Arrietty |
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Un film di Hiromasa Yonebayashi.
Con Mirai Shida, Ryûnosuke Kamiki, Shinobu Ohtake, Keiko Takeshita, Tatsuya Fujiwara.
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Titolo originale Karigurashi no Arrietty.
Animazione,
Ratings: Kids,
durata 94 min.
- Giappone 2010.
- Lucky Red
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
Arrietty
valutazione media:
3,64
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Noi stessi, le nostre paure, la naturadi Francesco2Feedback: 41676 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
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martedì 8 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film non diretto, ma scritto, dal Miyazaki padre (Ora che il figlio fa anch'egli cinema, pare all'inizio senza la benedizione paterna, occorre specificarlo). La sensibilità del discutibile, anche se a tratti simpatico, "Totoro" è ben visibile, nonostante quello appena citato sia un antico film, per quanto distribuito in Italia un paio d'anni fa. Il suo amore per la natura si e ci situa lontano dalla melensaggine, peraltro a volte resa male anche stilisticamente, di erti cartoni nipponici: non gli interessa antropomorfizzare la natura, ma ritrarre con affetto ed una distaccata partecipazione (Cosa aspettarsi, del resto, dal giapponese tipo?) tutte le sue componenti. Come un gatto, non esattamente simpaticissimo almeno in apparenza, che alla fine si rivelerà decisivo. O vari insetti, picoli per noi ma più che ingombranti per i microscopici protagonisti. Ci sono forse tracce della cultura shintoista nell'amore panteistico che il padre della ragazzina nutre per creature distanti, in tutti i sensi, dal genere umano, che peraltro da decenni non appaiono (Appunto!) più nella casa in cui abita inieme con la propria famiglia. Forse, chissà, ciò che con cura fa costruire per loro gli ricorda un passato lontanissimo, nella sua perfezione cesellata a misura di ragazzino. O forse c'è un vero amore per la natura, che non consiste in animalismi od ecologismi di maniera, ma in un atteggiamento che, oltre allo shinto già accennato, si potrebbe ricollegare all'intransigente giainismo gandhiano, che impone rispetto assoluto per qualsiasi creatura vivente. Tematiche non sempre sviluppate benissimo, distanti dall’eccellente “Città incantata” (La lontananza di una ragazzina dai genitori come momento di crescita e di superamento, potenziale o reale, delle proprie paure) o dal "Castello errante di Howl" ( Ove, con un pò di retorica sulla guerra, si affronta un altro travaglio interiore di un'adolescente, in un contesto meno "individuale", e con un atematica di carattere più collettivo). Qui lo sviluppo (Quando c'è) della storia è più macchinoso, il significato rischia di ritornare ad una dimensione più individuale, anche se non individualista. Neanche la storia del ragazzo convince sino in fondo, forse sa un pò di "retorica funerea". Ma il lato positivo è che , persino qui, Miyazaki la veste di poesia, prendendola -Parzialmente- come pretesto riguardo il suo amore per "Arrietty". Anche quando dobbiamo fuggire (Ma dalle paure vere, non da noi stessi: questa, pensandoci bene, appare una tematica ricorrente in Miyazaki), non bisogna mai smettere di sperare, né di amare la natura. E di amarla anche nelle sue forme più piccole, come una zolletta di zucchero, di cui l'essere umano approfitta anche per esprimere ciò che sente.
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