Alex l'ariete

Considerato a torto dall’impietosa critica, il lungometraggio italdiota più osceno e orendo di tutti i tempi, in tutta onestà s'acclara che questo 'girato' non risulta affatto né osceno nè orendo, poichè il climax andrebbe ben oltre ulteriori immaginabili aggettivazioni. La trama?, lineare come una linea, è allineata ad hoc alla linea di Michelle, cui grazie alle saltuarie visioni delle proprie chiappe profferte alla vista del bavoso spettatore (quelle stesse che divennero macroscopicamente celebri sui tralicci pubblicitari di una maison mutandara) almeno riescono a far scordare- a coloro resosi conto di aver gettato gli euri del biglietto nel collo dello scarico del cesso- la ‘tombale’ recitazione non certo metodo Stanivlansky, dell’ex slalomista divenuto homo erectus a Ferrari & Piadine. Riguardo il pas de faux  lungo e disteso per 120 eterni  minuti, scanzonatamente commesso dall’ex carabiniere sedotto pure anche dal ciak, ebbene è già stato detto tutto; anzi pardon,non è stato detto nulla, ed è per tal motivo che armatomi di coraggio leonino, ivi omaggio questa gaia esegesi all’aborto filmico in soggetto. Albertone, beninteso no Sordi, è un canna del gis che ama sfondarsi le cuffie dei rotatori sulle porte di casa dei cattivoni. Fra un’azione comica e quell’altra, incrocia la bella Leva, alias, la sfizzera dei Tic Tac. I due…bè non proseguo oltre per non svelare al già ridotto pubblico l’emozionante the end. Infine, se questo film arrogava pretese d’esser storicizzato nel genere poliziesco, probabilmente Damiani si drogò pesantemente il giorno in cui concepì la struttura narrativa di questa storia, rivelatasi contumace all’intelletto del povero pagante spettatore. Morale, si designa a ‘sto pacco senza remora alcuna, pollice verso e medio eretto in simultanea.