felicity
|
mercoledì 17 marzo 2021
|
nessuno ha il monopolio della sofferenza
|
|
|
|
“L’insulto”, ovvero nessuno ha il monopolio della sofferenza. Cristiani maroniti, palestinesi, falangisti…Insomma, tutta la storia tormentata del Libano è presente in questo film, tra tragedie individuali e traumi collettivi. Sì, anche in questo film si parla di traumi e dei loro effetti sugli individui e sulle società. E ha il pregio di farlo senza tesi precostituite. “Perché nessuno ha il monopolio della sofferenza!”. Non a caso è una coproduzione di artisti dalle differenti appartenenze etniche e religiose. Verità storiche, più o meno trascurate, negate o occultate, responsabilità collettive che si traducono in inevitabili aspettative stereotipate, in una estrema suscettibilità alla umiliazione e ai sentimenti di vergogna sociale che dominano i comportamenti dei protagonisti del film (tutti bravissimi attori, tra l’altro).
[+]
“L’insulto”, ovvero nessuno ha il monopolio della sofferenza. Cristiani maroniti, palestinesi, falangisti…Insomma, tutta la storia tormentata del Libano è presente in questo film, tra tragedie individuali e traumi collettivi. Sì, anche in questo film si parla di traumi e dei loro effetti sugli individui e sulle società. E ha il pregio di farlo senza tesi precostituite. “Perché nessuno ha il monopolio della sofferenza!”. Non a caso è una coproduzione di artisti dalle differenti appartenenze etniche e religiose. Verità storiche, più o meno trascurate, negate o occultate, responsabilità collettive che si traducono in inevitabili aspettative stereotipate, in una estrema suscettibilità alla umiliazione e ai sentimenti di vergogna sociale che dominano i comportamenti dei protagonisti del film (tutti bravissimi attori, tra l’altro).
Ammettere una colpa, scusarsi, vuol dire sottomettersi ancora una volta all’altro. E’ questo a impedire la possibilità di poter dire con semplicità all’altro “mi dispiace, ho sbagliato!”.Ma soprattutto è un film sull’importanza delle parole e della permanenza di dolore che possono continuare a causare; le parole come pietre, le parole che da opinioni si traducono in insulti. Un tema, questo, che trovo estremamente attuale, muovendosi tra il diritto di opinione e il divieto delle ingiurie e delle offese personali. Vale per i conflitti atavici, ma vale anche per noi, qui, in Italia, qui sui social, qui nei nostri dibattiti politici….. Un invito a fare un uso attento, oculato, meditato, delle nostre parole. Un film, infine, che rivendica il possibile primato della risoluzione individuale, privata, di tante controversie, per evitare strumentalizzazioni e generalizzazioni. Che sottolinea il ruolo dell’onore e della dignità – “è solo una questione di principio!”, sembrerebbe voler dire il protagonista del film – e, quasi paradossalmente, del rispetto, dell’amicizia personale, della franchezza.”E’ giusto ricordare i (traumi) del passato, ma non possiamo far sì che siano questi a vincere sul nostro presente!”
Il problema di fondo di The Insult è principalmente di regia: educato al cinema in America, cresciuto sui set dei primi film di Tarantino, Ziad Doueiri confeziona il film disinnescando il potenziale politico della scrittura, e ne cava un prodotto spesso troppo enfatico: perché non bastano certo i movimenti continui della camera, o le agnizioni di metà film, o flashback centellinati a bocconi, infiammati da effetti fotografici, o lo score sempre troppo roboante; e non aiuta la caratterizzazione degli altri personaggi femminili, le mogli soprattutto, abbozzate appena, a dare la profondità corale e la complessità psicologica e, ovviamente storica, che un’altra economia di mezzi avrebbe potuto cavare da uno spunto del genere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
matteo
|
giovedì 28 novembre 2019
|
le divisioni nella quotidianità internazionale
|
|
|
|
Ottimo film che rispecchia le problematiche di convivenza tra persone che sono frutto di antiche divisioni politiche di più ampia portata. Da un fatto banale, a Beirut, si scatenano risentimenti e frustrazioni archittetate dalla politica, nazionalismi, sofferenze private e tragici passati. Bravi gli interpreti, anche l'avvocato dell'accusa nella sua antipatia. Ma dopo tutto quel trambusto e gli scontri e la violenza, prima che la giustizia trovi la soluzione, lo sguardo tra esseri umani, il riconoscersi figli dello stesso destino riesce a voltare le pagine della storia.
