La terza madre |
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Un film di Dario Argento.
Con Asia Argento, Cristian Solimeno, Adam James, Moran Atias, Valeria Cavalli.
continua»
Horror,
durata 98 min.
- Italia 2006.
- Medusa
uscita mercoledì 31 ottobre 2007.
MYMONETRO
La terza madre
valutazione media:
2,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Buona la terza!(madre)di ElderFeedback: 0 |
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domenica 24 agosto 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una lettura de "La terza madre" non può prescindere dal considerare anche i due capitoli precedenti della saga delle "madri": "Suspiria" e "Inferno". Si capisce subito che, con l'ultimo lavoro, si cammina su un'altra frequenza rispetto ai primi due, una frequenza che, alcuni storceranno il naso a sentirmelo dire, mi sembra una delle più mature su cui Dario Argento si sia sintonizzato. Se confrontato con "Suspiria", "La terza madre" sembra non reggere il confronto: il primo è una immersione, senza maschera e respiratore, negli abissi più profondi dell'angoscia; più che un film, sembra di vivere un incubo in cui tutto ha il colore del sangue. Eppure, ne "La terza madre" si smette di avere l'impressione di star guardando una successione di clip ritraenti omicidi efferati: i personaggi sembrano assumere un certo, seppur scarsi, spessore, mentre compaiono delle motivazioni più profonde e concrete che appaiono dirigere, anche da un passato molto lontano e vago, le azioni del presente. Si passa da una costruzione barocca e bizzarra come quella di "Suspiria", in cui le immagini sembrano gridare:"Stai vedendo un film", ad un mondo più sobrio, più reale, meno teatrale. Non nego che il finale sia scialbo come nei precedenti: l'azione catartica e distruttrice del fuoco nei confronti di una "madre" che, in fin dei conti, non si sa cosa sia...Ma del resto, se si considera che il mito proviene dai testi di un certo De Quincey, famoso tra l'altro per le sue "Confessioni di un oppiomane inglese", sembra quasi di poter capire che: "Nulla di ciò che vediamo è vero; ciò che non si vede è verità", e l'unica verità che questi film, che sembrano girati con la mannaia di un macellaio, piuttosto che con una camera da presa, ci dia è la paura, e niente di più.
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