American Fiction

   
   
   

l’unica cosa nera di questo libro è l’inchiostro Valutazione 4 stelle su cinque

di pedro


Feedback: 3105 | altri commenti e recensioni di pedro
lunedì 19 febbraio 2024

“...l’unica cosa nera di questo libro è l’inchiostro...”

American fiction è un bel film. Una commedia nera, anzi black, è il caso di dire, che va vista senza dubbio.

Una famiglia borghese/benestante, di professionisti affermati con gli abituali o frequenti problemi personali e di gruppo.
In defintiva una normale famiglia borghese.
Solo che è una famiglia di afroamericani, e sembra quindi non possa essere una “normale” famiglia borghese. Devono per forza esserci le dinamiche “nere”. Non può essere altrimenti. E’ richiesto a gran voce, dal mercato, dagli eventi storici, dalla società. Il black, sia per il suo principale sostenitore bianco e per i neri delle elite intelletuali, ma anche popolari, deve rimanere nero...sempre.
Invece Monk è, vorrebbe essere, semplicemente uno scrittore. Ma non può.
I suoi libri finiscono nello scaffale della letteratura afroamericana...anche se scrive di Eschilo...
Offende i suoi alunni, bianchi, se parla nella sue lezioni del racconto “the artificial nigger”...perchè “nigger” non si può usare...indispone i..bianchi. E' bandito dalla letteratura americana, anche se il racconto è del 1955.
La sua collega, nel senso di scrittrice, nera ma di moda, acclamata da pubblico e critica, legge “the white negroes” e somiglia straordinarimaente all’autrice reale.
Insomma: alcuni decenni fa sarebbero state le discriminazioni, l’apartheid letterario a relegarlo alla marginalità. Ora è la cultura, con la C maiuscula, bianco/nera che, per espiazione, nei bianchi, o rivendicazione, nei neri, impedisce che lui o altri possano essere semplicemente “persone”.
Monk vuole far letteratura, scrivere cose non per i neri, o di cultura nera. Semplicemente scrivere. Si scontra con il vigente “revisionismo” (pseudo) woke che, con l’assenso e/o promozione degli stessi autori blacki, vuole riportare, o far rimanare, i nordamericani di antica origine africana, ancora nel ghetto. Bianchi e neri, alleati in quest’opera, fanno il possibile affinchè le colpe degli avi degli uni, e il riscatto degli altri, restino ben salde in un contenitore separato.
Nessun “un’unica razza...quella umana”.
No. Razze, o se preferite, etnie, cromatismi, culture ben separate...anzi, segregate. La scrittrice nera, proveniente da università esclusive e boheme, case editrici monumentali e chic, grande fama e successo perchè i nordamericani, o una parte di essi, ritengono che sostenendo la letteratura dal ghetto (che lei non conosce, ma ha investigato, come un antropologo farebbe con l’ultimo indios dell’amazzonia) espiano il loro passato, anche se magari sono di origine italiana (negli USA i white nigger del passato) o tedesca, o sono latinoamericani, e non hanno complicità parentale con la storia passata, ammesso che di complicità si possa parlare.
Thelonious 'Monk’ finalmente scrive, con pseudonimo, quasi per scherzo, ma certo per confermare ciò che pensa, un racconto  come lo vogliono i bianchi e i neri...le case editrici, gli intellettuali, i suoi alunni e colleghi dell’università...forse anche la fidanzata
Il libro “fuck” (non c’è bisogno di tradurlo...vedremo come lo sarà in italiano) ha enorme successo. Prima il titolo era Pafology ma, per portare la cosa all’eccesso, chiede di cambiarlo, prendere o lasciare, in fuck, mettendo a rischio il generosissimo anticipo dela casa editrice.
Niente, caro Monk.
Non è possibile uscire dal ghetto. Prima era obbligato. Ora pure.
 
Film molto simpatico e sicuramente da vedere.
Dialoghi spesso molto interessanti, buoni attori e si, ottima regia.
Da rivedere due personaggi: Coraline, la fidanzata. Personalmente la cosa che meno mi ha convinto, sia nel contesto dell’azione che nell’attuazione. Ma capisco che fosse difficile rinunciarvi. L’altra è Lorraine, molto convincente come attrice e si capisce immancabile nel contesto (poteva mancare Mammy?)
Critica ironica contro tutte quelle esose, grottesche regolamentazioni (“avete l’autorizzazione per buttare -pochi grammi di- cenere -della sorella- in mare?”...si preoccupa inferocito l’uomo di passaggio) e culture senza o lobotomizzato passato... solo buone, candide e nuove maniere per cui UNX dovrebbe scrivere così...con la x alla fine...e non è quella di twitter/X.
 
Ps: fate una prova. Mettete al posto di Monk e compagnia, dei personaggi bianchi, e al posto del tema “negroes”, che dico...quello LGBT. Che effetto farebbe?? Sarebbe candidato all’Oscar o sarebbe semplicemente una seria TV? O nulla?

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