La pianista |
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Un film di Michael Haneke.
Con Isabelle Huppert, Annie Girardot, Susanne Lothar, Benoît Magimel, Anna Sigalevitch.
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Titolo originale La pianiste.
Drammatico,
durata 129 min.
- Francia 2001.
- Bim Distribuzione
MYMONETRO
La pianista
valutazione media:
3,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il tasto bianco (E quello nero)di Francesco2Feedback: 41676 | altri commenti e recensioni di Francesco2 |
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venerdì 22 luglio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Da quasi quindici anni, quando con "Funny Games" ha inferto (Ma per davvero?) un pugno nello stomaco a quella placida (Ma per davveo?) Austria, conosciuta per via dei Balletti di Vienna e dei desolanti telefilm di "Rex", Haneke è un nome che suscita elogi e critiche (Come quelle rivoltegli abbastanza spesso, ma non sempre, da parte di chi scrive). "La pianista", si situa cronologicamente a metà della sua carriera, tra i primissimi anni in cui si era fatto conoscere con film come quello citato e "Storie"(Il cui titolo originale, molto più efficace, è"Codice sconosciuto")cinema, specie nel secondo caso, sgraziato più che originale, e la seconda, in cui titoli come "Niente da nascondere" o "Il nastro bianco" gli sono valsi meritati elogi e premi (Nel secondo caso)a Cannes, a parte un remake di "Funny Games" ancora più discutibile dell'originale. Forse questo film non è una "Tappa di mezzo" nel senso esclusivamente cronologico: il regista non ha perso la sua voglia di "Epater la bourgeoisie", come scrive giustamente un'ottima recensione che precede questa, ma appoggiandosi su un'altra interprete francese(Stavolta la Huppert, mentre precedentemente era la Binoche)sceglie un timbro che unisca al suo stile grottesco e brutale la ricerca di una maggiore eleganza. C'è però qualcosa di più, forse, che può o dovrebbe richiamarci la presenza dell'interprete prediletta da Chabrol. Tra i momenti -Secondo me- più significativi ci sono quelli in cui l'attrice dà la sua definizione di musicista, colui- Mi pare- che deve sempre conservare distacco. Dunque, se si continua a illustrare la (per) versione nascosta in contesti totalmente inaspettati (Ma neanche del tutto, in fondo:E' così normale che una figlia tiri i capelli ad una madre anziana, per quanto nel corso di una lite?), c'è anche una maggiore voglia di lavor(icchi)are sui personaggi, di cercare di comprendere le loro (Re)azioni. Forse la "Professoressa" riversa sul pianoforte quella tensione che non sfoga mai: nel nel suo bianco e nero (un pò come lei, al contempo pura e perversa, controllata ed iperemotiva) è come il "Cioccolato" di chabroliana memoria, è uno strumento(In tutti i sensi). Questo mondo però va in subbuglio non appena sfocia la passione amorosa: prima la donna cerca di eluderla,poi però nel suo orgoglio e al contempo nella sua fragilità, vuole sì dominare mma solo per essere dominata: Magimel, così più giovane di lei, è come uno spartito da suonare e da cui farsi suonare; ma siamo all'estremo opposto della "Doppia vita di veronica", ove la musica era ricerca di purezza e trasendenza(Avete prsente quando muore una delle protagoniste?); qui si dà spazio alle perversioni, che non ci riportano neanche alla sessualitàs essantottina di "Ultimo tango a Parigi" o all'ironia di un certo Corsicato. Il contesto è quello imborghesitisimo della Vienna 2000/2001, non c'è nessun momento di passaggio (Siamo alla vigilia dell'11 Settembre), ed anzi è come se momenti come la mano "Infortunata" dell'allieva (Stile "Cigno nero") ed il finale finissero per avere un effetto dirompente in un mondo fatto di convenzioni solidificate, con pochi entusiasmi che oltretutto quando scoppianos embrano morire sul nascere. Tutto questo però non dissipa i sospetti che Haneke tenda a "Colpire al cuore", a scioccare, più che ad illustrare la sostanza. Il regista tantto elogiato a cannes, dove atingendo persino a Chabrol (Nel caso di "Niente da mascondere" e di documentare , appare ancora lontano).
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