|
|
[+] lascia un commento a matteo »
[ - ] lascia un commento a matteo »
|
|
d'accordo? |
|
vanessa zarastro
|
martedì 24 luglio 2018
|
eterno conflitto
|
|
|
|
Beirut è una città colta e cosmopolita che mi ha sempre affascinato. Negli anni ho avuto modo di conoscere, in diverse parti del mondo, vari libanesi che più volte danneggiati e bombardati, hanno sempre avuto la forza di reagire, di ricominciare da capo con forza e determinazione. Dicevano che il Libano era considerato un po’ come la “Svizzera del Medio Oriente”. ”L’insulto“ mostra la città di Beirut che sta tentando di rinascere dopo anni e anni di complicate guerre civili (1975/90) che hanno lasciato 150.000 morti e la distruzione della capitale, teatro dei vari conflitti. Ciononostante nelle periferie multietniche non si vive bene, ancora oggi le fazioni religiose e politiche sembrano vivere sui carboni ardenti.
[+]
Beirut è una città colta e cosmopolita che mi ha sempre affascinato. Negli anni ho avuto modo di conoscere, in diverse parti del mondo, vari libanesi che più volte danneggiati e bombardati, hanno sempre avuto la forza di reagire, di ricominciare da capo con forza e determinazione. Dicevano che il Libano era considerato un po’ come la “Svizzera del Medio Oriente”. ”L’insulto“ mostra la città di Beirut che sta tentando di rinascere dopo anni e anni di complicate guerre civili (1975/90) che hanno lasciato 150.000 morti e la distruzione della capitale, teatro dei vari conflitti. Ciononostante nelle periferie multietniche non si vive bene, ancora oggi le fazioni religiose e politiche sembrano vivere sui carboni ardenti. Molti partiti populisti fomentano le differenze e le diseguaglianze (come ovunque nel resto del mondo, purtroppo). Nell’ottobre del 2016 è eletto il Presidente maronita Michel Aoun e il film inizia con la partecipazione di Toni Hanna (il bravissimo Adel Karam), un libanese cristiano, a una manifestazione del Partito di Bashir Gemayel, il leader politico assassinato nel 1982, esponente di una dinastia politica ancora attuale ma separata in diverse fazioni al suo interno. Una sciocca questione di un tubo di scarico fuori norma, fomenterà una diatriba tra Toni e Yasser Abdallah Salameh (l’attore di teatro Kamel El Basha), un ingegnere palestinese che lavora come capocantiere in una ditta di costruzioni. L’escalation del conflitto passa da violenza verbale a violenza fisica, coinvolgendo man mano sempre più persone e diventando un simbolo del razzismo e di regolamento di conti tra culture e religioni, infine un caso nazionale.
Il film è interessante e intenso, però verso il finale diventa un po’ troppo educativo. Il tema è di estremo interesse, l’azione è portata avanti con un bel ritmo, è ben spiegata la spirale della violenza e di come da un piccolo banale episodio possa amplificare la rabbia fino a rischiare di far nascere una nuova guerra civile. Le donne nel film sono presentate più sagge e meno impulsive dei loro uomini, anche se non riescono ad incidere più di tanto sui comportamenti irresponsabili e inspiegabili dei loro mariti. Shirine Hanna (Rita Hayek), la bella moglie di Toni, tenta inutilmente di farlo ragionare, mentre Nadine Wehbe (Diamand Bou Abboud), la bravissima avvocatessa della difesa è addirittura la figlia dell’astuta volpe, sua controparte, l’avvocato Wajdi Wehbe (Camille Salameh) - ma non esiste un conflitto di interessi?
