J. Edgar |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Leonardo DiCaprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench.
continua»
Biografico,
durata 137 min.
- USA 2011.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 4 gennaio 2012.
MYMONETRO
J. Edgar
valutazione media:
3,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Si fa buio sulla luce! - recensionedi Antonio MontefalconeFeedback: 23296 | altri commenti e recensioni di Antonio Montefalcone |
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giovedì 5 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le intenzioni di Eastwood e dello sceneggiatore Lance Black sono eloquenti sin dal titolo: solo J. Edgar, senza Hoover. Parlare più dell’uomo, della sua intimità, e non tanto del personaggio pubblico. Sarebbe stato troppo arduo: leggendario direttore dell’ FBI per quasi 50 anni, audace, intuitivo, ma anche represso e tormentato, Hoover attraversò la storia americana dagli anni ‘20 ai ’70 influenzandone percorsi ed esiti. Lo hanno temuto tutti, per la sua voglia di far luce sul buio, ma anche accusato per le sue ossessioni, paranoie e abusi di potere. Eppure il suo più gran nemico non era il Dillinger di turno o il politico corrotto, ma se stesso. Il buio più oscuro e impenetrabile non era quello della sua società, ma quello nel suo animo. Eastwood lo ha preso a pretesto per continuare la sua angosciata riflessione sulla Storia e su un mondo cinico e corrotto. Se da “Gli Spietati”, “Un mondo perfetto”, “Mystic River”, iniziava a spogliare di romanticismo e idealizzazione un’America che si illudeva riguardo al passato, la propria anima e il proprio sogno; con i suoi ultimi film: da “Flags of our fathers” - “Changelling” a “J. Edgar”, giunge a descrivere con altrettanta amarezza, senso della sconfitta, disincanto e demistificazione, l’impossibilità di un futuro più etico e migliore: l’America non è più soltanto auto-ingannata dai propri ideali e miti, ma anche ingannata su costoro. Stavolta è tradita, prima di tutto e di altri, dagli stessi uomini che dovevano preservare miglioramento civile, fiducia e certezze. Hoover è simbolo di ombra e oscurità, menzogna ed ennesima falsificazione ai danni dell’opinione pubblica. L’atmosfera disturbante del film e l’affascinante chiaroscuro di una raffinata fotografia ne restituiscono l’allegoria. Il ritratto psicologico che ne viene fuori mira a rendere il protagonista specchio (a)morale e ambiguo della stessa anima della nazione. Uomo duro, ma anche fragile; succube della madre e innamorato segretamente del suo braccio destro Clyde; J. Edgar è costretto a propagandare la sua immagine, millantando imprese diverse dai fatti e versioni documentate. Con lui viene sconfitta la democrazia e la stessa giustizia che si voleva tutelare. Ma soprattutto, la verità. Nonostante il ruolo chiave di trasparenza, chiarezza e investigazione del suo lavoro, la verità finale sui fatti accaduti e sulla sua vita, resterà sommersa. E’ un film intimistico, curato ed elegante, che seppur non forte nella denuncia o potente emotivamente nella biografia, riesce comunque a interessare e coinvolgere. Attraverso l’ottima ricostruzione di epoche; una sceneggiatura articolata tra passato e futuro, che utilizza flashback e incastri di diversi punti di vista, tipo “Quarto Potere” o “Rashomon”; e l’acuta lettura di J. Edgar (efficacemente interpretato da Di Caprio, che a tratti ricorda il suo H. Hughes di “Aviator”) si riesce a ben rappresentare il disfacimento morale e psicologico di un uomo. Ma soprattutto a trasmettere alla fine quel senso di disfatta della sua opera: un meccanismo sociale repressivo troppo complesso del quale, in buona e in mala fede, sarà lui stesso vittima e con lui l’intera nazione. E attraverso questo, esprimere la caduta di molti miti, aspirazioni, esempi di lealtà e responsabilità, ma non di quell’(in)evitabile necessità di contraffazione sia individuale (Hoover negherà verità sentimentali a se stesso prima che all’ opinione pubblica) sia storica (l’illusione di una democrazia perfetta e un mondo più giusto).
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