaltante e inno all’amore (folle), Régis Roinsard ci invita a salire sulle montagne russe con una coppa di Champagne.
LA TRAVERSÉE
Per il suo primo lungometraggio di animazione, Florence Miailhe, sceglie il romanzo di formazione. Al centro del suo racconto ci sono Kyona e Adriel, due bambini persi sulla strada dell’esilio. Con l’aiuto di Marie Desplechin, l’autrice disegna una marcia forzata verso un orizzonte più tranquillo e un paese dal regime più clemente. Il luogo da cui fuggono i protagonisti non è mai menzionato, come l’epoca del resto, per donare a La Traversée un respiro universale, farne il simbolo ‘a colori’ di tutti i flussi migratori obbligati. La pittura animata e la tecnica di animazione costruiscono un racconto agito tra realtà, sogni e incubi e popolato da orchi e fate buone. Un’odissea lirica che ricorda i quadri di Chagall e si ispira alla storia familiare della regista, i suoi avi fuggirono i pogrom al debutto del XX secolo e più tardi i nazisti verso una terra d’asilo.
UNE JEUNE FILLE QUI VA BIEN
Prima volta dietro la macchina da presa per Sandrine Kiberlain che firma un dramma di grande bellezza. La jeune fille qui va bien del titolo ha diciannove anni e la vita davanti. Ma nella Parigi del 1942, le ombre si profilano e le cose andranno diversamente per questa ragazza ebrea che ama il teatro e un giovane dottore che le prescrive gli occhiali e le mette le ali. Il partito preso del film è mostrare in estate la primavera di una donna prima che l’inverno si abbatta sul suo sorriso. Perché alla vigilia dell’orrore, Irène vive, spensierata e felice. Non cammina, lei corre, vola e qualche volta cade, esanime.
Di una grazia infinita, Une jeune fille qui va bien suggerisce la sua epoca e si concentra sulla sua eroina facendo sentire progressivamente allo spettatore il pericolo, che resta in secondo piano fino all’ultimo fotogramma. Rebecca Marder è luce, gioia e tutte le possibilità del mondo, Sandrine Kiberlain è carattere, passione e volontà di dire, senza giudizio, alla gioventù di oggi il sacrificio di quella di ieri.
ANIMAL
Bella e Vipulan hanno sedici anni e la voglia di essere attivi(sti). Pieni di candore e di maturità politica, si imbarcano nel documentario di Cyril Dion, che lotta con loro per fermare l’estinzione massiva delle specie sul nostro pianeta e ripensare il nostro rapporto con la biodiversità. Presentato a Cannes nella sezione “Le cinéma pour le climat”, Animal segue il viaggio iniziatico di due adolescenti che confermano l’impegno delle nuove generazioni per l’ambiente. Se la Terra è fottuta, come suggeriscono i primi venti minuti del documentario, Cyril Dion confida ugualmente nell’eroica ricerca dei suoi protagonisti e in tutte le persone investite nella protezione dell’ambiente. Qualcuno crede ancora nel lieto fine e noi con loro.