Il regista conclude la vicenda con una sua speranza di pace, un desiderio di solidarietà che non lascia spazio all’immaginazione del spettatore. Così scrive Francesco Boille in “Internazionale”: «Non ci può essere perdono e quindi riconciliazione senza assunzione di responsabilità reciproca – perché tutti hanno colpe e giustificazioni – e senza conoscenza storica e comprensione piena del dolore immenso che fa covare questa rabbia insensata e perenne dell’orgoglio, della frustrazione».
Per analogia sul ruolo delle immagini – statiche o in movimento - vorrei riportare le parole di Paolo Pellegrin, famoso fotogiornalista della Magnum, che in una conferenza stampa alla domanda “Se una foto può cambiare la storia” ha risposto così: «Io non credo di potere cambiare la testa a nessuno, e non è questo il compito che mi sento addosso. Io voglio far parte di un mondo dove le fotografie entrano in un circuito sociale, cariche di informazioni e di emozioni, acquistano nel loro vagare anche una vita propria, possono incontrare persone e coscienze e far nascere qualcosa. Una fotografia non è un'ideologia che stravolge le menti, è un seme: se sposta qualcosa lo fa piano, crescendo dentro chi la guarda. A questo credo ancora, lo dico da fotografo ma anche da lettore, perché nessuna fotografia esiste davvero se non incontra unacoscienza che la accoglie e la completa».
Il regista Ziad Dueiri, che aveva esordito a Cannes nel 1998 con “West Beyrouth”, al suo quarto lungometraggio, ha vinto con “L’insulto” l’Oscar 2018, quale miglior film in lingua straniera. Con l’attore Kamel El Basha (primo attore arabo a ottenere questo premio) ha invece vinto la Coppa Volpi alla 74ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Al suo rientro in Libano, a causa del suo precedente film “The Attack”, è stato arrestato perché accusato di collaborazionismo con Israele, poi processato e prosciolto.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|
|
d'accordo? |
|
simonedonati
|
sabato 7 aprile 2018
|
meraviglioso
|
|
|
|
Film che tratta in modo profondo e delicato il tema dell'odio e dello scontro tra popoli. un capolavoro da non perdere
|
|
[+] lascia un commento a simonedonati »
[ - ] lascia un commento a simonedonati »
|
|
d'accordo? |
|
|
sabato 20 gennaio 2018
|
splendido
|
|
|
|
Film strepitoso, di cui la sceneggiatura costituisce il vero punto di forza. Cinema con la C maiuscola, come non siamo quasi più abituati a vedere.
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
bracciodiferro
|
venerdì 19 gennaio 2018
|
da vedere
|
|
|
|
Anche se con stile quasi da cinema americano, il film è validissimo, coinvolgente e fa riflettere. La complessità delle dinamiche etnico sociali nella società libanese emerge con forza in un film con finale in cui prevale in buon senso da parte di tutti e pieno di speranza e ottimismo. Consigliatissimo.
|
|
[+] lascia un commento a bracciodiferro »
[ - ] lascia un commento a bracciodiferro »
|
|
d'accordo? |
|
luciana
|
venerdì 19 gennaio 2018
|
un paese indaffarato
|
|
|
|
Un paese, indaffarato, vissuto, gente che lavora, che progetta azioni di sicurezza e, in contemporanea un uomo che innaffia le piante sul suo balcone. Sembra la vita di tutti i giorni, in ogni paese, in ogni strada. Eppur qualcosa cova. Il Libano ha accolto profughi palestinesi senza accettazione. C'è intolleranza reciproca. Una ossidata intolleranza che porterà il libanese che innaffia e il palestinese che viene involontariamente ...innaffiato, davanti ad un tribunale e all'attenzione avida dei media. I due si scontrano con odio profondo, un odio che è la corazza di cui si sono vestiti per tentare di sfuggire alla sofferenza. Entrambi hanno vissuto il dramma del rifiuto, entrambi si difendono usando l'orgoglio e la cocciutaggine, per mascherare le ferite.
[+]
Un paese, indaffarato, vissuto, gente che lavora, che progetta azioni di sicurezza e, in contemporanea un uomo che innaffia le piante sul suo balcone. Sembra la vita di tutti i giorni, in ogni paese, in ogni strada. Eppur qualcosa cova. Il Libano ha accolto profughi palestinesi senza accettazione. C'è intolleranza reciproca. Una ossidata intolleranza che porterà il libanese che innaffia e il palestinese che viene involontariamente ...innaffiato, davanti ad un tribunale e all'attenzione avida dei media. I due si scontrano con odio profondo, un odio che è la corazza di cui si sono vestiti per tentare di sfuggire alla sofferenza. Entrambi hanno vissuto il dramma del rifiuto, entrambi si difendono usando l'orgoglio e la cocciutaggine, per mascherare le ferite. L'insulto, le parole pronunciate, le offese intime, le percosse fisiche dapprima divideranno i due, poi segretamente li uniranno e renderanno più forti e magari un po' meno prigionieri del vissuto tragico. Anche gli avvocati e la giuria e i rivoluzionari e i media dovranno ...per questa volta ...per delicata e sorprendente e lodevole scelta del regista, ... posare l'ascia e far vincere il sentimento, l'umanità con le sue imperfezioni.
Film da vedere. Troppo bello. Perfetto. Luciana Divietri
[-]
[+] non dimentichiamo la sentenza della corte d'appell
(di francescoizzo)
[ - ] non dimentichiamo la sentenza della corte d'appell
|
|
[+] lascia un commento a luciana »
[ - ] lascia un commento a luciana »
|
|
d'accordo? |
|
francescoizzo
|
domenica 14 gennaio 2018
|
coinvolgente e profondo
|
|
|
|
Il film è molto coinvolgente, e alla fine, più che di conflitto libano-palestinese,ci parla proprio di tolleranza, comprensione e accettazione dell'altro. Da una sciocchezza -dell'acqua che cade da un balcone che non ha la grondaia a norma - nasce uno scontro tra due individui di due etnìe diverse sempre più aspro, che li porterà fino al tribunale di primo grado, poi alla corte d'appello e infine davanti al presidente del Libano.A complicare ancor più le cose subentra lo svenimento in officina del libanese, il conseguente malore e parto prematuro della moglie, e il licenziamento del palestinese. Nel frattempo il conflitto si colora di istanze politiche, che coinvolgono le due etnìe (palestinesi e libanesi maroniti) sempre di più.
[+]
Il film è molto coinvolgente, e alla fine, più che di conflitto libano-palestinese,ci parla proprio di tolleranza, comprensione e accettazione dell'altro. Da una sciocchezza -dell'acqua che cade da un balcone che non ha la grondaia a norma - nasce uno scontro tra due individui di due etnìe diverse sempre più aspro, che li porterà fino al tribunale di primo grado, poi alla corte d'appello e infine davanti al presidente del Libano.A complicare ancor più le cose subentra lo svenimento in officina del libanese, il conseguente malore e parto prematuro della moglie, e il licenziamento del palestinese. Nel frattempo il conflitto si colora di istanze politiche, che coinvolgono le due etnìe (palestinesi e libanesi maroniti) sempre di più. Gli avvocati delle due parti (padre e figlia, come a volerci ricordare che in fondo facciamo tutti parte di una stessa famiglia: l'umanità..) si incalzano però nonostante questo senza tregua a vicenda.
Dalle loro arringhe serrate, dai video mostrati in aula del discorso di Gemayel prima e poi da quello delle milizie palestinesi che entrano in Libano e perpetrano massacri indiscriminati nasceranno emozioni forti e coinvolgenti, che non risparmieranno neppure l'avvocato padre e porteranno a desiderio di giustizia sommaria palestinese contro il libanese, reagendo al quale i suoi provocheranno ancora una vittima, un povero fattorino palestinese in motorino che per fuggire si fratturerà una gamba.
Fortunatamente il film si conclude bene, con la ripetizione dell'assoluzione per il palestinese pronunciata dalla corte d'appello, che riesce a capire che tra un'insulto grave e un'aggressione fisica non c'è poi così tanta differenza, e che c'è bisogno di comprensione, tolleranza e civiltà di rapporti.
Belli i volti distesi e trionfanti alla fine di tutti i partecipanti al processo: libanese (e moglie), palestinese (e moglie commossa) e i due avvocati - sintesi familiare di un conflitto vivaddìo sanabile tra due persone,due etnìe e due qualsivoglia mondi contrapposti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francescoizzo »
[ - ] lascia un commento a francescoizzo »
|
|
d'accordo? |
|
|
domenica 14 gennaio 2018
|
conflitti antichi!
|
|
|
|
tratta con una semplicità unica un conflitto storico! meraviglioso.
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
maumauroma
|
sabato 13 gennaio 2018
|
l' insulto
|
|
|
|
Per una banale lite e qualche parola di troppo, Toni e Yasser finiscono addirittura in tribunale. Siamo nella Beirut dei giorni nostri. Toni fa il meccanico, ed e' un cristiano libanese. Yasser e' capocantiere per una ditta di costruzioni ,ed e'un profugo musulmano palestinese. Due vite difficili, un passato fatto di persecuzioni e incomprensioni in quelle tormentate terre. Durante le lunghe fasi del processo, i due contendenti, a poco a poco avranno modo di conoscere i trascorsi delle loro esistenze, capiranno che al di la delle religioni e dei credo politici esiste il rapporto tra gli esseri umani, tutti con le loro debolezze e le loro qualita', tutti con una vita da raccontare, una vita che, come un fiume che scorre verso il mare, porta con se' gioie, dolori, amori, passioni.
[+]
Per una banale lite e qualche parola di troppo, Toni e Yasser finiscono addirittura in tribunale. Siamo nella Beirut dei giorni nostri. Toni fa il meccanico, ed e' un cristiano libanese. Yasser e' capocantiere per una ditta di costruzioni ,ed e'un profugo musulmano palestinese. Due vite difficili, un passato fatto di persecuzioni e incomprensioni in quelle tormentate terre. Durante le lunghe fasi del processo, i due contendenti, a poco a poco avranno modo di conoscere i trascorsi delle loro esistenze, capiranno che al di la delle religioni e dei credo politici esiste il rapporto tra gli esseri umani, tutti con le loro debolezze e le loro qualita', tutti con una vita da raccontare, una vita che, come un fiume che scorre verso il mare, porta con se' gioie, dolori, amori, passioni. Il loro odio e il loro rancore gradualmente si stemperera' e forse finira' col nascere una sorprendente e nuova amicizia.
L'opera di Ziad Doueiri si caratterizza per un inizio di rara intensita' e asprezza. Poi si appiattisce un po' diventando un tipico film processuale senza peraltro perdere smalto e interesse. Anzi gli atti del dibattimento finiscono per essere propedeutici a fare un po' di chiarezza sulle annose problematiche politiche e religiose che da decenni affliggono e insanguinano quella sfortunata regione. Piuttosto interessante e originale, durante lo svolgersi del processo, e' il rapporto che si instaura tra gli avvocati difensori dei due protagonisti, un padre, principe del foro, vecchio e consumato professionista della toga e una giovane figlia, piena di entusiamo per il suo lavoro, fiera dei suoi ideali. Bel film, ottimamente interpretato e diretto, dal ritmo sempre teso e incalzante, sicuramente tra i migliori della stagione.
Forse ha ragione chi sostiene che probabilmente non ci sarebbero piu' guerre su questo mondo, se la sera prima di una battaglia tutti i componenti dei due eserciti nemici potessero incontrarsi, scambiarsi qualche parola,confidarsi le loro paure, stringersi le mani, scambiarsi un semplice sorriso
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maumauroma »
[ - ] lascia un commento a maumauroma »
|
|
d'accordo? |
|
|